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Autore: Justice Gundam    11/03/2024    2 recensioni
Fin dagli inizi, la storia di Golarion è stata colma di tragedie, eventi drammatici e violenza. Questo mondo ha visto innumerevoli civiltà ascendere per poi crollare. Eserciti si sono scontrati in innumerevoli occasioni, e il sangue è stato sparso ovunque in tutto il globo. Ora, nell'Era dei Presagi Perduti, dopo la morte del dio Aroden, si snodano le vicende di coloro che scriveranno un nuovo capitolo nella tormentata storia di questo mondo...
Una strana ombra incombe nei cieli sopra Riddleport, la malfamata Città dei Glifi, e molti cosiddetti profeti la considerano un presagio di sventura. Nel frattempo, un signore del crimine della città cerca di recuperare le glorie perdute, e cerca gente che possa essergli utile nel suo intento...
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'Era dei Presagi Perduti'
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Pathfinder: L'Era dei Presagi Perduti

Libro 3: Seconda Oscurità

 

 

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Capitolo 4 - L'ombra nel cielo

 

Lavorare al Goblin Dorato si stava rivelando un affare proficuo. Grazie alla pubblicità che Saul aveva fatto alla sua casa da gioco, e con l'aiuto dei suoi vecchi e nuovi impiegati che facevano del loro meglio per diffondere voci e far funzionare la baracca, gli affari stavano andando a gonfie vele, e anche Qael e i suoi compagni stavano guadagnando bene.

 

Il mezzelfo devoto di Calistria, tuttavia, aveva un altro problema di cui non riusciva a venire a capo. A parte la presenza dell'imp chiamato Vecchio Graffio durante la competizione di diversi giorni prima, Qael non aveva trovato nulla che collegasse Saul Vancaskerkin ad affari extraplanari. Eppure... per quale motivo la sua chiesa lo avrebbe messo sulle tracce di Vancaskerkin, se non fosse stato coinvolto in qualche losco affare?

 

"Forse mi sto concentrando troppo su una cosa soltanto..." disse tra sè Qael mentre si incamminava verso un piccolo santuario dedicato alla sua dea - Calistria, la dea elfica della passione e della vendetta. In effetti, più che un santuario, il piccolo edificio in mattoni ricordava non poco una casa di appuntamenti. La facciata era dipinta vivacemente in giallo e nero, i colori tipici della dea, e alcune persone erano sedute vicino all'ingresso - due giovani donne in abbigliamento alquanto rivelante e dalle espressioni seducenti, vestite di leggeri abiti bianchi che lasciavano ben poco all'immaginazione. Poco distante da loro, un giovane dal fisico atletico e dai capelli neri ben pettinati, con appena un accenno di baffi e barba sul volto, restava in piedi accanto all'ingresso - indossava soltanto un paio di calzoni corti, gialli con le orlature nere, che mettevano bene in mostra le sue gambe robuste e un paio di stivali neri, e ammiccava a chiunque passasse.

 

Ormai abituato a simili scene, Qael passò davanti agli intrattenitori facendo dei rapidi saluti ed entrò nel tempio. Immediatamente, il suo olfatto venne assalito da un'aggressiva mistura di afrori, un misto di spezie, erbe ed incenso proveniente da un piccolo altare dorato, davanti al quale erano inginocchiati in preghiera alcuni fedeli del Bramato Pungiglione. A condurre la preghiera, chiaramente sotto gli effetti di qualche sostanza stupefacente, si trovava un sacerdote di Calistria di rango più alto, riconoscibile dalle vesti più elaborate e dalla frusta dorata che portava legata dietro la schiena. Un ronzio inquietante provenne da dietro l'altare, e Qael guardò dietro il sacerdote e sobbalzò stupito quando vide che la fonte di quel suono assordante era una vespa gigantesca che svolazzava tranquillamente attorno al gruppo di fedeli, tenendosi ad appena un metro di quota. L'insetto voltò i suoi grandi occhi compositi verso l'iniziato, che si schiarì la voce e alzò una mano in segno di saluto... e con suo grande sollievo, la vespa gigante perse interesse in lui e si appoggiò tranquillamente dietro l'altare.

 

Qael si sedette su uno sgabello non troppo lontano dal punto in cui il sacerdote vestito di giallo e nero stava continuando a predicare il verbo di Calistria - l'importanza di vivere appieno ogni momento, quella di sapersi vendicare al momento giusto dei torti subiti... tutte cose che Qael aveva ben imparato nel corso della sua iniziazione. Finalmente, quando il sermone fu terminato e i fedeli cominciarono a disperdersi, il sacerdote si passò una mano sul volto per darsi una svegliata - le sostanze che aveva in corpo, evidentemente, gli stavano causando un po' di sonnolenza. Quando fu sicuro di poter parlare con il suo compagno di fede senza difficoltà, il sacerdote annuì in direzione di Qael e gli fece cenno di avvicinarsi.

 

"Bentornato, giovane adepto del Bramato Pungiglione." disse il sacerdote superiore, un tipo alto e dal volto smunto, con un paio di zigomi affilati e una cicatrice orizzontale sulla fronte. "Dimmi pure, giovane Qael... sei venuto qui per fare rapporto di quello che hai trovato nella bisca di quel Vancaskerkin?"

"Si può dire così... o almeno, questo è quello che farei se avessi trovato qualcosa di incriminante." rispose Qael con tutta calma, tirando un sospiro. Il suo superiore si sedette su un gradino di pietra vicino all'altare e fece un cenno alla vespa gigante che ancora zampettava dietro di loro. Immediatamente, il minaccioso insetto ripiegò le ali sulla schiena e si quietò come un cagnolino bene educato.

 

"Siediti, figliolo, e racconta pure." disse il superiore. Qael fece come gli era stato chiesto esi schiarì la voce mentre pensava a come iniziare il discorso.

"Bene, padre Idsir... come voi mi avevate chiesto, mi sono infiltrato nel covo di Vancaskerkin e ho cercato indizi di qualche sua cooperazione con le forze degli inferi. Ma a parte la presenza di quell'imp di nome Vecchio Graffio, non sono riuscito a scoprire nulla. Non ho niente che dimostri in maniera definitiva che Vancaskerkin abbia fatto un patto con il diavolo, o cose del genere."

 

"Eppure è bizzarro..." affermò tra sè Padre Idsir con espressione assorta. "Dopo che è stato punito per quello che è successo a Falk Zincher, era in una situazione tale che non credevo proprio avrebbe fatto ancora parlare di sè... Il fatto che adesso Vancaskerkin stia di nuovo cavalcando la cresta dell'onda, e così presto dopo la sua precedente disfatta, tra l'altro... mi viene davvero da pensare che ci sia sotto qualcosa di poco chiaro."

"Forse non si tratta di influenze infernali..." azzardò Qael, dopo averci pensato su per un po'. "Forse è davvero riuscito a tornare ai fasti di un tempo perchè è stato abile e ha avuto fortuna. Il fatto che sia improbabile non significa che sia impossibile."

 

"Può essere." rispose il suo superiore. "Oppure può essere che Vancaskerkin abbia altri benefattori e che quell'imp sia soltanto una coincidenza. Pensi che Vancaskerkin sospetti qualcosa?"

Qael scosse la testa. "Non credo proprio. Non è un tipo che corre rischi inutili. Se sapesse che sto lavorando per voi e lo sto tenendo d'occhio, non esiterebbe neanche per un istante a sbarazzarsi di me. Forse nel senso definitivo della parola." affermò.

 

Idsir annuì lentamente. Si rendeva conto che era stato un po' rischioso mandare Qael per quella delicata missione, ma se doveva essere sincero, non vedeva chi altro se ne sarebbe potuto occupare. "Hmm... capisco." affermò infine. "Ad ogni modo, non possiamo ancora dire per certo se Vancaskerkin sia pulito o meno.  Perciò ho bisogno di chiederti di restargli addosso ancora un po', prima di poter dichiarare che è innocuo."

"Non è un problema." rispose tranquillo il mezzelfo. "Per me è anche conveniente, visto che ci guadagno a lavorare per lui. Ma non si preoccupi, farò il volere della divina Calistria."

 

"Non ho dubbi, figliolo." rispose il suo superiore. "Ora, per quanto riguarda quello che mi hai chiesto..."      

Qael sembrò come energizzato, e alzò lo sguardo speranzoso prima che Idsir potesse continuare. "Avete... avete scoperto qualcosa, padre? Magari anche soltanto dove è andato quel furfante?"

Nella sua foga, Qael aveva preso la manica dell'abito talare di Idsir, che alzò una mano per indurlo alla calma. "Aspetta. Aspetta un momento, figliolo." affermò, per poi staccarsi dalla presa del mezzelfo. "Dimentichi che cosa dice la divina Calistria? Cercare la vendetta è giusto e comprensibile, ma a volte è necessario avere pazienza. Devi avere tutta la pazienza che serve per avere vendetta contro chi ti ha fatto dei torti. E così quando avrai l'occasione di portarla a termine... sarà ancora più soddisfacente, non trovi?"

 

Qael restò per qualche istante fermo dov'era a fissare il suo superiore, ma si calmò quasi subito e annuì. "Certo... certo. Mi perdoni, padre Idsir. E' una cosa molto importante per me, e ho finito per farmi trascinare."

"Va tutto bene. Cerca solo di ricordarti quel è il tuo compito e il tuo ruolo come messaggero della vendetta del Bramato Pungiglione." affermò il suo superiore. "Ad ogni modo, sappi che abbiamo comunque trovato il luogo dove più probabilmente si nasconde la persona che stai cercando, e faremo del nostro meglio per dartene la conferma. Ora vai pure...e mi raccomando, tieni d'occhio Vancaskerkin e informaci se sta tramando qualcosa. Colpisci con il cuore."

 

"Non mancherò." rispose Qael con un inchino rispettoso.  "Colpirò con il mio cuore."

 

 

oooooooooo

 

 

Mentre la vita a Riddleport continuava come niente fosse, i Glifieri avevano il loro bel da fare, impegnati com'erano a cercare di capire cosa volesse dire quella strana macchia che da un po' di tempo  a quella parte appariva davanti al sole per poi scomparire pochi minuti dopo. Anche gli incantesimi di divinazione si erano dimostrati terribilmente vaghi nel dare informazioni su quella strana macchia, e si erano limitati a far sapere che era un cattivo presagio. Persino i Glifieri più esperti, ricorrendo ai loro incantesimi più complessi, erano stati in grado di scoprire soltanto che era un evento che non si era mai verificato prima di allora nella storia di Riddleport.

 

Per la giovane Samaritha, si trattava di un'occasione allo stesso tempo ghiotta e frustrante. Quale occasione migliore per dare prova delle sue capacità ai Glifieri? Ma la sua ristretta scelta di incantesimi voleva dire che non aveva modo di investigare a fondo nè di sapere di più su quello strano fenomeno. Tutto quello che poteva fare era concentrarsi il più possibile sullo studio della cosiddetta "ombra nel cielo" nei momenti di libertà che aveva tra un turno e l'altro al Goblin Dorato. Se non altro, i suoi studi avevano fatto una buona impressione sull'ordine dei Glifieri, quindi era abbastanza ottimista circa le sue possibilità di guadagnarsi il suo ingresso.

 

"E' davvero frustrante. Per non dire preoccupante." disse la giovane mezzelfa, appoggiando un gomito sulla sua scrivania e massaggiandosi la fronte come se le stesse venendo l'emicrania. "Tutti i Glifieri sono impegnati a studiare quell'affare che copre il cielo, e nessuno riesce a cavare un ragno dal buco. Ma bisognerà prima o poi che accada qualcosa..."

 

Samaritha diede un'altra occhiata ai suoi appunti e cercò di scoprire se per caso le fosse sfuggito qualcosa. Ma... no, niente da fare. Più rileggeva quello che sapeva sulla cosiddetta "ombra nel cielo", più si rendeva conto che, molto semplicemente, nessuno aveva abbastanza informazioni da poterle dire per certo di cosa si trattasse. Si manifestava sotto forma di una sorta di nuvola nera che per qualche minuto offuscava il sole, senza mai mostrare alcun ordine nè criterio. A volte era apparsa nel bel mezzo della giornata, a volte all'alba o al tramonto, ma mai nelle stesse ore o sotto le stesse condizioni. E la cosa che forse rendeva ancora più difficile studiarla, era il fatto che in effetti quella strana ombra non aveva praticamente nessuna influenza su quanto accadeva in città. Se da un lato questo era un bene per Samaritha, in quanto voleva dire che l'ombra non era pericolosa per i cittadini, dall'altro aveva avuto un effetto collaterale: sapendo di non correre rischi, i cittadini di Riddleport avevano ripreso la loro vita di tutti i giorni come niente fosse, e non fornivano più così tanto aiuto e supporto ai Glifieri affinchè si scoprisse cosa fosse quello strano fenomeno.

 

"Immagino che la mente umana abbia delle capacità di adattamento davvero eccezionali." disse tra sè Samaritha. "Del resto, immagino che molti, qui a Riddleport, siano troppo occupati a non finire con un pugnale nella schiena perchè gli importi qualcosa di un fenomeno che finora, per quanto bizzarro, si è rivelato innocuo. Ma questo... è un bel problema per i Glifieri. Se solo riuscissi a trovare qualcosa... un indizio che aiutasse i Glifieri a giungere a capo del problema... ma non è un'impresa facile, me ne rendo conto. Che quell'affare sia un campo anti-magia in un formato particolare? O forse qualche manifestazione, una traccia di qualche esperimento magico? Hmm... forse è meglio che mi prenda una pausa. Del resto, tra  non molto ho il turno al Goblin Dorato. Almeno ho avuto la fortuna di trovare lavoro lì..."

 

Samaritha si stiracchiò e prese un sorso da un bicchiere d'acqua, poi iniziò a mettere in ordine i suoi appunti e a prepararsi per la serata. Almeno, il suo lavoro al Goblin Dorato le avrebbe permesso di rilassarsi e di distrarsi dagli attuali problemi.

 

 

oooooooooo

 

 

Quella sera, al Goblin Dorato.

 

La sala da gioco era ancora una volta gremita, e Timeon non avrebbe potuto esserne più contento. Le sue canzoni e le sue esibizioni gli avrebbero di nuovo permesso di portare a casa una discreta somma, in aggiunta a quello che Saul gli pagava per il suo lavoro. Una piccola platea si era riunita attorno a lui per ascoltarlo, e anche gli avventori seduti ai tavoli per scommettere o farsi un boccale di birra davano l'impressione di gradire l'intrattenimento.

 

Umlo doveva ammettere che il lavoro si era fatto un po' noioso, mentre andava in giro per i tavoli a controllare che qualche cliente non barasse o non cercasse guai. Era già da un po' che non c'era stato bisogno di intervenire. Il mezzorco aveva la netta impressione che la fama dei nuovi arrivati si fosse già diffusa, e che gli avventori non avessero voglia di provocare i nuovi dipendenti di Saul.

"Beh, mi annoierò un po', ma almeno è un lavoro che rende." pensò tra sè Umlo, per poi dare un'occhiata ad un tavolo di Ghoulette dove una coppia di gnomi aveva appena vinto una discreta somma. I due piccoletti ebbero il buon senso di ritirarsi finchè erano ancora in testa e corsero da Qael per farsi cambiare le fiches in soldi, e il mezzorco annuì soddisfatto per poi cominciare a dirigersi verso un altro tavolo... 

 

Qualcosa, o meglio dire qualcuno, attirò subito l'attenzione di Umlo non appena si avvicinò al tavolo in cui alcuni avventori stavano giocando a Golem. Uno dei giocatori spiccava per la sua altezza e corporatura - un omaccione muscoloso alto quasi un metro e novanta, dalla pelle abbronzata e dai capelli castano-rossicci tagliati corti, con un naso leggermente aquilino e un paio di piccoli occhi luccicanti e acuti. Sulla parte sinistra del volto presentava una cicatrice che gli distorceva la bocca in un ghigno minaccioso. Era vestito in maniera funzionale ma rozza, con una giacca grigia da lavoro con delle toppe marroni sulle spalle, pantaloni blu e un paio di stivali incrostati di fango. Stava mescolando le carte con notevole abilità, e dava l'impressione di essere un giocatore esperto e smaliziato.

 

Umlo corrugò la fronte. Aveva la netta sensazione di aver già visto quell'uomo da qualche parte...

 

L'omaccione distribuì le carte e si voltò verso il mezzorco, per poi sfoderare un sorriso cordiale ma che comunque non riusciva a dare l'impressione di essere amichevole.

"Salve. Sei uno nuovo di qui." disse l'omaccione. Evidentemente, non era la prima volta che bazzicava da quelle parti. "Saul ha assunto dei nuovi dipendenti. Bene, sembra che la vostra bisca stia avendo un discreto successo, in questi ultimi tempi."

 

"Facciamo del nostro meglio." rispose Umlo, senza mai abbassare la guardia. L'uomo dai capelli castani prese le se carte e ghignò nuovamente vedendo che gli era venuta una mano niente male. "Ma... potrei sapere voi chi siete, signore? Ho l'impressione... che questa non sia la prima volta che vi vedo."

L'omaccione sghignazzò maligno. "Hehehee... come mai tutto questo interesse nei miei confronti? Io sono un cliente come tutti gli altri, e sto avendo un bel po' di fortuna stasera!" affermò. "Ho per caso infranto qualche regola?"

 

"Non ho detto questo..." affermò il mezzorco storcendo il naso. "Dico solo che... non mi giunge nuovo, il vostro volto."

"Probabilmente mi avrete visto in giro all'arena gladiatoria." affermò l'uomo alzando le larghe spalle. "Ora però, se permettete, sono nel pieno della partita, e avrei bisogno di concentrarmi. Se ci sono problemi, potremmo discuterne in seguito, giusto?"

 

Con un po' di riluttanza, Umlo lasciò perdere e cominciò ad allontanarsi dal tavolo di Golem. "No, no, nessun problema. L'importante è che non cerchiate guai." affermò il mezzorco. Si fermò giusto un attimo per gettare un'occhiata significativa all'omaccione, che non sembrò per niente intimorito e fece un gesto amichevole di saluto prima di tornare alla sua partita. A giudicare dall'esclamazione vittoriosa che arrivò dal tavolo pochi istanti dopo, il tizio misterioso stava vincendo ancora...

 

"Non so perchè, ma c'è qualcosa che non mi piace in quel tizio." pensò tra sè Umlo. "Forse è meglio se ne vado a parlare con Mister Vancaskerkin."

 

Dopo essersi assicurato che la sala da gioco fosse in ordine, Umlo si diresse verso l'ufficio del suo datore di lavoro, cercando di dare meno nell'occhio possibile - cosa non troppo facile, vista la folla che si era ammassata. Finalmente, Umlo riuscì a raggiungere una porta di servizio e si diresse verso l'ufficio...

 

Il mezzorco ebbe una piccola sorpresa quando arrivò e si rese conto che non era il solo a voler parlare con il direttore. Saul e il suo gorilla Bojask stavano discutendo con Qael, che era seduto davanti alla scrivania dell' ex-boss della malavita, e dava l'impressione di stare facendo un rapporto molto importante. Immediatamente, il mezzelfo si voltò verso il suo vecchio amico e lo osservò con un po' di stupore.

"Ehilà, Umlo. Che succede? Mi sembra che stasera qui si tenga una riunione." affermò, con un po' di leggerezza.

 

Umlo alzò una mano e fece un segno dell'okay. "Sì, vedo che c'è qualcosa di strano, stasera..." affermò. "Mister Vancaskerkin, perdoni il disturbo. Tornerò subito al mio posto, ma prima avrei bisogno di farle rapporto di un individuo sospetto che ho visto ad uno dei tavoli."

"Era un tizio grande e grosso, con i capelli corti e un ghigno sulla faccia?" chiese Qael. "Perchè se è lui... allora so chi è."

 

Umlo annuì con sicurezza, e Saul sospirò rabbiosamente e si sfregò il pizzetto con la mano che gli restava. "Come dice bene il vostro amico qui presente, signor Umlo... quel tipo muscoloso che avete visto nella sala da gioco è effettivamente un mio nemico personale. Molto personale. Clegg Zincher, il proprietario dell'arena gladiatoria di Riddleport... e uno dei principali responsabili della mia caduta dalla gloria." affermò con rabbia trattenuta.

Umlo schioccò le dita in un gesto di stizza. "Ah... per il fiato di Norgorber, ecco chi mi ricordava quel tizio!" ringhiò. "E che diavolo ci fa qui, in questo momento?"

 

"Beh, certo non è venuto qui per fare un saluto! Tanto più che Zincher non è esattamente conosciuto come giocatore d'azzardo, da queste parti. Ma a giudicare da quanto sta vincendo, evidentemente non sapevamo abbastanza di lui." replicò Bojask. "Detto questo, ha lasciato le armi all'uscita, come prevede il regolamento, si sta attenendo a tutte le norme di comportamento  e non ha infranto nessuna legge, quindi non possiamo semplicemente cacciarlo di qui."

"Ma possiamo comunque tenerlo d'occhio." affermò Saul, ora un po' più freddo e razionale. "Ho l'impressione che la sua presenza nella mia sala da gioco sia un avvertimento... o forse una distrazione. Signor Clelesa... sarebbe così gentile da tenere d'occhio Zincher, in maniera quanto più discreta possibile, si intende? Lei, signor Umlo, torni pure alla sua ronda. Non vorrei che, senza la sua presenza in sala a fare da deterrente, certi elementi si facessero l'illusione di poter scatenare una rissa o molestare le ragazze impunemente."

 

"Certo, signor Vancaskerkin. Non mancheremo." affermò Qael. Lui ed Umlo si congedarono con un inchino rispettoso e tornarono alle loro mansioni, mentre Saul e la sua guardia del corpo restarono dov'erano e attesero che i due inservienti si fossero allontanati prima di riprendere il discorso.

 

"Signor Bojask, quali sono le sue opinioni, riguardo alla presenza di Zincher?" chiese il proprietario della sala da gioco. Distrattamente, picchiettò con la sua protesi-chiave sulla scrivania e gettò una fugace occhiata al ritratto di sè e della moglie defunta.

 

"Credo che per adesso sia meglio lasciargli fare il suo gioco." rispose Bojask senza scomporsi. "Al momento, il Goblin Dorato sta andando bene, e non abbiamo bisogno di esporci più del necessario."

Saul annuì. "Sì, sono d'accordo. Agire frettolosamente andrebbe soltanto a nostro danno." rispose infine. "Lasciamo che Zincher pensi di avere la situazione sotto controllo. Gli daremo corda, e attenderemo che lui ci si impicchi da solo, ma per adesso, ritengo anch'io che sia meglio non farsi provocare." Fece una pausa e raccolse i suoi pensieri prima di riprendere. "Molto bene... per quanto riguarda quell'ordine che avevo fatto, per quando pensate che potranno consegnarmelo?"

"Ho parlato con il responsabile. Mi ha detto che sarà pronto già domani." affermò Bojask.

 

Saul fece un sorriso sottile. "Ottimo. Mi servirà come ulteriore garanzia, giusto in caso il piano non vada come dovrebbe. E per quanto riguarda i nostri due... amici?"

"Ziphras e i suoi ragazzi si occuperanno di loro stanotte." rispose Bojask, sogghignando a sua volta. "Per quanto riguarda loro, non abbiamo più nulla di cui preoccuparci."

 

Saul annuì di nuovo. Tutto stava andando per il verso giusto, a parte qualche inciampo di poco conto. L'arrivo di quel gruppetto di avventurieri scalmanati era stato un imprevisto, ma un imprevisto che alla fine si era risolto a suo favore. Ora quello che lui doveva fare era attendere il momento giusto... e alla fine, sarebbe stato lui a prevalere. Tutti quegli sciacalli che avevano pensato di fare festa sul suo cadavere e trastullarsi con le sue ossa... avrebbero avuto un'amara sorpresa.

 

Gettò di nuovo un'occhiata al ritratto di sè e della moglie. "Aspetta, mia cara Betheda. E' solo questione di tempo." pensò tra sè. "Alla fine, tutta Riddleport pagherà per quello che ci ha fatto."

 

 

oooooooooo

 

 

"E con questo... le scommesse sono fatte! Prego, mostrate le vostre mani!" esclamò il crouper al tavolo da Golem. Il giocatore di fronte a Clegg appoggiò le sue carte a faccia in su sul tavolo da gioco, in modo che tutti potessero vederle...

 

"Non male. Non male davvero, queste carte." affermò Clegg con un cenno della testa. "Ma... sfortunatamente per te, temo di averne di migliori. Che mi dici di queste, dilettante?"

L'omaccione voltò le carte che aveva in mano e le appoggiò con fare sicuro sul tavolo da gioco, lasciando interdetti gli altri giocatori... in particolare, il suo attuale avversario, che digrignò i denti per la frustrazione. Quel dannato stava avendo davvero un po' troppa fortuna per i suoi gusti!

 

"Il signor Clegg Zincher vince questa mano." affermò il croupier con un sospiro rassegnato. Era già da un po' che quel tipo infilava una mano vincente dietro l'altra... e il croupier non potè fare a meno di sentirsi sollevato quando Zincher decise che per quella serata aveva avuto abbastanza fortuna. L'omaccione appoggiò le carte sul tavolo e alzò una mano per dire che si ritirava.

 

"Credo di avere avuto già abbastanza fortuna per stasera." affermò mentre raccoglieva le sue fiches, ignorando volutamente gli sguardi rabbiosi dei clienti i cui soldi erano finiti nelle sue tasche. "Lascio anche a voi la possibilità di vincere qualcosa. Io me ne torno alle mie mansioni... e chissà che non ci si riveda, un giorno di questi!"

"Spero proprio di no..." mormorò uno dei clienti. Clegg lo sentì, ma ci fece una breve risata e continuò per la sua strada, andando a scambiare le sue fiches con una pesante borsa di monete d'oro.

"Ecco. Date una ventina di monete a quei due gorilla che mi hanno tenuto d'occhio." disse Clegg all'usciere, lasciandogli una discreta somma. "Dì loro che è un piccolo omaggio da parte di Clegg Zincher, con i suoi migliori auguri."

Detto questo, Clegg chinò la testa e uscì dal Goblin Dorato, prendendo la strada per tornare a casa sua.

 

Sì, doveva ammettere Clegg, anche se non era stato piacevole entrare nella bisca del suo arcinemico, se n'era comunque andato con un bel po' di soldi in più, e come se non bastasse, tutti quegli idioti avevano concentrato la loro attenzione su di lui, e non avevano badato a quello che stava accadendo da altre parti della bisca.   

 

Per un attimo, Clegg pensò alla possibilità di diventare lui il nuovo padrone del Goblin Dorato una volta che Saul fosse stato tolto di mezzo... ma accantonò ben presto l'idea. No, aveva già troppi progetti in corso per disperdersi con uno in più, e non era sicuro che Cromarcky avrebbe visto di buon occhio un tentativo così esplicito di tenere sotto controllo una fetta più grossa di Riddleport. Meglio prendere le cose con calma e aspettare. In fondo, se tutto fosse andato come da programma, quella vecchia carcassa di Saul sarebbe stato sepolto entro breve...

 

Clegg alzò lo sguardo verso il sole al tramonto e corrugò la fronte nel vedere la massa di ombre che aleggiava nel cielo di Riddleport. Di nuovo quella maledetta cosa. Molti abitanti della Città dei Glifi ci avevano fatto il callo ormai, ma lui no. Ma non era nella posizione di fare molto in proposito, se non sperare che i Glifieri ci capissero finalmente qualcosa, e soprattutto che non fosse un pericolo per i suoi affari...

 

 

oooooooooo

 

 

"Uff... beh, sembra che almeno qui tutto sia in ordine. Che cosa sia venuto a fare quel dannato Zincher da queste parti, non ne ho la più pallida idea, ma almeno non si è rivelato una minaccia." affermò Qael, lieto che il proprietario dell'arena dei gladiatori non si fosse più fatto vedere. Aveva vinto una bella somma, poi se n'era andato senza fare storie, lasciandosi dietro un po' di avventori arrabbiati per aver perso il loro denaro. Alcuni di loro accusavano Clegg di aver barato, ma non c'erano prove per dimostrarlo, e a tutti gli effetti, Clegg si era comportato come un qualsiasi avventore: era venuto, aveva giocato a quello che voleva, e poi se n'era andato dopo aver collezionato le sue vincite. Non c'era stato nulla di illegale... anzi, si era anche dimostrato un giocatore abile. Proprio non capiva cosa stesse tramando quel tizio...

 

I suoi pensieri furono interrotti dall'arrivo di Timeon. Il bardo halfling si sgranchì la schiena e le spalle mentre si avvicinava al suo compagno, godendosi un momento di pausa dai suoi spettacoli. "Hey, Qael!" esclamò, attirando l'attenzione del mezzelfo. "Cos'è successo da queste parti? Tu e il tuo amichetto mezzorco mi siete sembrati un po' irrequieti, se posso dire la mia."

 

"Hey, Timeon." rispose Qael con un sorriso un po' forzato a causa della stanchezza. "Niente, è che io ed Umlo abbiamo passato gran parte del tempo a tenere d'occhio uno dei tizi al banco di Golem. Hai presente, quello alto e muscoloso con i capelli corti?"

 

"Sarebbe stato un po' difficile non vederlo." commentò l'halfling con un pizzico di sarcasmo. "Sbaglio, o quel tizio era Clegg Zincher, il proprietario dell'arena dei gladiatori?"

 

"Già, ed è un nemico giurato del signor Vancaskerkin. Certo non è venuto qui per fare una partita e andarsene." rispose Qael, lo sguardo fisso verso l'uscita della sala da gioco. Il resto della clientela aveva ripreso a giocare come niente fosse, ed era comprensibilmente contenta che non ci fosse più un concorrente così formidabile ad accapparrarsi tutta la fortuna. "Ma per quanto cerchi in lungo e in largo, non mi sembra che abbia fatto nulla di strano."

 

"Che sta succedendo qui, ragazzi?" chiese Samaritha, arrivando proprio in quel momento e allentando un po' i vestiti da cameriera che indossava. Ormai il turno stava per finire, e la giovane mezzelfa sentiva di avere bisogno di riprendere un po' fiato.

"Ah, ciao, Samaritha... l'hai notato anche tu quel tipo, vero?" disse Qael. "Quel tipo muscoloso che se n'è andato da poco..."

 

"Beh... sì, ho notato che c'era quell'uomo gigantesco che stava vincendo un bel po' a Golem. E che sembrava essere un pezzo grosso, da come ne parlavano gli altri clienti..."

 

"AAAAARGH!" Un urlo proveniente da una delle stanze più interne fece sobbalzare i tre, che si voltarono nel momento stesso in cui un inserviente terrorizzato arrivò da dietro, tenendosi il braccio sinistro e quasi investendo Qael nella foga. Il mezzelfo portò avanti le mani e attutì l'impatto, ma l'uomo spaventato afferrò saldamente la camicia di Qael e cominciò a scuoterlo nel frenetico tentativo di chiedere aiuto.

 

"Aiuto! Aiuto, venite, presto! Il serpente... Il serpente!" esclamò in panico l'inserviente.

   

"Che... che succede, amico? Quale serpente?" chiese Timeon, cercando come poteva di indurre il giovane alla calma. Con una mano tremante, il fuggitivo indicò la porta rimasta aperta della cucina, dalla quale provenivano dei rumori inequivocabili - era in corso una lotta da quelle parti! 

Qael e Samaritha non persero tempo e si affrettarono verso la stanza dove si svolgeva la lotta - trovandosi davanti il terrificante spettacolo di un terrificante serpente dalle squame scarlatte, lungo almeno tre metri e grosso come il braccio di un uomo, che affondava le sue zanne nel trapezio di un cuoco, costringendolo a terra con un grido di dolore!

 

"Cosa? E quello da dove viene?" esclamò Timeon, arrivando in quel momento dopo essersi assicurato che l'inserviente fosse al sicuro. Qael non perse tempo e si gettò in aiuto del malcapitato cuoco, che cercava debolmente di togliersi di dosso il mostruoso serpente. Il mezzelfo afferrò la frusta che portava appesa alla cintura e la fece schioccare vicino al corpo del serpente, che si rese conto del pericolo e si distrasse dalla sua preda, lasciandolo andare. Sibilando rabbiosamente, il mostruoso rettile si voltò verso Qael e aprì le bocca per mostrare un paio di enormi zanne ricurve dalle quali gocciolava un liquido chiaro che sicuramente era veleno.

 

"Vattene via, bestiaccia!" esclamò Qael, facendo di nuovo schioccare la frusta vicino al volto cuneiforme dell'enorme serpente. Con un sibilo, l'animale si acquattò al suolo e fece saettare la sua lingua biforcuta e si preparò a scattare verso la gola del chierico di Calistria, che si mise in guardia e schivò abilmente il primo attacco.

"Attento, Qael!" esclamò Samaritha, entrando a sua volta nel locale della cucina e puntando una bacchetta metallica contro il rettile. Pronunciò una parola magica in elfico, e dalla bacchetta scaturì un dardo di energia verdina che colpì l'animale con precisione mortale, facendolo contorcere per l'improvviso dolore.

 

"Signorina Samaritha! Stia attenta a non correre rischi!" esclamò Qael, mentre il serpente si rimetteva in guardia e si apprestava ad affrontare entrambi.

"Non preoccupatevi per me, signor Clelesa." affermò la maga. "Piuttosto, lei pensi a prestare a quell'uomo le prime cure. Lei è un chierico, giusto?"

 

"Sì, d'accordo." rispose Qael. "Ma lei non cerchi di strafare." Con queste parole, Qael si affrettò verso il banco dietro il quale l'uomo ferito si era rifugiato, tenendosi il punto in cui era stato morso con il volto contorto in una smorfia di dolore. Il serpente scarlatto scattò verso di lui, solo per ricevere un altro Dardo Incantato dalla bacchetta di Samaritha e ritirarsi con un sibilo minaccioso.

Qael riuscì a raggiungere il cuoco e scostò attentamente la mano per vedere cosa gli aveva fatto il serpente. La ferita aveva un aspetto inquietante, essendo data da due file di piccoli denti seghettati accompagnati da due fori più grandi corrispondenti alle zanne velenifere. La pelle attorno alla ferita si stava tingendo di un poco salutare colore violaceo, e i due buchi delle zanne sanguinavano copiosamente rispetto alle loro dimensioni.

 

"Merda... il veleno dev'essere già entrato in circolo." disse Qael estraendo un piccolo pugnale dalla veste. L'uomo ferito mugolò per il dolore e la paura e cercò di sottrarsi, ma il mezzelfo alzò una mano per dirgli che era tutto a posto. "Va... va tutto bene, amico! Non sono qui per farti del male! Però devo inciderti quella ferita, e cercare di far uscire un po' di sangue, per ridurre il veleno che hai in corpo."

"Uuugh... fai... fai presto allora..." mormorò il cuoco sudando freddo. Con attenzione, Qael tracciò i fori delle zanne con la punta dell'arma e allargò le due ferite quel tanto che bastava per far uscire qualche rivoletto di sangue...

 

Samaritha, da parte sua, stava giocando ad un gioco molto pericoloso. Cercando di tenersi a distanza di sicurezza dal serpente, la mezzelfa attendeva il momento giusto per lanciare un incantesimo... e quando il rettile si ritirò, ferito ed irritato, Samaritha fece un elegante movimento con il braccio, e un campo di forza giallo che prese la forma di un pettorale apparve sul suo corpo. "Io invoco le forze arcane perchè mi proteggano!" esclamò la giovane donna.

 

Il serpente rosso sibilò di nuovo, mentre Samaritha, resa un po' più baldanzosa dalla sua protezione magica, si avvicinò all'animale con il coltello sguainato. "Okay... adesso vattene... vattene, e non sarò costretta a farti del male, okay, serpentello troppo cresciuto?" mormorò. Teneva la bacchetta magica ben alzata nell'altra mano e la agitava in direzione del serpente, pronta a scagliare un altro Dardo Incantato nel caso il rettile avesse cercato di attaccare di nuovo. Dietro di lei, Timeon si teneva pronto, tenendo ben stretta una piccola balestra carica.

 

Finalmente, il serpente ruppe gli indugi e scattò verso Samaritha. La sua velocità e i suoi riflessi erano fulminei, e Samaritha fece appena in tempo a vedere le sue zanne velenifere all'interno della bocca spalancata prima che questa si chiudesse... sullo schermo di energia magica che la mezzelfa aveva creato su di sè. Con un sibilo irritato, il serpente si ritirò... e Timeon premete il grilletto della sua balestra, scagliando un quadrello contro il rettile!

 

Ma la mira dell'halfling lasciò un po' a desiderare. Il quadrello sfrecciò verso il bersaglio, ma lo mancò di almeno una spanna e si piantò nel muro. Timeon soffocò un'imprecazione e cercò immediatamente di ricaricare la sua arma, mentre Samaritha raddoppiava i suoi tentativi di tenere a bada la bestia. Con un sibilo, il serpente scattò di nuovo verso Samaritha, e per un istante, sembrò che fosse riuscito ad affondarle le zanne velenose nel braccio sinistro... ma per fortuna, quando Samaritha tirò indietro il braccio con un urlo allarmato, e un pezzo di stoffa restò nelle fauci dell'animale, la maga tirò un sospiro di sollievo nel vedere che non era riuscito a ferirla. Samaritha sferrò un fendente davanti a sè con il suo pugnale, ma il serpente scarlatto si era già allontanato e messo a distanza di sicurezza...

 

"Dardo Incantato!" esclamò Samaritha. Un altro strale di energia scaturì dalla bacchetta e colpì il serpente, che si contorse per il dolore e cercò di mordere la sua avversaria. Ancora una volta, Samaritha riuscì ad evitare l'attacco, dando a Timeon il tempo di ricaricare la sua balestra e tentare di nuovo. L'halfling menestrello cercò di mirare nuovamente alla testa o al collo dell'animale, ma strinse i denti ed imprecò tra sè quando si rese conto che i movienti del rettile lo rendevano un po' troppo difficile da colpire...

 

Samaritha riuscì a portarsi fuori dalla portata delle fauci del serpente... e poi lanciò un altro incantesimo, sperando che fosse la volta buona in cui lo avrebbe tolto di mezzo. La giovane donna alzò una mano e ne puntò il palmo contro il rettile.

"Frastornare!" esclamò, e scagliò un'ondata di energia contro il nemico. Il serpente venne colto da un tremitio e fece di nuovo saettare la sua lingua biforcuta. Il colpo non gli aveva inflitto danni veri e propri, ma lo aveva lasciato stordito quel tanto che bastava affinchè Timeon potesse scagliare un altro quadrello.

"Adesso, Timeon! Prima che si riprenda, scaglia il tuo colpo!" esclamò la mezzelfa.

 

L'halfling bardo stava già entrando in azione, prima ancora che Samaritha potesse terminare la frase. Il dardo sfrecciò in aria e trafisse il rettile, colpendo alla gola, e un attimo dopo, l'animale si abbattè al suolo e si contorse spasmodicamente per qualche istante prima di immobilizzarsi per sempre.

"Bel colpo, Timeon!" affermò Samaritha con un lieve sorriso. Si voltò verso l'halfling, che fece il segno dell'okay e sfoderò un sorrisetto vittorioso... poi rivolse la sua attenzione a Qael, che era ancora impegnato ad assistere il cuoco rimasto ferito. "Qael, tutto a posto? Come sta quell'uomo?"

 

"Non troppo bene, ho paura." ammise il mezzelfo chierico. "Quel dannato serpente gli ha affibbiato un bel morso. Il veleno è già entrato in circolo, e senza un incantesimo specifico per neutralizzarlo, non sono in grado di fare molto per lui."

"Diavolo... se solo avessi un'antitossina, o cose del genere..." affermò Timeon. "Aspettate, forse il signor Vancaskerkin ne possiede qualche dose. Andrò subito a chiederglielo."

 

"Okay! Noi restiamo qui a badare al ferito." affermò Qael. "Vai a chiamare Umlo, già che ci sei!"

Timeon annuì e corse in cerca del proprietario della bisca, mentre Qael lanciava qualche semplice incantesimo di stabilizzazione sul cuoco, che strinse i denti e riprese un po' le forze. Samaritha si chinò sul ferito per assisterlo, e i suoi occhi colsero qualcosa che era caduto vicino ad una credenza - un foglio di carta giallastra, sul quale era scritto qualcosa in una grafia un po' incerta...

 

 

oooooooooo

 

 

Saul Vancaskerkin e la sua guardia del corpo Bojask non persero tempo a recarsi sul luogo dove si era svolto il combattimento - e il proprietario della bisca, accompagnato anche da Timeon ed Umlo, aveva portato con sè una fiala di antitossina, una semplice preparazione alchemica composta da estratti vegetali e minerali polverizzati che avrebbero dovuto neutralizzare il veleno. Saul consegnò la fialetta a Samaritha, che versò con attenzione il preparato nella bocca del ferito. Pochi minuti dopo, l'uomo iniziò a respirare regolarmente e la sua pelle riprese un colorito sano, anche se la parte attorno alla ferita rimase dello stesso colore violaceo che aveva assunto prima.

 

"Allora, come stai?" chiese Qael, non appena vide che l'uomo stava aprendo gli occhi. Ci mise qualche istante a riprendere del tutto conoscenza, ma sembrò già abbastanza lucido da rispondere alla domanda.

 

"Uuuugh... io... io... mi sento come se Gorum mi avesse calpestato il cranio... ma a parte questo me la caverò." affermò il cuoco. "Io... stavo cominciando a preparare la cena per il signor Vancaskerkin e il resto dello staff... quando all'improvviso, aprendo una credenza, mi sono trovato davanti quella bestiaccia... e mi ha morso..."

Saul corrugò la fronte con evidente sospetto. "Capisco. E non hai visto chi può essere stato a mettere lì quel serpente?" chiese, al che il cuoco rispose scuotendo la testa desolato.

 

"Mister Vancaskerkin, se permettete... io credo di sapere chi dobbiamo ringraziare." affermò Samaritha, mostrando il foglio che aveva trovato poco prima. Qael prese il foglio dalle mani della collega e ci diede una rapida occhiata, poi lo mostrò a Saul e a Bojask.

 

"Già... non serve davvero una gran fantasia, capo." commentò la guardia del corpo dell'ex-malvivente con acredine. Il foglio mostrava semplicemente un rozzo disegno di Saul, con l'unica differenza che gli mancavano entrambe le mani... e sotto quella raffigurazione si poteva leggere una breve minaccia.

 

Vorresti fare l'accoppiata delle tue mani, Saul?

Fai le valigie, sparisci da questa città, e te la caverai.

 

Saul prese il foglio con la mano che gli restava e ci diede un'occhiata... poi, con disdegno, scosse la testa e fece una palla del foglio. "Bah. Questo andrà bene per pulirmi dopo essere andato in bagno." affermò con disprezzo, poi fissò tutti i suoi dipendenti lì riuniti. "E va bene, quel bastardo di Zincher ci ha colti di sorpresa, per stavolta. Ma se crede di spaventarmi, resterà deluso. Non mi sono risollevato dalla polvere solo per arrendermi adesso. E voi, tornate pure alle vostre mansioni. Questo è stato un incidente di poco conto, tutto sommato."

 

"Va... va bene, mister Vancaskerkin." rispose Umlo. "Come ci dovremmo comportare con Zincher? Un simile insulto non può restare impunito!"

"Certo che no." rispose Saul con un ghigno amareggiato. "Ma come ho detto, avere fretta ci porterà soltanto problemi. Aspettiamo e continuiamo a condurre i nostri affari come se nulla fosse successo. Per quel dannato sarà come fumo negli occhi, ne sono sicuro."

 

"Zincher proverà di nuovo ad ostacolarci." affermò Umlo, sapendo di dire un'ovvietà. "E la prossima volta sarà sicuramente più preparato."

Il ghigno di Saul si fece più convinto, quasi predatorio. "Oh, su questo non ci piove." affermò. "Che venga. Che venga pure, quel bastardo. Non aspetto altro che faccia il passo più lungo della gamba. Prima o poi farà un errore, e allora sarà la nostra occasione di dargli il benservito!"

 

Qael non potè impedirsi di sorridere in segno di approvazione. Per un fedele di Calistria come lui, vedere qualcuno che cercava di vendicarsi di chi lo aveva rovinato era motivo di soddisfazione, e del resto anche lui era in una posizione simile. L'unica differenza era che ancora non sapeva dove si trovava la persona sulla quale lui cercava vendetta. Ma per quello, si disse tra sè il mezzelfo, era solo questione di tempo.

 

 

oooooooooo

 

 

I venti notturni si erano placati e una leggera nebbia saliva dalla palude mentre Angvar e la sua complice/amante Thuvalia avanzavano lentamente, facendosi luce con una lanterna e con un piccolo globo di luce magica che il mago aveva creato sul palmo della sua mano sinistra. Davanti a loro, un globo di luce tremolante illuminava un pezzo di sartiame di nave che sporgeva dalla superficie dell'acqua. Per i due malviventi, questo non poteva essere che la conferma che si trovavano al posto giusto - il luogo dell'incontro che avevano concordato in precedenza con Vancaskerkin.

 

"Ci siamo, cara. Questo è lo Sperone." affermò l'uomo, tenendo pronta una bacchetta magica in caso di pericolo. "Tra un po' dovremmo vedere quel verme di Vancaskerkin. E allora spero per lui che non si sia dimenticato della ricompensa."

"Non so se sia stata una buona idea venire qui, caro. Non mi fido di Vancaskerkin." ribattè la sua amante storcendo il naso e tenendo la mano vicina all'elsa del suo stocco. "Se conosco quel bastardo bene come credo, sicuramente troverà una scusa per non pagarci quello che ci deve."

"Vorrà dire che lo costringeremo." rispose Angvar senza scomporsi. "Abbiamo fatto tutto quello che ci aveva chiesto, e l'interferenza di quel branco di ficcanaso non era assolutamente prevista. Non gli permetterò di addurla come scusa per fotterci."

 

Thuvalia annuì e si guardò attorno con circospezione mentre i due aspettavano immersi nella semioscurità di quel luogo inquietante. Ogni tanto, qualcosa si muoveva appena fuori del loro campo visivo, e quando Angvar si voltò nela direzione da cui proveniva il fruscio, vide alcuni scarafaggi grandi come gatti che sgattaiolavano tra le rocce e tra i pezzi del relitto. Con un verso di disgusto, l'uomo spostò nuovamente lo sguardo sulla lanterna...

 

Finalmente, quando ormai sia lui che Thuvalia cominciavano a stancarsi di aspettare, videro qualcuno apparire da una stradina sassosa che si inerpicava su una rupe vicina. A giudicare dalla statura e dalla figura tozza, dava proprio l'impressione di essere Saul, e Thuvalia tirò un sospiro esasperato e si voltò verso il nuovo arrivato, puntandogli contro la lanterna.

 

"Ah, finalmente sei arrivato, razza di pendaglio da forca!" sibilò la donna con la benda sull'occhio. "Allora, ti sei degnato di darci finalmente quello che ci... spetta...?"

 

La donna si bloccò di colpo quando vide che, chiunque fosse quell'individuo, non era certo Saul Vancaskerkin. Si trattava di una sorta di ratto umanoide alto poco più di un metro e mezzo, ricoperto da una corta pelliccia grigia, con addosso dei vestiti stracciati e insozzati di sangue, polvere ed altre amenità, con una lunga coda glabra e disgustosa che si agitava lentamente dietro di lui. In una mano, teneva un grosso coltello ricurvo, mentre nell'altra impugnava una piccola balestra carica, e i suoi incisivi sporgevano minacciosi dalle mascelle. Un paio di piccoli occhi sanguigni fissavano avidi i due malviventi da un muso affusolato e sporco del sangue di qualche recente vittima.

 

Angvar corrugò la fronte. Che ci faceva lì un ratto mannaro?

 

"Aaaah, eccovi qui!" esclamò il ratto umanoide, leccando la lama del suo coltello in maniera rivoltante mentre si avvicinava. Improvvisamente, qualcos'altro si mosse tra le rocce... e altri due ratti mannari sbucarono fuori dal nulla, accompagnati da un piccolo branco di ratti giganteschi, ognuno dei quali era grande come un cane da caccia! Una serie di squittii e stridii inferociti risuonò attorno ai due criminali, che afferrarono rapidamente le loro armi e si guardarono attorno spaventati. "Benvenuti. Siete arrivati proprio al momento giusto. Il signor Vancaskerkin mi aveva detto che vi avrei trovato qui proprio adesso... tutto esattamente come previsto! Voi teppistelli da quattro soldi siete così prevedibili."

 

"Cosa?" esclamò Angvar, tenendo ben stretta la sua bacchetta magica. "Che... che significa questo? Tu chi sei?"

"Ti... ti ha mandato Vancaskerkin, vero?" esclamò Thuvalia, cercando di non mostrare paura mentre i ratti mannari e i topi giganti si avvicinavano sempre di più.

 

"Mi basti dire che Saul Vancaskerkin vi manda un messaggio." affermò il primo dei ratti mannari. "Vi ringrazia per la collaborazione. Ma adesso non gli servite più. Quindi... con i migliori auguri del signor Vancaskerkin, vi mando anch'io tanti saluti! Fateli a pezzi!"

 

I ratti mannari e i loro animaletti addestrati si lanciarono su Angvar e Thuvalia come uno solo, e il mago alzò la bacchetta per lanciare un incantesimo... solo per ritrovarsi con un quadrello di balestra nel braccio ed essere costretto a mollare la presa sulla bacchetta con un breve grido di dolore.

"Angvar, caro!" esclamò Thuvalia, sfoderando il suo stocco e piazzandosi davanti a lui in un disperato tentativo di proteggerlo...

 

Ma fu un tentativo inutile. Un attimo dopo, il gruppo di ratti mannari e topi giganti fu addosso ai due con artigli ed incisivi, e cominciò a farli a pezzi. Le urla dei due malviventi riecheggiarono tutt'attorno, mentre il loro sangue schizzava ovunque, e il gruppo di ratti mannari e topi giganti cominciava a condividersi le loro carni...

 

Il capo dei ratti mannari restò a guardare compiaciuto il massacro che si stava compiendo. Una questione aperta che era stata chiusa, e due potenziali testimoni scomodi ridotti al silenzio.    

 

"Il signor Vancaskerkin sarà contento." squittì con un ghigno feroce. "E ora, aspettiamo il prossimo atto della commedia."

 

 

ooooooooo

 

 

CONTINUA...

 

 

 

  
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