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Autore: Spreeng    11/03/2024    1 recensioni
Ambientazione moderna (AU - era moderna) ed ispirata al film QUASI AMICI.
Sesshomaru viene inserito in un programma di recupero, e viene seguito da una giovane donna dal cuore d'oro...come andrà a finire?
Genere: Generale, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Miroku, Rin, Sesshoumaru | Coppie: Rin/Sesshoumaru
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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"A cosa stavi pensando, prima?" indagò Rin durante il viaggio di ritorno.
"Mh?" mugugnò il demone cane mentre sollevava la testa dal finestrino e rivolgeva lo sguardo alla sua sponsor.
"Prima: quando Roku si è lanciato dal tetto e si è avvicinato per farti le fusa...cosa ti ha fatto sorridere?"
Dire o non dire?
In fondo, negli ultimi tre giorni erano passati da lei sbattuta contro una parete all'oasi felina, passando per una giornata al bowling ed un ragazzo capriccioso arrabbiato con la madre; perciò la risposta risultava ovvia.
"A quanto siano sciocchi certi sfoggi: io non tornerò qui, lui mi avrà già rimosso, e presto sarà come se nulla fosse mai successo."
Perplessa, Rin cercò di proseguire con la conversazione.
"Non ti sembra un tantino esigente, caricare un animale di questi ragionamenti così complicati?"
"No" rispose lui, lapidario "anzi, penso che dovresti iniziare a dare loro più credito, invece di arroccarti nella tua arroganza."
"Parole forti, qui: ti ho fatto arrabbiare per qualcosa che ho detto, per caso?"
"Non più del solito, per tua fortuna."
Sesshomaru tornò a guardare fuori dal finestrino, sperando che la sua interlocutore avesse deciso di gettare la spugna.
Povero illuso.
"Se la situazione è questa, perché continui a fare buon viso a cattivo gioco, Maru-chan?"
Il passeggero fece spallucce.
"Non mi risulta di avere molta scelta: o mi adeguo a questo programma, oppure torno dentro, e lì la compagnia non è proprio il massimo" spiegò, esponendo la siuazione "non che quella che mi ritrovo adesso sia tanto migliore, ma almeno è più gradevole alla vista."
La conducente si lasciò scappare una piccola risata.
"Beh, grazie: è confortante sapere di essere più bella di un branco di omoni e demoni rozzi e nerboruti."
"Non era nato per essere un complimento, non farti strane idee."
'Certo che così te le cerchi, però' irruppe il suo sub-conscio 'avresti potuto parlare di quanto sia bello andarsene a zonzo per la città, o tracannare whiskey dalla bottiglia, e invece hai voluto fare un apprezzamento su di lei ed il suo bel culetto.'
Irritato da quella fastidiosa vocina insistente, Sesshomaru sbuffò risentito.
"Tranquillo, lo so: tu riporti solo i fatti, e non sei il tipo da lasciarsi andare a simili frivolezze...un passettino per volta, va bene?"

 

Una volta giunti alla sede del programma, erano le 17:15.
Usciti dall'auto, i due si salutarono.
"Quindi...domani alla stessa ora, suppongo." iniziò Rin.
"Temo di sì." condivise Sesshomaru "Nella speranza che non sia come oggi."
"Eddai, non fare il musone: è stata una bella giornata, e alla fine hai anche sorriso...è stato un giorno degno di essere vissuto."
"Perché lo dici tu, mia minuta seccatura?" la apostrofò lui, dall'alto dei suoi 195 centimetri.
"No, perché lo disse Charlie Chaplin" ribatté lei, divertita "E sappi che potrei essere più alta di così, ma se devo scegliere tra i tacchi a spillo o tenermi il mio 1.60 scarso, allora preferisco salvaguardare i miei piedi."
Dopodiché, si avvicinò al demone, invitandolo a chinarsi, e, in punta di piedi, gli sussurrò all'orecchio:"E poi...a te piaccio di più così, no?"
Sesshomaru si irrigidì: come diavolo le era passata per la mente un'idea del genere?
Immediatamente la sentì iniziare a ridere.
"Ahahahahah, guarda che faccia hai fatto!" lo indicò lei, prima di piegarsi dal ridere tenendosi la pancia.
Questo era stato davvero un affronto, ma ciò che preoccupava maggiormente Sesshomaru era la saliva che si sentiva in bocca.
Ricomponendosi, rivolse un ultimo saluto a Rin, prima di tornare a casa.
"Non è divertente, capito? Non rifarlo." fu l'ammonimento con cui si congedò.
"Agli ordini, Maru-chan!" replicò divertita la donna, inscenando un saluto militare.

 

Giunta in ufficio, Rin si mise al lavoro per compilare i moduli relativi la giornata appena trascorsa; si concesse una pausa caffè quando arrivò una telefonata da parte di Kagura.
"Salve, capo! Bisogno di qualcosa?" trillò.
"Ciao anche a te, Rin. No, comunque, volevo solo chiederti una cortesia."
"Spara."
"Segnati il numero che ti manderò via messaggio, ho pensato che potrebbe tornarti utile." la istruì Kagura.
"Posso avere un indizio al riguardo?" curiosò Rin.
"No" tagliò corto l'altra.
"Per favore?"
"Te l'ho già dato."
"A me servirebbero tante cose, a partire da un bel ragazzo." disse la sponsor prima di sorseggiare il caffè della macchinetta.
"Come, un ragazzo? Ero convinta che tu e Kohaku..."
"Nossignora: diciamo che lo ha reso molto chiaro quando mi ha detto di avere due sorelle, una maggiore ed una minore."
"Ed io, adesso, vorrei che questa chiamata finisca per andare a scavarmi una fossa, eheh." ridacchiò imbarazzata Kagura.
"Ma no, non ti preoccupare, non ci sto più male...e poi non devi preparare il gala?"
"Guarda, non me ne parlare: questa sera mi sono portata il lavoro a casa, almeno potrò farmi una doccia, ché ne ho taaaanto bisogno." lamentò "E poi mi manca il mio letto."
"Ti capisco. Io adesso torno a redigere il resoconto della giornata: per ora sta andando tutto bene, ma ti terrò informata, così da non aggiungerti preoccupazioni."
"Grazie, Rin, magari fossero tutti così riguardosi."
E così si chiuse la chiamata.

 

Il numero era di Tokyo: (03) 7053-9146
Non era troppo tardi, le 18:15, quindi avrebbe potuto provare a chiamare.
Uno squillo.
Due.
Tre.
Forse il proprietario stava ancora lavorando, chissà.
Quattro.
Rin stava già per chiudere la chiamata, quando sentì vibrare il telefono.
"Pronto?" rispose una voce femminile, con buona probabilità appartenente ad una donna sulla quarantina, azzardò la giovane.
"Sì, pronto, mi chiamo Rin Noto, e..."
E adesso come poteva proseguire? Kagura non le aveva detto se anche lei avessi precedentemente parlato con la proprietaria del numero, informandola che avrebbe ricevuto un'altra chiamata.
"Non si preoccupi." mettere le mani avanti poteva essere un buon inizio "Non ho cattive intenzioni, mi hanno solo detto di chiamare il suo numero perché avrebbe potuto essermi d'aiuto."
'Mamma mia, che imbarazzo, non è da me' pensò, a disagio.
Dall'altro capo del telefono, tuttavia, la donna stava ridendo.
"Non si preoccupi, signorina Noto: Inuyasha, il fratellastro di mio figlio, mi aveva avvisata che lei mi avrebbe chiamata."
MOMENTO.MOMENTO.MOMENTO.
'S-s-st-st-sto parlando con Kimi Gobodo? Quella Kimi Gobodo? Kimi-fottuta-Gobodo in persona? Ok, Rin, datti un contegno e mantieni la calma: sei una professionista, prima di tutto, non una ragazzina in preda alla shopping-mania...però quei vestiti: ideati da Dedalo, tessuti da Aracne, degni di Afrod...'
"Mi scusi, è ancora in linea?" domandò la stilista.
'Rin, per l'amor del cielo: concentrazione!'
"Mh? Sì, sì, mi scusi. Innanzitutto, volevo dirle che adoro le sue linee di abbigliamento...ma questo non c'entra, mi scusi ancora...allora, allora, allora...giusto, suo figlio, suo figlio: c'è qualcosa che vorrebbe sapere?"
Una breve pausa.
"Sì, come ogni madre preoccupata." ammise Kimi "Ma prima vorrei che accettasse le mie scuse: ho saputo che mio figlio l'ha aggredita, e non immagina quanto saperlo mi susciti vergogna."
Rin si sentiva intenerita dallo scambio che stava avendo, sensazione acuita dal fatto che doveva ancora riprendersi dallo scossone di stare parlando con un'autentica celebrità.
"Signora Gobodo, la ringrazio, davvero, ma non deve preoccuparsi, dico sul serio" e, per fugare ogni esitazione "A dirla tutta, suo figlio mi aveva tirata fuori da una brutta situazione, anni fa."
"Di cosa sta parlando?" chiese l'interlocutrice, confusa.
"Eravamo nello stesso bar, una sera, e lui mi ha salvata da un energumeno viscido che non voleva accettare un NO, come risposta."
Kimi si sentì triste: Sesshomaru non le aveva mai raccontato di un simile episodio.
Intanto la ragazza all'altro capo del telefono riprese a parlare.
"Sa, suo figlio tiene molto a lei, di gran lunga più che a sé stesso o a chiunque altro."
"Lo so, ma non gli fa bene: ho provato a spiegargli che deve andare avanti, ma non vuole ascoltarmi; è come se si fosse arenato, ma ho paura di non sapere quando sia successo per davvero."
Questo poteva essere interessante: se voleva aiutare Sesshomaru, Rin aveva bisogno di tutti gli indizi necessari, quelli che il diretto interessato non sarebbe mai stato disposto a confidarle.
"Perché dice così? Non per fare l'impicciona, ma Sesshomaru parla davvero poco di sé, e quando lo fa è sempre in relazione a lei o al padre, perciò..."
Kimi esalò un sospiro di sconforto.
"È così da anni, da quando il tribunale dei minori ha riconosciuto in suo padre il genitore più adatto a prenderlo in custodia: parla poco, e quando lo fa è sospettoso, ripulsivo."
In quel momento, un'illuminazione balenò per la testa di Rin.
"E se trovassimo un terreno in cui potesse sentirsi più a suo agio?" suggerì.
"Non la seguo, signorina." riconobbe la stilista.
"Per caso, saprebbe dirmi se una delle sue boutique stia cercando personale?"
Un piano semplice, ma assai promettente: gran parte del lavoro del commesso si basa sulla comunicazione, in fin dei conti.
La giovane donna non poteva saperlo, ma la sua interlocutrice adesso stava sorridendo: era raro, per Kimi, trovare un'intesa così rapidamente, ma quella ragazza ci sapeva fare, doveva ammetterlo.
'Non è da tutti escogitare un simile piano con così pochi elementi...vale la pena tentare.'
"Certamente, le farò sapere." rispose.
"Sul serio?"
"Per i figli si fa di tutto, signorina Noto: se lo ricordi."
"Non lo metto in dubbio." concordò Rin.
Controllando l'orologio, si erano fatte quasi le 18:30.
"Allora la saluto, signora Gobodo, grazie per la sua disponibilità."
"No, giovanotta: grazie a lei"
E riattaccò.

   
 
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