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Autore: orikunie    11/03/2024    7 recensioni
Per Tobio, leggere quel messaggio a mezzanotte e mezza è strano.
Strano per così tanti motivi che elencarli tutti sarebbe proprio una perdita di tempo.
(Partecipante alla challenge Prime Volte indetta da Dylanation sul gruppo FB Komorebi Community - Fanfiction Italia)
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Shouyou Hinata, Tobio Kageyama
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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È mezzanotte e quarantacinque minuti quando Hinata passa a prenderlo sotto casa, a bordo della sua fedele bicicletta cigolante.
In volto ha stampato quel sorriso radioso che Tobio si era immaginato poco prima, con l’unica differenza di non esibire la pelle accaldata che aveva colorato la sua immaginazione.
Comunque, trovarsi di fronte a lui gli fa attorcigliare lo stomaco. Sia in senso buono, perché ormai lo ha capito che Hinata gli fa quell’effetto; sia in senso cattivo, perché nella sua testa continua a ripetersi “È il suo compleanno. È il suo compleanno. È il suo compleanno.” Ed è un po’ come se si trovasse in uno di quei quei sogni dove ha paura e vorrebbe urlare fortissimo, ma la voce non vuole uscire.
È una fortuna che Hinata riempia perfettamente quel suo ostinato e teso silenzio.
Parla di questo, di quello.
Parla della pallavolo, del suo lavoro, del Brasile. 

Il fatto che si vedano pochissimo a causa degli impegni reciproci fa sì che, quelle poche volte che riescono a farlo, Hinata voglia raccontargli mille cose.
E il Tobio di qualche anno prima gli avrebbe sicuramente dato un pugno in testa per zittirlo, ma il Tobio di oggi ringrazia ogni sillaba che viene scandita dalla sua lingua.
È un po’ come se si sentisse sollevato dal proprio dovere: in fondo non è colpa sua se non gli ha ancora fatto gli auguri, è solo che lui parla troppo e non riesce a prendere la parola, tutto qui.
Fra uno “Sbam!” e un “Gwaaah!” arrivano al solito parco, Hinata abbandona la bicicletta sotto alla luce ballerina di un lampione e iniziano a fare qualche palleggio.
La voce squillante di Hinata scompare, resta solo il frinire dei grilli e il rumore di qualche auto che passa nelle vie adiacenti. Il dolce tonfo della palla che si appoggia alle loro dita e viene rimandata in aria è confortante, ritmico, e Tobio viene cullato da quella che gli sembra una ninna nanna.
Non passa molto prima che la stanchezza si faccia sentire: le gambe diventano molli e le ginocchia tremano di tanto in tanto sotto il suo peso. Diventa quasi un movimento automatico, quel leggero piegamento dei gomiti e delle dita per risollevare la palla in aria… tanto che, arrivato di nuovo il suo turno, non si accorge che la Mikasa ci mette troppo ad arrivare.
Un sogghigno lo distrae e sussulta destandosi dal suo torpore. Quando riporta lo sguardo di fronte a sé quasi viene investito dalle vertigini dato il repentino movimento del capo, e barcolla: Hinata reclina la testa di lato e stringe le labbra, l’espressione di chi sta trattenendo a malapena le risate.
« Sei stanco, ne*? »
Stanco è un eufemismo.
Kageyama non crede di essersi mai sentito così assonnato in vita sua. È convinto che se si stendesse sull’erba fresca si addormenterebbe immediatamente, proprio come ha visto fare tante volte a Natsu, la sorellina di Hinata, quando insisteva per giocare con loro in giardino e poi crollava fra i ciuffi d’erba, esausta. Si strofina gli occhi e si morde le labbra per sedare uno sbadiglio che gli contorce il volto.
« Hei, Kageyama, grazie. »
« Mh? »
Tobio alza lo sguardo impiastricciato dalla stanchezza e sussulta. Il sorriso che ora sfoggia Hinata è di una tenerezza meravigliosa, invitante, calda. Le labbra appena tirate disegnano due fossette deliziose, due virgole sotto un mare di lentiggini. 

Kageyama si sente sciogliere, avverte tutta la sua compostezza smantellarsi pezzo per pezzo, secondo per secondo, minuto per minuto.
Il tempo, certezza inoppugnabile della vita di Tobio, all’improvviso lo tradisce: inizia a contrarsi e dilatarsi a ritmo con il battito del cuore che ora gli galoppa nel petto, lasciandolo senza fiato e diventando responsabile della sua perdita di contatto con la realtà.
Percepisce le guance accaldate e l’imbarazzo colorargli il viso, le orecchie, il collo… e spera che le ombre notturne possano nascondere quell'insieme di emozioni: la verità è che le sente così amplificate, così rumorose nel suo petto, che ha l’impressione che stia tutto colando fuori dal suo corpo, che trasudi dalla sua pelle in copiose gocce. Eppure sudare era sempre stata una cosa fisiologica, una risposta naturale del suo corpo in funzione della regolazione termica. Allo stato attuale invece, risulta irrazionale, immotivata, esagerata.
« Ho detto grazie, Bakayama! Questo è… il miglior regalo di compleanno di sempre! »
E nel dirlo Hinata esplode in una risata che ricorda quei video che aveva visto a scuola nell’ora di scienze, quando il professore proiettava sul muro le simulazioni di due galassie che collidono. Quelle labbra tese non gli illuminano solo il viso, perché Hinata sembra risplendere nell’oscurità. E Tobio per un attimo smette di respirare.
No, non è il momento di perdersi, sveglia. Questo è troppo importante.
Kageyama deglutisce, scuote il capo per riprendersi e ragiona sulle sue parole, sfoggiando la più perplessa delle espressioni. « Che stai dicendo, idiota?! Io non ti ho fatto proprio nessun regalo! »
Di nuovo Hinata ride, e come spesso accade Tobio si sente combattuto fra la voglia di spaccargli la faccia e quella di imprimersi quel suono nella testa.
« Nessun regalo? ‘Yama, pensi che non ti conosca?! È  il regalo migliore che potessi farmi! »
Nel dirlo estrae il cellulare dalla tasca e si avvicina: Tobio non registra nemmeno i due passi indietro che i propri piedi muovono d’istinto . 

Hinata gli mostra il blocco schermo del suo telefono: l’ora indica le due e trenta minuti. Quasi non ci crede, è più di un’ora e trenta minuti che giocano e chiacchierano.
« Tu mi hai regalato il tuo tempo. E lo so quanto è prezioso, sai? Lo so che sei un maniaco ossessivo col tuo stupido orologio biologico! Eppure… eccoti qui, a fare uno strappo alla regola… per me. »
Un colpo di cannone lo avrebbe reso sicuramente meno sordo. Le orecchie fischiano ed è sicuro che non sta respirando.
Mentre ripone il cellulare in tasca, Hinata arrossisce.
Arrossisce.
E per sua sfortuna Kageyama conosce quel sintomo. Lo conosce così bene da averlo provato più e più volte sulla propria pelle ogni volta che Hinata gli saltava sulla schiena a tradimento, ogni volta che si cambiavano negli spogliatoi e i propri occhi indugiavano sulla sua pancia piatta e sulla peluria ramata che spariva sotto l’elastico dei pantaloncini. 

« È la prima volta che arrossisci con me. »
Gli esce così: a Tobio quelle parole si srotolano sulla lingua e affiorano sulle labbra con una naturalezza disarmante, con un tono così dolce e imbranato al tempo stesso che quasi non si riconosce. Non ha nemmeno avuto il tempo di pensarle che già avevano rotto il silenzio. E una volta presa coscienza del misfatto, succhia l’aria fra le labbra e si morde la lingua e rimane lì, immobile, terrorizzato, con il petto gonfio che minaccia di esplodere. 

« Tu dici? Allora è la nostra prima volta…! » Hinata ride a denti stretti, gli occhi quasi scompaiono dietro gli zigomi: dondola sui talloni e si nasconde il viso fra le mani, chiaramente imbarazzato da quello che ha appena detto.
Hinata, cosa ti passa per la testa…?
Lo osserva stropicciarsi le guance e poi afferrarsi i capelli, stringe forte gli occhi e si morde il labbro inferiore, rivolgendo il volto verso il cielo stellato.
Talmente bello in quel momento di passione e sofferenza che Tobio legge tutto il suo tormento: perché Hinata è cristallino come l’acqua, trasparente come un vetro. È come se vedesse i suoi pensieri contorcergli il viso e disegnare rughe fra gli occhi e linee dure sulla mandibola. Si incendia e diventa un tutt'uno di sfumature rosso/arancioni con i suoi capelli, fiamme che gli adornano i lineamenti nell’oscurità.
E Tobio non può che ammirare in silenzio e subire: e il suo corpo risponde a quel richiamo, arde di emozioni nuove e i pensieri si aggrovigliano nella testa.
Kageyama, per la prima volta nella sua vita, spera.
« Yama… »
Hinata tiene ancora le mani a coppa sotto il viso, sono pronte a nasconderlo di nuovo se dovesse rendersi necessario, Kageyama lo sa perché vede chiaramente le spalle contratte e tutto il suo essere tentare di rannicchiarsi su se stesso e scomparire.
Lo guarda deglutire, prendere tempo, aprire le labbra e non produrre alcun suono. Contempla il suo viso che si contorce in qualcosa di nuovo e amaro: insicurezza, incertezza.
E proprio mentre sta per leggere la sconfitta in quei lineamenti tesi, Tobio esplode: si lancia e lo avvolge in un abbraccio che sente essere la cosa giusta da fare.
Lui trema sotto il suo tocco, madido di sudore proprio come lui. La loro pelle scivola l’una contro l’altra, Hinata si contorce, cerca di divincolarsi nelle sue braccia, uggiolando e ringhiando ma… è sublime quando finalmente lo avverte arrendersi e sospirare. E dopo quel respiro, una magia: i loro corpi fanno quello che Tobio, in fondo, sapeva fosse possibile. Si incastrano. Si adattano perfettamente l’uno all’altro. Quando uno inspira, l’altro espira e viceversa, in una danza, senza mai contrastarsi.
È sempre stato così tra loro, perfettamente armonizzati in un rapporto complicato, a cui Tobio sapeva mancare qualcosa.

E quel qualcosa inizia a crescergli dentro, monta come una risacca a minacciose ondate schiumose e rumorose, a ritmo con un battito cardiaco violento e incalzante.
« … vorrei tu fossi tutte le mie prime volte. »
La voce di Hinata gli entra nel petto, crea una breccia proprio lì dove le parole sono state pronunciate e si infiltra nella sua cassa toracica; lì mette radici, ma quando nasce non sboccia come un fiore. Implode.
Il mondo, così come Tobio lo conosceva, sembra collassargli addosso. Tutto. Dal terreno sotto i suoi piedi, ai lampioni, al cielo e alle stelle: l’universo gli cade dentro, riversandosi con in lui e comprimendolo. Tutto si focalizza in un unico punto minuscolo al centro del proprio cuore, crea una pressione immensa e insopportabile e poi, finalmente, esplode.
Tobio divampa su Hinata quando le loro bocche collidono.
E quando riapre le palpebre, tremante per quello che gli è appena successo, si ritrova i suoi occhi addosso, enormi, pupille affamate e dilatate piantate nelle sue. Le loro labbra sono ancora lì, le une vicinissime alle altre, a respirarsi addosso.
E che sensazione gloriosa è sentire le braccia di Hinata risalire insicure al proprio collo, avvolgerlo e avvicinarlo. E di nuovo le loro labbra si toccano. Gli occhi si chiudono e si riaprono quando si separano. È un rituale strano e tutte le consapevolezze di Tobio si attorcigliano perché non capisce come sia possibile che sappia quello che sta facendo. È tutto perfettamente perfetto, tutto al posto giusto. Le mani, le labbra e persino la testa sanno benissimo quello che stanno facendo. Un istinto primordiale risvegliato in lui e che muove il suo corpo come un burattinaio esperto, nonostante sia tutto così nuovo.

Il respiro gli si spezza nel torace quando ancora una volta si lascia cadere su Hinata e congiunge le loro bocche: qualche frammento di secondo prima che accada avverte lo sguardo di Shoyo fare scintille. E una deve essere finita direttamente sulle sue labbra, che sembrano prendere fuoco.
Si stringono così forte l’uno all’altro che Tobio percepisce ogni sporgenza ossea di Hinata pungerlo dolorosamente. E ora vuole respirarlo, vuole divorarlo, vuole riempirsi i polmoni e lo stomaco di Hinata che, come se lo sapesse, gli geme in bocca mescolando le loro salive, facendo scivolare le lingue l’una sull’altra.

È un crescendo di desiderio meschino, qualcosa che dà a Tobio una frustrazione incolmabile. Le mani si aggrappano, strappano, stringono nel tentativo di sedare quella brama senza fine. 

Ancora. Ti prego.

È un qualcosa che si concentra dove i loro corpi si toccano con più insistenza. Lo arde vivo, e di nuovo avverte quella sensazione di implosione, come se avesse un buco nero al posto dell’addome determinato a risucchiare Shoyo e intrappolarlo al suo interno.
E ringrazia l’albero a cui si appoggia e che gli sorregge la schiena, perché non è più padrone del suo corpo e anche il solo rimanere in posizione eretta si sta rivelando un compito arduo.
Le mani spingono Hinata lì, verso il centro del suo tutto, dove si incanala la propria passione.
E lui mugola ansimandogli in bocca, afferrandogli i capelli disperatamente e tirandoli fino a fargli male, ma Tobio non si ribella perché sa che è tutto proprio come dovrebbe essere: straziante, sconvolgente, opprimente.
Boccheggia sulle sue labbra e sa di aver pronunciato il suo nome più volte e di rimando, nella nebbia della passione, sente Hinata fargli eco e rispondergli.
Tobio respira forte, fortissimo. La gola fa male, la bocca fa male, la mandibola fa male.
Le orecchie sono ovattate dalla pressione sanguigna che si alza, sente le labbra umide di saliva pulsare, quasi esplodere quando Hinata le abbandona per posargli un bacio bagnato e bollente sul mento.
Eccola.

Tobio sussulta e spalanca gli occhi.
La percepisce chiaramente. È una scintilla di coraggio, una sensazione che risale dall’addome e si arrampica nelle viscere fino a raggiungere il petto.
Io… posso farcela!

È con trasporto che Tobio afferra il viso di Hinata con entrambe le mani e lo guarda fisso negli occhi, e dai non guardarmi così idiota, ci sono quasi…!
« Hinata…! »
« Sì…?! » Lui si sporge in avanti e gli afferra i polsi, ha gli occhi che brillano più del cielo stellato sulle loro teste, ricolmi di un’aspettativa che lo arde vivo. 

Hanno entrambi il respiro sospeso: l’istinto di Kageyama di baciarlo ancora e lasciare perdere il suo obiettivo è una tentazione a cui non deve cedere.
Prende un profondo respiro e Hinata già sorride. Certo che sorride. Lui ce la sta facendo!
« … buon compleanno! »
L’ha fatto. Tobio si sente invincibile. Ci ha messo quasi tre ore, ma ce l’ha fatta. È come se si fosse improvvisamente svuotato e nuovamente riempito al tempo stesso: svuotato di un peso, ma ricolmo di un sentimento enorme, pesante, infinito che lo completa.
Gonfia il petto e un sorriso soddisfatto gli si allarga in viso… ma, con suo stupore, Hinata mette il broncio.
« Sei serio? »
…Uh?
Impiega un attimo a rispondere. È come se gli fosse caduto un masso in testa.
« Che? … Perchè?! Ti sembra che stia scherzando, pezzo d’imbecille?! » Gli basta un niente per accendersi. Che vuol dire “Sei serio?”?!
« Veramente hai rovinato il momento solo per farmi gli auguri?! »
Hinata si divincola dalla sua presa e fa qualche passo indietro, incrociando le braccia sul petto. Il rossore dolce dell’imbarazzo che gli adornava il viso scompare.
Tobio è maledettamente, fottutamente confuso. « Scusa, ti aspettavi che ti dicessi cosa esattamente?! Te ne stavi lì con quella faccia ebete in attesa! »
« C’erano altre decine di cose che potevi dire! »
E sì, nella furia del momento comunque Kageyama ringrazia che siano le due di notte e che non ci siano abitazioni nelle vicinanze: perchè stanno facendo a gara a chi alza di più la voce. L’ultima cosa che gli serve prima di entrare nella V-League è una denuncia per disturbo della quiete pubblica. Altro che mental coach.
« Ah si?! Tipo cosa, sentiamo! »
« Tipo…! »
Ma proprio mentre allarga le braccia, il viso di Hinata vira su tutte le sfumature del rosso e si zittisce. E Kageyama non può fare a meno di sentirsi ancora più perplesso.

Silenzio.
Black out.

Hinata boccheggia e la sua espressione, da imbronciata quale era, assume una sfumatura amara, e non lo aiuta a capire.
Il vecchio mondo che gli era collassato addosso per poi esplodere e mutare in qualcosa di così vivo e stupendo, quasi cosmico, torna ad essere freddo.
Le sicurezze a cui si era sempre aggrappato, come lo scorrere del tempo, tornano precipitosamente a lui come a volerlo aiutare, a volerlo sorreggere in questo vuoto assoluto in cui sta cadendo. I secondi tornano a scandire il tempo in un ticchettio angosciante nella testa, come una bomba che minaccia di esplodere.
Proprio quando credeva di aver raggiunto il suo massimo, il suo apice, di aver dato il tutto per tutto, scopre che Hinata è di nuovo un passo avanti a lui. E non lo riesce a raggiungere, perché percepisce in qualche modo che il ragazzo, che sembra non conoscere più così bene, sta diventando per lui inafferrabile.

D’improvviso, le parole che gli aveva detto poco prima perdono di senso: “È il regalo migliore che potessi farmi!”. 

Sei un bugiardo, Hinata. Sei un ingordo e un egoista. E io più di così non posso fare.

Ma le parole vengono pronunciate solo nella sua testa, e tutto sommato suonano come una rassicurazione. Tobio Kageyama è uno che conosce i propri limiti meglio di chiunque altro al mondo.
Vorrebbe scusarsi, quando avverte i muscoli rilasciare la tensione accumulata e tutto il suo corpo sembra voler scrivere la parola resa. Vorrebbe scusarsi perchè Hinata ha l’espressione del terrore in viso, quella di chi pensava di avere la vittoria in pugno e se l’è vista sfuggire dalle mani.

Quando lo vede muoversi verso di lui, Tobio si aspetta di ricevere un pugno.
E invece passa oltre, dandogli una spallata che lo fa incespicare.
Avrei preferito un pugno.
Ma è andata così, pensa, mentre il cigolio della bicicletta di Hinata si allontana.
E Tobio cerca disperato di riallacciarsi ai suoi secondi, minuti e ore che questa notte lo hanno tradito, abbandonandolo. 

Sussulta accorgendosi del chiarore del cielo, sorpreso da un’alba che, contro ogni aspettativa, è già arrivata.
Questa notte ha imparato un’altra lezione importante.
Il suo spazio e il suo tempo sono stati calpestati e rimodulati da Hinata.
Quel bacio ha sconvolto il mondo di Tobio e ha tarato di nuovo l’affezionato orologio biologico che pensava di conoscere come il palmo della propria mano.
Hinata voleva che lui fosse tutte le sue prime volte, gli aveva detto.
In fondo sa che non sarà mai all’altezza di questa richiesta, e sa che la sua testa sta navigando in un oceano inesplorato e confuso, mentre ci ripensa. Non ha idea di cosa volesse dire il boke con quelle parole ma… se Tobio è riuscito a raccogliere il coraggio una volta, è sicuro di poterlo fare di nuovo.
Fanculo. Io VOGLIO essere tutte le tue prime volte! Qualsiasi esse siano!
 

Si volta in direzione della collina e si lancia in una corsa sfrenata, sentendo già su di sè gli occhi curiosi di una bimba sbirciare lui e suo fratello da dietro le tende della propria cameretta. 




NOTE DELL'AUTRICE

Grazie per aver letto questa fic partecipante alla challenge “Prime volte” del gruppo facebook ‘Komorebi Community’.
Come parole chiave per questa fic ho utilizzato MESSAGGIO, MEZZANOTTE e COMPLEANNO.
Come sempre, ringrazio la meravigliosa e fantastica Giorgi_B che esegue questi splendidi lavori di restauro sulle mie fanfiction, la mia beta fidata, unica nel suo genere <3 La mia gioia <3
   
 
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