Anime & Manga > Gundam > Gundam SEED/SEED Destiny
Segui la storia  |       
Autore: Tynuccia    07/03/2024    1 recensioni
[Gundam SEED Freedom] Dearka e Shiho scattarono sull'attenti e si scambiarono un'occhiata. Quella che poteva essere una grande vittoria per i PLANT si stava trasformando in uno sgradevole incubo.
Genere: Azione, Generale, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 1 
Eroe
 
 
 
Shiho Hahnenfuss alzò lo sguardo dal monitor quando qualcuno bussò alla sua porta. “Avanti”, chiamò, non stupendosi quando Dearka Elthman fece capolino nella stanza, apparentemente di buon umore. Quando ancora prestavano servizio sulla Voltaire e sulla Rousseau era diventata una sua fastidiosa abitudine disturbarla per sopperire alla noia; il trasferimento allo Stato Maggiore non aveva cambiato nulla, se non l’indirizzo dei loro uffici. “È urgente?”, sospirò, mantenendo una facciata cordiale. 
 
Il biondo emise un fischio, socchiudendo pigramente un occhio. “Ouch, abbi più considerazione nei confronti del cuore di un uomo”, la redarguì bonariamente. “Vengo in pace, tranquilla”.
 
“Scusa”, offrì lei con un sorriso appena accennato, quindi sventolò un dossier. “Temo che dovrò fare le ore piccole anche stasera, se non mi sbrigo”.
 
“Io credo proprio di no”, replicò solennemente Dearka, puntando il pollice verso il corridoio. “Il big boss ha indetto una riunione straordinaria, ci vuole tutti in sala briefing il prima possibile”.
 
A quella comunicazione, Shiho non poté fare altro che alzarsi dalla sedia e raggiungerlo. Gli ordini erano sacri, lo erano sempre stati, e di certo non desiderava alterare l’umore perennemente nero del loro capo. “Di cosa si tratta?”, domandò al collega. 
 
Quello si strinse nelle spalle. “Top secret, neanche la sua assistente ha saputo darmi un indizio, ma ha detto che era stranamente giocondo”. Scoppiò a ridere, scuotendo la testa. “Pover’anima, si lamenta costantemente del suo brutto carattere, ma nell’istante in cui si dimostra sereno, quella non perde tempo a sottolineare che trova la cosa inquietante”.
 
Shiho si concesse un sorrisetto. “Per chi non è abituato, dev’essere di sicuro più spaventoso del solito”, valutò. “Come un cagnolino che improvvisamente si mette a parlare”.
 
Dearka continuò a ridere e le fece dono di un’occhiata accondiscendente. “Hai appena paragonato Yzak Joule ad un cagnolino?”, domandò, estremamente divertito.
 
Lei sobbalzò, avvampando per quel malinteso. “Co-cosa? Aspetta, Dearka! Non intendevo quello!”, si affrettò ad aggiungere, correndo dietro di lui nella sala riunioni, dove era già riunita gran parte del team. E, in piedi vicino al podio, con l'aria tronfia, l’oggetto della loro conversazione, che li stava fissando severamente per il trambusto con cui erano entrati. “Signore, buon pomeriggio”, salutò, scattando sull’attenti.
 
“A riposo”, concesse Yzak, facendole un cenno. Evidentemente non aveva altro da aggiungere, perché tornò a dedicare la sua attenzione ad un fascicolo che reggeva fra le mani. Attese che anche gli ultimi ritardatari facessero il loro ingresso, e non si sprecò neppure a redarguirli per la mancanza totale di puntualità. Era troppo soddisfatto per rovinare tutto con degli imbecilli del loro calibro. “Molto bene”, disse infine, con una singola battuta di mani. “Aprite bene le orecchie, perché con oggi si apre un prestigioso incarico, e non ho intenzione di fare una figura di merda con il Consiglio”. Sì voltò ad azionare il monitor, su cui apparve la cartina dell’Africa. “L’anno scorso il Governo ha dato via all’Operazione Rommel, atta a smantellare una cellula terroristica ancora attiva”. Fece zoom, inquadrando la porzione settentrionale del continente. “ZAFT ha cooperato con le forze terrestri, e dopo mesi di indagini la task force ha individuato il nascondiglio dei Blue Cosmos, irrompendo nella loro base sotterranea. Quei bastardi hanno pensato bene di suicidarsi prima di poter essere catturati vivi”. Un altro click del telecomando e sullo schermo comparvero dodici foto. Erano uomini di varie etnie, vestiti da civili, ma era palese che fossero tutti dei Natural. “Pesci piccoli, ovviamente, ma avremmo potuto ricavare preziose informazioni”. Yzak serrò la mascella, infastidito, mentre le immagini divennero in bianco e nero, tranne che per una. “Questo è l’unico fuggitivo. L’EAF è sulle sue tracce mentre parliamo, ma non sarà semplice”.
 
“Tenente Colonnello”, parlò un membro dell’unità informatica, sollevando la mano ed attirando la sua attenzione. “È indubbiamente un successo encomiabile, ma cosa c’entra l’Intelligence?”.
 
L’albino sogghignò placidamente ed incrociò le braccia dietro la schiena. “Questo era soltanto il preambolo dell’intera vicenda”, annunciò con fierezza. Premette il telecomando, e le foto segnaletiche vennero sostituite da un filmato tremolante fatto da una telecamera a raggi infrarossi. Era inquadrato un corridoio polveroso, ed i cadaveri dei terroristi si potevano facilmente scorgere a terra, ma il vero focus era rappresentato da una porta blindata. Si vide una granata, che esplose distruggendo il pannello rinforzato. Quando il fumo si fu diradato, la voce del comandante della task force diede ordini concisi, sovrastata dall’inconfondibile sferragliare dei mitra caricati. L’obiettivo riprese una figura, emersa dal buco nella parete: si trattava di un uomo con i capelli e la barba incolti, che aveva le mani sollevate in un gesto di resa, negli occhi un’espressione spaurita e determinata al contempo. “Non sparate! Sono un Coordinator”, disse quello, a fatica. “Caporale Hank Garcia”. 
 
Yzak fermò il video, voltandosi a guardare la sua squadra. “Ovviamente abbiamo già fatto tutti i controlli del caso, e la storia regge”, assicurò, prodigandosi a proiettare la foto di un affascinante soldato di ZAFT, più giovane e più in ordine rispetto al protagonista del filmato, ma nessuno dubitò che potesse essere semplicemente un sosia. “Hank Garcia, appunto. Coordinator di prima generazione, classe del 45 e originario di November Three. Viene da una famiglia di stampo militare, ed è stato dichiarato KIA nel 71 durante la battaglia di Tabadiya”. Yzak lanciò uno sguardo a Dearka, che annuì. Entrambi vi avevano preso parte, a bordo dei loro Gundam, e il biondo era certo che al suo migliore amico ancora bruciasse ardentemente quella sconfitta per mano non tanto del nemico, quanto della sabbia. “Il nostro uomo faceva parte della squadra della Tigre del Deserto, ed è stato prigioniero dei Blue Cosmos per tre anni. Sono già stato informato del fatto che Andrew Waltfeld si sta recando a Gibilterra per dare la conferma definitiva”. 
 
Nella sala calò prima il silenzio, e poi si levò un mormorìo concitato. “Quindi fammi capire bene”, prese parola Dearka, passando il braccio attorno allo schienale della sedia. “Il Governo ha smantellato una cellula terroristica e, come ciliegina sulla torta, ha riportato a casa un eroe?”. Vide il loro superiore fare un cenno affermativo. “I mass media si staranno facendo una sega a due mani”.
 
“Capitano Elthman”, sibilò Yzak, affatto contento che il clima solenne di quella comunicazione fosse stato contagiato da risate goliardiche. “Ad ogni modo, tra qualche giorno il Caporale sarà nostro ospite per un interrogatorio. Voglio che vi prepariate a dovere, e per fare ciò ho già fatto caricare in rete il dossier dedicato. Hank Garcia dovrà diventare il vostro unico pensiero”. La squadra annuì e tanto gli bastò. “Potete andare. Elthman, Hahnenfuss, con me”.
 
Il trio uscì per ultimo dalla sala, il Tenente Colonnello ad aprire il corteo mentre sfilava con aria baldanzosa attraverso i corridoi asettici dello Stato Maggiore, attirando su di sé una sequela di occhiate stranite. Tutti, sui PLANT, conoscevano la leggendaria fama dell'albino. Iracondo e spiccio, a soli vent'anni, ancora da compiere, aveva sulle spalle una carriera che molti gli invidiavano, e la perfetta riuscita dell'Operazione Rommel era soltanto l'ennesimo diamante da sfoggiare. Con tutte quelle soddisfazioni era assurdo che Yzak Joule detenesse un comportamento tanto odioso, ma i due subordinati alle sue spalle lo conoscevano meglio delle malelingue. Ciò nonostante, il buonumore di quella giornata li lasciava perplessi, perché il loro superiore non era tanto ingenuo da compiacersi a quei livelli.
 
Arrivarono nel suo ufficio, e Dearka si chiuse la porta alle spalle, osservando con attenzione il suo migliore amico, che andò ad accomodarsi sulla poltrona, le dita pallide intente a slacciarsi il colletto dorato. "Dannazione, ti hanno promosso solo da pochi mesi, e già hai fatto faville", disse, con intento provocatorio. "Stasera offri da bere?".
 
Yzak perse immediatamente il sorriso ed imprecò, allungandosi verso la caraffa vicino alla scrivania per versarsi una tazza di caffè. Era stato il regalo di Natale della Hahnenfuss, che ben conscia della sua dipendenza dalla bevanda scura aveva pensato di evitare a lui e alla sua segretaria una dozzina di scarpinate giornaliere fino al bar dello stabile. Miglior regalo di sempre, valutò, riempiendosi le narici dell'aroma forte. "Là dentro non potevo certo dirlo", cominciò, dopo essersi concesso un lungo sorso, "ma tutta questa storia è marcia fino al midollo".
 
Dearka latrò una risata, e Shiho sospirò, accomodandosi sulla poltrona di fronte alla scrivania. "Bisogna essere coglioni per non pensare male", affermò il biondo, appoggiato al muro con le braccia conserte.
 
Yzak sbuffò, passandosi una mano tra i fini capelli argentei. "Garcia è fottutamente intoccabile, ora come ora. Il Governo ne farà un martire redivivo, non mi sorprenderebbe neppure se lo facessero entrare in Consiglio". Si occupò la bocca con dell'altro caffè, valutando che avrebbe voluto correggerlo con del whiskey. "Un Coordinator imprigionato per tre anni e che si salva dall'esecuzione dei Blue Cosmos? Ma per favore. Mi fiderei di più del fantasma di Le Kleuze".
 
"Cosa pensi di fare?", chiese Dearka. "Spionaggio laterale e nascosto?".
 
L'albino scosse il capo con fare deciso. "Il tribunale non ci concederebbe mai il mandato, e, se dovesse saltare fuori che abbiamo piazzato delle cimici sull'uomo del momento, finiremmo in carcere tutti e tre". Guardò i suoi due sottoposti, stringendo le labbra in una linea sottile. "Come potrete vedere dal rapporto, il bunker era alla periferia di Banadiya".
 
A quella informazione, Shiho sobbalzò. "Non è dove hanno avvistato qualche mese fa Samuel Johansson?".
 
"Bingo", borbottò Yzak, posando la tazza ormai vuota sulla scrivania. Samuel Johansson era uno dei vertici dei Blue Cosmos, latitante da anni, ma non per questo se ne stava con le mani in mano. Aveva collaborato con Muruta Azreael, prima, e con Lord Djibril all'estensione dei Logos, poi. Attualmente il gruppo terroristico era guidato da un Colonnello dell'EAF caduto in disgrazia di nome Michael, ma Johansson era un personaggio fuori dall'occhio pubblico, e ZAFT era sulle sue tracce già da quando il Presidente delle Clessidre era Siegel Clyne. "Sapete bene che non credo alle coincidenze, ed è qua che entrate in gioco voi due. Gli altri porranno delle domande all'acqua di rose, e voglio che voi facciate il poliziotto buono e il poliziotto cattivo con Garcia. Io, purtroppo, dovrò mantenere una posizione neutrale, visto il mio ruolo".
 
"Ah, ti prego", si lamentò Dearka, alzando gli occhi al soffitto. "Sono troppo simpatico per interpretare quella che dovrebbe essere tua parte".
 
"Ovviamente non parlavo di te". Yzak serrò la mascella, quindi guardò il Maggiore Hahnenfuss. Nelle rare volte in cui aveva potuto vederla arrabbiata, la sua sottoposta gli aveva incusso una paura fottuta. "Te la senti?", domandò con cautela.
 
"Certo", garantì Shiho, come sempre animata dalla ferma intenzione di non farsi mettere i piedi in testa solo perché era una donna. "Dubito, comunque, che darà risposte sincere". 
 
"No di certo, ma almeno potremo avere un quadro della situazione più chiaro", concesse l'albino, sentendosi alquanto sconsolato e con la speranza di sbagliarsi di grosso sul conto di Garcia. Si portò le mani alle tempie, massaggiandole esasperato. "Mi raccomando, faccio affidamento su di voi. Dimostratevi al settimo cielo per il rientro di questo coglione, e non fate parola dei nostri dubbi".
 
Dearka e Shiho scattarono sull'attenti e si scambiarono un'occhiata. Quella che poteva essere una grande vittoria per i PLANT si stava trasformando in uno sgradevole incubo.
 
*
 
Di tutte le persone che avrebbero potuto chiamare, Andrew Waltfeld era sicuramente il più idoneo. 
 
Non solo era stato il Comandante di Garcia, ma lui per primo era stato dichiarato KIA, lo stesso giorno, salvo poi tornare tra i vivi. Malconcio, ma sulle sue gambe. Eppure, seduto in una delle sale riunioni della base di ZAFT a Gibilterra, non riusciva ancora a crederci. Non tanto per l'esplosione del BuCUE, ma perché ricordava il Caporale come un uomo di poco polso, che avrebbe faticato a sopravvivere per tre anni nelle mani dei Blue Cosmos.
 
Waltfeld sospirò e fece una smorfia accostando la tazza alle labbra. Che razza di miscela servivano, di quei tempi? Non l'avrebbe servita neppure al suo peggior nemico.
 
La porta si aprì in quell'istante, rivelando la presenza di due Verdi. Alle loro spalle, ergendosi in tutta la sua altezza, Hank Garcia marciò nella stanza. Gli avevano accorciato i capelli, e la barba, e indossava nuovamente l'uniforme dei corpi stanziati in Africa. Per quanto emaciato e con due occhiaie pronunciate, non era particolarmente diverso dal subordinato che Waltfeld aveva in mente. A differenza sua non aveva perso gli arti, e sul volto non compariva neppure una cicatrice. Suppose che, però, sotto la stoffa portasse i tangibili segni della tortura. "Da quanto tempo", parlò, giusto per riempire il silenzio solenne che regnava, fin troppo pesante. 
 
Garcia scattò sull'attenti. "Comandante Waltfeld", lo salutò, fissando il muro dietro di lui. "Mi scuso per l'inconveniente".
 
Le labbra della Tigre del Deserto si incurvarono di poco. Se intendesse il suo viaggetto in Spagna, o essere finito in mano al nemico, proprio non riusciva ad intuirlo. 
Fece un cenno alla sedia vicino alla sua, e il suo sottoposto annuì, lasciandosi cadere, seppure rigidamente, su di essa. "Vuoi?", chiese, poi, agitando la tazza. "Cristo, questa brodaglia fa pena, ma mi si stringe il cuore a pensarti in quel buco senza neppure una goccia di caffè".
 
Garcia gracchiò una risata. Sapeva che il Comandante non era tanto frivolo da ridurre la sua condizione ad una mera astinenza da caffeina, e per l'assenza di pietà nel suo sguardo gli fu estremamente grato. "No, grazie", rifiutò scuotendo il capo. "Mi è bastata la cena a base di frutti di mare di ieri sera. A momenti mi sono messo a piangere".
 
Waltfeld emise un verso di assenso e ripensò alla valutazione psichiatrica che aveva letto quella mattina. Oltre agli evidenti problemi dovuti alla prigionia, il suo sottoposto non aveva riportato evidenti traumi emotivi. Gli sembrava, anzi, sereno. Forse troppo sereno, ragionò in uno slancio di cinismo, ma decise che non era compito suo preoccuparsi del suo meccanismo di recupero. Ciò che avrebbe dovuto fare era semplicemente confermare che Hank Garcia era chi diceva di essere e scortarlo sui PLANT; a casa, dove sarebbe stato accolto con tutti gli onori di sorta. Gli stessi che lui non aveva ricevuto per la sua decisione di unirsi alla Fazione Clyne, ma era conscio di non averne avuto bisogno. Il Caporale, però, dopo tre anni d'inferno, probabilmente ne avrebbe giovato, anche solo come ricompensa per aver tenuto duro tanto a lungo. "Non voglio stressarti con domande che ti sentirai ripetere fino alla nausea", gli disse, battendogli una pacca sulla spalla. Sapeva che lo Stato Maggiore lo avrebbe convocato, e un po' Hank gli faceva pena al pensiero che sarebbe andato in pasto a Yzak Joule. Lo vide annuire, con atteggiamento remissivo. "Quindi, ora", continuò, "ti farò un breve riepilogo sui tuoi impegni. I primi momenti saranno intensi, ma poi potrai goderti un lungo e meritato riposo". Si prodigò a presentargli la scaletta, a partire dal loro viaggio sullo shuttle diretto ad Aprilius One, luogo dell'incontro con il Presidente Clyne.
 
A quell'informazione, Garcia spalancò gli occhi dorati. "Addirittura?", fece, visibilmente lusingato. "Con tutti gli impegni che ha quell'uomo, è molto gentile a scomodarsi per me".
 
Waltfeld non riuscì a contenere un profondo sospiro. "Si tratta di Lacus-sama", precisò. "Siegel Clyne è stato ucciso qualche mese dopo Tabadiya, ed ora sua figlia è a capo di un'organizzazione per la preservazione della pace mondiale, chiamata Compass, i cui membri sono sia Natural che Coordinator. Dopo due guerre, era anche ora che le divergenze razziali venissero accantonate, non credi?".
 
Garcia annuì, in faccia un'espressione attenta, ma confusa. "Dannazione, mi sono perso un sacco di avvenimenti", valutò, con un certo imbarazzo. "Però ho sempre ammirato Lacus Clyne. Sarà un vero e proprio piacere conoscerla".
 
La Tigre del Deserto gli consegnò un dossier rilegato. "Partiamo questa sera alle diciotto in punto. Non pretendo che tu ti metta in pari entro quell'ora, ma qua dentro ci sono i punti salienti degli ultimi tre anni. Ti aiuterà ad essere aggiornato per questo nuovo mondo".
 
"Grazie, Comandante", disse l'altro, mentre si alzava. Si mise sull'attenti, con la promessa di trovarsi all'hangar per l'orario prestabilito, e tornò nella sua stanza. Chiuse la porta a chiave e strinse febbrilmente la presa attorno al dorso del fascicolo. Lo gettò sul letto e si infilò nel bagno adiacente, spruzzandosi il volto con dell'acqua gelida, godendosi la sensazione della pelle glabra sotto i polpastrelli. Si raddrizzò ed osservò brevemente il suo riflesso, un altro lusso cui non era più abituato, e anche se il tempo scorreva velocemente, non sarebbe stato un disastro se si fosse concesso qualche assurdo capriccio.
 
Aveva perso peso, e la massa muscolare di cui era stato tanto orgoglioso ai tempi della guerra era soltanto un ricordo lontano. Sbottonò il colletto dell'uniforme, aprendola per ispezionare le ferite mai curate, e che ora gli ricoprivano l'epidermide altrimenti immacolata. Guardandole, ebbe perfettamente chiaro il suo obiettivo, ed i suoi occhi si riempirono di dolorosa consapevolezza.
 
 "Per un mondo blu e puro", mormorò, solenne, arricciando le labbra in un sorriso sicuro. 
 
Il divertimento era appena cominciato.
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Gundam > Gundam SEED/SEED Destiny / Vai alla pagina dell'autore: Tynuccia