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Autore: LorasWeasley    28/02/2024    1 recensioni
AU|Omegaverse [soukoku]
"-Prova a toccarlo e ti faccio a pezzi.
Dazai rise, non allontanandosi neanche di un millimetro dalla posizione che avevano in quel momento -Pensavo di aver capito che non ti interessasse di lui, che ti serviva solo per il suo potere.
-Questo prima di farlo nascere.
-E adesso?
-Adesso brucerei il mondo pur di salvarlo."
Genere: Fluff, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Chuuya Nakahara, Osamu Dazai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CODE 02: Lippman

 

Più Chuuya voleva evitare quel pezzo di merda di Dazai, più il destino sembrava andare contro di lui. Destino che stava evidentemente gestendo Mori visto che utilizzava ogni momento buono per mandarlo in missione con l’alpha sopracitato da quando la Port Mafia aveva stretto un’alleanza con l’agenzia dei detective.

In realtà le cose non erano tanto diverse rispetto a quando lavoravano insieme da adolescenti e, se Dazai non aveva mai capito in quei momenti che Chuuya fosse un omega, non c’era il rischio che lo capisse adesso. Perché una persona poteva essere anche la più intelligente del mondo, ma quando non sai di star cercando indizi o verità, ti possono sfuggire anche i dettagli più banali.

Così, quella mattina, mentre il rosso si stava dirigendo nell’ufficio di Mori dove era stato convocato, era sicuro che stava per essere mandato in un’altra missione con il pezzo di merda. Non sapeva ancora che, quello che avrebbe scoperto, sarebbe stato mille volte peggio.

Nell’ufficio del boss non era presente Elise che disegnava da qualche parte, ma c’era Kouyou accomodata su una delle poltrone con uno sguardo fin troppo serio. Tutto ciò mise in allerta Chuuya dopo aver fatto solo mezzo passo all’interno della stanza.

-Cosa è successo?- chiese urgentemente.

Mori gli indicò la poltrona libera facendogli segno di sedersi e, solo quando il dirigente lo fece, l’uomo parlò -Conosci il gruppo degli Angeli?

Chuuya corrugò la fronte pensandoci -Il gruppo terroristico? Pensavo che non fossimo interessati a loro e che loro non fossero interessati a noi.

-Esatto. Il governo che vogliono rovesciare e tutte quelle altre cazzate lì non sono di nostra competenza fino a quando non toccano Yokohama.

-Qual è il ma?- il dirigente rosso diventava sempre più sospettoso e irritato da quella conversazione.

-Lo sapevi che hanno sempre cercato di reclutare Dazai?

Chuuya rise -Quindi? Che andasse con loro, così magari proverà il brivido di farsi uccidere da tutti noi.

-Dazai ha rifiutato. Più volte in realtà. Loro avevano bisogno di Dazai per il suo potere e so da fonti attendibili che hanno scoperto dell’esistenza di Arthur.

Eccolo lì l’elefante in mezzo alla stanza. Mori non ebbe bisogno di spiegare altro per far capire il punto della situazione, Chuyya stesso non aveva bisogno di sentire altro, le informazioni principali erano tutte in quella frase: dei terroristi avevano scoperto del suo bambino e volevano il suo potere.

L’aria intorno a lui si fece rossa, sul pavimento si formarono delle crepe e la poltrona sulla quale era seduto iniziò a scricchiolare.

-Li ucciderò- ringhiò, non provando neanche a contenere la sua rabbia e il suo potere -gli farò pentire anche solo il fatto di aver pensato ad Arthur.

Né Kouyou né Mori si preoccuparono di quella reazione, sapendo benissimo che sarebbe successo, poi fu la donna a parlare per la prima volta -Pensavamo di attaccare invece di difenderci, coglierli di sorpresa mandando tutti i migliori della Port Mafia. Ovviamente sarai tu a capo della squadra.

Chuuya annuì velocemente mentre aggiungeva -Ma dobbiamo mettere in sicurezza Arthur, non voglio che resti qui senza la mia protezione se loro hanno scoperto dove si trova.

Mori sorrise -Riguardo a quello, ho già pensato a dove lasciarlo.

 

Chuuya stava sistemando la felpa che aveva fatto indossare al bambino insieme a dei jeans, abbigliamento casual che non era solito usare. 

-Oggi c'è stato un cambio di programma- lo stava istruendo -io e molti altri della Port Mafia abbiamo un lavoro da fare, quindi starai con delle persone nuove. Con loro dovrai comportarti come Lippman

La consapevolezza si espanse negli occhi scuri di Arthur mentre assorbiva le informazioni che quel nome in codice voleva dire. 

Annuì velocemente -Sarò bravissimo! 

 

-

 

Quando Fukuzawa lasciò il suo ufficio e si diresse dagli altri, erano ormai le dieci del mattino e tutti i suoi dipendenti erano arrivati a lavoro. 

-Oggi dobbiamo svolgere un lavoro importante, i nostri clienti sono la Port Mafia.

La sorpresa si diffuse nei loro volti, poi Yosano chiese -Di cosa potrebbe aver mai bisogno la Port Mafia da noi? 

-Hanno bisogno che gli teniamo un bambino. 

Dazai fece un lamento, meditando di tornarsene a casa -Non voglio che Q entri qui dentro. 

-Non è Q. 

E quando Arthur fece il suo ingresso, qualche minuto dopo, le reazioni furono tra le più diverse. Reazioni per lo più di confusione e di shock nel vedere in quel bambino il dirigente della Port Mafia rosso in versione davvero chibi, tranne quella di Ranpo. Questo infatti reagí scoppiando a ridere per aver capito in soli pochi secondi tutto quello che per molti anni i mafiosi avevano tenuto ben nascosto.

 

Il primo a occuparsi del bambino fu Kenji. Il biondo infatti sembrò abbastanza eccitato da quella svolta degli eventi e, portandolo alla sua scrivania, iniziò a chiacchierare con lui.

-E dimmi, anche a te piacciono i cappelli?

Fece quella domanda completamente a caso all’interno di un discorso, dando per scontato chi fosse il genitore del bambino senza aver bisogno di specificarlo.

Anche Arthur capì che la sua mamma era stata sottintesa all’interno della frase, ma dopo un primo sguardo sconvolto, riuscì a far finta di niente mentre alzava le spalle in risposta.

-Io ho sempre usato questo, in fattoria è molto utile- continuò il biondo mostrando il suo di paglia.

Arthur corrugò la fronte, poi chiese stranito -Cosa è una fattoria?

Kenji si animò a quella domanda e iniziò il suo lungo discorso di spiegazione.

 

Arthur si era annoiato a stare con Kenji dopo solo due minuti di spiegazione delle mansioni all’interno di una fattoria, così era scappato non appena il biondo era andato a prendere una mucca perché “lo capisci meglio se te lo faccio vedere”, ed era finito da Yosano, attirato dal suo profumo di alpha.  

-Quella funziona?- domandò Arthur curioso nel vedere la sua motosega.

-Non vuoi saperlo- rispose la donna.

-Invece sì- si indispettì il bambino -fammela provare.

-I tuoi genitori non sarebbero felici- fece presente lei senza però fare nulla per togliere l’arma dalla portata del bambino, molto divertita dalla situazione e curiosa su come potesse evolversi.

-La mamma mi fa toccare le armi- affermò il bambino.

-Ah sì?- Yosano si fece molto più curiosa -e papà?

Arthur si voltò verso di lei e le lanciò un’occhiataccia, poi incrociò le braccia sul petto e affermò -Mi fai le domande a trabocchetto.

-Non è vero- si difese mentendo.

-Sì invece, sei come la zia Kouyou.

La donna sorrise soddisfatta -Zia? Quindi non è lei tua mamma?

Arthur iniziò a sudare freddo, non gli piaceva più quella donna. Così fece l’unica cosa possibile: le fece un gestaccio con la mano mentre correva via da qualcun altro.

 

La sua vittima successiva fu Ranpo, anche se non durò a lungo e non andò troppo bene per il bambino. Arthur infatti non si era fatto problemi a decidere e agire per rubargli i dolci e gli snack di uno dei pochi beta dell’agenzia.

Peccato che non avesse messo in conto quanto Ranpo fosse territoriale con il suo cibo. L’aveva sottovalutato e questo era stato il suo più grande errore.

L’uomo era stato, infatti, molto veloce nell’afferrargli la mano prima che il piccolo demone rosso riuscisse a intascarsi i suoi dolciumi.

-Lasciami! Non sto facendo nulla di male!- iniziò a lamentarsi il bambino scalciando.

Ranpo lo tirò più vicino, lo fissò con i suoi occhi verdi e sussurrò a un soffio dal suo viso -Prova ad avvicinarti ancora al mio cibo e dirò a tutti che la tua mamma è Chuuya Nakahara.

Il bambino sbiancò, smise di agitarsi e nel panico provò a protestare -Non lo è, sei bugiardo.

Ranpo sorrise -No? Dici che è una bugia? Allora non importa se lo dico a tutti, vero?

Arthur lasciò cadere sulla scrivania tutto quello che aveva provato a rubare, poi corse via.

Ranpo gli urlò dietro -É un piacere fare affari con te!

 

A quel punto Arthur era solo infastidito e nervoso da quei brevi incontri che aveva avuto fino a quel momento e, quando la sua successiva vittima fu Atsushi, nessuno si stupì più di tanto che il bambino finì per farlo piangere.

Arthur iniziò dal colorare i rapporti che Atsushi aveva compilato la sera prima fino a fare tardi e che aveva lasciato sulla propria scrivania, continuando con il mettergli della colla sulla sedia che gli strappò i pantaloni di netto quando provò ad alzarsi, per concludere rubandogli il portafogli e spendere tutti i suoi soldi in merendine prese alla macchinetta che tenevano all’ingresso per i clienti.

E mentre un Atsushi piagnucoloso veniva consolato da Tanizaki e Naomi, Kyoka iniziò a chiacchierare con il bambino mentre insieme mangiavano i dolci appena comprati. Lei era la più adatta a parlare con lui poiché, in effetti, solo fino a qualche mese prima anche lei faceva parte della Port Mafia e si erano conosciuti e allenati spesso insieme.

-Ti alleni ancora con Paul?

Il bambino, con la bocca sporca di cioccolato, si illuminò in viso e annuì velocemente dicendo tutto fiero -Sì! Tutti i giorni! Vuoi vedere l’ultima mossa che mi ha insegnato?

La ragazza accettò, ma iniziare un allenamento nel bel mezzo dell’ufficio che portò Atsushi a prendersi un calcio in faccia mentre la sua scrivania veniva ribaltata e si rompeva un pezzo non fu una grande decisione.

 

Così, infine, fu Kunikida a prendersi la responsabilità del bambino decidendo (a ragion veduta) che era l’unico che poteva occuparsi di lui per l’intera giornata.

Ed era vero, se non fosse che i due non smisero di litigare neanche per un secondo.

-Perché non puoi disegnare cose grandi sul tuo quaderno?

-Perché è così che funziona il mio potere.

-E perché?

Arthur era andato avanti a chiedere “perché” per due ore di fila, non stancandosi un secondo di vedere Kunikida sempre più concentrato nel cercare frasi razionali e spiegazioni soddisfacenti che al bambino non interessavano minimamente, ma che lo stavano solo facendo divertire nel prenderlo in giro.

E quel suo modo di divertirsi prendendo in giro Kunikida, le molte espressioni che faceva, il modo in cui spalancava gli occhi scuri quando prendeva in giro qualcuno… non fu difficile per buona parte delle persone nell’agenzia rendersi conto che quel bambino fosse imparentato con Dazai Osamu.

 

-

 

A un occhio esterno Dazai stava ignorando tutto ciò che lo circondava, sdraiato sul divano con gli occhi chiusi e le cuffie sulle orecchie. Ovviamente non era così, l’alpha infatti stava solo aspettando che una certa persona tornasse per prendere il bambino che la Port Mafia aveva scaricato loro quella mattina.

Bambino che, quando aveva provato ad avvicinarsi a metà di quella giornata, aveva sentito il suo odore e gli aveva ringhiato contro come se lo avesse riconosciuto. Dazai non sapeva dove l’avesse sentito e del perché avesse reagito in quel modo, ma se la sua teoria era corretta forse c’era una persona sulla quale il bambino l’aveva potuto sentire prima di quel giorno.

Nonostante stesse canticchiando, in realtà dalle cuffie non stava ascoltando della musica, ma i rumori del bar di sotto dove aveva lasciato un microfono. Fu grazie a questo, infatti, che seppe prima di tutti gli altri che Chuuya era appena arrivato e stava salendo le scale per raggiungerli.

Dazai si mise in piedi con calma, sbadigliò e si stiracchiò, poi lasciò la stanza senza dare nell’occhio chiudendosi per bene la porta con il vetro opaco alle spalle.

E Chuuya era proprio lì che stava salendo l’ultimo gradino, i vestiti sporchi di fumo e polvere, il cappello storto in testa e il braccio destro che perdeva sangue da una ferita profonda poco sotto la spalla.

-Oh, il chibi è stato investito? É così basso che la gente non è riuscita a vederlo?

Chuuya ignorò sia il soprannome sia la presa in giro, non lo degnò neanche di uno sguardo mentre rispondeva infastidito -Non rompere Dazai di merda, sono qui solo per il bambino.

Dazai non riuscì a trattenersi dal dire -Il tuo bambino, vorrai dire.

Il rosso si bloccò sul posto, le spalle rigide mentre si trovava a un passo dal superarlo, Dazai sorrise in modo cattivo e continuò -Quale puttana hai messo incinta che ti ha poi convinto a prenderti cura di quel bambino?

Questo fece ridere il dirigente della Port Mafia che, per la prima volta in quello scambio di battute, alzò i suoi occhi azzurri su di lui. Sapeva di non doverlo fare, ma non riuscì a trattenersi dal rispondere a tono -Dovresti essere abbastanza intelligente da capire che la puttana sono io e che quel bambino è tuo.

La soddisfazione nel vedere Dazai spiazzato fu impagabile, soprattutto quando rispose sicuro -Non è vero. Non sei un omega.

Il rosso sorrise di più -Non puoi capire quanto mi rende felice essere riuscito a tenertelo nascosto per tutto questo tempo.

Osamu continuava a rimanere convinto della sua teoria -Me ne sarei accorto, il tuo calore…

-Essere stato una cavia da laboratorio ha cambiato qualcosa nel mio corpo. Il mio calore arriva a intervalli molto distanti tra di loro e irregolari. Anche la mia autolubrificazione è minima e l’ho sempre nascosta con l’effettivo lubrificante. Non c’era modo che tu te ne accorgessi, non se io non avessi voluto.

C’era una strana gioia febbricitante nei suoi occhi mentre faceva un passo avanti e alzava la testa per sfidarlo -Allora Dazai? Come ci si sente a scoprirlo solo adesso? Come ci si sente ad avere la consapevolezza che forse non sei così intelligente come credevi?

L’alpha reagì d’istinto quando lo afferrò per la gola e lo sbatté al muro alle loro spalle, la mano che stringeva il collarino che bloccava il suo profumo.

L’omega fece una smorfia di dolore per il braccio ferito, ma il suo sorriso divertito non scomparve mai mentre continuava a buttare benzina sul fuoco -Cosa c’è? Vuoi toglierlo? Vuoi sentire il mio dolce e buono profumo da omega?

Dazai non stava stringendo forte e, in ogni caso, sapevano entrambi che Chuuya avrebbe potuto farlo volare via anche con un braccio ferito, se non lo faceva era solo perché voleva davvero vedere come si sarebbe evoluta quella situazione.

Osamu ebbe uno spasmo alla mano, poi ringhiò basso -Avresti dovuto dirmelo.

Non sapeva se fosse rivolto al suo secondo genere o al bambino, ma l’omega si limitò a continuare a prenderlo in giro -Perché? Sarebbe cambiato qualcosa?

Era una domanda difficile quella, una domanda che non avrebbe dovuto fare poiché non era sicuro di voler sapere la risposta. 

Entrambi stavano respirando velocemente, gli occhi spalancati in attesa che fosse l’altro a fare la prima mossa. 

Fu Arthur a interrompere qualsiasi cosa stesse succedendo in quel corridoio.

Il bambino urlò -LASCIALO STARE!- mentre correva verso di loro e dava un forte calcio alla gamba di Dazai. Lo colpì nel punto preciso dietro il ginocchio che gli fece perdere l’equilibrio e sibilare per il dolore.

Una volta che i due adulti tornarono a una distanza di sicurezza, Arthur si mise davanti alla sua mamma come se volesse fargli da scudo e iniziò a ringhiare contro Dazai guardandolo come se volesse ucciderlo. 

-Come ci si sente ad avere quella stessa gelosia che ha preso da te rivolta contro?- rise divertito il rosso.

Osamu lo ignorò affermando più seriamente -Dobbiamo parlare.

Chuuya riprese a ignorarlo mentre si chinava e prendeva con il braccio sano il proprio bambino -No, devo occuparmi della protezione di mio figlio.

-Allora vengo con voi!- riprese con la sua voce squillante e tranquilla come se tutto quello che era successo fino a quel momento fosse stato dimenticato.

-Col cazzo.

-Chibi! Che parole insegni al nostro bambino?- Dazai sorride mellifluo ad Arthur, rivolgendosi poi direttamente a lui -Piccolo, ti piacerebbe che papino venisse a casa con voi?

Il volto del bambino passò dalla rabbia alla confusione, voltandosi poi a guardare la sua mamma in cerca di risposte silenziose, cercando di capire come reagire a quelle nuove informazioni e, soprattutto, al fatto che quell’alpha sapesse buona parte delle cose che dovevano nascondere a tutti.

Chuuya stava ribollendo di rabbia -Non mettere in mezzo mio figlio.

-Nostro.

Stavano iniziando a dare spettacolo, Chuuya se ne rese conto quando vide con la coda dell’occhio alcuni membri dell’agenzia affacciati dalla porta per capire che stava succedendo. Nel particolare Atsushi, Kenji e la risata di Ranpo non stavano facendo un grande lavoro nel passare inosservati.

Si voltò e tornò verso le scale, borbottando all’alpha un semplice -Fai quello che vuoi.

Perché sapeva fin troppo bene che se Dazai si metteva qualcosa in testa, era impossibile fargli cambiare idea e, sinceramente, aveva ben altri problemi da affrontare dopo la disfatta di quel pomeriggio.

  
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