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Autore: Martiverse    21/02/2024    3 recensioni
"Potresti restare, se vuoi." Azzardò Aziraphale.
Crowley strinse la mano sulla maniglia, ma si fermò. Squadrò Aziraphale da dietro le lenti degli occhiali e si accorse che l’angelo era nervoso... ma anche così tanto coraggioso per aver chiesto una cosa del genere. Si stava ancora abituando a non render conto al paradiso... tuttavia, la mancanza di autorità lo rendeva più audace, più libero. Sorrideva spesso e versava sempre un bicchiere di vino quando si preparava la sua cioccolata calda, sapendo che Crowley sarebbe apparso da lì a poco, come un gatto quando viene aperta la sua scatoletta preferita.
Per una volta era stato l’angelo ad essersi adattato più in fretta al cambiamento, poichè c'era qualcosa nel petto di Crowley che lo mordeva strappando i tendini e le emozioni, rendendolo irrequieto, la stessa cosa che ora lo faceva indugiare sulla soglia. Inferno e paradiso erano tutti uguali. Avevano bruciato Aziraphale due volte: la prima tra i suoi amati libri, la seconda in una colonna di fuoco infernale. Se l'avesse lasciato avvicinarsi troppo le sue ali bianche sarebbero di certo andate in fiamme.
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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La fine di Icaro

Aziraphale x Crowley

Originariamente scritta per il compleanno di Sof, quindi buon compleanno @SofiaElric ahaha, e un ringraziamento speciale ad Ali per averla betata ★ Buona lettura ~

 

 

"-così le ho detto non si preoccupi, signora! Sono un professionista! E poi-" Aziraphale sollevò una mano con fare teatrale e vi soffiò sopra nell'aprirla. "-ora, fa’ finta che qui ci sia la chiave che aveva perso. Ta-da! Ed eccola qui! Come avrò fatto? Eppure, era sicura di averla lasciata in auto!"

Crowley annuì appena. Stava sdraiato sulla poltrona ignorando del tutto lo schienale, con la spina dorsale contorta sul sedile e le gambe allungate sul pavimento. Sembrava una posizione dannatamente scomoda. Se non fosse che era fermo lì da ore, si sarebbe potuto pensare che stesse lentamente scivolando verso il basso. Invece no, aveva scelto di sedersi così… anche se definirlo seduto era decisamente approssimativo.

“Incredibile.” Commentò, il mento appoggiato sul petto. I suoi occhi gialli brillarono appena alla tenue luce che scaldava la libreria di Aziraphale. “Ma, umh... non dovevi smetterla con i piccoli miracoli?"

"Ah-ah!" Il sorriso di Aziraphale si allargò, e le labbra di Crowley si torsero appena un po' più verso l'alto quasi in riflesso alla sua gioia. "Ed è qui che ti sbagli! Non c'è stato nessun trucco… certo, a parte la piccola apparizione magica ! Ma nessun miracolo. Quando la gentile signora è corsa al caffè qui davanti ho visto la chiave caderle dalla tasca, così sono andato a riprenderla. E poi gliel'ho restituita! Perciò sono… due, tre, quattro… cinque buone azioni in una sola giornata. Ti ho detto del cagnolino che ho trovato alla porta sul retro?"

"Mh-mh... mi pare che il cane fosse la…mmmh seconda? …buona azione della giornata."

"Giusto. Sì, giusto. Allora è tutto, per oggi!" Aziraphale si sistemò il panciotto ed annuì soddisfatto. “E tu, invece?”

L'unica cosa che si mosse in Crowley fu un sopracciglio. Lo sollevò lentamente verso l'alto e scrutò l'angelo per un momento un po' troppo lungo. Era la prima volta che Aziraphale glielo chiedeva. Ultimamente era solo felice di poter far a qualcuno rapporto della propria giornata, ora che in paradiso si rifiutavano di ascoltarlo.

“Io cosa?” Chiese infine.

“Tu cosa hai fatto di bello oggi?” Aziraphale allargò le braccia in modo incoraggiante, mostrandogli i palmi delle mani... ma la posa fece attorcigliar qualcosa nello stomaco di Crowley.

Una posa da angelo.

La stessa stupida posa con cui Gabriele l'aveva accolto in paradiso. Beh, non aveva proprio accolto lui , ma c'era Crowley nel corpo di Aziraphale mentre stava legato su quella sedia in attesa della sentenza finale. Si raddrizzò di scatto sulla poltrona, strisciando tra i cuscini fin a tornare seduto quasi normalmente.

“Le buone azioni non sono proprio il mio campo, angelo.” Biascicò a mezza voce. “Dovresti saperlo, sono-”

“Un demone. Come dimenticarlo! Ma avrai pur fatto qualcosa nella tua giornata? Prendi il bello nella mia domanda in modo molto...” Agitò una mano. “...metaforico?”

Che aveva fatto?
Dunque, che aveva fatto...

Era rimasto nella Bentley in attesa, in allerta , perché erano passate tre settimane da quando avevano scampato la fine del mondo e pestato i piedi ad inferno e paradiso contemporaneamente e non sembrava possibile che ancora nessuno fosse tornato a fargliela pagare. Certo, scambiarsi di corpo aveva salvato la pelle ad entrambi, ma c'era qualcosa nel retro della mente di Crowley che parlava con la voce di Hastur, ripetendogli che “ L’inferno non dimentica, l'inferno non perdona...”.
Era davvero possibile che stavolta se la fosse cavata... beh, con quanto di più simile a un richiamo ?

“Crowley? Mi stai ascoltando?” La voce di Aziraphale riportò Crowley alla realtà.

Sbatté le palpebre e si portò istintivamente una mano tra i capelli prima di rendersi conto che aveva lasciato i suoi occhiali sulla statuetta del cavallo all'ingresso.

“Che ho fatto... dunque, sì... che ho fatto?” Oh, si sentiva troppo esposto . Eppure, era una domanda semplice. La risposta lo era un po' meno.

“Niente di particolare, in realtà.” Mentì: “Cose noiose, da demone... non ti piacerebbero.” Come poteva spiegargli che era stato tutto il giorno a preoccuparsi per loro?

Oh, Crowley…”

Aziraphale si avvicinò a lui con una fretta mal celata nei gesti. Indugiò un attimo davanti alla poltrona e poi posò una mano sulla spalla di Crowley, stringendo appena le dita. Il suo tocco era leggero, ma il calore della sua mano superò comunque lo strato di stoffa scura della camicia. Crowley fissò la mano come se non riuscisse a capacitarsi che fosse proprio lì, poi spostò lo sguardo su Aziraphale e la situazione peggiorò. C'era così tanta compassione nei suoi occhi chiari. Lo guardava come-... lo guardava...
Non aveva gli occhiali con sé. Perché li aveva lasciati all'ingresso? Da quando aveva iniziato a farlo?
Non aveva gli occhiali e non riusciva a sostenere lo sguardo di Aziraphale perché lui era un dannato libraio, leggere era la sua specialità! E Crowley sapeva perfettamente che i suoi occhi gialli erano molto più sinceri delle sue labbra.

“Sai, stavo pensando...” Sospirò Aziraphale, la voce calda e confortante. "Ora che l'inferno ha smesso di preoccuparsi di te, non sei più costretto a fare cose malvagie. Potresti anche solo... tornare a fare del bene. Chi controllerebbe, in fondo?”

Crowley si alzò di scatto dalla poltrona, ma si pentì di essere stato così brusco nello stesso momento in cui sentì la mano di Aziraphale scivolar via dalla sua spalla. Gli occhi dell'angelo erano ancora pieni di fiducia ed avrebbe voluto provargli che la meritava... ma non era sicuro che fosse la cosa migliore.
Fino ad ora tutto aveva funzionato bene perché erano riusciti a mantenere un profilo basso, ma cos'era accaduto non appena l'inferno aveva scoperto che collaboravano? La libreria era stata ridotta in cenere. I libri erano bruciati tra volute di fuoco e fiamme e Crowley aveva perso tutto ciò che aveva di importante a questo mondo... Stargli accanto significava rischiare di trascinarlo con sé nella miseria una seconda volta.

"Non sono più un angelo, la bontà non mi riguarda" Le parole uscirono dalla bocca di Crowley in modo un po' troppo aggressivo, tra i denti stretti e le labbra tese; sentiva il fetore dell'inferno nelle narici e per un attimo gli parve che tutti i libri attorno a loro fossero di nuovo in fiamme- " Tu resti un angelo...” quasi ordinò. “Il fatto che siamo riusciti a ingannare paradiso e inferno non cambia niente.”

Ingannare... ” Ripeté Aziraphale, a disagio. Il suo sorriso tremolò e si allentò il colletto della camicia, alzando per un attimo gli occhi al cielo come a controllare che nessuno li stesse ascoltando. “Io lo definirei più un... umh... chiarimento di divergenze. Non credi?”

“Chiamalo come vuoi. Semantica! In ogni caso non mi vedrai andare in giro a fare buooooni miracoli come fossi un angelo!”

“Non è affatto quello che sto chiedendo, caro.” Lo interruppe Aziraphale, determinato. “Dico solo che se l'inferno non parla più con te allora potresti non far più niente di malvagio? Nel senso demoniaco del termine, insomma! Come io d'altronde non sto facendo niente di buono nel senso angelico termine, da quando si rifiutano di parlarmi. Continuo a fare del bene, ovviamente... ma... a modo nostro. Senza usare i miracoli.” Indugiò un attimo e di nuovo il suo sguardo schizzò verso l'alto. Quando riprese a parlare lo fece con la voce un po' più bassa: “...e poi, se facessi anche il più piiiiiccolo dei miracoli se ne accorgerebbero subito al piano di sopra e verrebbero immediatamente a controllare. Sai quanto sono fiscali...

Tirò l'orlo del panciotto per sistemarlo e si spolverò le spalle, come se dovesse far buona impressione anche solo alla menzione del paradiso. Poi però tornò a voltarsi verso Crowley e i suoi occhi erano gentili, erano sempre gentili, era sempre così gentile con lui...

“In tal proposito, grazie per l'ascolto. Penso che mi abituerò in fretta; preferisco render conto a te della mia giornata.” Sorrise, sinceramente contento. “La tua reazione è migliore e mi stai sempre a sentir con piacere!”

Crowley sollevò entrambe le sopracciglia e balbettò un paio di suoni incomprensibili. Alzò una mano per schermare il modo abbagliante in cui il sorriso di Aziraphale illuminava il suo cuore. Uh-oh... ancora non aveva recuperato gli occhiali. 

"Sì, sì. La tua poltrona è scomoda, comunque...” Si lamentò, sentendo il calore scaldargli il petto. Ruotò facendo perno su una sola gamba e si diresse barcollando verso la porta d'ingresso.

“Dove vai?” Lo chiamò Aziraphale.

“La notte è giovane e le atrocità da commettere sono tante!” Ghignò Crowley. Afferrò gli occhiali e li inforcò, nascondendo gli occhi di serpente prima d'uscire. “Vado al mio appartamento. Se continuo ad infastidire sempre e solo te si penserà che ho una preferenza per darti il tormento.”

Aziraphale gli sorrise come se fosse un complimento.

"Potresti restare, se vuoi." Azzardò.

Crowley strinse la mano sulla maniglia, ma si fermò. Squadrò Aziraphale da dietro le lenti degli occhiali e si accorse che l’angelo era nervoso... ma anche così tanto tanto coraggioso per aver chiesto una cosa del genere. Si stava ancora abituando a non render conto al paradiso, ma la mancanza di autorità lo rendeva più audace, più libero. Sorrideva spesso e versava sempre un bicchiere di vino quando si preparava la sua cioccolata calda, sapendo che Crowley sarebbe apparso da lì a poco, come un gatto quando viene aperta la sua scatoletta preferita.
Per una volta era stato l’angelo ad essersi adattato più in fretta al cambiamento.

"Potresti restare qui, stasera.” Tentò ancora Aziraphale, la gioia tradita dal timbro di voce e l'espressione raggiante. “O tutte le sere che vuoi, in verità. La libreria è grande! Potresti aiutarmi a sistemare quei libri che ho ancora nelle scatole al primo piano. Hanno un terribile bisogno di essere spolverati! Ma se invece preferisci dormire... dormi, di solito? Io spengo la luce perché nel vicinato non pensino che faccio sempre le ore piccole, ma poi continuo a leggere al piano di sopra. Però se tu preferisci dormire...”

L'inferno non dimentica, l'inferno non perdona.
Se l'avesse lasciato avvicinarsi troppo, Aziraphale sarebbe bruciato. Icaro... le sue ali sarebbero andate in fiamme per essergli stato così vicino. La colonna di fuoco in cui gli avevano ordinato di entrare era ciò che aveva ottenuto per aver collaborato con lui.

E così Crowley sorrise; un sorriso fatto di canini e denti bianchi, ma disse: "Ho delle cose da fare anche io.”

Il campanello sulla soglia suonò quando uscì, e Aziraphale afferrò la porta prima che si chiudesse alle spalle del demone. “Sei sempre il benvenuto, Crowley!” gli disse.

Crowley sollevò una mano in segno di saluto, apparendo e sparendo a tratti sotto la luce dei lampioni.

 

▪ ▪ ▪ ▪ ▪ ▪ ▪ ▪ ▪ ▪ ▪ ▪ ▪

 

Era difficile dimenticare. Alcune cose le aveva dimenticate, ma questa era proprio difficile.

Il sorriso di Gabriele dall'altro lato delle fiamme infernali, il modo in cui gli aveva detto Chiudi quella stupida bocca e muori.”

C'era qualcosa nel petto di Crowley che lo mordeva strappando i tendini e le emozioni, rendendolo irrequieto, la stessa cosa che gli aveva impedito di restare alla libreria e che adesso l'aveva fatto tornare al suo appartamento.

La libreria in fiamme... il corpo di Aziraphale dissolto... la sua atroce mancanza. Seimila anni andati in fumo in uno schiocco di dita.

L'avevano bruciato due volte: la prima tra i suoi amati libri, la seconda in una colonna di fuoco infernale. Una caccia alle streghe, un capro espiatorio...
Inferno e paradiso erano tutti uguali. Nessuno dei due fronti aveva avuto pietà per Aziraphale. L'unica differenza era puramente organizzativa, e qui stava il problema. Il paradiso era estremamente efficiente nell'archiviare le proprie pratiche: conserva fascicoli su fascicoli di tutto, ed il processo fatto ad Aziraphale doveva essere sicuramente da qualche parte, firmato, approvato, e chiuso in una cartellina bianca. Il caso sarebbe rimasto chiuso fino a che non avessero avuto un pretesto per riaprirlo.
L'inferno, invece, era pessimo nella burocrazia. Anche loro avevano le pratiche ma i fogli venivano persi, strappati, e forse il processo a Crowley era finito in uno dei contenitori nella sala degli archivi dove il soffitto gocciolava melma e scioglieva le parole...
Crowley sapeva di cosa erano capaci. Voleva dannatamente aver torto, ma era quasi del tutto sicuro che sarebbero tornati per lui o, ancor peggio, per Aziraphale... e allora che cosa avrebbe potuto fare? Lo stesso trucco due volte non funzionava mai, quindi scambiarsi i corpi o procurarsi altra acqua santa non sarebbe bastato.
Non lo avrebbero lasciato in pace. Il tormento era il loro lavoro dopo tutto! Ed era ancora più sospetto il fatto che fossero passate tre settimane senza alcun contatto poiché l'inferno non dimentica, l'inferno non perdona...
Ah, dannato fosse Hastur con le sue minacce! Se poteva esser più dannato di così, insomma... Hastur era già parecchio dannato di suo.

Crowley aprì la porta dell'appartamento e tutto nel suo corpo gli gridò di schizzar indietro e fuggire. Si irrigidì di colpo e restò immobile, sapendo che loro correvano più veloci... C'era un demone ad attenderlo dall'altro lato della soglia.
Sapeva che sarebbe successo, eppure la consapevolezza non rendeva la cosa più semplice. Era arrivata la resa dei conti.

Sorrise sfoggiando gli stessi denti bianchi e canini appuntiti di sempre, mostrando che non era affatto intimidito. “Shax!” Esclamò, cordiale come se fosse del tutto normale trovarla in modo inquietante oltre la porta del suo appartamento. “Vorrei dire che è un piacere vederti, ma non lo è affatto! Come mai da queste parti?” Doveva prendere tempo e pensare a qualcosa. Se erano giunti da lui almeno non erano alla libreria...

Shax possedeva uno sguardo penetrante e statico che la rendeva poco umana. Lo squadrò corrugando appena la fronte e serrò le labbra in un piccolo cuore.  

“Era l'ora che ti facessi vivo, traditore.” Sibilò. Ricambiò il sorriso con denti molto più numerosi e acuminati di quelli di Crowley. La sua natura si rivelava in fretta quando si divertiva a minacciare o uccidere. 
Aveva cambiato abiti e pettinatura: adesso indossava un tailleur rosso bordeaux con un gran fiocco sul petto ed un cappello dello stesso colore. I suoi capelli erano più lunghi e mossi; pareva pronta per presentarsi ad un evento raffinato. Probabilmente era quella la grande occasione: arrestarlo e trascinarlo di nuovo all'inferno. Oh, era sempre stata vendicativa...

“L'appartamento non ti appartiene più.” Trillò invece, soddisfatta. “Sono la nuova rappresentante dell'inferno a Londra. È chiaro che non sei più ritenuto competente per questa posizione. Io, invece, sono adattissima a questa promozione... aspettavo che tornassi per darti la notizia.”

Crowley aggrottò le sopracciglia, preso alla sprovvista. Spostò lo sguardo da Shax all'appartamento alle sue spalle... vuoto, scuro, silenzioso. L'aveva aspettato dietro la porta per tre settimane?

“Ah.” Fu tutto ciò che riuscì a dire.

“Ah?” Gli fece eco lei.

Crowley scosse la testa, borbottando. Tutto questo tempo era stato nella Bentley a pattugliare le strade attorno alla libreria, preparandosi a reagire, attendendo che l'inferno facesse la sua mossa... solo per scoprire che l'inferno aveva già fatto la sua mossa, ma non lo includeva affatto.
Se l'era davvero cavata con un richiamo.

“Beh, non hai niente da dire?” Esclamò Shax, stizzita.

Crowley scosse la testa e sorrise con denti molto più umani dei suoi. “Se non ti dispiace... mi riprendo le piante.”

 

▪ ▪ ▪ ▪ ▪ ▪ ▪ ▪ ▪ ▪ ▪ ▪ ▪

 

Crowley chiuse lo sportello della Bentley e sbirciò per un attimo le piante sui sedili posteriori. Le aveva messe in delle scatole, pronte per il trasloco. L'offerta di Aziraphale galleggiava ancora nella sua testa.
Potresti restare, se vuoi. Sei sempre il benvenuto . Un invito così spontaneo e candido. Poche, piccole parole dall'enorme significato... la confessione che, dopo millenni passati a fingere di odiarsi e non conoscersi, metteva a nudo la spiazzante verità che da sempre aleggiava nella distanza tra i loro corpi. Mi piace la tua compagnia, vorrei che continuasse.
Crowley tamburellò con le dita sul tettuccio della Bentley ed indugiò. Quell'angelo si rendeva conto di cosa gli faceva?
Ora che gli occhi di inferno e paradiso sembravano essere volti altrove non erano più costretti a fingere... ma forse Crowley aveva dimenticato come essere sincero.

Le luci nella libreria erano ancora accese: Aziraphale era probabilmente chino sulla sua scrivania, seduto sotto alla grande lettera “ E” dipinta tra i punti cardinali che decoravano l’alta balaustra della libreria. Seimila anni ed era ancora il guardiano del cancello orientale,  intento a sfogliare qualche tomo antico ma ben più giovane di lui. Di certo indossava quei piccoli occhiali dalla montatura brillante; arricciava il naso in modo buffo ogni volta che scivolavano appena. Alla sua destra sicuramente c’era la consueta tazza di cioccolata calda fumante... e l'idea di quella semplice routine fece spostar il corpo di Crowley in avanti.
Saltò a piè pari sul marciapiede e si affrettò alla porta.
Sincerità. Era semplice, giusto? Bastava accettare la sua offerta e Aziraphale avrebbe capito. Anche io amo la tua compagnia e vorrei che continuasse sempre. Resterò volentieri, se mi vuoi. Cosa aveva da perdere?

Tuttavia, quando Crowley sollevò una mano si fermò indugiando sulla maniglia... per qualche motivo gli sembrò che fosse bollente.

Le finestre spaccate. Lingue di fuoco che lambivano l'edificio fino al soffitto e le pagine dei libri in fiamme tutte attorno a lui, come disperate colombe.
Aziraphale non c'era.

Era davvero difficile dimenticare che era stata colpa sua se l'inferno l'aveva trovato e non importava quanti estintori avrebbe portato in libreria, quella sensazione sarebbe rimasta.
Lasciò la maniglia.
Non poteva rischiare di metterlo di nuovo in pericolo. Un conto era se c'era un’emergenza, come ad esempio salvare il mondo dalla totale annientamento, ma era tutta un'altra storia esporlo al pericolo solo per puro egoismo. Voleva restare assieme a lui, ma così facendo l'avrebbe dannato.
Crowley scese dal marciapiede e si chinò sulla Bentley, aprendo lo sportello, quando un campanello alle sue spalle attirò la sua attenzione. La porta si era aperta.

“Crowley, mi pareva che fossi tu!” Esclamò Aziraphale. Aveva indosso i suoi piccoli occhiali dalla montatura brillante, come previsto, e sottobraccio un libro dalla copertina consunta. Sorrise con tutto il viso, fin perfino agli occhi, ed era davvero bellissimo.

“Vuoi entrare?” Chiese, facendosi appena un po' di lato per lasciargli spazio sulla soglia.

Nella libreria alle spalle di Aziraphale la luce era calda e soffusa. Scivolava sui dorsi dei libri tingendosi dei toni arancio che tanto piacevano all'angelo. Ricordava l'autunno nel suo momento più bello, quando le foglie degli alberi cadono ma i frutti del raccolto sono abbondanti e colorati.

Crowley aggrottò le sopracciglia e si appoggiò con la schiena alla Bentley. “Com'è andata a finire poi, con Icaro?” gracchiò.

Aziraphale spalancò gli occhi ed alzò appena il mento, sorpreso della domanda. Si tolse gli occhiali e ne piegò con cura le stecche prima di riporli nel taschino del panciotto. “Con Icaro?” gli fece eco “Che domanda curiosa... perché ti interessa?”

Crowley fece spallucce. “Chiamiamola curiosità personale.” Disse, sapendo perfettamente che Aziraphale non sarebbe riuscito a trattenersi dal rispondere... 

Come previsto, il viso di Aziraphale si contorse in una smorfia e le sue spalle si afflosciarono appena.
“Ufficialmente?” Chiese, con l'aria colpevole di un cagnolino che ha appena distrutto le tende del salotto.

“Oh, già mi piace. C'è anche una versione non ufficiale?”

“Beh, ufficialmente Icaro è morto in mare. È volato troppo vicino al sole e le sue ali di cera sono... umh, bruciate.” Aziraphale squadrò Crowley con un'espressione nuova, e Crowley ringraziò di essersi già calato gli occhiali sul naso.

Ricordava come fosse bruciare...

Si scosse nelle spalle con falsa noncuranza. “E non ufficialmente? Non credo che ci fossi, quella volta...”

“No, infatti.”

“Quindi hai fatto tutto da solo? Mi sorprendi, angelo!”

Aziraphale si torse le mani, ruotando l'anello dorato sul mignolo. Alzò un attimo lo sguardo al cielo ed abbassò un po' la voce nel rispondere: “Cosa dovevo fare, lasciarlo cadere? Ho portato lui e suo padre fino alla Sicilia, non ce l'avrebbero mai fatta con quelle ali di cera.”

Ed eccolo là: il guardiano del cancello orientale. Non aveva più la sua spada, ma si ergeva sempre per le giuste cause... giuste davvero, non solo approvate e firmate su pergamena. Era così gentile che era facile dimenticarsi anche quanto fosse forte.
Crowley sorrise, chiudendo lo sportello della Bentley e saltando di nuovo sul marciapiede. Forse il paradiso e l'inferno sarebbero tornati a mettergli i bastoni tra le ruote ma, nel mentre, era sicuro di una cosa... Aziraphale gli avrebbe sempre guardato le spalle. Il minimo che poteva fare era ricambiare.

“Ma certo che sei intervenuto.” Ghignò, raggiungendolo sulla soglia. La luce tenue della libreria lo investì e Crowley si tolse gli occhiali e li posò sulla statua del cavallino all'ingresso. “Tu sei dannatamente troppo buono, non è vero? Ugh, tutto capelli morbidi e guance rotonde... terribilmente gentile, ecco cosa. Qualcuno doveva pur dirtelo.”


 

 

   
 
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