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Autore: Vallentyne    26/02/2024    11 recensioni
«Ma dimmi un po’.»
«Cosa.»
«Tu stai uscendo con qualcuna? Non ho più sentito parlare delle tue avventure, e adesso che ci penso questo è piuttosto strano. Che ti succede?»
Si ferma a un semaforo.
Si volta verso di lei.
«Questa è un’altra storia. Magari te la racconterò, ma non oggi.»
Era stato al fianco di Karl nei momenti bui così come in quelli gioiosi, la sua presenza era stata determinante nello sviluppo delle vicende raccontate ne La parte migliore. Non era però trapelato quasi nulla della sua vita privata, che sembrava voler custodire gelosamente.
È arrivato il momento di raccontarla. Questa è l’altra storia, quella di Genzo.
Note: Seguito di TRE. La ff viaggia parallela a La parte migliore, ma è la chiusura di quel percorso cominciato con la oneshot Quasi per caso. Utilizzo occasionale di linguaggio volgare.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Kojiro Hyuga/Mark
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Lonely hearts'
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Un’altra estate

 

 

Le parole di Genzo non lo abbandonano più.

Gli sembra di sentire la sua voce quando l’altro se ne è andato ormai da un pezzo, e lui, Kojiro, è rimasto seduto in quello spogliatoio a fissare il vuoto, le dita delle mani intrecciate, il respiro corto.

Non lo lasciano nemmeno mentre attende il treno per Osaka qualche ora dopo.

Percepisce la sua voce, è come se fosse ancora lì vicino a lui.

Si sente all’improvviso stanco, anzi sfinito, e si addormenta poco dopo la partenza dello Shinkansen per Tokyo.

E sogna.

Sogna la malinconia di un pomeriggio parigino, e poi il mare di Cap Ferrat con le sue acque turchesi, le viuzze acciottolate di Antibes di una sera di inizio estate. La piscina a sfioro di una villa con vista sulla costa.

Avverte un brivido, sorride mentre è ancora abbandonato al sonno.

 

 

Giugno

 

Torna a Monaco più leggero.

Ci sono voluti mesi ma alla fine è riuscito a dire tutto quello che pensa ad alta voce, e a farsi ascoltare. Non ha idea di quali saranno le reazioni di Kojiro, ma in quel momento è convinto di aver fatto la cosa giusta. È stato trasparente, e coraggioso, e qualunque cosa accadrà non vivrà con il rimpianto di essersi nascosto facendosi scudo con le menzogne.

Ha davanti a sé tre settimane di vacanza, e per la prima volta nella sua vita non ha pianificato niente, ma va bene così. Ha appuntamento con Karl e Katrin, poi l’amico partirà per una decina di giorni per la Sardegna. Pensa che deciderà all’ultimo, per una volta potrebbe fare una pazzia, presentarsi in aeroporto con la valigia e comprare un biglietto per una destinazione a caso.

Si ritrova a sogghignare, si ripete che va bene così, può permettersi di fare quello che gli pare. È libero, non porta zavorre sulle sue spalle.

È libero, ma soprattutto è solo.

 

Glielo ricordano bene le parole di Lena due giorni dopo, lei le pronuncia senza darci troppo peso mentre la sta riaccompagnando a casa dopo quel pranzo da Fausto. Gli chiede se stia uscendo con qualcuna perché non sente parlare da tempo delle sue avventure, e aggiunge che le sembra piuttosto strano.

Genzo in quel momento glissa, risponde che si tratta di un’altra storia, e che magari un giorno gliela racconterà.

Si domanda se ci potrebbe mai riuscire, non ne è sicuro.

Forse è semplicemente ancora troppo presto.

 

È ormai giugno inoltrato. Le giornate sono luminose, e promettono un’altra estate calda e soleggiata.

Gli Schneider si sono riappacificati e saranno lontani ancora per una settimana, Genzo decide che è arrivato anche per lui il momento di partire.

Quella sera prepara la valigia, ci mette dentro solo il minimo necessario. Comprerà sul posto ciò che gli serve.

Si siede sulla chaise longue in terrazzo, guarda il profilo della città che si scorge dal suo attico.

È quasi ora del tramonto, la luce è cambiata.

Si sente in pace con sé stesso, si sente quasi felice.

E poi qualcuno suona il citofono.

È perplesso, non aspetta nessuno.

Risponde.

Il portiere lo avvisa che c’è Kojiro Hyuga, che si è presentato come suo amico, e che vorrebbe salire.

Può farlo salire?

Non ci deve pensare neanche per un secondo.

«Sì. Lo faccia salire, grazie.»

Lo aspetta sulla porta.

 

Kojiro esce dall’ascensore, gli occhiali da sole appesi al collo della t-shirt e uno zaino sulla spalla.

Genzo inclina la testa, incuriosito e timoroso, l’espressione dell’altro non lo aiuta a decifrare le sue intenzioni.

Si fronteggiano lì all’ingresso, poi il padrone di casa si sposta e lo fa entrare.

Kojiro prende un bel respiro prima di parlare.

«Ho copiato la tua idea di presentarti senza preavviso e senza invito.»

Lo osserva in silenzio.

«Spero solo che non finirà allo stesso modo, perché io non ce l’ho la compostezza che hai dimostrato di avere tu.»

Genzo scuote appena la testa, l’altro continua.

«Quindi, eccomi qui.» deglutisce e si guarda attorno, nota la valigia in un angolo «Ma sei in partenza?»

«Già. Domani.»

«Ah.»

«Ma non ho prenotato niente. Domani vado in aeroporto e decido una volta lì. Ho voglia di improvvisare.»

Kojiro sospira annuendo e si umetta le labbra, nervoso.

«Ok. Però io adesso devo parlarti. Voglio dirti che non è andata esattamente come hai detto tu. Non sono mai stato disgustato. Turbato sì, all’inverosimile. Cazzo, non è facile, questa cosa mette addosso paura…»

«Senti, Hyuga, io…»

Ma Kojiro non ascolta, non vuole interrompersi perché teme di non riuscire più a dire tutto quello che vorrebbe dirgli.

«No, non ho finito. Non chiamarmi Hyuga, chiamami con il mio nome.» gli sorride «Miami ha sconvolto anche me, non ti credere.»

Sbatte le palpebre, poi torna a guardarlo negli occhi. Li punta dritti in quelli di Genzo.

«Mi ha sconvolto perché avevi già toccato qualcosa quando siamo stati a Parigi, tre anni fa, e in Costa Azzurra. Te lo ricordi, vero?»

Genzo annuisce.

«Ma allora mi ero girato dall’altra parte, erano pensieri che trovavo sbagliati. Perché io avevo una ragazza, tu mille, e mi avevi appena raccontato di Sanae, e tutto sembrava tranne questo...» prende fiato «Poi Miami. Non solo per la storia della festa, ma tutto il contorno. È… è stato bello stare insieme per tanti giorni. Bello in modo strano. Totale.»

Sospira.

«Genzo, io non lo so bene cosa sto per dirti, non mi sono preparato un discorso. Ma so che non voglio perderti. Mi terrorizza l’idea di perderti, e l’ho capito davvero dopo che mi hai parlato a Nishimoniya. Io vorrei averti sempre nella mia vita, quando sono insieme a te mi sento bene come non mi è mai successo. Mai. Con nessuna.»

Si stropiccia il viso con la mano, torna a fissarlo.

«Però io non lo so di cosa sarei capace. Non mi è mai successo niente di simile...»

«Nemmeno a me.» la voce di Genzo esce come un bisbiglio.

«Hai ragione tu. Hai avuto sempre ragione. Non sono gay, a questo punto sono certo di non essere nemmeno solo etero, ma non serve mettersi addosso una definizione, no?»

Fa un cenno di diniego con la testa.

«Ecco. Non serve. Ma ho capito, e sono sicuro di questa cosa, che vorrei starti vicino. Voglio starti vicino. E non come un amico. Voglio molto di più. Voglio tutto di te. E voglio darti tutto di me.»

Genzo lo guarda. Percepisce le emozioni di Kojiro come se fossero le sue. Quel disagio che lascia il posto al sollievo, quella punta di turbamento che diventa eccitazione. La gioia che se ne sta lì, pronta ad esplodere.

Annuisce lentamente.

«Sarà complicato…»

«Lo so.»

«Sarà complicato tra noi e lo sarà certamente fuori. Ci hai pensato?»

«Lo so. Sarà complicatissimo, sì. Ma in questo momento non mi importa. Lo terremo nascosto o magari un giorno lo diremo al mondo, ma lo affronteremo insieme, un pezzo per volta. Se siamo insieme ci possiamo riuscire.»

Tornano a guardarsi negli occhi.

Tutto ad un tratto il mondo sembra fermarsi.

Genzo alza la mano destra, fa per toccarlo ma poi non osa.

È tanto bello da sembrare irreale.

Kojiro afferra quella mano e se la porta sul petto.

Sente il cuore battere all’impazzata, sente il tepore del suo corpo.

Torna a fissarlo, il viso e poi la bocca, quel sorriso.

Vorrebbe baciarlo ma non sa come fare.

E allora è Kojiro a fare quel passo, gli si avvicina e posa le labbra sulle sue.

E glielo dice, lo sussurra nella sua bocca.

«Ci vengo anch’io con te in aeroporto domani.»

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Questa è la fine, voglio chiudere così quel percorso iniziato un po’ per caso con quella mini oneshot scritta quasi due anni fa. Li ho fatti incontrare in aeroporto, li lascio pronti a volare via, insieme.

Non è stato facile per me scrivere questa storia, ma è stato uno stimolo continuo e sono contenta di averla compiuta e condivisa. Spero, come in altre occasioni, di essere riuscita a strapparvi qualche emozione e di avervi fatto sorridere sul finale.

Genzo&Kojiro torneranno probabilmente con qualche comparsata in The cuddle collection, ma non ci saranno altri sviluppi nella loro storia all’interno di questo filone e questa serie.

Li saluto qui e li guardo andare via, e mando loro un bacio soffiandolo dal palmo della mano.

Ringrazio tutte voi che avete letto, recensito, e che mi avete scritto in mp. Ho cercato di cogliere ogni spunto e di riflettere su ciò che mi avete fatto notare e vi sono grata per la possibilità di un confronto.

Grazie, davvero.

   
 
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