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Autore: amoreterno    13/03/2024    4 recensioni
Non è facile accettare una fine tragica, un finale diverso da ciò che si desidera, ma, a pensarci bene, se la storia non avesse avuto un epilogo tanto funesto davvero la nostra fantasia avrebbe lavorato così tanto per donare il nostro supporto, omaggiando ai personaggi di un lieto fine tanto agognato?
Così, ancora una volta, dedico la mia immaginazione a questa meravigliosa opera, questo capolavoro che sfida il tempo, le generazioni e la frenesia del mondo moderno, rivedendo di nuovo il finale della storia, rivolgendola a mio favore, alla ricerca di quel lieto fine che ho tanto desiderato ad ogni nuova visone dell'anime, o semplicemente sfogliando le pagine del manga. Questa volta ho voluto osare dove non ho mai voluto indugiare: proiettare i protagonisti nell'epoca moderna. È una storia frivola, senza troppe pretese, al mero scopo di intrattenere con leggerezza. La storia parla di come potrebbe essere l'esistenza di Oscar, la mia eroina, se dopo essere caduta durante lo scoppio della Rivoluzione Francese, ai piedi della Bastiglia, invece che risvegliarsi nell'al di là, si ritrova moribonda, ferita e sanguinante sull'asfalto di una moderna Parigi, ai piedi del monumento a place del la Bastille, soccorsa da... André?
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 5

 

 

 

A dispetto dell’iniziale antipatia che aveva provato nei confronti della civettuola Erika, a cui André l’aveva scaricata, Oscar dovette ricredersi sul suo conto.

Si dimostrò un aiuto prezioso per fare i conti con le interminabili nozioni da imparare a qualunque livello della vita quotidiana. A partire degli indumenti intimi al modo di vestirsi, con stoffe e mode così rivoluzionarie rispetto a ciò che lei era abituata che dovette fare uno sforzo enorme per non dare di matto.

La biancheria intima era davvero scandalosa. Di dimensioni talmente ridotte da farla dubitare sulla loro reale mansione. Eppure le bastò indossarla per apprezzarne la vasta comodità e la libertà di movimento che le concedeva, sebbene la sensazione di sentirsi nuda non la abbandonò nemmeno per un istante.

Con compiacenza realizzò che le donne di quell’epoca erano libere di vestirsi come desideravano, senza per questa ragione essere giudicate, così scelse dei jeans, brache di colore blu, di stoffa spessa ma che si adattava perfettamente al movimento del corpo al punto che sembrava esserle cuciti addosso. E poi optò per delle camicie dalla stoffa leggera, delle maglie semplici, evitando con orrore quelle con disegni stupidi stampati addosso, o con scritte e loghi incomprensibili, sebbene le proteste della commessa che le assicurava che si trattava di capi chic della più importante sartoria italiana e francese.

Fu la volta della scelte delle calzature; delle sneakers, scarpe che calzavano tanto comode da commuoverla.

Avendo finalmente vestito i panni di una comune donna del secondo millennio, venne trascinata da un parrucchiere dagli atteggiamenti comicamente effeminati che, lusingandola con continui ed esasperanti complimenti sui suoi bellissimi capelli, si prese cura della sua folta chioma. Schioccando la lingua nel notare alcune ciocche bruciate, sicuramente a causa della polvere da sparo, proponendole un taglio moderno, che lasciava intatta la lunghezza della sua folta capigliatura ma che non le appesantiva più il viso.

Oscar non ebbe mai il coraggio di guardarsi allo specchio, non ancora pronta di accogliere la sua nuova immagine.

Evitò abilmente di lasciarsi coinvolgere in superflue conversazioni con le gentili clienti presenti nel salone di bellezza, consapevole che avrebbe potuto fare delle gravi gaffe che avrebbero messo in moto un pericoloso crescendo di dubbi e perplessità che l’avrebbero messa in una posizione scomoda.

Rischiò di arrossire di nuovo quando venne accolta da un lungo fischio di apprezzamento di André quando si ritrovarono all’ingresso del grosso centro commerciale.

“Wow! Sei semplicemente favolosa! Mi lasci senza fiato!”

Non ricordava che André le avesse mai fatto dei complimenti tanto… plateali, ma dovette ammettere che le fecero piacere.

“Grazie”

“Spero che tu abbia trovato risposta a tutte le tue perplessità” le si avvicinò, le mani ficcate dentro le tasche dei suoi jeans, gli occhi che brillavano d’ammirazione.

“Per niente, ma cercherò di aprire la mente e accogliere tutte queste diavolerie moderne e farle mie”

Lui abbozzò un sorriso.

“Muoio di fame. Ti va di andare a mangiare qualcosa?”

“Buona idea”

La donna si ritrovò a giocare con il cibo con la punta delle forchetta, guardandosi attorno sempre più titubante.

“Cosa c’è? Non ti piace?”

Lei prese un profondo respiro: “Il cibo non centra, André. Mi sento… stranita. Simile ad un alieno atterrato in un altro pianeta. Ti rendi conto che tutte le mie convinzioni sono state totalmente smantellate? A partire dalla mia non morte”

Lui annuì: “Hai ragione. Hai tutto il diritto di sentirti scombussolata. Ma devo complimentarmi con te e la tua invidiabile forza d’animo. Stai affrontando il tutto con grande dignità”

“Credi ancora che la mia sia solo una messinscena” mormorò scuotendo il capo delusa.

“No, al contrario, io credo che tu sia fermamente convinta di essere approdata direttamente dal passato…” 

“Allora, facciamo così, cerchiamo di spostare per un attimo il nodo del discorso su di te. Parlami di te, del tuo passato. Di come sei diventato uno scrittore di successo. Sono curiosa di scoprire qualcosa sulla tua infanzia?” lo sfidò poggiando il mento sulle dita intrecciate.

Lui fuggì dal suo sguardo restando stoicamente muto.

“Vedi, André? Fingi bene ma con me hai ben poco da recitare. Ti conosco bene, meglio di chiunque altro, e riconosco quando stai cercando di nascondermi la verità. Tu non hai alcun passato da poter condividere, vero? Se non quello che abbiamo vissuto insieme”

“La verità è che… prima degli ultimi cinque anni io non ricordo nulla della mia vita…”

Lei serrò le labbra ammutolita: “Cinque anni?”

“Già, cinque anni”

“Hai vissuto in questo strambo posto da solo per cinque anni?”

“Completamente solo. Senza ricordi. Senza sostentamento. Cieco e in fin di vita. Quindi non so come approdai in quella stanza d’ospedale”

“Ma è impossibile, André. Io ti ho visto morire. Hai esalato l’ultimo respiro tra le mie braccia, mentre ci promettevamo di sposarci finalmente e vivere insieme ad Arras… ed è accaduto solo un giorno prima della mia dipartita, il tredici luglio 1789”

“Arras…” pronunciò quella parola quasi come fosse una formula magica.

Un istante dopo prese a massaggiarsi le tempie con una smorfia di dolore.

“Non è vero che non ricordi nulla, André. Qualcosa deve esserti per forza rimasto. Altrimenti come spieghi le tue conoscenze alla corte di Versailles? Gli intrighi a corte a cui tanto piace intrattenere i tuoi lettori? O ancora di più, il mio nome?”

“Smettila di darmi il tormento. È vero, qualcosa mi lega a te, a alla tua folle storia, e sono qui per provare a venirci a capo, ma non è così semplice come credi. Basta guardarti attorno, ti renderai conto che è semplicemente da matti convincermi della tua teoria così, su due piedi”

Lei annuì notando la varietà di gente che li circondava, a cui era impossibile stabilirne la provenienza sociale o la classe a cui appartenevano.

“Avevamo una relazione amorosa?” le chiese sinceramente incuriosito, uno strano luccichio malizioso nei suoi occhi verdi come la giada.

“Si. Ma solo da poco. Ero divenuta la tua compagna solo poche ore prima dello scoppio della rivoluzione. Per te ho deciso di seguire il popolo, abbracciando gli ideali liberali e di uguaglianza che animava tutta la città, tradendo i concetti basilari del mio rango, venendo meno al giuramento di fedeltà che ho fatto ai monarchi. Divenendo la tua compagna ho deciso di rinunciare al mio nome e al mio titolo, scegliendo te e il nostro amore”

“Non deve essere stata una scelta facile”

“Al contrario, non ricordo di essere mai stata più felice e libera come quel momento”

“Dovevi essere molto innamorata”

Sono molto innamorata. Sei l’uomo della mia vita, André. Ho superato il tempo e lo spazio per ritrovarti e stavolta non sprecherò la mia occasione” rivelò con dignità.

Stavolta il suo sorriso si fece più smagliante: “Mi lusinghi. Sei una delle donne più belle che io abbia mai visto e sentire dalle tue labbra una dichiarazione tanto toccante mi ha profondamente colpito”

Oscar masticava piano mentre sibilò con disinvoltura: “Anche tu mi ami, André. Devi solo accettare la realtà”

“Mi sembrava di capire che tra i due, fossi tu a non accettare la realtà”

“Non appigliarti alla semantica, André. Ciò di cui io parlo è molto più forte e travolgente del tempo in cui ci troviamo”

“Mi piacerebbe avere avuto la tua stessa sicurezza d’animo quando mi svegliai cinque anni fa”

“Comprendo la difficoltà che devi aver avuto. Se tu non fossi venuto a salvarmi in quell’ospedale, probabilmente avrei tentato il suicidio” aggrottò la fronte: “Solo che non riesco a darmi una spiegazione logica al fatto che tu sei approdato qui cinque anni prima di me, quando sei morto solo poche ore prima rispetto a me”

“Tu cerchi qualcosa di logico in tutta questa storia che logica non c’è? Esilarante”

La donna accennò finalmente a un sorriso a quel commento: “Hai ragione”

“Ti va di andarcene un pò in giro per la città, Oscar? Ti mostro la nuova Parigi, i luoghi che sono stati fondamentali per la rivoluzione, e alcuni monumenti eretti in suo onore”

Oscar annuì.

André chiese il conto e pagò, prima di invitarla galantemente a seguirla.

 

 

 

“Era da tempo che non giocavo al turista qui a Parigi” commentò con un sorriso smagliante, divertito dallo sguardo sgomento di Oscar, la quale ai piedi della mastodontica Torre Eiffel, cercava di assorbire la magnificenza del monumento eretto, completamente realizzato in ferro, comprendendo forse per davvero di ritrovarsi molto lontana da casa.

Leggeva e rileggeva il depliant esplicativo dei monumenti parigini, cercando di venire a capo alla moltitudine di nuove nozioni che doveva accettare.

“È… grottesca… assurdamente gigantesca e…”

“Magnifica, non è vero?”

Lei gli rivolse un’occhiata abbacinata ma non lo contraddisse, accettando laconicamente di salire all’apice cosi da toccare con mano quella nuova era.

“Sono senza parole, André, dico sul serio. Parigi è… enorme. Non ha nulla a che vedere con quella dei miei ricordi. Al confronto aveva l’aspetto di un villaggio di campagna” boccheggiò la donna abbracciando con lo sguardo il panorama mozzafiato dell’intera capitale vista ad altezze impressionanti dalla torre Eiffel.

“Immagino di si. Anche se vista così sembra tutto magnifico. Ma la rivoluzione francese non risolse immediatamente i problemi dei regime assolutistico dei Borboni, al contrario, per molti anni la Francia ha sofferto sotto il potere e la crudeltà di Robespierre e dei suoi fanatici seguaci”

“Dunque, il mio sacrificio non fu vano? La presa della Bastiglia avvenne? Il popolo ebbe la meglio quell’infausto giorno?” chiese la donna passeggiando distrattamente tra le vie della città, un’ora dopo, sorseggiando una bibita fresca.

“Il 14 luglio 1789 è ancora oggi una data molto importante per i francesi. Ha dato inizio ad una nuova era, basata sugli ideali dei diritti fondamentali dell’uomo. La presa della Bastiglia è stata realmente l’inizio della Rivoluzione Francese e la caduta della monarchia assoluta. Ma seguirono anni difficili, Oscar. Dopotutto fu un bene che non vivessi i terribili anni del Terrore, sotto l’implacabile dispotismo di Robespierre”

Le spiegò con un’esaustiva dose di informazioni  i terribili anni che seguirono la Presa della Bastiglia, dell’anarchia politica che ne seguì. Delle interminabili lotte dei rivoltose ai danni della monarchia e di come Robespierre scelse la politica del terrore per far giustizia, a suo modo, su tutte le ingiustizie che gli aristocratici avevano, per troppo tempo, fatto subire al popolo, stanco di essere vessato senza pietà.

“La ghigliottina” si portò una mano alla gola deglutendo a fatica.

“Già. Venne praticata questa pena in maniera spietata e talvolta senza dare un vero e proprio processo. Ben presto si compresero le reali ragioni di Robespierre, che vertevano più sulla sete di potere che per seguire dei reali ideali di uguaglianza e libertà”

“Ho quasi timore di chiederti della regina Maria Antonietta…” si voltò verso di lui, dando le spalle alla Senna, che stavano attraversando sul ponte, la Torre Eiffel che pareva ancora torreggiare su di loro, sebbene avessero messo molta distanza da essa: “Che destino subì?”

“Il 16 ottobre 1793, dopo sessantasette giorni di prigionia, un processo che poteva solo definirsi una farsa durato appena due giorni, la ormai ex regina Maria Antonietta veniva condannata al patibolo a place de la Concorde, all’epoca place de la Revolucion”

La notizia la destabilizzò al punto che André temette che stesse per perdere i sensi, correndo a sostenerla fisicamente, mentre il suo viso perdeva colore: “Oh mio Dio… che orrore… è questa la fine che meritava la regina di Francia? La reale che io stessa ho amato e rispettato, non solo come mia sovrana ma anche come mia amica?”

“Il suo comportamento egoista, i suoi sperperi senza ritegno, la sua completa indifferenza ai bisogni del popolo, sono state le ragioni che hanno spinto il suo stesso popolo a punirla nella maniera più esemplare possibile. Mi dispiace, Oscar, ma da ciò che mi hai raccontato anche tu avevi deciso di voltarle le spalle”

“Non avrei mai voluto che subisse una morte tanto spietata…”

“Cosa pensavi che sarebbe accaduto, una volta presa parte della Rivoluzione? Avevi voluto anche tu, in maniera abbastanza risoluta, che la monarchia venisse smantellata. Non avrai davvero creduto che i francesi si sarebbero limitati a esiliare i sovrani in qualche casolare in campagna. Il rischio di un colpo di stato sarebbe stato troppo elevato per lasciare tutto intentato”

Oscar non rispose, si limitò a restare a testa basa, passeggiando con le mani in tasca, sorda e cieca del mondo che la circondava. Cocenti lacrime scorrevano silenziosa deturpando il suo viso perfetto.

“Mi dispiace” si sentì in dovere di dirle, provando del sincero cordoglio per lei.

“Sai dove posso fare omaggio alla tomba di sua maestà la regina?” mormorò von un filo di voce dopo molto tempo trascorso in un pesante silenzio.

I bagliori caldi di quel sole estivo si erano fatti ambrati mentre il tramonto incalzava allungando le ombre sulle strade di Parigi. Arrivati a pochi passi dal Notre Dame, ancora vietato l’accesso al pubblico perché in restauro a causa del grosso incendio avvenuto nel 2019, la sua imponente ombra adombrava parte del ponte che stavano attraversando alleggerendo l’aria ispessita dal caldo.

“Quando la lama del boia tranciò di netto la testa dal corpo, la regina venne sistemata frettolosamente in una specie di cesta, in modo di evitare atti dissacranti verso l’ormai cadavere della sovrana, venne trasportata verso il cimitero della Madeleine, dove anche il re, nove mesi prima, era stato sistemato. Diciamo che era un cimitero tristemente famoso perché ospitava tutti i corpi dei ghiogliottinati. Ma a differenza del marito, la regina Maria Antonietta venne sistemata in una bara. Ben presto però, a causa delle tante esecuzioni, il cimitero divenne ben presto saturo. Con la Restaurazone, nel 1815, il ritorno della famiglia reale a Parigi, si poté finalmente procedere a dare degna sepoltura ai reali. Non appena giunse in Francia, Maria Teresa, l’unica figlia sopravvissuta alla Rivoluzione, esiliata fino a quel momento, decise di andare a far visita ai suoi genitori. Poco tempo dopo, durante il regno di Luigi XVIII si decise di riesumare i corpi dei due sovrani uccisi, e poter donare loro finalmente un degno funerale, e sistemarli nel luogo simbolo delle sepolture della dinastia dei Borboni, nella basilica di san Denise. Oggi i sovrani riposano nella cripta della Basilica. Mentre nel luogo dove sono stati sepolti i primi tempi, in quel piccolo cimitero, è stato eretto da Luigi XVIII un piccolo monumento, ancora oggi visitabile, la Chapelle Expiatoire, dove all’interno c’è un gruppo di sculture da dove si può vedere la sovrana Maria Antonietta sorreggere una croce. Al di sotto è inciso a caratteri dorati quello che è considerato il suo testamento: la sua ultima lettera che scrisse la notte prima della sua esecuzione. In effetti, è possibile portare un omaggio in fiore alla sua tomba”

“È terribile. Quando vorrai potremmo renderle omaggio donandole un mazzo del suo fiore preferito; le rose bianche”

“Si, fu una fortuna per la ex sovrana vantare una degna sepoltura. Negli anni immediatamente successivi alle rivolte, spesso le folle erano spinte da famigerati eccessi di fanatismo contro la monarchia da sentire la folle necessità di vandalizzare molte opere d’arte che avevano come colpa di raffigurare i sovrani del passato”

“A questo la rivoluzione ha portato? A un’insensata violenza e odio fino a creare delle vere e proprie tragedie”

“Talvolta ottenere la libertà esige un prezzo troppo elevato per riuscire a mantenere salda la dignità e l’onore di un uomo”

“Che storia tragica. Quanta meschinità e crudeltà fuori misura… sono a pezzi”

Lui si guardò intorno quasi realizzasse solo in quel momento fin dove le loro laconiche riflessioni li avevano spinti.

Emise un basso fischio: “Accidenti! Ci siamo allontanati un bel pò. Tornare alla mia auto significherà impiegare camminare fino a sera, saltando così la cena. Visto che siamo qui, conosco da queste parti un delizioso ristorante italiano dove preparano una pizza gustosa. Pensa che i proprietari sono napoletani. Quindi sono garanzia di bontà e qualità. Ti va di andarci?”

“Pizza?”

“Non…? Ovviamente non hai idea di cosa sia la pizza, e questo io non posso permetterlo. Il ristorante è a pochi metri da qui. Mettiamoci in cammino”

“Volentieri, anche se a causa di tutte queste spietate informazioni l’appetito è l’ultimo delle mie preoccupazioni”

“Fandonie! Ti basterà annusare la fragrante profumino delle pizze che aleggia nel ristorante e sono certo che ti verrà l’acquolina in bocca”

Oscar si passò il dorso della mano sull’angolo dell’occhio asciugando le ultime lacrime, sorridendo infelice. Annuì e lo seguì senza dire niente, il cuore a pezzi per aver appena udito il terribile destino che era spettato alla sua amata sovrana Maria Antonietta.

“Non temere, Oscar. Ti porterò a far visita alla tua amata regina in modo che tu possa darle l’ultimo saluto”

   
 
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