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Autore: FragileGuerriera    28/02/2024    1 recensioni
Breve missing moments di due capitoli che si colloca prima dei fatti presentati nell'anime e prima degli aneddoti narrati nel capitolo extra "L'uovo di spine" contenuto nel volume 6 de "Il giocattolo dei bambini". La storia racconta come è avvenuta la nascita di Hayama, la conseguente morte della mamma, Koharu, e l'errata convinzione da parte della sorella che porterà entrambi a credere che lui sia un demonio e che riuscirà a portare l'intera famiglia allo sbando prima dell'intervento di Sana.
Genere: Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Altro personaggio, Altro Personaggio, Natsumi Hayama/Nelly
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Le radici del male



Erano le quattro del mattino quando Koharu si svegliò d'improvviso, al seguito di forti dolori alla pancia. Aveva già iniziato ad avvertirli prima, nel sonno, ma il suo cervello, perso nei propri meandri più fantasiosi aveva cercato di giustificarli presentandole scene in cui, ancora adolescente e teppista, ne dava di santa ragione al nemico, non sempre riuscendo a parare i colpi con cui egli cercava di risponderle. Solo alla contrazione più forte aprì gli occhi di colpo, ritrovandosi adulta nel letto della propria camera con il marito che le dormiva a fianco. Provò a rasserenarsi mentre lo guardava con affetto e tenerezza. Era un uomo molto bello: alto, snello, pieno di capelli scuri. Era un tipo che faceva il suo effetto, soprattutto quando era vestito in giacca e cravatta. Non era una persona con una grande parlantina, come invece lo era lei, però non era nemmeno uno troppo taciturno e questo lo aiutava a relazionarsi bene con le persone. La cosa che però amava di più di Fuyuki era il fatto di essere un uomo molto concreto. Nonostante da giovane avesse avuto diverse storielle con compagne di classe o ragazze del proprio gruppo di amici e nonostante il loro passato in comune di teppisti, una volta cresciuto aveva messo la testa a posto, si era dedicato agli studi economici ed era deciso a diventare un importante uomo d'affari per garantire un buon tenore di vita alla propria famiglia. Nonostante il suo obbiettivo lo portasse a trascorrere molto tempo in ufficio, trovava sempre tempo per potersi dedicare anche alla famiglia. Questo rendeva Fuyuki un uomo perfetto sul quale sapeva che avrebbe sempre potuto contare: anche quando presto sarebbe nato il secondo figlio, nonostante il suo lavoro, lei sapeva che non sarebbe mai rimasta da sola a crescere Natsumi e il suo fratellino. Fuyuki sarebbe sempre stato un padre presente per entrambi. Aveva dato prova di riuscire a destreggiarsi bene tra il lavoro e la famiglia già dalla nascita di Natsumi. Nonostante ciò, essendo un uomo pieno di energie, era stato felicissimo nell'apprendere che presto avrebbero allargato la loro famiglia con un secondo bambino e una delle prime cose che disse fu quella che le sarebbe stato vicino come... Un'altra forte fitta non le permise di portare a termine i suoi ragionamenti.

No, erano troppo forti e troppo frequenti. Anche se il bambino sarebbe dovuto nascere due settimane dopo, Koharu, inziò a temere che avesse fretta di venire al mondo. Si decise perciò a svegliare suo marito: -Fuyuki, caro...- scuotendo leggermente la sua spalla.

-Che c'è?- domandò lui con la voce di uno che era ancora totalmente perso nei suoi sogni.

-Penso che sto entrando in travaglio.

Quelle parole spazzarono ogni immagine onirica dell'uomo che si alzò di colpo. -Sei sicura??

-Ho delle fitte tremende alla pancia.

-Sei in anticipo.

-Immagino che Akito sia un tipo ribelle!

-Chi dice che sia per forza Akito? Magari è Akiko!

-Ho promesso un fratellino a Natsumi e mi sento che è maschio.

Lui sorrise, prima di alzarsi dal letto, andare dall'altra parte e aiutare la moglie ad alzarsi. Accese la luce: -Come ti senti, tesoro?

-Malissimo... Ma al tempo stesso emozionata!- rispose lei con una smorfia di dolore all'ulteriore contrazione, ma con la voce felice.

Fuyuki corse al telefono e compose il numero di sua madre. -Mamma, sono tuo figlio, Fuyuki. Presto, corri, temiamo che Koharu stia per partorire... Lo so che è in anticipo, ma non possiamo metterle un tappo per tre settimane... E' inutile che reagisci così alla mia risposta, cosa vuoi che ti dica?? Dai presto, ti aspetto!

Per fortuna sua madre viveva vicino a casa loro. Poichè era rimasta vedova da qualche anno e Fuyuki era l'unico figlio rimasto a vivere nella città di origine, la donna, alla morte prematura del marito, si era trasferita vicino a lui. In realtà lei non voleva perchè non aveva nemmeno ancora compiuto sessant'anni e si sentiva ancora in forze, qualche acciacco a parte. Era stato Fuyuki a insistere e a cercare appartamenti finchè non ne trovò uno che le piacque e la convinse. Averla vicino lo rendeva più tranquillo, se le fosse successo qualsiasi cosa lui avrebbe potuto raggiungerla in un attimo (cosa che invece non gli fu possibile quando morì il padre il quale ebbe la sola assistenza della moglie), ma anche per Koharu era meglio poter avere la suocera vicino. Lui purtroppo per il lavoro doveva stare via tutto il giorno, per cui se la moglie avesse avuto bisogno di un aiuto con la figlia avrebbe potuto contare sull'appoggio della suocera. I genitori di Koharu vivevano infatti lontano e, per quanto le volessero bene, non erano riusciti a creare un rapporto molto profondo con la figlia. Il lavoro universitario per loro veniva prima di qualsiasi cosa e questo fu uno dei motivi per i quali lei si trasferì nella città di Fuyuki senza farsi troppi problemi. Inoltre per fortuna la giovane riuscì a creare un buon rapporto con gli suoceri fin da subito.

Il tempo di questo breve viaggio nella memoria e l'uomo entrò nella camera della figlia. Cercò di mantenere la calma per svegliarla abbastanza in fretta, ma senza spaventarla.

-Natsumi, piccola mia...

La bambina si girò verso la parte da cui sentì provenire la voce e ancora con gli occhi chiusi disse mezza addormentata: -Papi...

-Piccola io e la mamma andiamo in ospedale perchè sta per nascere il tuo fratellino, ma tu continua a dormire, verrà la nonna a dormire a casa con te.

La bambina a quelle parole aprì gli occhi e disse con un largo sorriso: -Ariva il mio fatellino??

-Sì, piccola mia!- le disse Fuyuki con un dolce sorriso.

-Che belloooooo! Volio salutae la mamma!!- esclamò recuperando in un attimo tutta la sua vivacità.

-Va bene, ma fai piano quando le corri in braccio- terminò appena la frase quando sentì Koharu chiamarlo dalla loro camera. -Aspetta qui un attimo, la mamma ha bisogno di me. Papà ti viene a prendere subito.

La bimba, da sempre allegra e accondiscendente, annuì e si mise in attesa.

Fuyuki corse in camera preoccupato: -Koharu...-

Lei alzò lo sguardo da terra e lo guardò con aria spaventata. -Fuyuki...- mormorò.

Anche suo marito guardò in basso e vide che le si erano rotte le acque. Non era questo però a destare preoccupazione nei due genitori che avevano già alle spalle l'esperienza di un parto, ma il fatto che ci fosse sangue, molto più sangue del dovuto. Lui la guardò preoccupato, ma non volle dare voce alla sua inquietudine: doveva dare sostegno alla moglie, non trasmetterle altri pensieri negativi.

-Koharu, tesoro... - deglutì -Sei ufficialmente entrata in travaglio- accennò ad un sorriso tentando di non dare peso al sangue per terra. -Va tutto bene, non sempre si perde sangue nello stesso modo. Mia mamma arriverà fra cinque minuti, abbiamo tempo per finire di vestirci. Cioè, tu finisci di vestirti, io inizio a cambiarmi ora. Poi andiamo in sala e ti porto Natsumi. E' così felice che stia per nascere Aki, però le ho promesso che avrebbe potuto salutarti prima di partire.

-Ma qui...

-Non ti preoccupare, pulirà mia mamma.- rispose lui facendole alzando il pollice all'insù.

Pochi minuti dopo i due uscirono dalla camera e Fuyuki andò a prendere Natsumi. Da quando vide il sangue per terra il tempo iniziò a sembrare di scorrere troppo lentamente. Avrebbe voluto portare tempestivamente Koharu in ospedale, ma non potevano lasciare Natsumi a casa da sola. Perchè sua mamma tardava tanto ad arrivare?? Guardò l'orologio. Erano passati sette minuti dalla chiamata, ci sarebbero voluti ancora tre minuti, massimo cinque prima del benedetto arrivo di sua mamma. -Eccoti papà!! - Esclamò la piccola felice di vederlo e allungando le braccia verso lui per essere presa in braccio. Lui la prese e la portò dalla mamma. -Mamma, mamma, eccomi!!!- Le disse lei in braccio mentre si avvicinavano alla donna.

-Ciao, amore della mamma!- le disse lei con la voce provata mentre le fece una carezza sulla testa.

-Volevo salutati!!

-Sono qui, amore mio!

Koharu si avvicinò a lei e stringendo Fuyuki in un abbraccio appoggiò le labbra sulla testa della bambina. Quando si allontanò Fuyuki vide alcune lacrime sul suo volto.

-Pecchè piangi?- le chiese Natsumi senza capire.

-E' un pianto di gioia.

-Alloa devi idee.

-A volte, quando si è molto emozionati, si può piangere anche per la felicità, Natsumi.

-Ti volio tanto bene, mamma. E anche a te papà!!

-Grazie, anche io vi amo.- rispose la mamma, facendo una carezza sulla guancia di Fuyuki.

-Volio già molto bene anche ad Aki!!- i due genitori sorrisero. Molti bambini erano gelosi quando venivano a sapere che non sarebbero più stati figli unici, invece Natsumi si mostrò felice fin dal primo momento in cui venne a sapere che la mamma e il papà aspettavano un altro figlio.

-Guadda mamma!- esclamò poi, aprendo la sua mano sinistra chiusa a pugno. - Quetto è pe Aki!- esclamò rivelando un fiore colorato spiegazzato dalla presa troppo stretta della sua manina.

-Che carina, lo devo dare a lui?

-O a lei. Tu quando ci pali dici che è il tuo fioe e io ho coloato e itaiato quetto fioe dal libo da coloae!!*

Koharu pianse più copiosamente. -Grazie amore- disse poi tra le lacrime.

In quel momento il citofono suonò: -Finalmente!- esclamò Fuyuki allontanandosi.

Koharu guardò il fiore nella sua mano e pianse ancora una volta, prima di asciugarsi la lacrime nella manica del maglione. Non voleva farsi vedere in quello stato da sua suocera.

Raggiunta la porta Fuyuki fece scendere la bambina che salutò affettuosamente la nonna prima di correre di nuovo dalla mamma. L'uomo spiegò tutto velocemente alla madre che sentendo che Koharu aveva perso molto sangue si portò una mano alla bocca. Quando lui finì di parlare lei gli disse a bassa voce: -Potrebbe essere una cosa molto grave... Devi portarla immediatamente in ospedale.

L'uomo annuì e andò verso la moglie. -Dobbiamo andare...- le sussurrò mentre lei strinse gli occhi dal dolore.


Il tempo di arrivare in ospedale e i pantaloni di Koharu si erano macchiati di sangue. Le ostetriche che le andarono incontro capirono subito che qualcosa non andava, motivo per il quale chiamarono un medico.

Dopo alcuni accertamenti i due genitori furono informati che durante il travaglio si era rotto l'utero per cui si sarebbe dovuto procedere tempestivamente con il parto cesareo. Dopodichè Koharu fu portata in sala operatoria, Fuyuki l'accompagnò per un tratto lungo il corridoio che portava alle sale operatorie.

-Ti amo- gli disse lei.

-Ti amo anche io- rispose lui con gli occhi lucidi.

-Questo devi darlo ad Aki.- gli disse porgendogli il fiore che le aveva dato Natsumi.

-Facciamo che glielo dai tu?

-Tu lo vedrai per primo. Devi darglielo tu.

-Signore lei deve restare fuori- lo informò un infermiere mentre apriva una porta.

-Aspetti solo un momento!- li bloccò lui. Prese il fiore per Aki e, anche se non era mai stato un tipo da dichiarazioni e smancerie in pubblico, baciò la moglie.

-Signori dobbiamo andare!- li avvisarono impazienti gli infermieri dopo aver atteso qualche secondo. Lui guardò la barella nella quale era coricata sua moglie finchè le porte del corridoio si chiusero. A quel punto si lasciò cadere su una sedia lì vicino. Finalmente solo guardò il fiore che Natsumi aveva dato alla mamma e si lasciò ad un pianto silenzioso. Koharu da quando aveva visto Natsumi in braccio a lui avvertì un brutto presentimento, ma lui, nel tentativo di trasmetterle serenità non l'aveva capito. L'aveva capito solo due minuti prima, quando lei gli diede quel fiore. Le sue parole dicevano che lui avrebbe visto la loro creatura prima di lei, ma c'era un messaggio nascosto nel suo tono, nei suoi occhi e nel suo gesto. Era convinta che con una buona probabilità soltanto lui avrebbe visto Aki.

Anche se Koharu era sempre stata una persona ottimista che raramente si faceva prendere dallo sconforto, non voleva credere a quel messaggio nascosto che gli aveva affidato. Anche lei era umana e poteva essersi sbagliata. Sicuramente si era sbagliata e si era preoccupata, giustamente vista la sentenza del ginecologo, ma si era convinta di un'ipotesi sbagliata. Loro sarebbero tornati di nuovo a casa in tre, come la volta prima, per arricchire la loro famiglia.

Trattenne a stento un singhiozzo. -Devi farcela, Koharu. Che cosa faccio io senza te??- sussurrò preso dal terrore di una simile prospettiva. Lei era il suo mondo, da quando la vide per lui fu un colpo di fulmine e capì che se fosse riuscito a mettersi con lei avrebbe lasciato perdere la strada del teppismo, avrebbe seguito la retta via e le avrebbe garantito una vita sicura e piena di gioia.

In realtà, anche dopo essersi messi insieme per qualche anno continuarono a fare i teppisti entrambi, ma poi quando lei compì diciotto anni capirono che erano troppo grandi per continuare quella vita e che entrambi (soprattutto lui che aveva venticinque anni) avevano voglia di maturare e far crescere il loro rapporto. Per questo Fuyuki si era rimboccato le maniche, aveva iniziato a studiare sodo per laurearsi in tempi record, recuperando così gli anni persi e compiuti i trent'anni le chiese di sposarlo. I genitori di lui comprarono per loro una bella casa grande, adatta per poter ospitare loro due ed eventualmente altri tre figli (o due figli e una camera per gli ospiti). Dopo un anno lei rimase incinta, lui iniziò a guadagnare bene e per questo qualche anno dopo decisero di avere un altro figlio e ora... No, non ci voleva pensare minimamente. Koharu si era preoccupata per nulla, presto avrebbero potuto abbracciare insieme Aki e sarebbero tornati tutti e tre a casa da Natsumi.


Koharu, in sala operatoria, a metà dell'intervento, fu informata che il parto si stava rivelando particolarmente difficile. A venti minuti dall'inizio sentì le forze venirle sempre meno, dopo mezz'ora le voci dei medici e infermieri iniziarono ad arrivarle come da lontano e ovattate. I medici la informarono che si trovarono di fronte ad un'altra complicanza: il cordone ombelicale si era attorcigliato intorno al collo del bambino. Un medico le spiegò la situazione concludendo: -Signora, è una situazione molto grave. Se cerchiamo di far nascere il bambino sano e salvo ci metteremo molto più tempo del previsto, ma Lei rischia di perdere troppo sangue. Altrimenti dobbiamo cercare di tirarlo fuori il prima possibile, rischiando però di soffocarlo. Capisce quello che sto dicendo? Far nascere suo figlio potrebbe essere fatale per Lei o per lui...

La vista di Koharu era annebbiata e si dovette impegnare molto per capire le parole del dottore che le parlava in una lingua incomprensibile: le sembrava che il dottore le stesse suggerendo di salvarsi la vita estirpando quelle che per lui erano le radici del male. Forse era solo la sua mente annebbiata, ma qualunque fosse il significato delle parole del dottore non avrebbe mai permesso che qualcuno facesse di tutto per salvare lei a discapito della vita di suo figlio. Così raccolse tutte le sue forze e con la voce debole, dovuta alla mancanza di energie, disse: -Voi dovete far nascere mio figlio.- Nella sua voce non c'era alcuna incertezza.

Aveva iniziato ad amare quel bambino dal primo momento in cui scoprì di aspettarlo, l'aveva amato per nove mesi, accarezzandolo attraverso la sua pancia, cercando di fornirgli il cibo migliore mangiando anche cose che abitualmente avrebbe rifiutato perchè proprio non le piacevano; aveva scherzato con lui quando le tirava i calci da dentro, alternando l'appellativo di “piccolo fiore” a “cintura nera”; aveva già iniziato a leggere le favole a Natsumi e a lui. Non avrebbe mai e poi mai anteposto la propria vita a quella del suo bambino. Le sembrò fin senza senso che il medico le stesse facendo una simile domanda. Lui doveva vivere, a lei sarebbe bastato quello per sentirsi finalmente serena.

Un quarto d'ora dopo le voci e le immagini si fecero più confuse. Le sembrò però di capire un veloce scambio di battute fra un'infermiera e il dottore: -Dottore, il battito del cuore si sta facendo più debole.

-Mettetele l'ossigeno, siamo quasi alla fine!

Koharu sorrise debolmente. L'importante era che il suo Akito fosse salvo.

Chiuse gli occhi mentre un'infermiera le diceva di restare sveglia e le mise la mascherina per l'ossigeno sulla bocca. Una lacrima le segnò la guancia. Anche se sapeva che ormai per lei non c'era niente da fare, raccolse tutte le sue forze per restare lucida. Aveva un messaggio da consegnare al suo bambino prima di arrendersi al fato.

Akito sappi che la mamma ti vuole tanto bene. Questa è una lettera scritta non ad inchiostro, ma con il cuore. Ed io spero che tu la possa conservare per leggerla ogni volta che cadrai nello sconforto e sentirai la mancanza di una madre. La vita senza di lei potrà sembrarti difficile, Akito, ma sappi che io ci sarò sempre per te. Ti sarò sempre vicina, anche se tu forse non lo saprai. Tu non mi vedrai o sentirai, ma io sarò presente in ogni momento della tua vita. Io ti cullerò, ti terrò la mano quando farai i primi passi, ti porterò a scuola il primo giorno. Sono sempre con te e ti canterò la ninna nanna, esulterò il giorno del diploma e ti consiglierò ogni volta che me lo chiederai. Ho amato tanto te e tua sorella, che siete i miei polmoni. Senza di essi il cuore batte per che cosa? Il cuore può essere sostituito o aiutato, ma i polmoni no. Io non ho ragion d'esistere senza voi due. Vostro padre è il cuore, il motore della vita. Lui vive in voi, frutto della nostra unione."
Poco dopo la donna perse i sensi e si spense nel giro di qualche minuto nel suono del primo pianto del suo bambino. **

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-O a lei. Tu quando ci pali dici che è il tuo fioe e io ho coloato e itaiato quetto fioe dal libo da coloae!!  =  -O a lei. Tu quando ci parli dici che è il tuo fiore e io ho colorato e ritagliato questo fiore dal libro da colorare!!


** L'intera frase è stata ripresa da un'altra mia fanfiction ("Lacrime di pioggia"), non è uno spam, ma ho pensato fosse giusto precisarlo dal momento che l'ho ripresa pari pari dall'altro mio racconto (di ben undici anni fa!!).
  
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