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Autore: Dragon mother    28/02/2024    1 recensioni
Isabella è una ragazza semplice alla quale la vita ha tolto più cose di quante gliene abbia date. La sua più grande fortuna è avere Alice come amica anche se a volte è proprio una pazzerella..
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cullen, Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Buonasera ragazze e bentrovate.
Siamo giunte alla sera della cena, dopo una settimana in cui la nostra Bella è stata nuovamente sommersa da domande e dubbi.
Ripone fiducia in Edward ma è spaventata e impaurita da tutto ciò che lo circonda.. riuscirà a superare questo ennesimo scoglio o verrà sopraffatta mettendo a rischio ciò che sta nascendo tra loro?
Voi cosa pensate che accadrà?
Intanto vi lascio a questo capitolo che spero vi piaccia come vi sono piaciuti gli altri. Buona lettura e come sempre grazie.
 
 
 
 
Bella
 
 
Ho passato l’intera settimana a domandarmi se avessi fatto bene ad accettare l’invito di Edward.
 
So che lui ci tiene molto ad avermi al suo fianco ma io temo che accadrà qualcosa che lo metterà in imbarazzo.
Immagino già di combinare un pasticcio prendendo la posata da dessert al posto di quella da antipasto o di inciampare e cadere o peggio di rovesciare del vino addosso a qualche personaggio famoso.
 
Siamo due ragazzi, due coetanei ma io non appartengo alla sua cerchia di conoscenti, sono una semplice cameriera anche se lavoro in un locale piuttosto importante, il mio stipendio copre a malapena il costo di uno dei loro preziosi vestiti.
Non sono una ragazza di classe ma conosco le buone maniere e mi reputo una persona educata.
 
So tutte queste cose e sono i motivi per cui quella cena mi spaventa parecchio e anche se Edward sarà con me, temo comunque che possa andare male.
 
Ed è da una settimana intera che mi sto preparando a questo evento, in tutti i sensi, e ancora non mi sento né tranquilla né tanto meno pronta.
 
E temo che non lo sarò mai.
 
Dopo una lunga discussione su chi avrebbe pensato al vestito e a tutto l’occorrente per me, Edward mi ha convinta che ci avrebbe pensato lui.
 
Da una parte gliene sono grata, non sarei stata in grado di scegliere un abito adatto all’occasione non avendo mai partecipato ad un evento così importante.
 
E così siamo finalmente giunti alla fatidica sera.
 
Edward ha insistito perché mi preparassi a casa sua.
Ha messo a mia completa disposizione la stanza degli ospiti facendomi trovare abito, scarpe, pochette e tutto l’occorrente direttamente lì dentro.
 
Ha assoldato una truccatrice ed una parrucchiera che si sono occupate di me per oltre due ore, aiutandomi anche a vestirmi.
 
E tutta questa cura e attenzione ai dettagli mi fa essere ancora più ansiosa.
 
“Prego signora, può specchiarsi se lo desidera. Spero che il nostro lavoro sia di suo gradimento” invita una delle due quando alla fine il loro lavoro è terminato.
 
Entrambe le ragazze che si sono prese cura di me hanno all’incirca la mia età perciò sentirmi chiamare signora mi suona piuttosto strano.
 
Mi alzo abbozzando un sorriso un po’ impacciato, cercando di non inciampare e mi avvicino allo specchio appeso alla parete.
 
Ciò che ci vedo dentro è il riflesso di una ragazza che non sembro io anche se mi assomiglia molto.
 
Edward ha scelto per me un vestito nero, lungo fino alle caviglie.
Il corpetto è tempestato di pietre e brillantini color argento e ha delle spalline leggere, ad alette, quasi impalpabili; la scollatura è a cuore.
La schiena resta in buona parte scoperta e anche se non sono abituata, non mi sento così a disagio.
La gonna scende morbida fino ai piedi.
La stoffa è leggera e svolazzante e rende l’abito davvero elegante.
Pochette e sandalo gioiello completano il set.
 
I miei capelli sono raccolti in un morbido chignon con qualche ciuffo che cade ai lati del mio viso; il trucco è leggero, fatta eccezione per una sottile riga di eye liner e un rossetto rosa sulle labbra.
 
“Wow, che meraviglia” sono le uniche parole che riesco a pronunciare prima che un leggero bussare interrompa il flusso dei miei pensieri.
 
“Bella sei pronta? E’ quasi ora di andare” mi domanda restando fuori dalla porta.
“Sì, arrivo subito, solo un attimo” lancio un ultimo sguardo alla mia immagine riflessa nello specchio e non posso essere più soddisfatta di così.
 
Poi mi volto verso le ragazze
“Grazie davvero, avete fatto un lavoro impeccabile, è tutto bellissimo” mi sorridono e annuiscono soddisfatte, prima di aprire la porta per andarsene e lasciarmi da sola.
 
Sono emozionata, Edward non mi ha mai vista agghindata così e spero che anche a lui possa piacere tanto quanto piace a me.
 
Sto per uscire quando lui sbircia dalla porta trovandomi intenta a lisciarmi il vestito.
 
Faccio un passo in avanti per raggiungerlo e alzando lo sguardo me lo ritrovo intento a fissarmi.
“Stupenda” dice e sul suo viso si dipingono una serie di espressioni compiaciute per ciò che sta guardando.
 
Le mie guance si colorano di rosa quando lui entra nella stanza e mi si avvicina.
Le sue braccia mi cingono la vita e posa un bacio sulla mia fronte prima di sussurrarmi all’orecchio
“Adesso andiamo, altrimenti non arriveremo mai alla cena”
Le sue parole colpiscono in pieno i miei sensi facendomi deglutire e annuire nello stesso istante ma trovo comunque il coraggio per contraccambiare i complimenti dicendogli
“Anche tu stai molto bene vestito così” sussurro fissando i miei occhi nei suoi.
 
Indossa un classico smoking nero con papillon e camicia bianca e un paio di scarpe nere lucide.
 
 
Il luogo della cena è una stupenda villa d’epoca.
L’auto entra dal maestoso cancello e girando intorno alla fontana posta al centro del cortile, ci accompagna fino all’ingresso, dove una scalinata conduce alla villa.
 
Edward mi precede e poi mi porge la mano per aiutarmi a scendere.
Sto tremando e lui se ne accorge non appena stringe le mie dita tra le sue.
Cerca di tranquillizzarmi con parole dolci e mi stringe a sé mentre mi aiuta a salire quei pochi scalini.
 
Appena entrati, lui viene subito attorniato da alcuni uomini che si apprestano a salutarlo e a chiedergli come sta.
Sono gentili e cordiali, sembrano amici di vecchia data, forse hanno lavorato insieme su qualche set di qualche film.
 
Edward non lascia mai la mia mano e questo dettaglio non sfugge di certo ad uno di loro.
 
“Ehi Edward, non vuoi presentarci la tua accompagnatrice?” borbotta quest’ultimo indicandomi.
Io mi sento in imbarazzo ma Edward fiero ed orgoglioso, fa le presentazioni, aggiungendo che io sono off limits.
Un coro di risate si alza alla sua affermazione ed io non posso evitare di sollevare le labbra in un velato sorriso di compiacimento.
Anche lui sorride ed è ancora più bello.
 
Si passa una mano tra i capelli ed io vorrei tanto essere quella mano, vorrei potermi lasciare andare ad effusioni di questo tipo ma so che dovrò aspettare di essere a casa.
 
Prendiamo posto al nostro tavolo ed io ringrazio di essere in un ottima posizione.
Il posto alla mia destra risulta vuoto, di conseguenza posso rilassarmi.
 
La cena prende il via e iniziano a servire le portate, nel brusìo generale della sala.
 
Il regista, dal quale Edward è stato avvicinato poco prima, interrompe più volte le nostre conversazioni nel corso della serata, spiegando e illustrando la sua idea del film.
Gli ospiti sembrano gradire e non mancano di certo gli applausi.
Di tanto in tanto Edward mi stringe la mano e mi sorride, domandandomi se va tutto bene.
Sì, va tutto bene, se non fosse che non ho parlato con nessuno da quando sono qui e un po’ mi sento messa da parte.
So anche che forse è meglio così, fino ad ora è filato tutto liscio ed io sono già molto grata per questo.
 
Il cibo è tutto squisito, l’ambiente è estremamente curato e di buon gusto.
Ho approfittato per guardarmi intorno e godermi la bellezza degli arredi e degli affreschi alle pareti mentre Edward era intento in conversazioni a me estranee.
Ha conosciuto alcuni dei possibili attori del cast e sembra che tra loro ci sia già feeling.
 
Siamo quasi a fine cena ed io ho un impellente bisogno di fare pipì.
Ho bevuto tanto forse troppo ma non sono ubriaca, solo un po’ brilla.
Ho fatto molta attenzione a dosare il vino alternandolo all’acqua e bevendo solo dopo aver mangiato qualcosa.
 
Avvicino il viso a quello di Edward e gli sussurro
“Vado un attimo alla toilette, cose da donne” aggiungo rubandogli un sorriso.
“Non metterci troppo” borbotta, mi accarezza una mano prima di lasciare la sedia.
 
Faccio attenzione a non inciampare nel vestito e seguo le istruzioni per il bagno.
Non ho difficoltà a trovarlo e già quando entro nell’antibagno, tutto sprizza ricchezza e sfarzo da ogni parte.
Seguo la scritta ladies e mi infilo nel bagno delle donne.
Non so come farò a non fare un pasticcio con questo abito addosso ma era inevitabile.
 
Sento la porta aprirsi ed entrano due donne o forse tre, mentre mi sistemo il vestito controllando di non averlo sgualcito.
 
Iniziano a parlare commentando la cena.
Non presto molta attenzione a ciò che dicono finchè non sento pronunciare il nome di Edward.
Le mie orecchie si bloccano e mi metto in ascolto, curiosa di sapere cosa diranno.
 
Lo lodano come uomo e come attore, vantando le sue qualità e la sua bellezza.
Concordo in pieno con loro e se non fosse che sono qui nascosta ad origliare, salterei fuori e mi congratulerei con loro per i complimenti.
 
Ma non sono di certo pronta a ciò che sento appena dopo.
 
“Peccato che abbia avuto una caduta di stile” dice una delle donne.
 
Cosa intende?
 
“Oh sì, hai visto con chi si è presentato alla cena stasera?
Chissà dove ha trovato quella ragazza, si vede lontano un miglio che non è una di noi” dice un’altra donna.
 
Sta parlando.. di me!
 
Mi copro la bocca con una mano per non fare rumore.
 
“E’ una cameriera, lavora in quel ristorante.. non ricordo il nome ma lavora lì, me l’ha detto la mia amica Jennifer che l’ha vista” dice la terza con tono sprezzante.
 
Il mio cuore prende a battere forte nel mio petto ed io vorrei sprofondare.
 
Ciò che temevo è successo, non avremmo dovuto farci vedere insieme così presto, anzi non avrei proprio dovuto permettere a me stessa di trovarsi in una situazione del genere.
 
L’ho saputo dal primo momento di non essere alla sua altezza, di non essere abbastanza per lui e per il suo mondo e nonostante lui sia stato chiaro con me e stasera io sia stata perfetta e non abbia combinato guai, tutto questo non è servito a niente.
 
Poi, come colpo finale, la prima donna che ha parlato dice
“Speriamo per lui che non si sappia in giro che lei è una cameriera altrimenti la sua carriera ne risentirà” il disprezzo con cui sputa fuori quelle parole mi fa scappare un singulto che cerco subito di soffocare per non farmi sentire.
 
Poco dopo le tre signore escono dal bagno ed io posso finalmente lasciarmi andare ad un pianto liberatorio.
 
I singhiozzi quasi mi tolgono il fiato, appoggio una mano alla parete mentre porto l’altra alla gola.
La schiena scivola contro il marmo delle mattonelle e incurante del freddo contro la mia pelle scoperta, mi ritrovo seduta sul pavimento.
 
Non sono abbastanza per lui.
 
Sei solo una cameriera.
 
Non potrà mai funzionare tra voi.
 
Siete troppo diversi.
 
Non sarete mai felici.
 
E’ stata solo un’avventura.
 
Ai singhiozzi si uniscono le lacrime mentre parole e pensieri vorticano nella mia mente mandandomi ancora più in confusione.
Sono stata una stupida ed ora sono in questa situazione.
Ciò che hanno detto, ogni singola parola mi ha fatto male, colpendomi al cuore ma ciò che più mi ha ferito, che mi ha fatto male, è stato sentirmi chiamare cameriera come se il lavoro di cameriera fosse un lavoro da poco di buono.
L’intensità con cui ha pronunciato quella parola mi ha fatta sentire paragonata ad una sgualdrina.
 
Nessuno può permettersi di giudicare una persona prima di averla conosciuta e di averla anche vissuta.
 
Non so da quanto tempo sono qui dentro ma so che non vorrei più uscire ed evitare così di vedere qualcuno.
Mi passo una mano sulle guance asciugandomi le lacrime, consapevole che ormai il mio trucco è un pasticcio unico.
 
All’improvviso la porta del bagno si apre con un boato.
Mi raddrizzo cercando di non fare rumore, impaurita che qualcun altro possa dire cose spregevoli su di me.
Passi lenti ma decisi si dirigono verso il mio bagno, li sento fermarsi fuori dalla porta.
 
Poi una voce dolce ma allo stesso tempo dura mi fa sobbalzare.
“Bella, lo so che sei lì dentro, aprimi la porta, per favore” è Edward ma io non voglio uscire.
 
Il suo tono di voce sembra infastidito e anche arrabbiato.
Ce l’ha con me perché l’ho fatto sfigurare e ha ragione.
Ma io non voglio uscire.
“No, non voglio uscire, lasciami qui da sola, Edward” cerco di sembrare decisa, nessuna inflessione nella voce ma mi riesce piuttosto male.
“Bella, apri questa dannata porta o giuro che la butto giù!” borbotta nervoso.
Batte un pugno sulla porta ed io sobbalzo per lo spavento.
Non ha mai alzato la voce così con me a parte quella volta dello schiaffo alla masseria, così finalmente mi decido ad uscire.
 
Mi alzo sui tacchi, mi sistemo il vestito e piano giro la chiave per aprire la porta.
Non sono pronta a ciò che mi trovo di fronte e credo neanche lui:
Edward ha il viso sconvolto dalla rabbia, io ho il viso che sembra quello di un panda.
“Adesso vieni con me e risolviamo questa situazione del cazzo” mi prende per mano e mi trascina fuori dal bagno.
Non me lo faccio ripetere due volte, qualunque cosa lui voglia fare mi convinco ad assecondarlo senza ma e senza se e lo seguo, intimorita e forse anche rapita da questo suo improvviso gesto.
   
 
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