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Autore: LorasWeasley    15/03/2024    1 recensioni
AU|Omegaverse [soukoku]
"-Prova a toccarlo e ti faccio a pezzi.
Dazai rise, non allontanandosi neanche di un millimetro dalla posizione che avevano in quel momento -Pensavo di aver capito che non ti interessasse di lui, che ti serviva solo per il suo potere.
-Questo prima di farlo nascere.
-E adesso?
-Adesso brucerei il mondo pur di salvarlo."
Genere: Fluff, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Chuuya Nakahara, Osamu Dazai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CODE 04: Iceman

 

Era buio e si sentiva bruciare. Non riusciva a muoversi e non riusciva a parlare.

Non sentiva il proprio corpo e anche pensare era faticoso, solo una parola continuava a tornare con insistenza nella sua mente: Arthur.

Dov'era il suo bambino? Perché non era ancora riuscito a salvarlo?

In quel mare di oscurità e disperazione una voce estranea si inserì a forza per il tono alto con cui era stata pronunciata "Mi hai chiamato per curarlo e adesso mi stai davvero ringhiando contro? Che cazzo di problemi hai, Dazai?".

Chi aveva parlato? Cosa significavano quelle parole? Più Chuuya cercava di comprendere quello che stava succedendo più perdeva coscienza di sé stesso tornando ad annegare nel buio della sua mente. 

 

Ogni volta che si svegliava dopo aver usato corruzione si sentiva uno schifo. Tutti i suoi muscoli che dolevano, la testa che pulsava, il sapore di sangue in bocca… ma non quel giorno. Quel giorno stava fin troppo bene e iniziò a capire il perché quando realizzò che si trovava in una stanza d'infermeria che non conosceva, una stanza dove all'interno stava la dottoressa dell'Agenzia di Detective. 

Se era quello l'effetto del potere di quella donna, avrebbe voluto averlo a portata di mano sempre. 

-Stai fermo ed evita di distruggermi la stanza– ordinò Yosano nel momento stesso in cui lo vide mettersi seduto, poi si avvicinò alla porta aperta per urlare -è sveglio! 

Non passò troppo tempo prima che fosse raggiunto da Mori e dal capo dell’Agenzia di detective armati. Ma non erano i soli, perché Chuuya poteva sentire chiaramente l’odore di Dazai.

Yosano andò via e Dazai palesò la sua presenza, limitandosi a poggiarsi allo stipite della porta.

-Lo sgombro è qui come precauzione nei miei confronti?- domandò Chuuya con amarezza e disprezzo nella voce.

-Hai distrutto il tuo appartamento e il condominio della Port Mafia- fece presente Mori con un tono relativamente tranquillo, come se stesse esprimendo le sue preferenze per la colazione del giorno dopo.

Chuuya si limitò a digrignare i denti, come avrebbe dovuto rispondere? Sapeva quello che aveva fatto. Sapeva che aveva distrutto la sua casa, il suo nido, senza neanche essere riuscito a salvare il proprio bambino.

-E comunque no- continuò Mori facendo un passo avanti -è qui perché è impossibile mandarlo via.

Allungò una mano verso il rosso e gliela poggiò sulla testa come tante volte Chuuya l’aveva visto fare con Elise. La reazione di Dazai fu immediata: iniziò a ringhiare piano.

Chuuya spalancò i suoi occhi e si voltò a fissarlo confuso, ma questo non lo stava guardando, troppo concentrato a intimidire l’alpha che lo stava toccando.

-Visto?- Mori allontanò la mano e alzò le spalle.

Erano troppe cose a cui pensare, troppe novità da digerire, troppe informazioni che Chuuya non aveva modo di capire e comprendere, non in quel momento almeno.

Cambiò argomento -Arthur è stato preso, vero…?

-Sì. Ma nessuno attacca la mafia senza subirne le conseguenze. Si pentiranno della loro scelta.

Dopo che Mori concluse con quel tipo di minaccia che non aveva mai promesso nulla di buono, Fukuzawa prese la parola per la prima volta da quando era entrato nell’infermeria.

-Ci siamo presi la libertà di ideare un piano per salvarlo mentre tu eri privo di sensi, spero che ti possa andare bene.

-Che tipo di piano? Vogliamo fare un attacco combinato tra le due fazioni?

-Era l’idea iniziale- annuì Fukuzawa -poi Mori e Dazai si sono trovati d’accordo sul fatto che in questo modo non avreste potuto usare la migliore arma a nostra disposizione.

Chuuya alzò un sopracciglio -Ovvero?

-Voi due- rispose semplicemente Mori -non c’è missione che la Soukoku abbia mai fallito.

L’omega odiava già quella proposta e il conseguente piano che ne sarebbe scaturito, ma sapeva che Mori aveva ragione, sapeva che non coinvolgere altri se non Dazai era l’unico modo per Chuuya di esprimere tutta la sua forza e potenza senza limiti.

-Bene- concesse alzandosi del tutto dal lettino -allora muoviamoci, che più tempo perdiamo e più tempo il mio bambino è costretto a passarlo con quei mostri.

Aveva il terrore di pensare a quello che gli stavano facendo proprio in quel momento.

 

-Ho vinto!- esclamò Arthur tutto felice mentre alzava le braccia al cielo e si sporgeva in avanti sul tavolo, verso la scacchiera dalla quale aveva eliminato l’ultima pedina di Sigma.

Il beta sorrise intenerito e tornò a sistemare le pedine, poi disse -sei davvero molto intelligente per la tua età.

-Ehehe- il bambino si gonfiò d’orgoglio -anche la mia mamma lo dice sempre.

Scese il silenzio, mentre l’umore del piccolo si faceva più triste e tornava ad accasciarsi contro la sedia -la mia mamma sta bene… vero?

-Quasi sicuramente- concesse Sigma.

-Perché non mi fate tornare da lui?

L’adulto non rispose.

-Tu non sei una persona cattiva- continuò Arthur in un sussurro -perché non vuoi farmi tornare a casa?

-A Fyodor e Nikolaj serve il tuo potere, ti consiglio di non fare i capricci e seguire le loro richieste, possono essere persone davvero cattive se li fai arrabbiare.

Dopo che Arthur era stato rapito da Gogol, questo l’aveva affidato a Sigma una volta tornato al loro covo. 

“Nessuno di noi ha intenzione di avere a che fare con un moccioso, potremo finire con l’ucciderlo e sarebbe controproducente per il piano, te ne occuperai tu fino a quando non ci servirà.” era stato questo quello che Fyodor gli aveva detto e Sigma si era trovato a dover fare da babysitter senza avere alcuna voce in capitolo.

-Sono la tua famiglia?

La domanda del piccolo lo riscosse dai suoi pensieri, portandolo a rispondere in modo veloce e conciso -Non ho una famiglia.

-Puoi far parte della mia famiglia se mi riporti a casa. Mamma ne sarebbe felice e poi diventiamo tutti amici.

A Sigma sfuggì una risata -Non è così che funziona.

-Perché no? Ieri è arrivato un alpha e ha detto di essere il mio papà, quindi perché non puoi iniziare a far parte della famiglia da un giorno all’altro come ha fatto lui?

-Perché lui è davvero tuo padre, io sono uno dei tuoi rapitori.

Arthur ci pensò per diversi secondi in silenzio, con le guance gonfie e le sopracciglia corrugate, infine sbottò -e allora diventa l’eroe che mi salva, non vorresti avere una casa?

Arthur non era sicuro di quello che stava dicendo, ma era l’unica cosa che poteva fare. Il codice Iceman sembrava l’unico che potesse funzionare in quel momento: usare qualsiasi cosa a sua disposizione come arma e scappare. Non aveva armi fisiche con cui poter combattere, ma la manipolazione… la zia Kouyou gli aveva insegnato tutto su quel campo.

 

Chuuya odiava quel piano.

Sapeva che era l’unico che avrebbe funzionato, ma non poteva fare a meno di odiarlo con tutto il suo cuore. Segno della sua irritazione era il tic alla gamba che li aveva portati ad accellerare un po’ troppo lungo le strade che stavano percorrendo verso il luogo indicato da Ranpo come la sede degli Angeli.

Era un piano semplice, uno di quelli che avevano sempre usato durante le missioni che i due avevano svolto insieme all’interno della Port Mafia. Ma aveva un piccolo particolare che a Chuuya non riusciva ad andare giù: si sarebbe dovuto fidare di Dazai.

Sarebbero entrati nel covo degli Angeli da due punti diversi: Chuuya dalla porta principale distruggendo chiunque e qualunque cosa si fosse messa sul proprio cammino, facendo a pezzi tutti quelli che avevano osato pensare che potevano prendersi Arthur senza conseguenze; mentre Dazai sarebbe entrato di nascosto, salvando il bambino da dove era stato rinchiuso senza attirare l’attenzione di nessuno.

Ed era vero che in passato Chuuya si era già fidato di lui più di una volta, che aveva usato corruzione mettendo la sua vita nelle mani dello sgombro, ma adesso era diverso. Perché la vita che stava mettendo nelle sue mani era quello del suo bambino. E se gli fosse capitato qualcosa… Chuuya non era sicuro di come avrebbe potuto reagire.

-Mi sto fidando di te perché non ho altra scelta, ma giuro Dazai che se non lo riporterai da me ti farò soffrire così tanto che rimpiangerai il giorno in cui sei venuto a rompermi le palle per convincermi a unirmi alla Port Mafia.

Dazai sbuffò mettendosi comodo sul suo sedile del passeggero, poi borbottò -Sei sempre così melodrammatico, vedrai che salverò Arthur prima che tu riesca a trovare uno solo di loro e poi lo porterò a fare scommesse alle gare dei cavalli.

-Non osare!
-Chuuya! Non puoi impedirmi di avere questi momenti padre-figlio! Non fare il mostro!- sentire quella sua voce fintamente angelica e offesa gli fece venire voglia di picchiarlo. O di baciarlo. Ma non era il momento per nessuna delle due cose, quindi cambiò argomento.

-Gli ho insegnato dei codici in questi anni, sono i nomi dei Flags. A lui basta che qualcuno pronuncia uno dei loro nomi e, di conseguenza, saprà già cosa fare. Usali se dovessi averne bisogno.

Lo sguardo di Osamu si fece interessato -Che tipo di codici?

-Doc è quando qualcuno è ferito profondamente, se pronunci il suo nome Arthur saprà che deve cercare aiuto e mettersi in salvo. Con Lippman deve mentire e utilizzare le sue migliori doti d’attore mentre con Albatross deve trovare qualsiasi cosa disponibile come mezzo di trasporto e allontanarsi dal luogo. IceMan usava qualsiasi cosa avesse a disposizione come arma, quindi è questo quello che ho insegnato ad Arthur e che dovrà fare una volta usato quel codice. Per finire c’è Piano Man, ma non abbiamo mai usato il suo codice in realtà.

-Dovrei utilizzarlo?

-Non fidarti di nessuno, scappa, gestisciti da solo. Ecco quello che capirà Arthur se dirai il suo nome.

Dazai annuì pensieroso, poi commentò -Non pensavo fossi così intelligente da inventarti codici di questo livello.

nostro figlio, proteggerlo e nasconderlo dal mondo non è mai stata una cosa facile.

-É qui che hai sbagliato.

-Prego?- la voce di Chuuya si era fatta più alta, aveva inchiodato di botto in mezzo alla strada e si era voltato a guardarlo con uno sguardo che avrebbe potuto ucciderlo.

Osamu non si era mai fatto intimidire e non iniziò quel giorno, spiegò quindi tranquillo quello che voleva intendere -Non dovevi nasconderlo dal mondo, dovevi lasciare che lo vedessero e ne avessero paura. Crescerlo come il demone che tutti sapevano avremo creato insieme.

Chuuya riportò lo sguardo sulla strada ma non partì, sussurrando in risposta dopo qualche secondo -Non voglio che diventi come noi, voglio solo che abbia una vita normale.

-Non avrà mai una vita normale.

-Gliela stavo dando, prima che tu venissi a rovinare ogni cosa.

Dazai rise schernendolo -Ah sì? Quindi la tua definizione di normale è insegnargli dei nomi di persone morte che corrispondono ad azioni che deve compiere? Impedirgli di vedere altre persone al di fuori dei membri della Port Mafia? Costringerlo a mentire sul proprio potere o su chi sia la sua famiglia?

Fu terribile sentire quelle accuse, soprattutto quando si rendeva conto che l’altro aveva ragione, che aveva avuto ragione su tutta la linea. Poiché lo stesso Chuuya ne era sempre stato consapevole a sua volta, solo che aveva deciso di non pensarci, di fingere che fosse normale, che lo stesse crescendo nel modo migliore, che non avrebbe potuto fare di meglio.

Era stato colpito nell’orgoglio, quindi fece quello in cui era più bravo: rispondere con la stessa moneta.

-STA ZITTO! STAVO SOLO CERCANDO DI PROTEGGERLO! NON HAI DIRITTO DI PAROLA, TU NON C’ERI! 

Aveva urlato esprimendo tutta la frustrazione che aveva accumulato fino a quel momento, manifestando tutta la rabbia che aveva in corpo, prendendolo a pugni a ogni parola pronunciata e finendogli quasi in grembo per quanto si era spinto in avanti.

-Non c’ero- concesse Dazai attivando quasi inconsciamente il suo odore per calmarlo -ma ci sono adesso e salveremo quel bambino.

Chuuya gli afferrò i capelli e li strinse con cattiveria -Dì il suo nome. É tuo figlio.

Dazai si spinse in avanti e affondò il volto contro il collo dell’altro, respirando a pieni polmoni e accarezzandogli la ghiandola con la punta del naso. Calmarlo con il suo odore non stava funzionando, quindi fu del tutto naturale per lui aprire la bocca e morderlo.

Era una cosa intima, che gli alpha facevano per i propri omega quando erano in un forte stato di stress o di angoscia, utile per fargli ritrovare la lucidità. Non essendo in calore, il marchio sarebbe sparito nell’arco di qualche giorno dal collo di Chuuya.

-Salveremo Arthur- concesse Dazai contro la sua pelle -poi ti marchierò.

All’omega sfuggì un gemito a metà che represse mordendosi le labbra, sentendo inoltre il suo respiro farsi più leggero e la sua rabbia attenuarsi.

Dazai aveva già espresso più volte che avrebbe salvato il loro bambino, ma Chuuya non si era fidato, odiando tutto il piano e la situazione. Ma in quel momento, il suo omega interiore si rilassò per la prima volta da quando tutta quella storia era iniziata, colpa principalmente dell’odore e del morso ricevuto, ma per la prima volta credette davvero alle sue parole, avendo la certezza che il suo alpha avrebbe davvero protetto quanto di più caro avesse al mondo.
  
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