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Autore: mercury_witch    06/03/2024    0 recensioni
«Ad ogni modo, benvenuto in Europa, Matthew»
Gilbert sollevò il bicchiere ed il ragazzo fece lo stesso, come se la sua voce lo avesse fatto uscire da un’ipnosi.
«Grazie, monsieur»
«Per te è Gilbert»
Il prussiano fece l’occhiolino, colpendo lievemente il bicchiere di Matthew, il quale si affrettò a vuotarne il contenuto per nascondere il proprio imbarazzo.
[Prussia x Canada AU!Storica]
Genere: Malinconico, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri, Canada/Matthew Williams, Prussia/Gilbert Beilschmidt
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Parigi si era ben presto rivelata troppo caotica per i gusti di Matthew che appena riusciva a cogliere l’occasione, si rifugiava nella villa in campagna dallo zio.
Le strade della città erano fredde, grigie e sporche, e non era difficile imbattersi in truffatori, ladri, prostitute e malfattori di ogni genere. Al tempo stesso però vi erano musei, teatri, caffè, librerie, ristoranti e negozi di qualsiasi tipo; Parigi era lunatica e imprevedibile, fin troppo piena di sorprese, ma aveva i suoi aspetti positivi alla quale Matthew si aggrappava con le unghie e con i denti quando la nostalgia si faceva sentire.
Oltre alla malinconia per casa, il ragazzo doveva fare i conti anche con lo studio e le lezioni, ma soprattutto con il costante desiderio di rivedere Gilbert. Erano passati quasi cinque mesi da quando i due si erano separati, e ancora non era trascorso un giorno intero in cui la mente di Matthew non lo avesse tormentato proponendogli il viso del tedesco, la sensazione della sua pelle contro le mani, i capelli bianchi accarezzati dal sole…appena iniziava a rimembrare questi dettagli, il cuore del ragazzo sprofondava, rendendo doloroso anche solo respirare. I momenti peggiori, però, rimanevano quelli in cui Matthew si rendeva conto di stare dimenticando gran parte dei loro discorsi: prima svanivano le parole, poi frasi intere si dissolvevano nell’oblio, finché non rimaneva più niente. A volte Matthew doveva concentrarsi per ricordare anche il suono della voce di Gilbert, e se da una parte comprendeva la necessità di sbarazzarsi di tutto quanto per il suo bene, dall’altra avrebbe dato qualsiasi cosa per poter passare un altro giorno con il tedesco.
Spesso aveva pensato di scrivergli, ma non conosceva il suo indirizzo e non aveva intenzione di chiederlo a Francis, dall’altra parte non aveva mai ricevuto notizie del prussiano, salvo tramite qualche lettera spedita allo zio in cui aggiungeva “porgi i miei saluti al caro Matthew”.
Cosa me ne faccio dei “cari saluti” se non posso godere della vostra compagnia? Aveva pensato Matthew la sera stessa, trattenendo lacrime di rabbia e frustrazione.

Oltre allo studio, a tenere compagnia al ragazzo e la mente lontana da pensieri inopportuni, vi era una ragazza di nome Charlotte: veniva da una ricca famiglia di Bruxelles, dalla quale era scappata per coronare il suo sogno di diventare un’artista famosa a Parigi. I suoi boccoli biondi erano tagliati fino alle spalle e i grandi occhi verdi ammiravano e studiavano qualsiasi cosa senza veli. Aveva venduto tutti i suoi gioielli per pagare la permanenza in città, dunque girava con abiti di ottima fattura ma privi di accessori. Di scarpe ne aveva portate solo un paio, e ormai si stavano consumando parecchio, ma a Charlotte importava unicamente di quelle poche monete con cui acquistava tele e colori, e quando non ne aveva più disegnava con la cenere del camino o con i rimasugli di qualche rossetto.
Matthew non solo le voleva un gran bene, ma la ammirava sotto ogni punto di vista. Spesso lei gli chiedeva di posare, in cambio lui le ripeteva le lezioni di giurisprudenza. Per risparmiare qualche soldo, infine, i due avevano deciso di convivere, cosa che Francis aveva allegramente appoggiato e che Matthew aveva omesso di raccontare nelle lettere che scriveva ai suoi genitori.

«Accidenti! Ti sei spostato»
La voce di Charlotte fece sobbalzare Matthew, assorto com’era dallo studio.
«Se hai bisogno che mi metta in posa basta dirlo»
«Non è la stessa cosa»
Sospirò la ragazza, appoggiando quaderno e carboncino sulle ginocchia.
«Ritrarre le persone a loro insaputa le rende vere. Inoltre quando leggi fai delle espressioni buffe, mentre in posa hai una faccia troppo seria»
«Forse dovresti chiedere di posare ad un modello professionista»
«Via Matthew! Lo sai che non posso permettermelo. Mi tocca accontentarmi»
Charlotte strizzò scherzosamente gli occhi, e Matthew non riuscì a trattenere un sorriso.
«Scaldo l’acqua per il tè»
Annunciò la ragazza spostandosi dal piccolo divano tarlato alla minuscola cucina logora.
«Dovresti fare una pausa, sento il tuo cervello macchinare fino a qui»
«Meglio di no, ho ancora molte pagine da studiare»
«Ieri non mi avevi detto di essere a buon punto con quel libro?»
Matthew, di fatti, era molto avanti con lo studio, ma quel gelido giorno di gennaio lo aveva reso particolarmente nostalgico, e la sua mente continuava a galoppare verso l’estate, soprattutto verso Gilbert. Studiare era divenuta la sua unica distrazione, il suo modo più produttivo di sfogare frustrazione e rimpianto.
«Essere a buon punto con lo studio non significa aver finito»
«Dovresti proprio prendere una pausa. Da quando ti conosco non ti ho visto fare altro che leggere i tuoi dannati libri di giurisprudenza. Finirai per ammalarti»
Charlotte appoggiò un vassoio con il tè caldo per entrambi sul piccolo tavolino di legno, dopodiché tornò a rannicchiarsi sul divano, venendo in parte inghiottita dal proprio scialle. I due sorseggiarono il proprio tè in silenzio fino a quando gli occhi blu del canadese non incontrarono quelli verdi della belga.
«Conosco quello sguardo…»
«Mon amie, ho un’idea»
Il sorrisetto comparso sul volto della ragazza non prometteva nulla di buono.

Quella sera, in qualche modo, Charlotte era riuscita a trascinare Matthew fuori casa, portandolo con lei in una tavernetta nel cuore della città. Non era una delle solite bettole da cui si riversavano gli ubriachi di sera, ma nemmeno un locale alla moda frequentato dalla borghesia cittadina; pareva una sorta di rifugio per artisti con i suoi avventori dagli abiti stravaganti ma rattoppati, alcune tele appese e un piccolo scaffale contenente qualche libro.
Matthew capì che Charlotte era di casa quando il grosso cameriere baffuto la salutò per nome.
«La tua geniale idea è quella di portarmi in questo tugurio?»
«Certo! Vedrai che ti divertirai»
Rispose tranquillamente la ragazza facendogli l’occhiolino. I due ordinarono da bere (il vino era straordinariamente poco annacquato) e si ritrovarono a chiacchierare di qualsiasi argomento. Ad un certo punto un ragazzo toccò la spalla di Charlotte, lei si voltò e appena lo vide gli gettò le braccia al collo.
«Feliks! Da quanto tempo! Vieni, siediti con noi»
Lo sconosciuto prese una sedia rimasta vuota dal tavolo accanto e si aggiunse a loro.
«Matthew, lui è Feliks Łukasiewicz, un grande artista e mio caro amico»
Feliks gli sorrise stringendogli la mano. Era un giovane di statura piuttosto bassa, la pelle candida, grandi occhi verdi dalle lunghe ciglia e fini capelli biondi legati in una cosa bassa. I suoi lineamenti erano taglienti ma eleganti, e Matthew notò che portava del trucco su guance e occhi. I suoi abiti erano a dir poco eccentrici: indossava un completo alla moda verde bosco, una bella camicia bianca abbottonata fino al mento e una sciarpa dello stesso colore dell’abito attorno al collo, ma il mantello nero che aveva sfilato e appoggiato allo schienale della sedia aveva delle piume viola appuntate sulle spalle, il che lo rendeva particolarmente femminile.
«Feliks, lui è Matthew Williams, il mio coinquilino»
«Piacere di conoscerti, Matthew»
«Il piacere è tutto mio»
Feliks diede al canadese la mano nascosta da un guanto bianco, come se avesse dovuto farvi il baciamano. Matthew, perplesso, si cimentò in un’imbarazzante stretta di mano. Evidentemente l’altro trovò divertente la reazione di Matthew, poiché sfilò la mano dalla sua, portandola davanti alle labbra per trattenere una risata.
«Anche Feliks è un artista»
«Davvero? Che tipo di arte fai?»
«Scrivo opere teatrali e balletti»
Matthew sgranò gli occhi decisamente interessato. Il francese di Feliks era ottimo, ma aveva un accento particolare che il ragazzo non aveva mai udito.
«Accidenti! Devi aver girato l’Europa intera come scrittore di teatro»
«Vengo da Varsavia, ma l’Impero dello Zar non è ancora pronto per le mie opere, per tanto vivo a Parigi. Sai, in questa città le persone sono più…aperte, diciamo, a qualcosa di più avanguardista»
Charlotte ridacchiò, e a Matthew non sfuggì lo sguardo che i due si scambiarono.
«Insomma, nomina un’altra città in cui un giovane uomo e una giovane donna vivono insieme senza essere sposati non destando alcuno scandalo»
Il canadese arrossì leggermente.
«I buoni costumi sono uno strazio. Perché non posso convivere con il mio amico, dico io!»
Esclamò Charlotte palesemente inebriata dal vino.
«Hai ragione. Anche io vorrei convivere con il tuo amico»
Feliks ammiccò a Matthew, il quale sentì il viso scaldarsi come una teiera. Sapeva che quella taverna era un luogo particolarmente tollerante poiché frequentato da artisti e intellettuali, ma discorsi simili al di fuori di quelle mura sarebbero stati pagati a caro prezzo.
«Charlotte, mia cara, perché non porti il tuo delizioso amico ad uno dei miei spettacoli? Sarei onorato di avervi entrambi tra il pubblico»
«Non penso che a Matthew potrebbero piacere i tuoi…»
«Verrei volentieri!»
I due si guardarono ancora: Feliks con espressione sia entusiasta che divertita, mentre Charlotte pareva più preoccupata.
«Allora è deciso! Sarete miei ospiti settimana prossima! Si usa ancora il calendario rivoluzionario o posso dire venerdì?»
Matthew era confuso, mentre Charlotte aveva riso dandogli un colpetto sulla spalla. Evidentemente era una battuta troppo europea per essere compresa dal canadese.

La serata passò piacevolmente tra chiacchiere e vino economico. Matthew apprese che Feliks era figlio di ricchi proprietari terrieri nelle vicinanze di Varsavia, e che era stato prima cacciato di casa a causa del suo orientamento sessuale, e poi dal paese per via delle sue opere teatrali. A Parigi aveva conosciuto Charlotte e da allora si erano sempre aiutati a vicenda. Nonostante la tragicità del suo passato, il giovane uomo aveva conosciuto il successo, tanto da aver portato le sue opere fino agli Stati Uniti.
Straordinariamente, Matthew non si sentiva a disagio parlando con Feliks; certo, i suoi modi altezzosi e raffinati lo distinguevano parecchio dagli altri uomini, come se non si vergognasse a far intendere le proprie preferenze, ma in qualche modo, conoscere altre persone che avessero provato amore per gli uomini lo confortava.

Matthew aveva dato la propria sciarpa a Charlotte, e i due camminavano a braccetto dopo aver salutato Feliks.
«Sapevo che ti sarebbe piaciuto»
«È un uomo interessante, non vedo l’ora di andare a vedere una delle sue opere»
«Vuoi vedere il suo spettacolo…o qualcosa in più?»
La ragazza gli sorrise con malizia è Matthew dovette distogliere lo sguardo arrossendo vistosamente.
«Non so di cosa tu stia parlando»
«Suvvia Matthew, hai visto come ti guardava Feliks? Ovviamente è interessato a te»
«Ciò non significa che io sia interessato a lui»
Il canadese rimase un attimo in silenzio, prima di aggiungere:
«O a qualsiasi uomo, sia chiaro»
In tutta risposta la belga scoppiò a ridere. I due si spintonarono a vicenda, mettendosi a correre per arrivare primi in casa. Era da diverso tempo che Matthew non passava una serata tanto spensierata.

La settimana sembrò passare più lentamente del solito, ma finalmente giunse venerdì sera. Matthew era eccitato come un bambino a Natale: aveva passato il pomeriggio a provare completi diversi e costretto Charlotte a uscire di casa con un’ora di anticipo per paura di arrivare in ritardo. Il teatro in cui si sarebbe tenuto lo spettacolo era situato in una zona di Parigi in cui il canadese non era mai stato e gli ci volle poco per capire che quella era una via a luci rosse.
«Non pensavo che strade del genere ospitassero teatri»
Mormorò Matthew all’amica dirigendosi al botteghino.
«Fidati di me: le opere di Feliks sono perfettamente contestualizzate in questo posto»
Poco prima di entrare in sala, i due vennero fermati dall’autore in persona.
«Amici! Che gioia vedervi qui! Sarà uno spettacolo indimenticabile»
Feliks sorrise a entrambi, e mentre augurava loro buona visione, con una mano strinse debolmente il braccio di Matthew, come a voler aggiungere qualcosa solo per lui. Il ragazzo entrò in sala chiedendosi cosa volesse dire quel gesto, e seguito da Charlotte si sedettero ai propri posti.
Lo spettacolo si aprì con della musica, pomposa e squillante, e un uomo fece il suo ingresso sul palco: indossava una parrucca esageratamente grande e abiti degni di una regina, se non fosse che la gonna a balze aveva una lunghezza normale sul retro ma era decisamente corta davanti, lasciando in bella vista i mutandoni bianchi. L’attore cantava con un’imponente voce bassa, così in contrasto con il suo costume da regina, e presto Matthew si rese conto che l’opera era una grande parodia della nobiltà europea. Non vi era una singola attrice; ogni ruolo -maschile o femminile- era coperto da un uomo vestito in modo ridicolo. Superato lo sconvolgimento iniziale, Matthew si ritrovò a seguire con grande interesse l’operetta, ridendo alle parti comiche e trattenendo il fiato ai duelli. Quando lo spettacolo si concluse, Matthew e Charlotte saltarono in piedi battendo le mani, mentre Feliks usciva sul palco per mandare baci alla platea e fare un inchino dopo l’altro, accanto ai suoi attori.

«È stato fantastico! Non avevo mai visto nulla del genere»
«Monsieur Matthew, non hai idea di quanto i tuoi complimenti mi rendano orgoglioso»
Feliks portò teatralmente una mano sul petto, sorridendo soddisfatto.
«Non immaginavo che gli sarebbe piaciuto»
Ridacchiò Charlotte.
«Che ne dite di festeggiare il successo della serata davanti ad un bicchiere di assenzio?»
Così i tre giovani si recarono alla solita taverna, proseguendo la serata bevendo e parlando di arte e politica.
«L’Europa è un posto fantastico! Appena darò gli esami in primavera intendo partire e visitare imperi e nazioni»
«Oh Matthew, è così commovente la tua innocenza»
Sospirò Feliks appoggiandosi alla spalla del canadese.
«Ho viaggiato tanto, sai, e ho incontrato problemi diversi in luoghi diversi. Fidati quando ti dico che Parigi è la città migliore in cui stare»
«Sono d’accordo»
Aggiunse Charlotte.
«È l’unico posto in cui si possono fare incontri così…interessanti»
Aggiunse il polacco, mormorando l’ultima parola all’orecchio di Matthew, il quale trasalì arrossendo.
«Ecco…io non…»
«Suvvia, sai esattamente cosa intendo»
Feliks gli posò una mano sulla gamba, stringendola appena, e Matthew rivolse uno sguardo sconvolto a Charlotte, la quale, una volta compresa la situazione, si alzò in piedi barcollando appena.
«Feliks, è stata una serata fantastica, grazie di tutto. Perdonami Matthew, ma temo di aver bevuto un po’ troppo, ti andrebbe di tornare a casa insieme?»
Il ragazzo scattò in piedi come una molla, urtando il tavolo, rischiando di far cadere bottiglie e bicchieri.
«Certo! Grazie mille, è stato molto bello, al prossimo incontro»
E i due schizzarono fuori dal locale.
L’aria gelida di gennaio fu un toccasana per la sbronza di entrambi, i quali camminavano sorreggendosi a vicenda.
«Grazie per prima, Charlotte»
Bofonchiò il canadese.
«Figurati, so che Feliks può essere un po’ troppo diretto per qualcuno timido come te, ma non è una cattiva persona»
«Ne sono consapevole, è solo che…»
Matthew si fermò e la ragazza fece lo stesso, rivolgendogli uno sguardo preoccupato.
«La scorsa estate ho conosciuto un uomo. Lui era buono e gentile e mi capiva come nessuno. Io ho avuto paura»
La figura di Charlotte si fece più confusa mentre Matthew la guardava con gli occhi pieni di lacrime. Lei gli strinse dolcemente la mano.
«Lui è tornato nel suo paese e da allora non ci siamo più visti. Non sono riuscito a dirgli quanto mi facesse bene stare con lui, quanto mi rendesse felice. Ho continuato a sentirmi in colpa, una persona meravigliosa come lui non meritava che io provassi sentimenti tanto disgustosi nei suoi confronti»
Charlotte abbracciò l’amico, lasciandolo piangere sulla propria spalla. Averne parlato con lei lo aveva reso più leggero, dandogli finalmente la forza di piangere dopo tutto quel tempo. Una volta che i singhiozzi di Matthew si furono calmati, Charlotte gli asciugò le lacrime con un fazzoletto, e riprendendogli la mano si incamminarono verso casa.
«Va tutto bene, Matthew, nessuno dovrebbe sentirsi male per provare amore»
Intanto aveva iniziato a nevicare.
«Non hai mancato di rispetto a quest uomo per averlo amato, piuttosto ne hai elevato lo spirito»
«È semplice parlare così per te, non sai come ci si sente»
«Un giorno ti racconterò della mia principessa austroungarica allora»
Matthew le rivolse un’occhiata sorpresa e i due scoppiarono a ridere.
«Grazie Charlotte, sei una buona amica»

Una volta raggiunta casa Charlotte vi si precipitò all’interno, al riparo da neve e freddo, ma Matthew aveva bisogno di restare solo con i suoi pensieri e con l’alcol che iniziava ad abbandonarlo.
Si sedette sui gradini del palazzo, guardando i fiocchi di neve danzare lungo le strade deserte. Che razza di serata che era stata quella.
Si sentiva più leggero, da una parte per aver raccontato a Charlotte di Gilbert, e dall’altra per aver ricevuto le avances di Feliks, seppur in maniera inaspettata. Forse poteva amare ancora, smettendo di sentirsi così sbagliato.
Dopo qualche minuto il freddo iniziava a diventare insopportabile, così Matthew si alzò per rintanarsi in casa, ma una figura attirò la sua attenzione. Improvvisamente gli si seccò la bocca e il cuore iniziò a battergli nel petto come se stesse cercando di uscirvi. L’uomo che emerse dal buio indossava un cilindro invernale, stivali pesanti e un bel cappotto di austera eleganza.
«Buonasera, Matthew»
Occhi cremisi caldi come un focolare scoppiettante, pelle chiara quanto la neve e un ghigno storto ma gentile. Il volto di Gilbert non era cambiato di una virgola.
   
 
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