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Autore: AndyWin24    13/03/2024    1 recensioni
Mentre a Camelot la giornata scorre quieta e tranquilla, ecco che all’improvviso un’antica e potente creatura fa la sua comparsa, minacciando la pace nel regno. Per sconfiggerla, Merlino e Artù dovranno unire le forze con dei misteriosi avventurieri, in apparenza connessi con il male appena sopraggiunto.
(Cross-over tra le serie tv Merlin (BBC) e Willow (Disney))
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Gaius, Gwen, I Cavalieri della Tavola Rotonda, Merlino, Principe Artù
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quarta stagione
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Capitolo 17
Figli del cuore
 
   Toc-toc-toc!
   «Avanti.»
   Merlino entrò nelle stanze del re di tutta fretta con un vassoio di cibo tra le mani.
   «È pronta la cena!» annunciò, poggiando il portavivande sullo scrittoio, dove intanto Artù cercava invano di districarsi tra mille fogli di pergamena.
   «Grazie.» replicò questo di rimando, guardando poi il ragazzo con stupore. «Ma sei già tornato? Non ti aspettavo prima di domani.»
   «Sì. Gaius ha terminato in fretta di visitare i cacciatori attaccati dal Leviatano. Dato che nessuno di loro aveva niente che non andava, siamo ripartiti anzitempo. Così, eccomi qui!»
   «Bene. Mi fa piacere sapere che sia ritornato tutto alla normalità.» asserì il re, spostando le pergamene e afferrando il piatto di cibo ancora fumante.
   Quando andò ad annusarlo, tuttavia, emise una specie di conato e lo allontanò subito.
   «Ma cos’è?!» chiese, nauseato.
   «Stufato di maiale.» rispose Merlino prontamente.
   «E si può sapere chi lo ha preparato?»
   «La cuoca Audrey. È tornata oggi dopo il suo malanno.»
   «Ma… gli è stata data la ricetta che ci ha lasciato Elora prima di ripartire?»
   Merlino scrollò le spalle, titubante.
   «Sì, ma… non l’ha voluta. Ha fatto sapere che non ha bisogno dell’aiuto di nessuno per fare il suo lavoro e che preferirebbe essere impiccata piuttosto che utilizzare la ricetta di qualcun altro.»
   Artù sbarrò gli occhi, poi si accasciò contro lo schienale della sedia, demoralizzato.
   «Capisco.»
   «Mi dispiace.»
   «Non importa.» ribatté Artù, scansando il piatto di lato e indicando la sedia di fronte allo scrittoio. «Piuttosto, siediti, per favore. Ho bisogno un attimo della tua completa attenzione.»
   Merlino sussultò sbigottito. Che ricordasse, il re non aveva mai usato con lui le parole “per favore”. Doveva trattarsi di qualcosa di serio, quindi obbedì senza farselo ripetere due volte.
   «Cosa… dovete dirmi?»
   Artù sospirò in difficoltà. Squadrò con lo sguardo l’intera stanza, eccetto il suo servitore.
   «Volevo parlare del tuo operato.» disse a mezza bocca.
   «Del “mio operato”?» ripeté Merlino, sempre più preoccupato.
   «Sì, esatto. Ci tenevo a farti sapere che, oltre a considerarti un servo pigro, maldestro e incapace… apprezzo sinceramente i tuoi sforzi nello svolgere le tue mansioni.»
   Merlino soppesò per un istante quello che aveva appena ascoltato.
   «Un momento, sire. Non ho capito bene se mi state rimproverando o lodando.»
   Artù sospirò di nuovo.
   «Nessuna delle due.»
   «Allora spiegatevi meglio, perché siete strano. Molto strano, a dire il vero. Cosa sta succedendo?»
   «Assolutamente niente, Merlino.» ribatté il re, in imbarazzo. «Vedi… ho ripensato a una conversazione avuta ieri con la principessa Kit e… mi sono reso conto che il più delle volte non riesco a trattare come dovrei le persone che mi sono accanto.»
   «D’accordo. Ma cosa c’entro io? D’altronde, sono solo il vostro servitore.»
   «È questo il punto. Volevo dirti che, oltre a essere il mio servitore, io… ti considero anche… un amico degno di fiducia. A esseri onesti, la persona di cui io mi fido di più.»
   Merlino rimase senza parole. Poi, si avvicinò ad Artù e gli mise una mano sulla fronte.
   «Ma che stai facendo?!» protestò quest’ultimo, trasalendo e spostandosi.
   «Controllo che stiate bene. Mi avete appena fatto un complimento. Non capita quasi mai.»
   «Già, e mi sto pentendo di averlo fatto!» esclamò il sovrano, spazientito. A Merlino, però, non sfuggì un accenno di sorriso sulla bocca dell’altro. «Comunque, avevo un’altra questione da discutere con te.»
   «Va bene. Vi ascolto, sire.» disse il servo, rimettendosi a sedere.
   Artù tirò fuori un anello dalla tasca.
   «Ti ricordi di questo?»
   «Certo. È l’anello di vostra madre, Lady Ygraine.»
   Il re annuì.
   «Esatto. Dopo che mio padre lo perse, tu riuscisti incredibilmente a ritrovarlo qualche anno fa1. Fu un gesto nobile da parte tua.»
   «Vi ringrazio, sire. Sapete che l’ho fatto con piacere.» ribatté Merlino, sorridendo. «Ma questo cosa c’entra con quello che dovete dirmi?»
   «Vedi… Volevo informarti che ho preso un’importante decisione.»
   «E quale sarebbe?»
   Artù fece un lungo respiro prima di rispondere.
   «Chiederò a Ginevra di sposarmi2
   Merlino sobbalzò di colpo.
   «Davvero?! Ma è fantastico!» esclamò quasi urlando. «Ma… il consiglio ne è a conoscenza?»
   «No. Ne parlerò con mio zio quando sarà tornato dal suo viaggio. Anche se, in ogni caso, glielo dirò solo per informarlo. Questa è una scelta mia e mia soltanto. Non permetterò più a nessuno di decidere per me.»
   Merlino sorrise e annuì, soddisfatto e compiaciuto che Artù avesse finalmente compreso quell’assoluta verità.
   «Comunque, c’è una cosa che non capisco. Sebbene mi faccia piacere che vogliate sposare Gwen, perché lo state dicendo a me?»
   Il volto di Artù arrossì di punto in bianco.
   «Beh… speravo in un… tuo aiuto. Non ho molta pratica in quanto a matrimoni…»
   «Se è per questo, neanch’io.» replicò Merlino, schietto.
   «Sì, ma frequenti spesso la taverna.»
   «Nient’affatto! E, poi, anche se fosse, non è che lì si celebrino cerimonie… beh, tranne quella volta che Galvano era talmente ubriaco che si è sposato con un barile di birra, ma credo non conti come un vero matrimonio.»
   «Non mi riferivo a questo, ma al fatto che hai dimestichezza più di me con i modi di fare del popolo. Sono certo che puoi aiutarmi meglio di quanto non farebbero gli altri consiglieri. Inoltre, in quanto suo amico, conosci molto bene Ginevra.»
   «Mmm… non ci avevo pensato…» replicò Merlino, portando una mano sotto il mento. «In effetti, forse ho già in mente qualcosa…»
   «Bene!» esclamò Artù, sedendosi più vicino a lui. «Ti ascolto.»
   A quel punto, i due si misero a confabulare tra loro, continuando fino a tarda ora.
 
   L’avventura vissuta con Willow e i suoi amici era ormai acqua passata, ma un’altra li attendeva scura all’orizzonte. Non potevano saperlo, ma sarebbe iniziata proprio con quella richiesta di matrimonio che il sovrano aveva intenzione di fare a Ginevra.
   Ben presto, il regno sarebbe stato nuovamente in pericolo. Ma sia Merlino che Artù si sarebbero fatti trovare pronti per sconfiggere ancora una volta quella nuova minaccia.
 
***
 
   Dopo aver attraversato il varco di luce, Elora si ritrovò di colpo in un luogo totalmente diverso dalla foresta che si era lasciata alle spalle. All’orizzonte non si intravedevano che rovine e desolazione. Il rosso della sabbia dominava incontrastato nel paesaggio arenoso, mentre l’aria, pungente e salmastra, le prudeva le narici.
   Non c’era più alcun dubbio: erano tornati alla Città Immemore.
   I cinque compagni di viaggio che l’avevano preceduta nell’oltrepassare il portale erano a pochi passi da lei e si guardavano intorno spaesati.
   «L’incantesimo ha funzionato.» constatò Willow, mesto.
   «Già.» convenne Boorman. «Anche se non so se prenderla come una buona notizia. Adesso, siamo di nuovo bloccati qui. Non è proprio il massimo!»
   «Non è grave come sembra.» replicò il Nelwyn, cautamente ottimista. «Sono certo che troveremo un modo per andarcene.»
   «Da dove cominciamo, però?» chiese Airk, scettico.
   «Da lì.» rispose Willow, indicando in lontananza. «Data la situazione, propongo di tornare nel luogo da dove siamo giunti: la cascata3
   «E come faremo a risalirla?» domandò Jade, dubbiosa.
   «Non so. Ma suppongo che lo scopriremo strada facendo.»
   «Ehi! Guardate!» esclamò di colpo Kit, inginocchiandosi mentre afferrava qualcosa tra la sabbia. «L’armatura Kymeriana! È ancora qui!»
   «Beh, è ovvio!» commentò Boorman. «Chi avrebbe potuto prenderla in questo posto deserto?»
   «È vero.» concordò Willow, fissando l’uomo. «Senza contare che l’unico ladro nei paraggi l’abbiamo portato con noi.»
   «Ehi! Non sono un ladro! Ma un “cacciatore di tesori”!»
   «Sarà…» ribatté il Nelwyn, scrollando le spalle. «Anche se io non ho mai capito la differenza.»
   «Oh… è diverso, eccome!» asserì Boorman, infastidito. «Potrei elencarti almeno undici motivi che ci differenziano!»
   «Va bene. Ti ascolto.» disse Willow, iniziando a incamminarsi con gli altri al seguito.
   «Vediamo… Numero uno: noi cacciatori di tesori non derubiamo i vivi, ma ci impossessiamo solo di reliquie e cimeli di persone ormai defunte o, quantomeno, disperse da molto tempo.» «Numero due: …»
   Mentre i due continuavano a parlottare fittamente, Kit si avvicinò a Elora.
   «Allora? Come va? Ti senti affaticata ora che hai usato di nuovo l’incantesimo del portale?» chiese, finendo di allacciarsi l’armatura.
   «No, per fortuna. Anzi, stavolta, non ho perso neanche l’uso della magia.» rispose Elora, emettendo come dimostrazione delle scintille verdine dalla mano sinistra.
   «Grande! Ma allora perché sembri giù di corda?»
   «No, non è niente. Riflettevo solo sul fatto che sarà difficile andarsene da qui.»
   «Non pensarci troppo.» intervenne Jade, mentre affiancava le due insieme a Airk. «Willow troverà sicuramente un modo.»
   «Infatti!» convenne Kit, tirando fuori qualcosa dalla tasca. «E poi, con questa, abbiamo anche la fortuna dalla nostra parte!» disse, alzando in aria il braccio destro. Tra le dita della mano teneva ben stretta una moneta che riluccicava al sole.
   Elora non comprese cosa significassero quelle parole, ma sorrise ugualmente. Airk, intanto, si approssimò alla sorella con un’espressione cupa in volto.
   «Senti, Kit.» esordì, titubante. «Volevo dirti che mi dispiace per come mi sono comportato ieri alla festa.»
   Kit lo guardò fisso negli occhi, come a voler capire se stesse mentendo o meno.
   «Non importa.» disse poi, abbracciandolo. «Dispiace anche a me. Forse sono stata un po’ dura.»
   Airk rimase per un attimo spiazzato, ma dopodiché sorrise rincuorato per aver fatto finalmente pace con la sorella.
   «Hai visto, Airk?» intervenne Boorman d’un tratto. «Kit non è così cattiva come pensi!»
   A quelle parole, Kit digrignò i denti e sciolse bruscamente l’abbraccio.
   «Che significa quello che ha detto?!» urlò con rabbia.
   «Ehm… niente!» rispose Airk, correndo lontano dalla gemella.
   «Fermati!» gridò ancora Kit, inseguendolo. «Ho detto di fermarti!»
   Jade scoppiò a ridere e affrettò il passo, cercando di raggiungerli. Elora, invece, rimase a osservare la scena.
   “Ha ragione Merlino.” pensò, sentendosi il cuore un po’ più leggero.
   Numerose insidie li attendevano lungo il cammino. Prima o poi, il Wyrm e i suoi seguaci avrebbero fatto la loro mossa e scosso nuovamente le loro vite. Ma a Elora questo non importava. Era pronta ad affrontare qualsiasi cosa fintantoché avrebbe avuto i suoi amici al proprio fianco.


 

Note
 
1 – Riferimento a un’altra mia storia, “Il regalo più bello”.
 
2 – Riferimento all’episodio 9 della 4a stagione di “Merlin”, “Il ritorno di Lancillotto”. Gli eventi di questo capitolo si riallacciano all’episodio in questione.
 
3 – Riferimento all’episodio 7 della 1a stagione di “Willow – La serie”, “Al di là del Mare Infranto”. Nell’episodio, per giungere alla Città Immemore Kit, Elora, Jade, Graydon, Boorman e Willow devono saltare giù da una cascata.


 


 
Note finali
dell’autore
 
Ringrazio di cuore tutti coloro che hanno letto questa storia! In particolar modo, chiunque abbia recensito i vari capitoli!
In quest’ultimo capitolo ho scelto di terminare le due narrazioni in modo che si ricollegassero con la trama delle rispettive serie. Questo perché volevo che la storia fosse di natura autoconclusiva, per favorire una lettura scorrevole e completa. Tuttavia, è molto probabile che la vicenda nella sua interezza non sia affatto conclusa e che, in futuro, io possa scrivere un seguito. Era nei miei piani originari, infatti, creare una story-line divisa in due o più parti che vedesse i personaggi delle due serie avere prima un’avventura nel mondo di “Merlin” e poi un’altra nel mondo di “Willow”.
Quindi, nonostante la conclusione de “Il destino di due regni”, questa fine è più un “arrivederci” che un “addio”.
Comunque, spero vivamente che la storia vi sia piaciuta almeno la metà che è piaciuta a me nello scriverla!
Con queste note, vi ringrazio ancora e vi saluto!
Alla prossima avventura!
   
 
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