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Autore: Spreeng    05/03/2024    1 recensioni
Ambientazione moderna (AU - era moderna) ed ispirata al film QUASI AMICI.
Sesshomaru viene inserito in un programma di recupero, e viene seguito da una giovane donna dal cuore d'oro...come andrà a finire?
Genere: Generale, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Miroku, Rin, Sesshoumaru | Coppie: Rin/Sesshoumaru
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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"Buongiorno, Sesshomaru! Sei pronto per la giornata che ti aspetta?" fu l'accoglienza che Rin gli riservò quando lo vide varcare la porta dell'ufficio.
Senza emettere un fiato, il suo interlocutore prese posto a sedere e si avvicinò alla scrivania.
Era rimasto turbato, quando il ricordo del pugno di suo padre era riaffiorato, e aveva deciso di abbondare un po' con l'alcol, ma nulla di cui preoccuparsi, giusto il necessario per assicurarsi un sonno senza sogni.
"Ehi, tutto a posto?" domandò curiosa la sponsor, notando che la risposta del demone cane tardava ad arrivare.
Sesshomaru incrociò il suo sguardo per un momento, confuso...poi capì.
"Ah, sì, sì, sto bene" cominciò, prima di essere colto da una forte voglia di sbadigliare; pur essendosi coperto la bocca con la mano, il giovane capì che avrebbe fatto meglio a mettersi del collutorio, perché lo sguardo di Rin lanciava coltelli.
"Hai bevuto?" domandò la donna minuta.
Analizzando la situazione, Sesshomaru decise di approfittarne per scherzare un po'.
"L'acqua era finita, e..." ridacchiò.
"Sesshomaru, non c'è niente da ridere, lo capisci? Una dipendenza è sempre grave, non può essere ignorata."
"Il problema di voler sempre ficcare il naso nella vita degli altri, Rin" ribatté Sesshomaru "è che si rischia spesso di risultare superficiali a causa di valutazioni affrettate: io non sono un alcolista, semplicemente mi piace l'alcol, ma posso smettere anche oggi stesso."
La sua interlocutrice alzò gli occhi al cielo, e decise che non avrebbe insistito ulteriormente...almeno, non direttamente.
"Se adesso ho la tua attenzione, volevo chiederti: hai mai avuto un animale domestico?" domandò.
"Contando Inuyasha, solo lui."
"Lo sai che questo umorismo spiccio non ti salverà dalle mie domande, vero?"
"Ma ti ho risposto, quindi evita di farmi la predica." rispose lui.
La ragazza dovette riconoscere che il suo interlocutore avesse effettivamente ragione.
"D'accordo, allora: hai mai visto A STREET CAT NAMED BOB, Maru-chan?" chiese.
"Ho vaghi ricordi, di cosa tratta?"
Perfetto! Potendo contare su questo fatto, lei avrebbe potuto volgere la situazione a proprio favore, omettendo alcuni dettagli che avrebbero messo in guardia Sesshomaru: Rin sapeva che non fosse molto leale, approfittarne per portare avanti la propria posizione, ma non intendeva arrendersi, nei confronti della dipendenza di Sesshomaru...insomma, qualcuno avrebbe dovuto pur affrontare l'elefante nella stanza, prima o poi.
"Una sera, un giovane uomo, artista di strada, riceve una visita inattesa: un gatto rosso, senza alcuna medaglietta o indicazioni di qualche padrone; all'inizio gli dà da bere e qualcosa da mangiare, pensando che poi se ne sarebbe andato, ma questo gatto ormai ha deciso che gli rimarrà sempre accanto, qualunque cosa accada. Allora il ragazzo inizia a portarselo dietro al 'lavoro', e la gente inizia a prestargli più attenzione del solito, portando un po' più di allegria nella sua vita."
Dall'altro lato della scrivania, il demone cane la guardò con un'espressione ben poco convinta, e Rin temette di aver fatto un passo falso.
Infine, parlò.
"Sei davvero convinta" iniziò "che mi sentirei meglio se avessi un gatto? O un canarino, o un acquario con dei pesci?"
"Beh, vale la pena tentare, dico bene?" rispose la giovane, sollevata per non essere stata scoperta.
"La tua ingenuità sarebbe quasi tenera, se non mi desse sui nervi."
Rin si ritrovò a trattenere una risatina.
"Mancano ancora 58 giorni, oltre ad oggi: abbiamo ancora un lungo viaggio davanti, Maru-chan."
Uno sbuffo si levò dell'interlocutore.
"Bastano 58 minuti, per morire" bofonchiò.
"Come hai detto?" chiese la donna.
"Niente, lascia perdere."
"Bene, allora: preparati, perché stiamo per uscire."
Quando fu arrivata alla porta, vedendo che il demone era rimasto seduto al suo posto, capì di doversi spiegare.
"Che aspetti? Ci stanno già aspettando, forza!"

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"Inuyasha, ho finito il libro, saresti così gentile da riporlo insieme agli altri di Lorenz, per favore?"
Un rumore di passi proveniente dal salotto si intensificò, e cinque secondi dopo Inuyasha si trovava al fianco di Miroku.
"Dov'è il cucchiaio?" chiese.
Il suo datore di lavoro, a causa dell'incidente che lo aveva lasciato paralizzato, non riusciva a muovere nemmeno le braccia, e quindi anche leggere un libro richiedeva una certa dose di immaginazione: la soluzione era giunta con un leggio montabile sulla sedia a rotelle ed un cucchiaio di legno, unico utensile che non gli infastidisse la bocca sul lungo periodo; ovviamente, però, questo implicava che dovesse riporre la posata, per poter parlare...o sputarla.
"Vicino al vaso di ortensie, penso di aver battuto il mio ultimo record, eheh."
Inuyasha si diresse verso il ripiano con i fiori, e dopo averlo raccolto si voltò verso Miroku, valutando la distanza.
"Mh" rimuginò, prima di giungere ad una conclusione "Non c'è che dire: è un record!"
Il tono trionfale del badante strappò una risata all'anfitrione.
Tuttavia, affari più importanti necessitavano della sua attenzione.
"Mushin ti ha avvisato?" domandò.
"Per la visita di oggi pomeriggio, alle 14:30?"
"Esatto, Kagura vuole tenermi aggiornato e discutere sull'andamento di Sesshomaru."
"Sarebbe un problema, se durante i colloqui vi lasciassi soli?" azzardò Inuyasha.
"Penso che potresti esserle d'aiuto su alcuni punti, in realtà; in fondo, l'ultima volta non avete discusso più di tanto."
"Quindi non posso proprio rifiutare?"
"Se la cosa ti causa un tale malessere da non poter sostenere la conversazione..." cominciò Miroku.
"È che non ritengo di poterle essere inutile; questo, e soprattutto perchè ho già fatto tutto il mio possibile, per venirgli incontro, ma è stato inutile."
Con uno sguardo, l'anfitrione gli fece capire che comprendeva il sentimento.
"Posso chiedertelo come favore?" domandò.
"Me ne andrò quando ne avrò avuto abbastanza, ok?"
"Ok."

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"Ecco, questo mascalzone si chiama Roku: è arrivato qui con la mandibola ridotta uno schifo per via delle bastonate ricevute da un vigliacco."
Il gattone nero in braccio alla sua interlocutrice lo stava squadrando, torvo, con aria di sfida.
Sesshomaru ricambiò lo sguardo, sentendo che se non lo avesse fatto sarebbe stato peggio: la presa d'iniziativa di Rin, questa visita all'oasi felina, lo aveva colto alla sprovvista...e si sarebbe dovuto sfogare su qualcuno, presto o tardi.
Il felino iniziò a ringhiare, spingendo la volontaria ad ammansirlo.
Rin fece lo stesso con il proprio paziente.
"Tranquillo, Sesshomaru, è solo un micio: ti assicuro che ti piacerà." lo rassicurò.
In tutta risposta, il demone cane le rivolse un'occhiataccia, che sortì come unico effetto di strappare una risata alla sua sponsor; inutile che insistesse, tanto il risultato non sarebbe cambiato.
"Dunque, ehm...Rin mi aveva avvisata che sarebbe venuta in compagnia." cominciò la donna, intenta a poggiare il gatto per terra, lasciandolo libero di scorrazzare per il prato.
"Piacere, io sono Rumiko" si presentò.
"Capito, cosa serve che faccia?" fu la breve risposta di Sesshomaru, giusto per levarsi di torno i convenevoli.
"Beh, mi daresti davvero una mano se tenessi d'occhio Roku, visto che ha la tendenza a bisticciare con gli altri gatti; quando ci è stato portato abbiamo notato che aveva un testicolo solo, ed è saltato fuori che l'altro è ritenuto, ma per la sterilizzazione..."
Prima di venire rintronato dal fiume di parole che si prospettava, il demone approfittò di una piccola pausa della volontaria per zittirla.
"Roku, come il gatto che hai appena poggiato per terra e che si è subito dileguato?" le chiese in modo alquanto ironico.
Lo sguardo confuso che ricevette si contorse in una smorfia, dopo che Rumiko ebbe realizzato la situazione.
"Oh, scusami, hai ragione: davvero, oggi non so dove ho la testa, devi perdonarmi."
"Non preoccuparti, Ru, capita a tutti di essere un po' distratti, di tanto in tanto" la rassicurò Rin "Sono sicura che Sesshomaru sarà in grado di ritrovare Roku; in fondo, da demone cane, per lui sarà facile..."
Dunque, si voltò verso il galeotto.
"Giusto, Maru-chan?"

Non era ancora passato un quarto d'ora e già era tentato all'idea di andarsene.
'Cosa pensi di ottenere, giocandoti la libertà vigilata? Toga non ha intenzione di pagarti un'altra cauzione.'
"Sta' zitto!" sibilò Sesshomaru, mentre cercava l'uscita.
'Io sono una parte di te, ti basta volere il mio silenzio, per ottenerlo.'
Che fastidio, non bastavano le voci seccanti di quelle due, adesso ci si metteva pure il suo subconscio?
Per fortuna quella voce fastidiosa fu sovrastata dallo schiamazzo di alcuni gatti, tra cui ne spiccava uno grosso e nero.
Di getto, si diresse verso la baruffa pelosa per allontanare Roku dagli altri, e quando lo afferrò si sentì piantare prima una e poi un'altra zampata nell'avambraccio.
Non che gli avesse fatto male, ma era pur sempre fastidioso sentirsi graffiare, motivo per cui Sesshomaru ringhiò in direzione del felino, facendolo ammutolire.

Il gatto, però, non era spaventato: quell'omone aveva qualcosa che lo incuriosiva.
Ritrasse gli artigli e smise di agitarsi, mentre veniva lentamente poggiato a terra.
"Ci siamo capiti?" sentì dire a Sesshomaru, prima che si dirigesse verso le due donne.
C'era sotto qualcosa, e Roku voleva scoprirla...ma prima sarebbe stato meglio mangiare: l'ora della pappa si stava avvicinando.

"Tutto bene, Sesshomaru?" si precipitò Rin.
"È solo un gatto, non penserai davvero che possa farmi del male?"
Subito furono raggiunti da Rumiko, tutta agitata.
"Accidenti, mi dispiace davvero Sesshomaru, sono costernata."
"Beh, ne avrei fatto anche a meno." rispose lui.
"Sesshomaru, si sta scusando, non essere così duro con lei." lo riprese Rin.
"E allora? Vi ho già detto che non è niente di grave." ribatté seccato, prima di rivolgere lo sguardo alla volontaria "Perciò, se siamo d'accordo, adesso comincerò a tenere d'occhio il gatto."
E come ebbe finito di parlare, si congedò, diretto da Roku.

 

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"Come stai, Miroku? Vedo che il tuo badante abbassa l'età media dei suoi predecessori."
Kagura era la sua migliore amica, e a Miroku piaceva pensare che il sentimento fosse reciproco.
"Ahahah, che posso dire, mi ero stancato di avere attorno una mummia più mummia di me!"
I due amici risero, scordandosi per un attimo delle altre due persone nello studio.

"Piacere, io mi chiamo Inuyasha Taisho, e sono..."
"Il badante del signor Kanagawa, immagino."
"Già" confermò il mezzo-demone mentre si dava una grattatina alle orecchie "Che dire? Non il massimo, come presentazione, non trovi?"
"Beh, dai, ho sentito di peggio" ammise la sua interlocutrice "Io sono Sango Yamaguchi, e ho avuto il, diciamo, 'piacere' di conoscere tuo fratello."
"Ah, tranquilla: so per esperienza quanto possa essere uno stronzo, quando ci si mette."

"Inuyasha, verresti a darmi una mano, per favore?" chiamò l'anfitrione "Io e Kagura pensavamo di spostare la conversazione nel salotto."
"Arrivo, Miroku!"
"Sango, unisciti anche tu." fu l'invito di Kagura.
"Oh, giusto, non ho ancora avuto modo di presentarmi." le fece eco il tetraplegico "Sa, signorina, mi fa sempre piacere quando si presenta una nuova faccia. Miroku Kanagawa, è un piacere."
L'agente si avvicinò e ricambiò il saluto, benché con un pizzico di freddezza, che lui notò.

Giunti a destinazione, il padrone di casa si schiarì la voce.
"Ok, Kagura: suppongo che ora possiamo passare all'argomento clou, non pensi?"
"Concordo: mi hai affidato una bella gatta da pelare, spero che tu ne sia consapevole."
"Correggimi se sbaglio: io avevo la possibilità di compiere una buona azione, tu avevi bisogno di candidati per il tuo progetto...ed eccoci qui: questa io la chiamo collaborazione."
"Fai poco lo spiritoso, ok?" si intromise Sango "Quella carogna per poco non ammazzava Rin, questo lo capisci?"
"Sango, calmati..." provò a placarla Kagura.
"Nemmeno per sogno: deve sapere che anche le sue azioni hanno delle conseguenze."
"Lo so benissimo, signorina..." iniziò Miroku.
"Agente, per lei!" lo corresse con forza la poliziotta, mostrando un vigore che Inuyasha non potè che ammirare.
"Agente Yamaguchi, mi scuso; quello che sto cercando di dire è che sono stato messo al corrente di quanto capitato alla signorina Noto, come anche del fatto che abbia deciso di continuare a seguire Sesshomaru Taisho, nonostante tutto.
"Però non sono sordo davanti alle vostre preoccupazioni, motivo per cui oggi Inuyasha ha accettato di discutere con la signorina Kazehaya per offrirle un quadro quanto più ampio possibile sul fratello."
Volse lo sguardo verso il mezzo-demone.
"Dico bene, Inu?"
"Fratellastro." fu la risposta "ma sì: per il resto hai ragione." Dopo una breve pausa, il badante riprese a parlare.
"Però, posso chiederti un favore, Miroku?"
"Di' pure."
"Vorrei che questa conversazione rimanesse tra me e la signorina Kazehaya, con permesso."
Cercando di non farsi notare dalla poliziotta, rivolse un occhiolino al suo datore di lavoro.
Anche Kagura lo notò, e dovette sforzarsi per contenere un ghigno divertito.
"Beh, allora sarà meglio che mi porti fuori dalla stanza, prima." lo invitò Miroku.
"Sango, non ti dispiacerebbe occupartene tu, per favore?." domandò Kagura "Dopotutto, dovresti uscire anche tu."
Per una frazione di secondo, l'agente sgranò gli occhi davanti a quel piccolo tradimento, ma si ricompose per non attirare troppo l'attenzione, ed assentì.
"D'accordo, lo farò."

Una volta rimasti soli, Inuyasha e Kagura incrociarono gli sguardi ed Iniziarono a discutere.
"Lo so, che non è il suo argomento preferito, si era capito già la prima volta che lo abbiamo affrontato; per questa ragione, Taisho..."
"Inuyasha va bene, non serve tanta formalità." la rassicurò il secondogenito di Toga.
"Va bene, Inuyasha...quello che stavo dicendo è che ho intenzione di lasciare che sia tu a parlare: voglio che tu sia libero di dire quello che ti senti."
Il mezzo-demone diede cenno di aver capito, e si lasciò andare ad una pausa di riflessione.
Una volta raccolte le idee, si schiarì la voce ed iniziò.

Fuori dal salotto, Sango aveva trovato una sedia e si era accomodata, cercando di rimanere a distanza da Miroku, ma non abbastanza da renderlo evidente.
Rimasero in silenzio per qualche minuto, quando l'anfitrione decise di parlare.
"Quindi il suo nome è Sango, giusto agente Yamaguchi?"
La sua interlocutrice bofonchiò quello che doveva essere un sì; dopodiché sbuffò, e la quiete tornò a regnare.
"Se non sono indiscreto, da quanti anni è che lavora per il dipartimento di polizia? Sa, ho sempre ammirato il suo lavoro, ma so bene che le serie TV non siano sempre del tutto affidabili, perciò..."
"Guarda che non siamo tenuti a parlare, se non lo vogliamo."
"Questo è vero, Sango" disse lui "ma ammetterai anche tu che qui qualcuno sia partito con il piede sbagliato, e vorrei ovviare a questo piccolo inconveniente, dovessi permettermelo."

La poliziotta incrociò lo sguardo dell'uomo in sedia a rotelle, e la sua faccia si addolcì...

"Quindi stai dicendo che riconosci di aver sbagliato a porti, prima?"
Miroku la osservò, confuso, ma realizzò in fretta.
"In realtà stavo parlando di te." rispose con naturalezza.

...ma solo per un attimo.

"IO???" sbottò Sango, incredula "quindi sarebbe colpa mia?"
"Come dire...?" tentò il giovane tetraplegico.
"C'era da aspettarselo, da uno sbruffone imbellettato come te, senza un minimo di rispetto per chi lo circonda e pronto a nascondersi dietro la disabilità per dire tutto quello che gli pare."
"Guarda che hai frainteso, cara Sango..." cercò di ribattere Miroku.
"Oh, io avrei frainteso? E sentiamo, cosa avrei frainteso di te che dici che sono io, ad essere partita con il piede sbagliato?"
In quel momento, Miroku chinò la testa verso il basso, invitando Sango a seguire il suo sguardo: perché, d'un tratto, il suo interlocutore si era messo a contemplare i propri...oh, cielo.
"Perché io non posso muovermi."
Silenzio.
"Non vorrai sul serio dirmi che te l'eri preparata, vero?" domandò lei incredula.
Con un sorriso divertito, il suo interlocutore prese la parola.
"Non hai idea di quanto abbia aspettato un'occasione adeguata."
E Sango, che fino a quel momento avrebbe voluto rompergli una sedia in testa, si ritrovò a dover contenere una risata, davanti a quella scenetta davvero sciocca...ma decise di lasciarsi andare. E Miroku la seguì a ruota.
"Sei davvero uno stupido, lo sai?"
"Per vedere una bella donna sorridere, questo e altro."

Passarono il resto del tempo a conoscersi meglio, con Miroku che ascoltava con estremo interesse le storie sportive di Sango e le sue peripezie con la moto e sulla tavola da surf.
Ad un certo punto, la porta si aprì, e ne uscirono Inuyasha e Kagura.
"Beh, mi sa che è giunto il tempo di salutarci, Sango. È stato bello chiaccherare con te." si congedò Miroku.
Sango lo salutò e si diresse verso Kagura, ma non prima di lasciare ad Inuyasha un biglietto da visita.
"È stato piacevole anche per me, Miroku. Ci vediamo."
"Altroché: spero proprio di vedere di nuovo il tuo sorriso."
La poliziotta si sentì avvampare le guance, e si voltò verso la signorina Kazehaya, prima che l'uomo in carrozzina se ne accorgesse.

Quando le due donne se ne furono andate, Inuyasha si avvicinò a Miroku.
"Il suo sorriso, mh?" lo canzonò il badante.
"Assolutamente sì, amico mio: le tue insinuazioni mi feriscono."
"Guarda che ti conosco, brutto pervertito: pensi che non mi sia accorto di tutte quelle occhiate fugaci al suo fondoschiena? Per non parlare della tua eccitazione: sono certo che l'abbia avvertita anche Kagura."
Il padrone di casa ridacchiò, ammettendo di essere stato sgamato.
"Ma tu mi vuoi bene lo stesso, giusto?"
Inuyasha gli diede una pacca sulla spalla.
"Certo, sporcaccione che non sei altro."

"Vedo che eravate molto presi, tu e Miroku."
"Non farti strane idee, Kagura" mise le mani avanti Sango "Semplicemente sono stata un po' troppo affrettata nel giudizio."
"Guarda che a me non dà minimamente fastidio: è un brav'uomo, nonostante possa apparire frivolo."
"Ma ti dico che non è così!" insistette la poliziotta.
"Sì, sì, lo so...allora, io andrei, adesso: i preparativi per il galà richiedono la mia presenza."
"Ci vediamo."

 

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La giornata era proseguita senza intoppi, dopo le artigliate ricevute da Roku: Sesshomaru aveva aiutato i volontari con le pappe, le visite e i bagnetti, riuscendo al contempo a non lasciarsi strappare di bocca troppe parole.
Presto si fecero le 16:30, e Rin lo chiamò per invutarlo a salutare Rumiko prima di tornare alla sede.

"Grazie per la disponibilità, Ru! Sapevo di poter contare su di te."
"Una mano in più non si rifiuta mai, figuriamoci due." e rivolta a Sesshomaru "Spero che, nonostante il piccolo inconveniente con Roku, la giornata sia trascorsa bene."
Il demone la degnò di uno sguardo carico di noia, prima di chiederle:"Il gatto dov'è?"

Quell'umano era diverso dagli altri, questo lo aveva capito, ma voleva vederci chiaro; durante il giorno aveva tentato in vari modi di avvicinarsi a lui, ma per una ragione o per l'altra era sempre stato ostacolato o respinto.
Adesso si trovava vicino all'ingresso, quindi se ne stava per andare: non poteva lasciarsi scappare una simile occasione.
Il piano era semplice: lasciarsi cadere dal tetto della struttura ed atterrare davanti a lui; perfetto...se solo un'altra donna non si fosse accorta di lui.

"FERMO, NO!" si sentì strillare "resta dove sei, fa' il bravo, ok?"
Rumiko, Rin si precipitarono in direzione dell'urlo, e Sesshomaru le raggiunse poco dopo, infastidito da quell'imprevisto.
Con sua grande sorpresa però, il responsabile era proprio il felino che stava cercando.

"Piano, Roku" intimò la volontaria che aveva gridato "Non fare lo scemo, ok?"
Il gatto scrutò dall'alto, e riconobbe il suo bersaglio...era tempo di lanciarsi.

"Ma che diavolo prende a quel gatto? Sembra impazzito." commentò Rumiko.
Gli occhi ambrati di Sesshomaru incontrarono quelli di Roku, e capì che cosa stava succedendo.
"Vuole impressionarmi."
Tanto la volontaria quanto Rin si voltarono verso di lui.
"È da tutto il pomeriggio che mi ronza attorno, sperando di ricevere le mie attenzioni" spiegò lui "Ammetto che questa non me lo aspettavo".

Il felino, fregandosene altamente degli altri umani, balzò dal tetto in direzione della sua 'preda'.
Una volta atterrato, del tutto illeso, tra lo stupore dei volontari, si diresse verso Sesshomaru.
"Ma come...?" balbettò Rin "Allora i gatti atterrano davvero sempre sulle zampe."

Mentre il gatto gli stava facendo le fusa e si stava strusciando sui pantaloni, quelle parole colpirono Sesshomaru.
I ricordi legati a sua madre riaffiorarono, in particolare quello in cui lei gli spiegò il motivo del proprio soprannome, cui era molto legato.

Certe volte, la nostalgia sa essere davvero una brutta canaglia, ma quando vuole è in grado di strapparti un sorriso partendo dalle situazioni più singolari.

   
 
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