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Autore: Kifuru    23/02/2024    1 recensioni
Al termine della Seconda Guerra Magica, il giovane Ronald Weasley, deciso fermamente a non ripetere più gli errori del passato, si appresta ad affrontare una nuova vita insieme ai propri cari e ad Hermione, la ragazza che ama alla follia. La terribile guerra appena combattuta lo ha portato a conoscere il terribile dolore della perdita, ma al termine di essa il giovane mago si sente finalmente pronto a vivere e ad amare. Entrando a far parte del Corpo Auror, Ron affronterà dure prove che lo porteranno a conoscere meglio sé stesso e il mondo sia magico che babbano.
La storia di un eroe fallibile e generoso alla disperata ricerca della giusta via da seguire.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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CAPITOLO 11
 
 
Accettazione e rinascita
 
Ottobre, 1977
Contea del Lancashire, Inghilterra
Tenuta Connors


 
Le grandi famiglie dei maghi purosangue erano famose in tutto il mondo magico per il loro grande bisogno di ostentazione in uno sfrenato amore verso il lusso e la ricchezza. In Inghilterra erano tante le casate che si vantavano di un potere del genere considerato quasi come divino, nato nella maggior parte dei casi dalla storia e dalla leggenda di maghi e streghe dell’antichità. Anche la grande tenuta della famiglia Connors rispettava fedelmente questi canoni, la cui origine travagliata risaliva alle oscure vicende di alcuni dei seguaci più stretti di Salazar Serpeverde in persona.
Con il passare dei secoli il potere della stirpe dei Connors si era incrementato sempre di più, portandoli inevitabilmente e in breve tempo alla vetta del mondo magico. La tenuta era stata fondata agli inizi dell’Ottocento ed era composta da due grandi edifici a quattro piani, molto simili l’uno all’altro. Entrambi erano stati costruiti con uno stile estremamente sfarzoso ed elegante con una quantità enorme di stanze con arredamenti dorati e di lusso. I due edifici della tenuta si affacciavano su un bellissimo giardino curato alla perfezione. Il terreno di proprietà dei Connors si estendeva per alcune miglia fino ad una vicina foresta, che segnava anche il confine con la contea del North Yorkshire.

Novus Connors aveva ereditato questa immensa fortuna immobiliare dal padre e nel rispetto della famiglia e del nome che portava, aveva proseguito la tradizione espandendo il potere finanziario della famiglia. La posizione che ricopriva da più di trent’anni era di massimo rilievo non soltanto all’interno della comunità inglese, ma in tutto il mondo magico. Il capostipite della famiglia Connors ricopriva il prestigiosissimo incarico di funzionario di alto rango alla Banca Gringott e da qualche anno era entrato a far parte persino del supremo consiglio di amministrazione. In breve le decisioni che muovevano in qualsiasi modo il denaro in tutto il mondo magico passavano da lui e da quelli che ricoprivano il medesimo ruolo. A niente erano giunte le diverse inchieste che nel corso degli anni avevano tentato di far luce su affari poco leciti. La mancanza di prove o molto più semplicemente il prestigio dei purosangue aveva quasi sempre oscurato la verità.

I quattro figli di Novus Connors erano cresciuti secondo la disciplina dei maghi purosangue. Molti agi, un lusso sfrenato, i migliori vestiti e tutto ciò che si poteva desiderare. Tutto questo nella visione indiscutibile che poneva tutti loro come parte di una razza superiore destinata a dominare ogni forma di vita. Non erano uguali agli altri, pertanto dovevano vivere come nessuno altro poteva sperare di fare.

Il familiare schioppo di un incantesimo di smaterializzazione spaventò i numerosi passeri, che dimoravano tranquillamente sul curatissimo manto erboso della tenuta. Nel bel mezzo del giardino era comparsa una ragazza alta e atletica dai capelli lunghi e neri. Era l’unica, insieme agli altri tre signorini della tenuta, che poteva effettuare una smaterializzazione completa superando indenne il potente scudo magico messo a protezione del regno dei Connors, soprattutto dagli ignari occhi di babbani e nemici di ogni sorta. Layla Connors respirava affannosamente per la fatica, non potendo trattenere un lamento di dolore. Il braccio destro le faceva un male d’inferno, ma non era niente in confronto a quanto era accaduto qualche giorno prima in quella radura. Erano passati tre giorni dalla sua prima e probabilmente ultima notte di scorrerie contro dei babbani inermi. Con passo deciso si mosse verso la grande casa dove era cresciuta, passandosi la mano sinistra sulla fasciatura di fortuna al braccio destro.

Aveva provato a guarire la frattura con i pochi incantesimi di guarigione che conosceva e sebbene il dolore fosse meno intenso rispetto alla prima nottata, questo non faceva altro che ricordarle tutti gli avvenimenti che si erano scatenati in pochi minuti di scontro. Le scappò un piccolo sorriso riflettendo sul fatto che le assurde abilità corpo a corpo della babbana chiamata Remi avevano superato di gran lunga gli effetti del suo incantesimo di guarigione dato che il dolore era ancora così intenso. A quel sadico stronzo di Oliver Malfoy era andata molto peggio e la cosa le trasmetteva una certa soddisfazione.

A parte i molti poveri elfi domestici in servizio, nella tenuta molto probabilmente c’erano soltanto i suoi genitori. Sua sorella Avis frequentava ancora Hogwarts, mentre i suoi fratelli maggiori erano dispersi chissà dove, per combattere una guerra che sarebbe dovuta essere anche la sua. Almeno fino a pochi giorni prima. Lalya non sentiva né paura né nervosismo mentre puntava la bacchetta contro l’elegante porta d’ingresso della secolare casa del padre. Scatenò una piccola folata di vento che bastò a spalancare il portone d’ingresso al suo passaggio. Gli elfi domestici trasalirono spaventati.

Per la prima volta Layla si ritrovò a fissare colma di rabbia la condizione di quelle creature. Era come se avesse finalmente aperto gli occhi sulla realtà che la circondava. Gli elfi domestici erano tutti magri e indossavano un indumento sudicio e sporco. Nessuno di loro ebbe il coraggio di protestare o farsi avanti. Tutti tranne uno, ma Layla non ne rimase troppo sorpresa. Si trattava dell’elfo domestico più anziano tra quelli a servizio della famiglia Connors. Il vecchio e fedele Jink non cercò di fermarla, eppure con umiltà e coraggio cercò di farsi sentire da lei.

< < Padroncina Layla……… è bello rivedervi dopo tanto tempo > > disse l’elfo, con voce rauca.

< < Non ora, Jink. Non sono dell’umore giusto > > esclamò la mora, più bruscamente di quanto avesse voluto.

Nonostante tutti gli insegnamenti sul fatto che gli elfi domestici fossero da considerarsi soltanto dei miseri schiavi a servizio delle famiglie dei maghi purosangue, Layla aveva sempre provato tanto affetto e gratitudine per Jink. Se doveva essere sincera con sé stessa, il vecchio elfo domestico aveva sempre accudito lei e sua sorella Avis con il massimo amore e la massima dedizione. I suoi fratelli erano i peggiori e solo ora a distanza di anni Layla rabbrividiva al ricordo di tutti i soprusi e di tutte le umiliazioni che quelle strane creature subivano e continuavano a subire ogni giorno.

< < Perdono, padroncina. Jink desidera soltanto….. > >.

< < Va bene, non importa, Jink > > lo interruppe Layla, più calma. Sorrise calorosamente < < Sono solo molto di fretta, ma anche per me è un piacere rivederti > >.

Il vecchio elfo abbozzò un piccolo sorriso stanco. Layla si abbassò per guardarlo attentamente. < < Sai dove si trova mio padre, Jink? È molto importante che io parli subito con lui > >.

< < Il padrone Novus è nel suo studio. Ha ordinato di non essere disturbato fino a quando non rientrerà la padrona vostra madre. Jink non ha nemmeno osato portargli da mangiare come fa sempre per paura della sua ira. Se posso, padroncina, non dovreste disturbare vostro padre. Sapete bene quanto può essere terribile la sua rabbia > >.

Layla rise senza alcuna allegria. < < Fidati di me, Jink. In questo momento io sono molto più adirata di lui e ho ben motivo per esserlo. È passato il tempo della paura, non sono più la bambina che accudivi molti anni fa, Jink. Adesso il mio caro vecchio padre dovrà darmi qualche spiegazione, che gli piaccia o no > >.

La ragazza sorrise amabilmente di fronte all’espressione sinceramente preoccupata del vecchio elfo. Solo in quel momento si pentì davvero di tutte le volte che era stata terribilmente spietata con lui. Ultimamente cominciavano ad essere davvero tanti i ricordi del suo passato che affioravano uno dopo l’altro, alimentando in modo quasi soffocante il suo senso di vergogna e di disagio.

< < Non preoccuparti per me, Jink. Me la caverò come sempre. Ciò che importa è che voi elfi non subirete alcuna punizione per le mie azioni. Hai la mia parola > > lo rassicurò Layla, carezzando delicatamente il capo rugoso del vecchio elfo.

Si rialzò in piedi, mentre il suo viso tornava ad essere una maschera di rabbia e di mortale freddezza. < < Ora, ti prego, torna in cucina. Tra poco in questa casa si scatenerà una piccola baraonda e non voglio che ne restiate coinvolti > >.

Non indugiando oltre e ignorando i richiami spaventati di Jink alle sue spalle, Layla tornò a percorrere gli ampi corridoio di quella casa dove era cresciuta. Lo studio di suo padre era al secondo piano. Quando era una bambina quel posto le era sempre sembrato come un mondo a parte, un luogo proibito. Per tutta la sua infanzia suo padre aveva sempre proibito severamente a tutti i suoi figli l’ingresso in quella stanza. Una volta una Layla ancora bambina cedette alla curiosità e in seguito fu brutalmente punita per aver trasgredito a questa regola assoluta. In quell’occasione suo padre l’aveva costretta a dormire due notti intere fuori al freddo e se non fosse stato per le premurose attenzioni di Jink, probabilmente lei sarebbe morta assiderata o di fame. Quel ricordo era ancora un trauma per lei, ma non tale da fermarla in quello che stava facendo. Il peggio era che quel terribile episodio l’aveva portata anche a sviluppare un odio profondo verso la madre. Sebbene Layla sapesse che sua madre desiderava realmente intervenire per aiutarla, alla fine non lo aveva fatto. La paura l’aveva frenata come sempre.

Ora, però, Layla Connors non necessitava più dell’aiuto di sua madre. Non era più una bambina costretta a subire il freddo implacabile della notte per la minima sciocchezza. Era finalmente arrivata la resa dei conti. Lo studio del padre era certamente la stanza più elegante e curata dell’intera tenuta, degna dei locali e degli uffici più importanti e prestigiosi della Banca Gringott. Arrivata dinnanzi la maestosa porta dorata dello studio, la giovane strega agitò rabbiosamente la bacchetta con il braccio sano e nell’istante successivo la porta si aprì schiantandosi bruscamente sulla parete.

Norvus Connors scattò in piedi dalla sedia allarmato, alzando gli occhi dai documenti che stava leggendo con un’espressione di totale sbigottimento. Il capostipite dei Connors era ancora un uomo forte e vigoroso nonostante l’età. I capelli erano corti e bianchi, ma ben curati e pettinati. Era vestito con un’elegante e comoda vestaglia di seta arancione. Quando l’uomo si accorse chi fosse la furia appena entrata si calmò, risedendosi con fare altezzoso dietro l’ampia scrivania di mogano sistemata davanti una raffinata ed accurata libreria.

Suo padre osservò la figlia perplesso per qualche nascondo, prima che la sua abituale freddezza tornasse a scolpire il suo volto severo pieno di disprezzo verso il prossimo.

< < Sapevo che mandarti in quella scuola maledetta si sarebbe presto rivelato un errore, Layla > > esordì Novus, con voce glaciale. < < Questa vergognosa intrusione è l’esatta dimostrazione che quel posto popolato dalla peggiore feccia porta avanti degli insegnamenti pericolosi e immorali, come la perdita del rispetto che si deve al proprio padre. Dimmi hai forse perso il segno, figlia? > >

< < Perdona i miei modi bruschi, padre > > rispose Layla, con un fare estremamente arrogante. Lei stessa trovò incredibile il fatto che il padre non si fosse ancora scatenato. Si accomodò, senza aspettare alcun permesso su una delle poltroncine in pelle.

< < Questo posto è rimasto sempre lo stesso > > osservò Layla, squadrando con disprezzo quella sfarzosa stanza di lavoro. Non poté evitare di rivedersi bambina, terrorizzata ed impotente di fronte alla terribile ira del padre.

Novus incrociò le dita sulla scrivania, studiando attentamente ogni singolo comportamento della figlia. < < Ora ne ho la certezza. Hogwarts è stata dannosa come non mai per la tua educazione. Ho sempre saputo che quel posto governato da maghi traditori e falsi idealisti ti avrebbe presto fuorviato. Guardati, è evidente come tu abbia perso la retta via. Hai forse dimenticato il rispetto che devi a me? Il rispetto che devi alla stirpe a cui appartieni? > >.

< < La retta via > > ripeté la giovane, con un sorriso amaro carico di tristezza. < < Mi spiace deluderti, padre, ma la retta via di cui parli non l’ho mai imboccata. Grazie ai tuoi amorevoli insegnamenti ho perso già molto tempo fa ciò che c’era di buono nella vita e ora con ogni probabilità sono dannata per l’eternità. Nemmeno Hogwarts è riuscita a cambiarmi > >.

< < Non ho mai tollerato il tuo odioso atteggiamento da ribelle, Layla e non lo tollero soprattutto quando ci troviamo sotto questo tetto. Sono stato chiaro? > > domandò il padre con una punta di rabbia, pericolosamente pronto ad esplodere.

< < Piuttosto, non dovresti essere là fuori come i tuoi fratelli a difendere l'onore e il sangue puro dei maghi? Spero per il tuo bene che tu abbia una valida spiegazione dietro questo tuo atteggiamento > >.

Layla squadrò il padre con altrettanta collera, ma cercò di mascherarla il più possibile. Era venuta fin lì per ottenere delle risposte. Era da una vita che aspettava quel momento. Suo padre, però, non la lasciò parlare. < < Dovresti essere là fuori a guadagnarti il tuo posto come Mangiamorte. Presto il mondo magico si libererà di tutta la feccia e tu dovrai stare dalla parte di coloro che parteciperanno concretamente a questa purificazione > >.

< < Altrimenti? Cosa mi succederà? > > chiese Layla freddamente, senza scomporsi.

Per la prima volta il padre perse davvero la pazienza. < < ALTRIMENTI? HAI PERSINO IL CORAGGIO DI CHIEDERE > > tuonò fuori di sé, alzandosi in piedi.

< < Mi sembra una domanda legittima invece, padre. Per tutta la vita tutti noi non siamo stati altro che burattini nelle tue mani. Hai sempre disposto dei tuoi figli come più ti aggradava, senza mai lasciarci la benché minima possibilità di scelta e questo che cosa ha portato? Ora molto probabilmente i miei fratelli saranno già degli assassini. Io vorrei evitare questo destino, padre, se ovviamente sono ancora in tempo > >.

< < Con queste parole getti fango sulla tua stessa famiglia, Layla. Ti ho educato secondo i principi di Salazar Serpeverde, io non ti permetterò di calpestarli > >.

Layla ignorò tranquillamente lo sfogo del padre. < < Non hai risposto alla mia domanda, padre? Quale sarebbe il mio destino se non seguissi il cammino che hai scelto così gentilmente per me fin da prima che io nascessi? > >.

< < Vuoi davvero saperlo, stupida ragazzina? > > sbraitò il padre, ormai del tutto furioso. < < Se hai davvero intenzione di ribellarti, porterai soltanto vergogna e disonore alla nostra razza di maghi purosangue e alla nostra famiglia. Non ti permetterò di farlo, Layla, anche a costo di ucciderti con le mie stesse mani. Non farai più parte di questa famiglia e non godrai mai più delle enormi ricchezze e dei prestigi che ho accumulato con le mie sole forze nel corso di tutti questi anni. Diventerai un relitto della società, Layla, come la feccia immonda che dovresti estirpare senza pietà. Ecco quale sarà il tuo destino, stupida mocciosa > >.

Lalya non aveva mai visto suo padre così furioso, era del tutto fuori controllo. Eppure la cosa non la turbava minimamente, al contrario la giovane iniziava a provare una certa soddisfazione nell’essere riuscita a sconvolgere quella freddezza crudele che tanto l’aveva tormentata in passato. Non c’era più una bambina indifesa e finalmente l’illustre Novus Connors era costretto a mostrare la sua vera identità di fronte la sua stessa figlia.

< < Davvero un destino allegro > > commentò la ragazza, ironica.

Suo padre la guardò scioccato, tremante di rabbia. < < Tu…..tu…come osi? > > balbettò l’uomo, ansimando rumorosamente.

Layla sorrise con calore. < < Adesso cerca di calmarti, padre. Non sono venuta qui per ascoltare i tuoi deliri. C’è qualcos’altro che devo chiederti ed è molto importante > >.

< < E per favore, padre, non provare niente di stupido. Te ne pentiresti all’istante > > aggiunse glaciale, mentre osservava ogni mossa del padre.

Quest’ultimo continuò a respirare a fatica per la rabbia e forse anche per un senso di impotenza che non aveva mai provato di fronte alla figlia. La mano dell’uomo tremava visibilmente e dopo qualche minuto di incertezza provò goffamente ad afferrare la bacchetta. Layla se lo aspettava e reagì fulminea. Aveva combattuto così tanti duelli a scuola, alcuni dei quali particolarmente violenti. Era estremamente forte ed allenata, sicuramente molto di più rispetto ad un uomo abituato a sbraitare ordini dietro una scrivania. La sua bacchetta si volatilizzò sulla mano sinistra in un istante. Il braccio destro le faceva malissimo, ma Layla rispose pronta e decisa alla minaccia.

< < Experliarmus > > ruggì decisa. Il padre non fece nemmeno in tempo a puntarle contro la bacchetta, che venne immediatamente disarmato. La luce azzurra colpì con forza il polso del mago costringendolo ad una violenta torsione. Probabilmente il polso si ruppe all’instante. L’uomo strillò per il dolore, imprecando come una belva ferita.

< < Maledetta > > gridò Novus Connors, sputacchiando sulla scrivania. Pazzo di dolore l’uomo si teneva il polso ferito con una mano. < < Pagherai caro questo affronto, Layla. Giuro sul mio onore che la pagherai. Ti farò dare la caccia, ti renderò la vita un inferno > >.

< < Non c’è alcun onore in te, padre > > ribatté freddamente la Serpeverde, senza scomporsi. < < Forse dopo oggi imparerai a tue spese che l’onore di cui parli l’hai già perduto molto tempo fa. Ma ora torniamo a noi se non ti dispiace. C’è un’ultima domanda che devo farti, prima di concludere questa nostra allegra riunione di famiglia > >.

Adesso Layla lo vedeva con certezza: gli occhi scuri del padre non erano così sconvolti soltanto per la rabbia e il dolore. Erano occhi spaventati e il fatto di essere lei la causa di quel terrore scatenava nel suo animo un turbine di emozioni difficile da descrivere.

< < E’ una domanda che mi ossessiona da giorni > > continuò la giovane, rinfoderando la bacchetta. < < Per questa ragione gradirei una risposta sincera da parte tua > >.

< < Che cosa vuoi sapere, maledetta ingrata? > > ringhiò Novus Connors, tremante.

Layla fissò il padre dritto negli occhi con un’espressione glaciale, che tentava miseramente di mascherare il terribile rimorso per le azioni commesse. In un certo senso la giovane strega sperava che il padre potesse darle una qualche giustificazione per tutta quella follia in cui lei si era ritrovata coinvolta. Interiormente ammise che era una speranza debole e soprattutto offensiva verso le persone che aveva ferito. Pensò a Remi. Al coraggio che la ragazza aveva dimostrato per difendere la sua vita e quella dei suoi compagni. La sua mente, però, la costrinse anche a ricordare le terribili urla della ragazza quando la sua bacchetta aveva prodotto il più meschino e terribile incanto mai inventato: l’incantesimo proibito della tortura. Più ci pensava e più diventava terribilmente certa che non poteva esserci perdono o redenzione per ciò che aveva fatto.

< < Perché li odiamo così tanto, padre? > > chiese alla fine la giovane dopo un momento di riflessione, abbassando lo sguardo.

Il padre non capì. < < Cosa vuoi dire? Stai delirando > >.

< < I BABBANI > > urlò rabbiosamente Layla, facendo trasalire l’uomo. < < I babbani, maledizione. Li abbiamo sempre odiati e disprezzati. Diamo loro persino la caccia………li torturiamo e arriviamo persino a ucciderli. Voglio sapere perché? Che cosa ci hanno fatto per meritare tutto questo? Non sanno nemmeno della nostra esistenza in questo mondo. Allora perché? Voglio sapere il senso di tutto questo > >.

Studiò attentamente l’espressione corrucciata del padre. La sorpresa di quest’ultimo, però, durò poco e con sgomento della figlia Novus Connors scoppiò in una risata fragorosa priva di allegria. < < Di tutte le domande, Layla > > sbraitò il vecchio mago, in quella risata maligna < < Una domanda così stupida e infantile. Eppure dovresti conoscere bene la risposta. Vi ho insegnato tutto…….a te e ai tuoi fratelli su come funziona questo mondo, ma a quanto pare  forse hai dimenticato tutto. Ti chiedi perché li odiamo? Semplicemente perché sono degli esseri inferiori, Layla. Non possiedono l’enorme potere offerto dalla magia. Sono rozzi e ignoranti. I babbani sono come delle bestie da marchiare e schiavizzare. La nostra volontà deve definire il loro destino, perché la natura ha imposto questo equilibrio > >.

< < La natura li ha resi così, ragazzina > > continuò il padre, sorridendo crudelmente. < < Noi maghi siamo esseri illuminati e superiori, proprio perché possediamo questo potere divino. Di conseguenza è nostro dovere assicurare che questo mondo non venga insudiciato dalla feccia immonda. Dovresti provare vergogna verso te stessa, Layla, anche solo per aver provato il benché minimo dubbio su ciò che sei. Nessun mago purosangue deve mai provare ripensamenti, con le tue azioni stai insultando la magia e quello che rappresenta > >.

Layla non rispose subito. Tremò in modo incontrollabile.  Finalmente c’era una risposta a tutti i suoi dubbi. Non c’era niente di nuovo in quel discorso folle. Riflettendoci bene le parole del padre riassumevano quel modo di vivere che aveva abbracciato fin da quando era una bambina. Questa era la filosofia che l’aveva portata a commettere delle azioni imperdonabili. Paura e orrore si impadronirono di lei.

< < Hai mai incontrato un babbano con i tuoi occhi, padre? > > chiese ancora, a voce estremamente bassa quasi timorosa.

< < Che cosa? > > ribatté il padre rabbiosamente.

< < Ti sto domandando, padre > > disse la giovane, alzando la voce e fissando il padre dritto negli occhi con l’animo pieno di rancore. < < Se hai mai incontrato un babbano con i tuoi occhi? Se hai mai interagito direttamente con uno di loro? > >.

Era arrivato il momento decisivo. Layla doveva sapere la verità, solo così avrebbe potuto reagire ai tormenti del suo animo o almeno avrebbe potuto provarci. Sul volto arrossato di Novus Connors si dipinse un’espressione di puro disprezzo. Layla si chiese se tutto quell’odio fosse davvero rivolto soltanto ai babbani. Forse le persone come lei, che agli occhi di uno come suo padre apparivano come dei veri e propri traditori del proprio sangue, diventavano ancora più pericolosi e disprezzati. Molto presto lei sarebbe divenuta niente più che una reietta per il padre, una persona da torturare e uccidere senza pietà. Un brivido le percorse la spina dorsale di fronte quello sconfinato odio.

< < Mi chiedi se ho mai interagito con loro? > > esclamò l’uomo, con un ghigno terribile. < < Certo, mi è capitato molto spesso di farlo, ma non nel modo in cui tu credi. Forse credi nella tua follia che io abbia mai provato a ragionare con loro, ad avere un contatto che non fosse altro che dar loro la caccia per ucciderli come bestie da macello > >.
Layla si sentiva sconvolta come mai nella vita, sebbene i suoi timori più profondi si stessero pian piano avverando.

< < No, mia cara > > continuò l’anziano mago. < < Non ho mai avuto contatti di questo genere con nessuno sporco e sudicio babbano. Mi sono sempre limitato a schiacciarli come i miserabili insetti che sono e continuerò a farlo per il resto dei miei giorni. Questo mondo apparterrà molto presto unicamente ai maghi, ossia ai più forti come la natura stessa comanda. Per un momento pensavo…….speravo che anche tu potessi far parte di questo glorioso progetto, Layla. La conquista di ciò che ci spetta di diritto, niente è più glorioso di questo. Ricorda, figlia, io odio e disprezzo ancora di più chi rinnega il proprio sangue  e il proprio potere come stai facendo tu ora. Perciò rifletti bene su cosa stai per fare, ne va del tuo futuro e della tua vita. Sei ancora in tempo per tornare sulla retta via, possiamo ancora far finta che questa spiacevole discussione non sia mai avvenuta > >.

Per un terribile secondo Layla Connors sentì il cuore fermarsi. Era una sensazione angosciante, ma almeno finalmente tutta la verità su ciò che era stata la sua vita fino a quel momento le si presentò brutalmente davanti agli occhi.

< < Tutto questo odio, tutta questa rabbia. Tutto senza una ragione, senza una stramaledetta ragione. Odiamo e uccidiamo i babbani solo perché esistono e perché sono così diversi da noi. Può esistere un male così spaventosamente assurdo? > >.

Il volto coraggioso e sofferente di Remi Fontaine si ripresentò con prepotenza nella sua mente. Per certi versi una parte di Layla aveva sinceramente sperato che il padre potesse realmente offrire una qualsiasi motivazione plausibile per tutta quella follia. Un motivo che potesse rasserenare per quanto possibile il suo animo tormentato, ma allo stesso tempo ciò la faceva sentire ancora più sporca. Nonostante le azioni che aveva commesso, nel suo inconscio Layla cercava una qualche giustificazione, una scappatoia. Ma ora non più. Non si sarebbe mai più schierata dalla parte di un male così grande. Al contrario era pronta a combatterlo in ogni modo possibile, facendo forse ammenda per i suoi crimini. Suo padre non sapeva che in realtà lei aveva già iniziato il suo percorso di redenzione.

Layla si alzò lentamente con in volto un’espressione di ferrea determinazione. Squadrò il padre con una freddezza tale da farlo tremare visibilmente.

< < Ho avuto la conferma che cercavo. Le nostre strade si dividono per sempre, padre. Qui ed adesso, in questa casa dove per anni hai tormentato e fuorviato i tuoi stessi figli > > disse la giovane, calma e glaciale.

< < Non osare……… > > sibilò il padre, tremante di rabbia, ma anche di paura.

< < So bene che state per scatenare una guerra folle e terribile. Voi pazzi furiosi porterete morte e distruzione nel nostro mondo e per tutta la vita mi resterà la macchia di aver partecipato anche se brevemente a tutta questa follia > >.

< < Come osi….. > > sibilò Novus, tremando per la collera.

< < Arrivati a questo punto c’è solo una cosa che posso fare > > lo interruppe Layla, per nulla turbata. < < Non so cosa mi riserverà il futuro, padre, ma so che se ne avrò la possibilità, io vi combatterò con tutte le mie forze. Diventerò il vostro incubo, vi darei la caccia fino a quando non avrò distrutto tutto ciò che rappresenti, fino a quando i bastardi della tua risma non potranno nuocere a nessun innocente. Questa è una promessa, Novus Connors > >.

Ancora una volta il mago purosangue cercò di afferrare la bacchetta. Layla lo anticipò facilmente con un fulmineo ed elegante movimento di polso. Questa volta la luce azzurra del suo incantesimo, colpendo in pieno la spalla destra dell’uomo, costrinse il corpo di quest’ultimo ad un violentissimo schianto contro l’elegante libreria dorata alle sue spalle. Una notevole quantità di libri cadde rovinosamente sul corpo del padre urlante, il quale iniziò a contorcersi come un matto disteso sul pavimento. Layla si limitò a lanciargli una rapida occhiata priva della benché minima emozione. Uscì dalla stanza a piccoli passi non voltandosi mai indietro. Era un punto di non ritorno e mentre usciva da quell’ufficio con la speranza di non rientrarvi mai più, Layla finalmente provò realmente una sensazione intensa di sollievo, come se si fosse liberata per sempre di un enorme peso.

< < NON OSARE SCHIERARTI CONTRO IL TUO SANGUE, LAYLA > > urlò selvaggiamente il padre alle sue spalle. La voce dell’uomo sembrava uno strillo isterico per il dolore e la furia ormai del tutto incontrollata. Layla lo ignorò, con lo sguardo già proiettato verso l’uscita di quella che era stata una volta la sua casa.

< < POSSO SCATENARTI CONTRO LE PIU’ POTENTI FORZE MAGICHE DI QUESTO MONDO. NON HAI IDEA DEL POTERE DI CUI DISPONGO. TI AVVERTO, LAYLA, MORIRAI MOLTO PRESTO E NEL PEGGIORE DEI MODI. VERRAI DISTRUTTA, VERRAI DIMENTICATA DAL MONDO, NON TI PERMETTERO’ DI GETTARE IL MIO NOME NEL FANGO. IL SOLO DESTINO CHE TI RESTA E’ LA MORTE. MI HAI SENTITO, LAYLA? MOLTO PRESTO TI DARANNO LA CACCIA > >.

Improvvisamente Layla, senza neppure accorgersene, scoppiò a ridere sguaiatamente, in modo quasi isterico. Era una sensazione liberatoria mai provata prima e più il padre urlava dal suo studio, più forte diventava il senso di appagamento e di sollievo. Ora poteva finalmente concentrarsi sul lungo e durissimo cammino che si prospettava davanti a lei.

Il vecchio Jink si avvicinò timidamente prima che la giovane maga potesse uscire dalla grande casa. < < Signorina Layla, che cosa è successo? Perché il padrone urla in questo modo > >.

< < Non importa, Jink > > rispose Layla, calma. < < Non entrate in quella stanza. Attendete il ritorno di mia madre, ci penserà lei a calmarlo per quanto possibile. Non voglio che per colpa mia veniate puniti da mio padre. Lasciatelo pure nella sua follia. Oggi ha solamente ricevuto una piccola lezione che non dimenticherà facilmente > >.

Jink lanciò un’occhiata perplessa verso lo studio del padrone, il quale continuava ad inveire follemente contro Layla e contro tutti i babbani. Si rivolse nuovamente alla ragazza ormai sul ciglio della porta d’ingresso. < < Dove andrete adesso, signorina Layla? Non avete più un posto dove andare e una terribile guerra si sta per scatenare nel mondo dei maghi > >.

Layla lo sapeva bene, era consapevole che la sua vita non sarebbe stata mai più la stessa. Ciò nonostante, non si era mai sentita così libera e piena di speranza. Ora stava unicamente a lei decidere il suo destino e nessuno l’avrebbe più fermata. Ora, però, c’era una persona che dipendeva da lei e il tempo stringeva sempre di più pericolosamente.

< < Un giorno vi porterò via da qui, Jink > > disse Layla, dopo alcuni secondi di silenzio. < < Nessuno di voi merita questa vita di schiavitù. Non so quanto tempo ci vorrà, ma un giorno troverò il modo per liberarvi tutti. È una promessa > >.

Il vecchio elfo osservò suo malgrado terrorizzato l’unica padrona che aveva sempre mostrato un po’ di gentilezza verso la sua razza. Ciò nonostante, la prospettiva della libertà non era mai facile da accettare per un elfo domestico così radicalmente abituato a servire il proprio padrone.

< < A presto, Jink. Salutami mia madre quando la vedrai > >.

Layla Connors si allontanò con passo deciso dalla sua casa d’infanzia. L’espressione di estrema freddezza nel suo volto mascherava un certo turbamento probabilmente legato in parte allo scontro appena avvenuto con il padre. Si smaterializzò al di fuori dei confini della tenuta, mentre alle sue spalle erano ancora udibili le maledizioni e le urla folli di suo padre.

 
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Locanda della Piovra Morta
Periferia della comunità magica di Manchester

 
La comunità magica di Manchester era famosa in tutta l’Inghilterra per essere suddiviso in tanti quartieri radicalmente diversi l’uno dall’altro. La periferia della città era nota per i tanti quartieri malfamati, alcuni di essi così pericolosi da superare persino il quartiere di Notturn Alley a Londra. Non era propriamente un posto sicuro per molte persone ed era precisamente il motivo che aveva spinto Layla a sceglierlo come rifugio iniziale dopo gli eventi tragici della notte della scorreria contro i babbani.

Più precisamente scelse la locanda della Piovra Morta, il posto ideale per nascondersi e allo stesso tempo per iniziare con la realizzazione del suo piano. Un tempo era stato uno dei locali più frequentati tra criminali e fuggitivi del mondo magico, ma poi le continue e sempre più devastanti retate del corpo degli Auror avevano portato il locale ad un passo dal fallimento. Oggi la locanda della Piovra Morta trasudava soltanto un deprimente stato di abbandono e sporcizia. Layla si concesse qualche secondo per osservare con volto inespressivo l’edificio logorato dal tempo e dagli scontri incessanti. Si sentiva ancora leggermente frastornata per il confronto definitivo avvenuto con il padre, ma il senso di shock passò presto di fronte al compito che doveva portare a termine ad ogni costo. Doveva proteggere Remi. Era suo dovere, ma in verità Layla desiderava davvero tenerla al sicuro.

Il desiderio di rivedere Remi era così forte da superare qualsiasi altra sensazione. La mora iniziava a sentirsi realmente spaventata per i sempre più travolgenti sentimenti che sentiva di provare verso una persona che fino a qualche giorno prima avrebbe dovuto odiare. Una persona che aveva persino attaccato e ferito. Alcuni giorni prima, al termine del breve e terribile scontro notturno di Burgh Castle, Layla era rimasta sconvolta e immobile per diversi minuti in quella radura ricolma di corpi martoriati e incoscienti. Fortunatamente i babbani erano ancora tutti vivi, sebbene feriti gravemente. Quando la giovane strega riuscì a riprendersi leggermente dallo shock, impiegò poco tempo a decidere che cosa avrebbe dovuto fare per rimediare per quanto possibile alla situazione. I due uomini più giovani erano i meno gravi, mentre la donna più anziana, insieme al capo del gruppo, necessitavano delle cure più urgenti.

Dopo una rapida riflessione, Layla capì che non c’era altra scelta, tranne quella di lasciare i babbani feriti direttamente al San Mungo. Era un rischio enorme. In un attimo avrebbe potuto essere avvistata e arrestata dai membri dell’Ordine della Fenice, ma non poteva tirarsi indietro. Le ferite dei babbani erano magiche e di conseguenza necessitavano un intervento appropriato che nessun guaritore babbano avrebbe potuto garantire.

 Miracolosamente, invece, non fu vista da nessuno quando smaterializzò lei stessa e le quattro persone incoscienti davanti ai confini della più importante ed efficiente casa di guarigione del mondo magico. Dopo aver lasciato quelle che erano state le sue vittime fino a qualche ora prima in un posto sicuro davanti l’entrata del San Mungo, Layla si affrettò a smaterializzarsi nuovamente per tornare alla radura dell’agguato. I suoi due compagni, Moira e Oliver, erano ancora incoscienti e paralizzati.

Per Remi, invece, stava iniziando il momento peggiore. Con la morte nel cuore, Layla si accorse che il corpo della ragazza, sebbene ancora incosciente, si stava contorcendo in un dolore terribile, segno delle terribili conseguenze del suo stesso incantesimo di tortura. Non c’era tempo di soffermarsi sui sensi di colpa. La giovane Serpeverde era in grado di aiutare la coraggiosa ragazza che si era opposta a loro e che ora si contorceva ai suoi piedi a causa sua. Doveva sbrigarsi. Lottando contro il dolore cocente al braccio destro fratturato, Layla afferrò con la mano sinistra il polso della ragazza svenuta, per poi smaterializzarsi ancora una volta abbandonando finalmente quella radura da incubo.

Presto qualcuno avrebbe trovato sicuramente i suoi compagni: la domanda era chi li avrebbe trovati alla fine. Da una parte c’era l’Ordine della Fenice e in quel caso il destino dei suoi due ex compagni sarebbe stato segnato per sempre con la prigionia ad Azkaban, dall’altro lato, invece, c’erano i Mangiamorte e in quel caso il suo tradimento sarebbe venuto alla luce, con l’inevitabile ed implacabile caccia che si sarebbe conclusa solo con la sua morte. Ansia e paura minacciarono più volte di sopraffare il suo animo. Layla lottò per ignorare ciò che l’aspettava nell’immediato futuro, concentrandosi invece sul suo compito. Pagò subito una grossa cifra al proprietario della locanda, non solo per l’alloggio, ma soprattutto per il silenzio. Con un incantesimo Layla camuffò per quanto possibile l’aspetto di Remi, modificando anche il suo abbigliamento per renderlo simile a quello di una strega ordinaria.

Utilizzando poi un incantesimo di levitazione, Layla riuscì a trasportare la ragazza incosciente all’interno della stanza che aveva affittato. La mora provò subito una sensazione di disgusto nel trovarsi in un ambiente tanto sporco e sudicio, a mala pena vivibile. Tuttavia per qualche giorno poteva andare come rifugio. Layla non si era mai impegnata più di tanto con le semplici magie di pulizia e di ordine, eppure in quella circostanza si impegnò per rendere la stanza più pulita, per renderla più confortevole possibile per Remi.

Poi iniziò la parte più delicata, una battaglia interna che mai Layla Connors si sarebbe mai immaginata di dover affrontare. La maledizione Cruciatus rischiava di far impazzire di dolore la ragazza babbana, c’era persino la possibilità che il corpo di quest’ultima non avrebbe potuto reggere a tutta quella sofferenza. Layla sapeva che per molte vittime della maledizione Cruciatus la morte era stata spesso una fonte di liberazione vera e propria. La giovane Serpeverde era pronta a lottare con tutte le sue forze per impedire che accadesse. Non lo avrebbe permesso anche a costo della sua vita.

Non appena Layla stese il corpo incosciente della ragazza sul letto, iniziò la durissima lotta contro gli effetti del suo stesso incantesimo. La Serpeverde non ebbe il tempo di occuparsi delle altre ferite ed escoriazioni, alcune di queste le fasciò velocemente con l’intenzione di curarsene più tardi. La priorità assoluta era occuparsi della maledizione di tortura, contrastarne gli effetti e cancellarli definitivamente. Solo lei poteva riuscirci dato che era stata lei stessa l’artefice della terribile e costante sofferenza di Remi. Layla rischiò più volte di scoppiare in lacrime nell’osservare con i propri occhi l’agonia della giovane babbana, sebbene fosse completamente priva di sensi.

Lei era ben consapevole che nessun guaritore sarebbe stato in grado di affrontare in modo efficace gli effetti della Maledizione Cruciatus. Solitamente il destino delle vittime di tale incantesimo si snodava in due drammatiche alternative: morire o impazzire per sempre. Layla era determinata a combattere contro questa realtà. Pochi erano a conoscenza del fatto che esisteva effettivamente una terza possibilità e Layla fortunatamente tra questi, sebbene l’avesse imparato per i motivi sbagliati. Durante gli incontri segreti tenuti nel corso del suo ultimo anno ad Hogwarts i Mangiamorte reclutatori avevano spiegato quanto fosse importante per un mago torturatore saper annullare all’occorrenza gli effetti dell’incantesimo sulla propria vittima. Il fine ultimo della Maledizione Cruciatus risiedeva quasi sempre sui segreti della persona che veniva torturata.

< < Distruggere anzitempo la salute mentale della vittima non è mai una buona scelta. A volte la troppa fretta potrebbe anche costare il successo di una missione e questo per un Mangiamorte sarebbe senza alcun dubbio un errore punibile con la morte > >.

Un insegnamento che Layla aveva accettato ad Hogwarts nella più totale ingenuità e arroganza, ma che ora bruciava terribilmente la sua anima.

Per prima cosa Layla si trovò costretta a legare saldamente la giovane babbana. Le immobilizzò mani e caviglie con delle corde magiche alle testate del letto, stando bene attenta a non bloccare la circolazione. Non c’era altra scelta, gli effetti della magia di guarigione sarebbero stati estremamente dolorosi. Prima di iniziare la mora sperò ardentemente che la mano sinistra fosse ferma quanto la destra e soprattutto pregò che lo stato d’incoscienza di Remi durasse ancora per diverso tempo. Il trattamento di guarigione ebbe inizio. Layla si impegnò anima e corpo sulla ragazza che doveva salvare ad ogni costo. Pur nell’incoscienza, il corpo di Remi venne scosso da terribili contrazioni, scandite da deboli lamenti che gradualmente in urla strazianti. Il viso stremato della giovane babbana in un attimo era rigato da lacrime di pura sofferenza.

Pur con la morte nel cuore, Layla Connors restò concentrata. Si impegnò strenuamente, come mai nella vita, facendo in modo che l’energia magica curativa circolasse velocemente nel corpo della bionda. Era una lotta durissima contro i danni causati dalla sua stessa magia, che richiedeva una massima e costante concentrazione. La giovane maga aveva mantenuto la maledizione Cruciatus per più di un minuto, un tempo non tale da essere fatale ma ugualmente pericoloso. Bisognava agire in fretta. Durante il primo giorno di trattamento la mora non si concesse alcuna tregua. Continuò a far fluire la propria magia curativa nel corpo di Remi, cercando di ignorare per quanto possibile i continui lamenti strazianti della giovane priva di sensi. Scossa dalla sofferenza, Remi Fontaine si divincolava nei suoi legami fino a quando il corpo stremato dalla fatica non smise di muoversi.

Layla non si accorse nemmeno del trascorrere costante delle ore. La sua attenzione era unicamente rivolta al dolore terribile che la sua bacchetta continuava ad estrarre dalla ragazza indifesa. Era come se la bacchetta riuscisse a riassorbire quella stessa sofferenza oscura da lei stessa prodotta. Non c’era da sorprendersi che nessun guaritore fosse a conoscenza di questa soluzione: ben poche vittime della Maledizione Cruciatus potevano affermare di aver resistito agli effetti, mantenendo anche la loro salute mentale. Al tramonto finalmente Layla ebbe la lucidità di interrompere il trattamento per qualche ora. Un impiego di magia così intenso e prolungato poteva diventare estremamente pericoloso per Remi, senza contare che anche per lei le energie iniziavano seriamente ad affievolirsi. La giovane strega riprese il trattamento alle prime luci del mattino successivo e per altri due giorni interi continuò strenuamente a curare una persona che nemmeno conosceva, ma per la quale era arrivata misteriosamente a provare uno strano e sempre più forte sentimento di ammirazione.

Al termine del terzo giorno Layla crollò stremata sulla poltroncina della camera. Dopo ore e ore di lotta contro la sua stessa magia era riuscita finalmente nel suo intento. Sfruttando le sue talentuose abilità magiche aveva neutralizzato completamente il suo stesso incantesimo di tortura. Sebbene fosse ancora priva di conoscenza, il volto di Remi sembrava molto più sereno e meno addolorato.

Layla si concesse alcune ore di riposo, prima della tanto attesa visita alla villa di famiglia.  Anche se riluttante a lasciare Remi da sola per alcune ore, per lei era arrivato il momento di trovare quella risposta che aveva sempre cercato. La visita dal padre durò soltanto un paio d’ore e quando la mora rientrò alla locanda si sentì appagata come non mai, come se per la prima volta fosse riuscita a prendere una vera decisione nella sua vita. Una decisione che apparteneva soltanto a lei e a quel punto non era più possibile tornare indietro. Rientrata in camera, provò un’ondata di sollievo nel constatare che Remi fosse ancora profondamente addormentata. Prima di lasciarla Layla si era premurata di medicare tutte le altre ferite, fasciandole accuratamente la fronte ferita e disinfettando tutti i tagli sparsi in tutto il corpo, alcuni dei quali notevolmente profondi.

Per maggiore sicurezza preferì continuare a tenerla saldamente legata. Presto si sarebbe svegliata e la giovane Serpeverde avrebbe dovuto almeno tentare di spiegare in quale situazione si trovavano entrambe. Con un gesto inconscio si passò una mano sul braccio ancora fratturato. Di certo Remi Fontaine non avrebbe accettato tanto volentieri la sua compagnia o il suo aiuto. Di certo dopo quanto era accaduto alcune notti prima la bionda aveva tutte le ragioni per odiarla.

Layla restò seduta accanto al letto per ore e ore a vegliare su Remi. Suo malgrado al semplice pensiero dell’odio che giustamente la bionda avrebbe potuto scatenarle contro, Layla sentì un doloroso buco allo stomaco. Eppure allo stesso tempo desiderava tantissimo rivedere quello sguardo fiero e gentile che le era capitato di vedere durante le lunghe ore di appostamento prima dell’agguato. Quegli occhi determinati di una persona pronta a sfidare persino un potere che non poteva nemmeno comprendere.

Senza rendersene conto arrivò la notte insieme ad un’ondata di freddo penetrante che invase la piccola camera. Esitante e con il cuore in gola Layla posò delicatamente un’altra coperta di lana sul corpo della giovane addormentata. Quest’ultima si mosse leggermente nel sonno. Layla si bloccò all’instante, per poi rilassarsi quando fu certa di non aver interrotto il sonno finalmente pacifico della babbana. Dopo qualche minuto, come spinta da un desiderio irrefrenabile, Layla allungò tremante una mano toccando con una piccola carezza il volto ferito della bionda. Continuò a vegliare su di lei fino a quando non fu sopraffatta dalla stanchezza. La Connors si addormentò senza rendersene conto, sporgendosi in avanti e poggiando la testa sul letto.

 
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Il sonno di Layla durò diverse ore nel corso della notte, prima di essere bruscamente interrotto da una serie movimenti frenetici e rabbiosi. La strega alzò di scatto il capo e con il cuore in gola si ritrovò di fronte proprio lo spettacolo che aveva tanto temuto: Remi Fontaine era sveglia e si stava contorcendo inutilmente contro i suoi legami. La babbana ringhiò rabbiosamente contro colei che considerava ancora la sua aguzzina, senza però saper nascondere del tutto la paura nei suoi occhi. Dopo un momento di evidente incertezza, Layla si mosse verso la ragazza cercando di calmarla.

< < Ti prego, calmati. Sei ancora ferita > > supplicò la mora, mentre allungava una mano per cercare di fermarla.

Remi urlò per il terrore, tirando invano i legami ai polsi ancora saldamente assicurati alle testate del letto. Sconvolta e colma di rimorsi Layla si ritrasse immediatamente spostandosi all’indietro come se fosse stata colpita da una potente scossa elettrica.

< < Maledetta, lasciami andare > > ringhiò Remi, con le lacrime agli occhi. < < Che cosa vuoi farmi ancora? Dove mi hai portata? > >.

Layla deglutì cercando di contrastare il profondo senso di oppressione che sentiva alla bocca dello stomaco. < < Non voglio farti del male, te lo giuro. Adesso, però, fermati te ne prego. Se continuerai a muoverti così ti farai solo del male. Ti ho curata, ma sei ancora debole e ferita > >.

Remi squadrò con occhi pieni di odio e diffidenza la giovane che aveva sconvolto in pochi minuti la sua vita. I ricordi quella nottata terribile avevano iniziato a tormentarla pochi secondi dopo il suo risveglio. Era stata proprio la giovane mora di fronte a lei, che ad occhio poteva avere al massimo due anni meno di lei, ad aggredirla senza un’apparente ragione e a torturarla facendole provare il più totale e sconcertante senso di impotenza. La giovane archeologa provò un brivido di terrore nel rammentare quanto fosse stata fredda e crudele quella strana ragazza dai poteri misteriosi durante l’attacco, eppure in quel momento se ne stava timorosa ed esitante lontana dal letto, come se fosse lei a dover avere paura della sua prigioniera.

< < Tu mi hai curata? > > sbottò la babbana, per nulla convinta.

< < So bene che hai tutte le ragioni per odiarmi e per non fidarti di me, però ti chiedo ugualmente di provarci. È troppo importante > > provò di nuovo Layla con voce tremante. < < Non posso cambiare il passato……disfare ciò che ho fatto a te e ai tuoi compagni, ma se possibile vorrei almeno tentare di rimediare > >.

Invece di tranquillizzarsi, Remi scoccò un’occhiata letteralmente terrorizzata alla mora di fronte a lei. Layla intuì immediatamente i pensieri della babbana.  < < Puoi stare tranquilla > > disse Layla, facendo del suo meglio per tranquillizzarla. < < I tuoi compagni staranno bene. Erano feriti, ma adesso sono in buone mani, te lo posso assicurare. Non sono in pericolo di vita > >.

< < Dove sono? > > chiese Remi con rabbia.

< < Si trovano in una casa di guarigione altamente efficiente. Per intenderci, si trovano in uno di quei posti che voi babbani chiamate ospedali. Fidati di me, verranno curati a dovere e soprattutto si prenderanno cura di loro > >.

< < Babbani? > > esclamò Remi, più confusa che mai. < < Che cosa significa? E chi si prenderà cura dei miei compagni? > >.

< < Capisco che hai così tante domande……….davvero lo capisco > > disse la strega, alzando le mani per calmarla. < < Ma ora non c’è tempo, non posso spiegarti tutto. Ti prometto che appena possibile lo farò. A questo punto posso soltanto chiederti lo sforzo di fidarti di me > >.

Remi restrinse gli occhi con fare sospettoso. < < Se quel che dici è vero per quale motivo mi hai portata in questo posto? Perché mi hai legata? > >.

< < Avevo le mie buone ragioni, credimi. Il trattamento di guarigione era…..ehm intenso. Dovevo proteggere il tuo corpo mentre cercavo di guarirti > > rispose Layla, con un sospiro di stanchezza.

< < Ascoltami ti supplico, ti chiami Remi, giusto? Io voglio solo aiutarti. Presto qualcuno ci cercherà, non possiamo più stare qui e così facendo sprecherai soltanto energie preziose > >.

< < Ho molte difficoltà a crederti > > sibilò Remi, tirando ancora i legami < < Ci avete attaccati brutalmente e senza alcuna ragione. Vi ho visti, vi ho ascoltati. Eravate soddisfatti…… divertiti per quello che ci stavate facendo. Ora, invece, mi chiedi di accettare il tuo aiuto > >.

< < Io…. mi disp…. > > balbettò Layla, piena di vergogna.

< < Perché ci avete fatto questo, maledetti? > > urlò all’improvviso Remi, senza potersi più trattenere.

Tremante, Layla Connors indietreggiò ancora una volta fino a quando non colpì la porta della camera con la schiena. Alla fine riuscì a trovare la forza di parlare. < < Non c’è alcuna giustificazione per ciò che vi abbiamo fatto, Remi. Vorrei chiederti perdono per il terrore e il dolore ho causato a te e ai tuoi compagni, ma devo ripeterlo ancora una volta: non c’è più molto tempo, molto presto ci daranno la caccia. Cercherò di spiegarti meglio nei prossimi giorni. Ora dobbiamo soltanto andarcene da qui e dobbiamo farlo questa notte al massimo > >.

< < Sei solo una pazza criminale > > continuò ad urlare la bionda, pericolosamente vicina ad un attacco isterico. < < Come pensi di convincermi a seguirti dopo quello che è accaduto, dopo quello che hai fatto. Io non mi fido di te e non andrò da nessuna parte con te > >.

Layla sospirò nella più totale frustrazione. Così non si andava da nessuna parte. Sebbene Remi avesse tutte le ragioni per non fidarsi di lei, non c’era davvero più tempo da perdere. Probabilmente Mangiamorte o semplici sgherri di suo padre erano già sulle loro tracce. A questo punto non le restava altro da fare che cambiare approccio. Doveva convincerla a fuggire con lei ad ogni costo. Lottando contro l’impulso quasi irrefrenabile di abbracciarla, la Serpeverde schiaffeggiò Remi con forza zittendola all’istante. Non avrebbe mai immaginato di dover arrivare a questo, ma per quanto ne sapeva, la caccia forse era già cominciata. La babbana sussultò terrorizzata e pur non mostrandolo sul suo volto glaciale Layla si odiò e si vergognò profondamente.

< < Perdonami, Remi > > pensò, disperata. < < Ma devo salvarti ad ogni costo > >.

< < Basta, maledizione > > ringhiò ad alta voce Layla, ignorando il groppo alla gola.

< < Ho cercato di convincerti con le buone, ma ho miseramente fallito. Adesso non mi resta altro da fare che costringerti anche con la forza a seguirmi. Ora ti restano solo due scelte: la prima è che tu venga con me senza discutere e senza fare troppe domande. Durante il viaggio farò del mio meglio per spiegarti la situazione. Mentre la seconda è che tu continui a ribellarti in questo modo e in tal caso mi ritroverò costretta a passare alle maniere forti costringendoti a seguirmi. Sai bene che ho il potere di farlo e lo farò se non mi rimane altra soluzione. È tutto chiaro? > >.

Anche se con il cuore a pezzi, Layla era riuscita finalmente a prendere il potere della situazione. Era assolutamente necessario farlo. Remi annuì leggermente.

< < Ti conviene riposare qualche ora. Probabilmente resteremo in viaggio per molti giorni, di conseguenza sarà meglio che tu sia al massimo delle forze > > disse la mora, sforzandosi di tenere la voce ferma. < < Forse con il tempo imparerai a fidarti di me > >.
< < Chi mi sta dando la caccia? > > chiese Remi, ritrovando parte del suo coraggio.

Improvvisamente il volto della strega di Serpeverde si fece più gentile, colmo di calore. Gettando all’aria ogni prudenza Layla si sporse in avanti carezzando leggermente il braccio della ragazza. Incredibilmente quest’ultima non si scostò. Remi chiuse gli occhi e sembrò quasi accettare quel piccolo gesto di affetto e conforto.
< < Non avere paura, Remi. Io ti proteggerò anche a costo della mia vita > >.

Accettare i suoi errori e poi finalmente rinascere. Fu questo il cammino che Layla scelse di percorrere a poche settimane dall’inizio della cruenta guerra che avrebbe scosso l’intero mondo magico.
 
 
FINE DEL CAPITOLO
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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