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Autore: RKM    11/03/2024    3 recensioni
Dopo il secondo mancato avvento, la sfida più difficile per Crowley e Aziraphale è costruire la quotidianità: finalmente insieme nel loro cottage nel Sussex, alle prese con la vita di tutti i giorni, i due scoprono l'importanza di sorprendere il partner giorno dopo giorno.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '50 sfumature di...tartan'
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Buona lettura!

Quanto tempo è trascorso, dall’ultima volta che aveva ammirato un’alba? Crowley non sa rispondersi: mentre guarda il disco arancione disegnarsi lentamente sopra l’orizzonte, tinteggiato ai suoi occhi anche da una sfumatura violacea intensa, il demone si chiede se Aziraphale abbia scelto quella casa proprio per la visuale ad Est che garantisce da certe stanze.

 

A quel pensiero, la mano del demone corre distrattamente tra i riccioli biondi di Aziraphale, che ancora riposa pacifico, con la testa appoggiata sul suo grembo. L’angelo si era sorprendentemente mosso poco, durante la sua prima notte di sonno: forse è stato l’effetto di sentirsi completamente rilassato per la prima volta in tutta la sua vita.

 

Crowley sorride intenerito, ripensando alle compere del giorno prima e ad Aziraphale determinatissimo ad “imparare a dormire”.

L’allievo si era applicato bene e quasi quasi aveva superato il maestro: l’angelo aveva dormito tutta la notte, senza mai destarsi. Crowley è stato sveglio, coccolato dal buio e dal ritmo del respiro di Aziraphale, che a tratti variava, crescendo, accelerando o rallentando moltissimo.

 

L’angelo aveva addirittura parlato nel sonno. Crowley si era subito irrigidito, temendo un incubo, quando Aziraphale aveva iniziato a mugolare e farfugliare parole indistinte; ad un certo punto però, voltando la testa di lato e cercandolo con le mani, l’angelo aveva detto distintamente, con un leggero sorriso, o almeno così è parso a Crowley, “...ci sono le lucciole…”.

 

Difficile descrivere tutte le emozioni che sono passate nella testa del demone in pochi secondi, a vedere quella scena; Crowley ha mantenuto il silenzio, le labbra serrate e tremanti ma le iridi sono diventate così grandi e liquide e quando il demone si è lasciato ricadere contro la testiera del letto, la tenerezza l’aveva completamente stravolto.

Aveva così senso: Aziraphale ama tutto ciò che è luce, calore; sicuramente le lucciole avranno sempre suscitato il suo stupore. Devi essere bellissimo quando le vedi, angelo. I tuoi occhi brillano come non mai e scommetto che ridi anche come un bambino.

 

Crowley sa bene che, per quanto scenografico, miracolare uno sciame di lucciole fuori stagione non sarebbe altrettanto carino quanto incontrarlo naturalmente, per cui i due dovranno aspettare ancora qualche tempo; il demone però inizia già a fantasticare su come sorprendere il suo angelo e improvvisa nella sua testa una caccia al tesoro tra le campagne che termina in una vallata, con una coperta, una bottiglia di vino, due bicchieri e tante luce intermittenti che danzano intorno a loro. Volendo si potrebbe anche miracolare un cestino portavivande: in questo modo Aziraphale avrebbe finalmente il picnic a cui aveva accennato a Crowley nel 1967.

 

Il demone sgrana gli occhi per la sorpresa quando un’idea lo coglie alla sprovvista e ne sorride: le lucciole ancora non sono disponibili, ma...qualcos’altro sì. Fa per alzarsi, togliendosi la coperta di dosso ma qualcosa lo frena: Aziraphale sta ancora dormendo e non accenna minimanente a svegliarsi.

 

Con una smorfia di finto disappunto, il demone si riappoggia alla testiera decorata da volute e ricci: dovrà aspettare ancora un po’ per mettere a punto l’idea geniale che ha appena avuto. Freme per l’impazienza ma poi accarezza la fronte di Aziraphale e si calma: in fondo, non sarà certo tempo sprecato quello trascorso con l’angelo abbandonato sul suo grembo. Ha tutto il tempo per pensare ai dettagli, si dice, mentre affonda le dita tra i riccioli biondi del compagno di dormite.

 

§ § § § § § §

 

“Mio caro, gradisci una tazza di caffè?”.

 

Crowley si sta fregando i capelli con un asciugamano: la vasca pantagruelica scelta da Aziraphale è sicuramente...simpatica, ma molto lontana dall’idea di comodità, almeno per quanto riguarda le abluzioni mattutine. Chissà che non riesca a convincere l’angelo a concedergli una doccia, da qualche parte nel loro cottage: “Pensavo mi conoscessi abbastanza da non chiedermelo più, angelo” risponde Crowley con un ghigno, lanciando l’asciugamano lontano e dirigendosi verso la cucina.

 

Crowley entra in cucina asciutto e vestito: si è miracolato addosso gli abiti lungo il percorso. Aziraphale si volta e mostra un lieve disappunto nel vederlo già vestito di tutto punto: lui indossa ancora il pigiama a righe azzurre. Una mascherina per occhi stropicciata fa capolino da una delle tasche della sua giacca.

 

“Ecco a te. Siediti”: Aziraphale poggia sul tavolo una grande tazza bianca con due ali come manico, non dissimile da quelle che aveva nella sua libreria, a disposizione di Jim.

 

“Gradisci qualcosa da mangiare?” chiede con voce allegra l’angelo, intento a prepararsi la colazione.

 

“No grazie, angelo. Sto uscendo”.

 

“Dove vai?”.

 

Il demone sa che deve giustificare la propria assenza in qualche modo: “Oh, pensavo di prendere una nuova pianta e ieri ne avevo vista una che mi piaceva molto”. Quando effettivamente tornerà a a casa anche con una nuova pianta, potrà incontrovertibilmente affermare di non aver mentito. Non completamente, almeno.

 

Aziraphale rimane in silenzio per qualche istante: pare stia soppesando le parole che ha in mente. “Posso venire con te? Anche io ieri avevo visto qualcosa di mio interesse, durante la nostra passeggiata”.

 

Questo complica un po’ i piani del demone, ma non può negargli un passaggio: sarebbe fin troppo sospetto. “Certamente angelo, ti lascerò dovunque desideri”.

 

“Grazie caro. Volo a prepararmi!”: l’angelo abbandona la stanza in fretta e furia. La cosa non sfugge a Crowley, che si chiede che cosa abbia in mente Aziraphale: dev’esserci qualche buona ragione per costringerlo a lasciare incompiuto un pasto.

 

Una buona ragione a conti fatti c’è: l’angelo vuole ripagare l’impegno di Crowley nei suoi confronti.

L’impegno, la fiducia, la tenerezza, la dedizione...quando quella mattina ha aperto gli occhi, dopo avr dormito per la prima volta, Aziraphale si è sentito la carezza delle dita affusolate del demone tra i capelli e un brivido gli è sceso lungo tutta la schiena. Ha richiuso subito gli occhi per non rovinare il momento e godersi ancora quella sensazione così bella: gli era capitato così poche volte che qualcuno gli passasse le dita fra i capelli ed era una cosa che amava molto. Non si aspettava che Crowley lo facesse di sua spontanea volontà e aveva sicuramente contribuito al suo dolce risveglio.

 

Crowley però si era accorto che Aziraphale si era svegliato: la cadenza e la profondità del suo respiro erano variate e la testa non era più abbandonata sul suo grembo come prima. Il demone aveva continuato ad accarezzare i capelli biondi dell’angelo, sorridendo: aveva capito che Aziraphale stava fingendo di dormire e lui glielo avrebbe lasciato fare per tutto il tempo che desiderava, deliziato da come il compagno di dormite si lasci viziare facilmente.

 

Aziraphale, sottostando alle carezze dell’amato, si godeva quelle sensazioni nuove e inattese che accompagnano il risveglio del corpo dopo il sonno: sentiva un vago languore, le membra pesanti ma in modo piacevole; si sentiva rilassato, morbido e felice; ricordava di aver visto delle immagini, probabilmente i famosi “sogni” tanto importanti nelle vite degli umani. Non le ricordava appieno e non sapeva se gli sarebbero mai tornate a bussare alle porte della coscienza; gli avevano lasciato però il sapore di qualcosa di gradevole e sicuramente avevano determinato in parte il buonumore che lo stava animando.

 

Quando infine Aziraphale si è risolto ad aprire gli occhi, sorridendo, gli è venuto istintivo stiracchiarsi; la visione ha chiuso lo stomaco di Crowley, in una morsa di tenerezza. Il demone ha fermato per un istante le sue carezze e salutato il suo angelo, con occhi dolci e liquidi.

I due si sono scambiati qualche parola e, soprattutto, molti sguardi. Aziraphale ha alzato la mano destra ad accarezzare il volto di Crowley, che ha fermato quella mano sulla propria guancia con la propria mano destra, per poi baciare piano il palmo di Aziraphale.

 

Mentre Crowley si avviava verso il bagno, Aziraphale ha deciso che quel demone così tenero, amorevole e premuroso meritava un pensiero speciale e lo meritava quel giorno stesso.

 

§ § § § § § §

 

“Toglimi una curiosità, angelo: hai fatto qualche sogno stanotte?”. Crowley sta guidando con una mano sul volante, mentre l’altra è appoggiata mollemente su una coscia di Aziraphale.

 

L’angelo copre le dita di Crowley con la propria mano: queste piccole confidenze che il demone si prende di giorno in giorno lo stuzzicano e inteneriscono. “Non esattamente, no. Non sono sicuro. Non ricordo molto bene. E’ normale?”.

 

“E’ normale. Con il tempo inizierai a ricordarne sempre di più”.

 

“Sicuramente però dev’essere stato bello. Cioè, credo almeno. Ero molto felice quando mi sono svegliato”.

 

“M-mh”.

 

“Chissà, magari dipenderà...dalla compagnia…”, aggunge poi l’angelo, con un sorrisetto malizioso. Le dita di Crowley si contraggono appena e una sfumatura porpora si spande sugli zigomi secchi del demone, che si schiarisce la voce, imbarazzato. Aziraphale lo guarda di sottecchi, deliziato dal suo senso del pudore.

 

La Bentley parcheggia poco lontano da dove si era fermata ventiquattr’ore prima. I due occupanti scendono dai rispettivi lati e si riuniscono davanti al muso dell’auto.

 

“Qui ti va bene, Angelo? Sei...comodo per andare a fare i tuoi...acquisti?”: la voce di Crowley è fintamente disinteressata; in realtà il demone sta bruciando dalla voglia di capire cosa Aziraphale stia andando a fare.

 

“Qui è perfetto, ti ringrazio!”, risponde l’angelo, adocchiando i vari punti di riferimento che rammenta dal giorno prima, per ritrovare la strada verso il negozio di animali dove avevano incontrato la famigliola con il drago barbuto.

 

“Che ne dici di incontrarci al ristorante di ieri? Te lo ricordi?”, propone Crowley, sempre tastando il terreno.

 

“Assolutamente sì. A dopo, mio caro!”: Aziraphale si incammina senza quasi voltarsi a guardare Crowley; il demone è sempre più colpito dall’improvviso entusiasmo dell’angelo e quasi sospettoso che ne stia per combinare una delle sue; spera solo che non si infili in qualche strana situazione dalla quale dovrà precipitarsi a salvarlo.

 

Crowley si guarda intorno, cercando un negozio che avevano intravisto il giorno prima; si avvia tra le persone che camminano pigramente, godendosi il sole di metà mattinata.

Finalmente, il suo sguardo coglie la vetrina a cui stava anelando e il demone si infila ancheggiando tra le porte aperte.

 

Crowley sguscia agile tra divanetti in rattan e ombrelloni e si dirige verso la cassa, cercando qualcuno che lavori lì. Una ragazza in divisa gialla e verde sta armeggiando con dei fogli freschi di stampa, preparandosi all’inventario. Il demone si spalma letteralmente sul bancone davanti a lei, con un sorriso sornione e salutando a trentadue denti.

La ragazza alza gli occhi, incuriosita dal tono di voce e desiderosa di qualsiasi cosa possa distrarla dal noiosissimo inventario che le hanno assegnato: “Buongiorno! Posso aiutarla?”.

 

Crowley sfodera il suo miglior tono di voce da interazione con gli umani, allegro e un po’ artefatto. Solo le “s” un po’ sibilanti tradiscono la sua incertezza: “Spero proprio di sì. So di essere un po’ fuori stagione per questo, ma...vorrei delle luci da esterno. Sa, come quelle che si vedono in giro a Natale”.

 

La ragazza non si chiede nemmeno il perché delle lenti scure indossate dal cliente: “Beh, no, non necessariamente fuori stagione: le luci da esterno per decorazione si trovano tutto l’anno, in verità. Aveva già in mente qualcosa?”.

 

“Questo mi fa capire che mi sono rivolto alla persona giusta – Crowley gesticola con un indice proteso, trionfante – Sicuramente troverò quello che stavo cercando!”.

 

La commessa sorride e mette da parte i fogli per l’inventario: “Mi dica tutto!”.

 

“Sssì. Dunque…”: Crowley guarda in alto in cerca d’ispirazione, poi rinuncia e decide di andare a braccio, come sempre. “Sto cercando qualcosa che somigli a delle...lucciole”: i suoi occhi brillano dietro alle lenti scure, ma la ragazza non può vederlo.

 

“Mi faccia pensare…”: la commessa, che risponde al nome di Debbie, come scritto sul cartellino appuntato alla sua maglietta, fa il giro del bancone e inizia a dirigersi verso la corsia del negozio che le sembra più indicata. “Può darmi qualche dettaglio? Dove vorrebbe metterle?”.

 

“Sto ancora pensandoci, in verità. In giardino abbiamo una sorta di struttura portante, una specie di gazebo. Mi piacerebbe farne qualcosa di originale e decorarlo con delle luci che rimangano...sospese, come…”.

 

“...come le lucciole! Sì, credo di aver capito. Che cosa romantica! E’ forse una sorpresa per qualcuno di speciale…?”, chiede Debbie con un sorriso meno commerciale e più amichevole.

 

Per la seconda volta in meno di un’ora, le guance del demone s’infiammano: “Beh, ecco...diciamo...diciamo che...si potrebbe dire così, sì”.

 

Debbie sorride e annuisce: “Abbiamo diverse opzioni che potrebbero fare al caso suo”.

 

I due gironzolano così tra le corsie: Debbie segue Crowley nella scelta delle luci e lui rimane così soddisfatto che decide di chiederle un altro parere, lasciandosi suggerire sull’acquisto di accessori per arricchire la scena che aveva in mente di allestire.

 

Nel frattempo, Aziraphale ha ritrovato il negozio di articoli per animali dove si erano scontrati il giorno prima con la ragazzina e avevano fatto una fugace conoscenza di Finley, il suo drago barbuto.

 

L’angelo entra e subito i suoi occhi si fanno grandi di meraviglia: la parete alla sua sinistra è coperta di vasche dove pesci di ogni forma, colore e dimensione guizzano o nuotano placidi; alla sua destra, diverse corsie con articoli dedicati ad animali domestici di ogni tipo esplodono di giochini, riportelli, campanelli, collari, ruote di plastica, in un tripudio di colori e materiali diversi; in mezzo, una serie di colonne, al cui interno sono incastonate vasche con piante acquatiche, gamberetti, lumache e poi, più avanti, tartarughe e finalmente quello che Aziraphale sta cercando, ovvero terrari, con rettili di ogni tipo.

 

L’angelo però rimane così colpito da tutti quei colori e quei guizzi di vita che si dirige verso le vasche con i pesci, incantato.

Accanto ai più comuni Guppy, Molly, Platy, Scalari e Corydoras, il negozio ospita anche diverse varietà di Ciclidi africani, tutti coloratissimi; Discus grandi ed eleganti, che nuotano con discrezione nascondendosi tra le piante; vaschette con singoli pesci combattenti, dalle pinne dorsali flosce e un aspetto pacifico – almeno finché sono da soli; pesci da fondale che razzolano veloci, risucchiando e sputacchiando sassolini: Botia a strisce arancioni brillanti; Pesci Elefante, con i lunghi rostri neri e le pinne caudali a V; Pangio, simili a delle bisce ma con dei barbigli sul muso che li fanno sembrare simili a degli scoiattoli.

 

Aziraphale è così meravigliato che non si sta nemmeno ricordando di respirare: lo sguardo si perde di fronte a tutti quei colori, a quelle forme così diverse tra loro – eppure sono tutti pesci!

Un commesso con gli occhiali grandi in divisa grigia e azzurra si avvicina all’angelo e rimane colpito dal suo sorriso, colmo di sorpresa, meraviglia, fascino; gli occhi chiari di Aziraphale riflettono l’azzurro delle vasche.

 

L’uomo si schiarisce piano la voce e l’angelo si volta di scatto, sussultando appena, per poi ridacchiare imbarazzato e scusarsi. Il commesso trova che non ci sia nulla di cui scusarsi e anzi chiede perdono per averlo spaventato.

Il botta e risposta assume quasi i contorni di un flirt, leggero ed elegante: il commesso è rimasto certamente intrigato da quell’uomo così attraente e così genuinamente travolto dalle emozioni; l’angelo, dal canto suo, risponde a tono, troppo preso da ciò che vede intorno a sé per riflettere su ciò che stia accadendo.

 

Il commesso, il cui cartellino appuntato sulla divisa mostra il nome di Danny, chiede ad Aziraphale se possa aiutarlo e l’angelo si ricorda di avere una missione: racconta così a Danny che deve fare un regalo ad una persona che ama moltissimo i rettili.

Il commesso è colpito dall’enfasi di quest’uomo nel parlare e nel gesticolare: rimira con un filo di vergogna la propria mano sinistra, ornata di una fede un po’ opaca e graffiata, poi chiude gli occhi e si decide a guidare Aziraphale verso i terrari con i rettili.

 

Danny mostra ad Aziraphale camaleonti, iguane e un drago barbuto più grande e di un arancione più acceso rispetto a quello che ha visto il giorno prima. L’angelo li trova tutti affascinanti.

 

“C’è qualche esemplare che le interessa più degli altri?”.

 

“Sono tutti bellissimi! Non potrei davvero scegliere, no, mi creda”.

 

“Guardiamo qualcos’altro allora. Crede che un serpente potrebbe fare al caso suo?”.

 

Lo sguardo di Aziraphale si illumina come un fuoco d’artificio che esploda dopo aver raggiunto il picco massimo d’altezza possibile; la bocca si spalanca in una gigantesca “o”, mentre un pensiero finalmente si fa largo: ma certo! Crowley ha attributi serpenteschi! Sicuramente si sentirà più affine ad un serpente!

 

“Assolutamente si!”, esclama l’angelo, convinto.

 

Danny sorride intenerito e si avvicina ad una teca nella colonna successiva. Arrotolato in un angolo, con la testa nascosta sotto le spire, un pitone reale riposa placido. L’animale è marrone scuro, corredato di macchie regolari in diversi toni del beige; il corpo è più tozzo di quanto Aziraphale si aspettasse, terminando quasi bruscamente in una coda sottile e dalla sezione grossomodo triangolare. Il bagliore lattiginoso degli occhi si nota appena tra le spire, dalle quali una sottile e biforcuta lingua blu saetta rapida un paio di volte. Aziraphale sorride, pensando che l’animale lo stia annusando; “Affascinante”, commenta e Danny capisce di essere sulla strada giusta.

 

“Questo è un pitone reale. E’ un animale adatto a chi non ha mai tenuto in casa rettili prima d’ora. Non so se sia il caso della persona a cui vuole fare questo regalo”.

 

Aziraphale sta rimirando il pitone, che ha alzato la testa e lo guarda tremolando appena, sempre facendo saettare la lingua. “Non esattamente. Diciamo che è molto ferrato sull’argomento, ecco. Poi, sa, non sarebbe solo a prendersene cura...ci sarei anch’io”.

 

“Oh!”: Danny coglie il sottinteso e uno strano calore invade il suo petto. Non dovrebbe importargli molto della vita privata di un cliente mai visto prima; per qualche strano motivo, però, gli fa enormemente piacere sapere che la persona davanti a lui ha qualcuno di speciale nel suo cuore; qualcuno che lo rende abbastanza felice da fargli venire in mente di portare a casa un animale per potersene prendere cura insieme.

 

“Lasci che le mostri qualche altro esemplare allora. Parliamo sempre di animali piuttosto facili da gestire”.

 

“Certamente!”, risponde entusiasta l’angelo, gesticolando a piene mani e seguendo docile Danny, che gli mostra un’altra teca dove un piccolo serpente a strisce irregolari, bianche, nere e di un rosso vivo, con il musino nero, si attorciglia pigramente dentro ad una conca.

Anche questo animale cattura l’attenzione di Aziraphale e Danny procede con qualche dettaglio: come il pitone di prima, anche questo serpente, il falso corallo, rimane di dimensioni contenute ed è molto docile.

 

“Delizioso! Adoro i suoi colori, sono così...vivaci!”: Aziraphale non può rimanere indifferente di fronte ad una livrea che richiama così tanto i colori di Crowley.

 

“Se le piace questo genere, le posso mostrare qualcos’altro. Abbiamo venduto ieri l’ultimo esemplare, ma potremmo averne presto di nuovo uno disponibile”: Danny estrae il cellulare dalla tasca del pantalone e lo sblocca, per poi aprire la galleria e scorrere tra le foto.

 

Aziraphale incuriosito ed eccitato si tocca le punte delle dita di una mano con le punte delle dita dell’altra mano, battendole ritmicamente e sfregandole. Danny nota il gesto con la coda dell’occhio e ne rimane estremamente intenerito: che persona fortunata dev’essere il partner di quest’uomo!

 

“Ecco, guardi: questo è il serpente del grano, altra specie davvero facile da gestire e molto scenografica devo dire”: Danny mostra ad Aziraphale la foto di uno splendido esemplare adulto, a macchie arancioni, rosse e gialle. Incredibilmente ancora più bello dei serpenti visti fino a quel momento. L’angelo rimane a bocca aperta.

 

Danny prosegue: “Questa specie viene allevata in cattività da tanto tempo e ci sono tantissime colorazioni diverse”. Così dicendo, Danny scorre con il dito e una foto con due esemplari, arrotolati uno sull’altro, fa capolino dal display: quello sopra è di un arancione vivo, con macchie color mattone distribuite lungo il dorso a distanze regolari e il ventre giallo, appena visibile in alcune anse; quello sotto invece, quasi protetto o così sembra all’angelo, da quello sopra, è bianco, con un pattern simile di macchie beige sul dorso. Solo la punta del musino è gialla. Entrambi gli animali hanno gli occhi rossi, con un baluginio lattiginoso nel mezzo. Quello bianco guarda direttamente in camera.
 




Questa foto ha un impatto fortissimo sull’angelo, che per una frazione di secondo rivede sé stesso e Crowley in quei due animali tanto belli e fieri. Pensa che ha trovato l’animale giusto per Crowley.

“Vorrei...vorrei acquistare uno di questi, per favore”, chiede educatamente, con un sorriso enorme e contenendo a malapena l’entusiasmo, mentre le mani si stringono a pugno e ondeggiano su e giù.

“In questo momento purtroppo non ne abbiamo, mi dispiace. Possiamo però contattare l’allevamento e vedere quando ce ne sarà disponibile un altro!”.

 

Un lieve broncio deluso attraversa i lineamenti di Aziraphale: “Oh, ci tenevo davvero a portarlo a casa oggi. Non si potrebbe fare proprio nulla?”.

 

Danny si scioglie davanti a quegli occhi da cucciolo: “Mi dispiace, abbiamo delle tempistiche d’ordine da rispettare, bisognerà aspettare almeno settimana prossima”.

L’angelo a quelle parole alza le sopracciglia e abbassa gli angoli della bocca. Danny si sente colpito da una stilettata e si affretta ad aggiungere: “Certo, ecco...diciamo che il nostro allevamento di riferimento serve direttamente anche i privati, quindi se le fa piacere potrebbe...contattarlo?”, aggiunge, con una punta di malizia nello sguardo.

 

L’eccitazione di Aziraphale è la ricompensa perfetta per Danny e i due si dirigono verso la corsia con gli accessori per animali per fornire all’angelo tutto il necessario per ospitare il nuovo arrivato, una volta arrivato a casa.

 

Aziraphale, con la solerzia che lo contraddistingue, acquista: un terrario già delle dimensioni adatte per ospitare un esemplare adulto; un mobiletto da assemblare, con dei ripiani, per appoggiarvi sopra la teca e riporre tutti gli accessori per la cura del serpente. Ha avuto cura di sceglierne uno decorato a fantasia tartan; un piccolo kit di attrezzi per montare suddetto mobile; un libro sulla cura dei rettili, corredato di bellissime fotografie a colori; un tappetino riscaldante; un termometro a due sonde; un igrometro; uno spruzzino; arredi vari che richiamino un ambiente il più possibile naturale. Purtroppo Danny non trova in magazzino la fibra di cocco, adatta per predisporre il fondo del terrario, ma indirizza Aziraphale in un negozio poco lontano, dove vendono arredi da giardino e attrezzature per il giardinaggio.

 

Dopo aver concordato la consegna a casa, trascritto indirizzo e numero di telefono dell’allevamento e pagato, l’angelo saluta calorosamente Danny con una benedizione ed esce a passi lunghi dal negozio.

 

Danny lo osserva uscire e sente come se un raggio di sole avesse appena trafitto le nuvole della sua esistenza, illuminandolo; da quanto tempo non si sente più entusiasta della sua vita coniugale? Non si risponde nemmeno. Ciò nonostante, è sicuro di amare ancora il marito. Forse hanno solo lasciato che troppa routine scivolasse tra loro.

 

Perché non scuotere allora la quotidianità con una piccola sorpresa? Danny prende il telefono dalla tasca dei pantaloni e inizia a cercare su Google un bel ristorante in un’altra città: porterà fuori il marito con una scusa e passeranno insieme una serata diversa. Una fuga romantica, come quelle che facevano da fidanzati. Sì, proprio così.

   
 
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