Storie originali > Introspettivo
Segui la storia  |       
Autore: Milly_Sunshine    17/03/2024    1 recensioni
"Quando Sir Duncan lo adottò, ricordo i commenti sdegnati. In molti pensavano che, se Sir Duncan avesse desiderato un figlio, avrebbe potuto adottare me, che avevo nelle vene il sangue della sua famiglia. Anch'io fui indispettito da quella scelta, ma per ragioni ben diverse." /// Dopo essere stati scagionati dall'accusa di avere assassinato Sir Duncan, il nipote Nicholas e il figlio adottivo Duncan Jr ritornano alle loro vecchie vite. Il viaggio in treno che li porta, insieme, lontani dal luogo del delitto, dopo che ciascuno ha lanciato accuse rivolte verso l'altro, si prospetta difficile. I due riflettono sulla situazione che hanno appena lasciato e come l'accaduto abbia stravolto le loro esistenze per sempre. /// Il viaggio sul treno è ispirato a una vecchia poesia in inglese scritta diversi anni fa, il delitto e i personaggi no.
Genere: Drammatico, Mistero, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

[Duncan Jr]

Conoscevo da tempo immemore la totale mancanza di buon gusto da parte di Nicholas, quando si trattava di racconti e romanzi, ma pensavo che i fatti recenti fossero stati almeno sufficienti a spingerlo ad accantonare la narrativa poliziesca. In quelle storie vi era sempre un parente ricco e intrattabile che invitava gente varia presso la propria dimora, preparandosi a fare rivelazioni sconcertanti; una vicenda simile era accaduta anche a noi, con la sola differenza che mio padre Sir Duncan era un uomo ricco, ma non intrattabile. Anzi, si era sempre comportato bene sia con me, sia con i suoi nipoti, e se in quella famiglia c'era stato davvero un vecchio intrattabile, non era certo lui.
C'era stato e si trattava di uno zio decrepito e incartapecorito di cui Sir Duncan era l'unico erede, che fino all'ultimo giorno di vita aveva minacciato di diseredarlo se non si fosse piegato ai suoi più rigidi dettami. Se n'era andato a novantaquattro anni, senza che prima qualcuno gli servisse un tè all'arsenico per anticipare i tempi. Chissà, forse non beveva tè, oppure pretendeva di assistere minuziosamente alla sua preparazione. Nessuno sapeva come avesse fatto a vivere così a lungo, la sua natura salutista - il vecchio zio non fumava e non beveva alcolici, mi era stato riferito, ed era l'unico non fumatore che al contempo fosse anche astemio di cui avessi mai sentito parlare - poteva chiarire il tanto tempo necessario per la sua morte naturale, ma non spiegava come mai non fosse stato assassinato.
Tutto ciò accadeva prima del mio arrivo in Inghilterra, quando Sir Duncan cercava di passare il minor tempo possibile nel villone del vecchio, il quale tuttavia disponeva di contatti ovunque nelle Colonie, tanto da riuscire a tenere sotto controllo il nipote per evitare che facesse alcunché che potesse macchiare la reputazione della famiglia.
Non so come mio padre Sir Duncan riuscì a nascondere per così tanto tempo la propria relazione con una cameriera, ma ne fu in grado, riuscendo a conservare il patrimonio che gli spettava. Non fu ovviamente addolorato dalla morte del vecchio, che ribadisco avvenne per cause naturali: lo zio si era ammalato di polmonite a causa della sua malsana abitudine, maturata negli ultimi anni, di tenere il spento il camino per volontà di risparmiare il denaro della legna. Era morto in ospedale, senza che alcun familiare si fosse recato a fargli visita, pertanto non vi era alcuna ombra..
Avevo solo dodici anni all'epoca e, in linea teorica, avrei dovuto conoscere solo una piccola parte di quegli eventi, ma fin dal momento del mio arrivo era stata mia abitudine recarmi insieme a Nicholas dietro la porta delle cucine, al fine di origliare i pettegolezzi che il personale di servizio aveva appreso a propria volta origliando faticosamente dietro la porta del soggiorno.
Era stata alchimia a prima vista, tra me e mio cugino Nicholas, che aveva la mia stessa età. Era l'unico che non mi considerasse un assurdo capriccio di mio padre, anche se, in alcune occasioni, avevo l'impressione che avrebbe voluto esserci lui, al posto mio. Lo comprendevo: non aveva più i suoi genitori, avrebbe tanto desiderato essere il figlio di qualcuno e si era illuso che mio padre lo adottasse, specie considerato che tutta la gente di cui si circondava gli ripeteva costantemente che avrebbe dovuto avere un discendente da nominare come suo principale erede.
Io ero stato un colpo di scena, visto da tutti come un colpo di testa, e nei primi tempi erano in tanti pronti a scommettere che Sir Duncan si sarebbe stancato presto di me. Raccontavano assurde storie sulla mia provenienza, che spesso origliavo quando erano ripetute da cuoche e cameriere, che non avevano alcuna idea di dove si trovassero Paesi e isole da loro nominati e spesso storpiati. Nicholas mi chiedeva cosa ci fosse di vero, e io gli ripetevo che non c'era niente di accurato in quelle ricostruzioni; gli spiegavo che ero figlio di una ragazza madre in difficoltà economiche alla quale Sir Duncan aveva offerto del denaro per portarmi in Inghilterra e crescermi come figlio suo, per poi portarmi a rivederla ogni anno in occasione dei suoi lunghi viaggi.
Alla fine questa versione dei fatti era stata accettata da tutti, che ne avevano riconosciuto la veridicità. Io stesso credevo fosse la reale storia della mia esistenza, ed erano passati molti anni prima che venissi a conoscenza della verità. Mia madre conservò il segreto fino alla fine prematura dei propri giorni, mentre mio padre Sir Duncan non riuscì a fare altrettanto. Si piegò facilmente alle mie domande, quando iniziai a incastrare i pezzi e a comprendere cosa fosse davvero accaduto. Era proprio ciò che voleva rendere pubblico quando ci invitò tutti nella sua sontuosa abitazione informandoci di avere un annuncio solenne da fare.
Non si trattava di un testamento: Sir Duncan non aveva l'abitudine di mutarlo spesso, né intendeva diseredare qualcuno. Non intendeva nemmeno chiedere in moglie Lady Virginia, nonostante questa ci sperasse da molti anni, da quando il suo precedente marito era morto, lasciandola a sorpresa senza un centesimo, avendo sperperato in precedenza con il gioco d'azzardo tutto il loro patrimonio.
Non pensavo che mio cugino rispondesse alla mia esternazione a proposito dei romanzi gialli, ma credevo si sarebbe chiuso ancora una volta nel più totale mutismo. Invece, proprio mentre stavo per tornare a concentrarmi sul giornale, Nicholas affermò: «Critichi la letteratura poliziesca solo perché Lady Virginia, per prima cosa, ha sbraitato contro di te, raccontando che Sir Duncan ti voleva diseredare e che l'avevi ucciso per evitare che succedesse. Non puoi biasimare Scotland Yard per avere inizialmente inseguito quella teoria. Nella maggior parte dei casi di omicidio, chi uccide, uccide per soldi.»
«Mio padre, tuttavia, non intendeva diseredarmi» replicai, «E tutti lo sapevano. Era solo la macchinazione disperata di una donna che fino a quel momento aveva contato sulla possibilità di un matrimonio d'interesse.»
«Quando viene commesso un delitto, non è così facile vedere tutto in maniera lucida» obiettò Nicholas. «Per quella ragione Lord Arthur ha iniziato a urlare davanti a tutti che ero stato io ad ammazzare tuo padre. Sosteneva che volessi vendicarmi perché non avrei ereditato da lui tanto quanto te... come se la cosa più furba da fare, a quel punto, non fosse sperare che vivesse il più a lungo possibile nella speranza che ci ripensasse e mi lasciasse una quota di eredità maggiore. Anche quella teoria convinceva molto l'ispettore.»
«E convinceva la signorina Hildegard, oltre che Madame Brigitte e Lady Amanda, nonostante fino a poco prima Lady Amanda ti avrebbe voluto come marito di sua figlia Clarence. Lord Stanley, invece, pensava fossi stato io ed è riuscito in breve tempo a convincere la signorina Hildegard. Non mi stupisce: quella donna pendeva dalle sue labbra un tempo e le cose non sono mutate.»
Nicholas accennò una lieve risata, osservando: «Ricordo che una volta sentimmo dire dalla cuoca che la signorina Hildegard era l'amante di Lord Stanley, quando questo ancora non era rimasto vedovo. Chissà se era vero!»
Obiettai, quasi risentito: «Non vorrai dubitare delle parole della cuoca. Ti ho sempre detto che era la fonte più affidabile. Le cameriere avevano tutte l'abitudine di romanzare i pettegolezzi che sentivano, per non parlare del maggiordomo, mentre la cuoca ha sempre affermato solo ed esclusivamente ciò che sentiva con le proprie orecchie, senza aggiungere dettagli lavorando di fantasia. Ho sempre apprezzato il realismo e credevo che fosse lo stesso anche per te.»
«Apprezzo il realismo» chiarì Nicholas, «Ma i nostri trascorsi ci hanno insegnato che spesso vediamo e sentiamo solo ciò che vogliamo vedere e sentire. Se avesse ascoltato le parole degli altri invitati, l'ispettore di Scotland Yard avrebbe fatto presto a fare due più due. L'unica ragione per cui non l'ha fatto è che gli sono state messe davanti due possibili soluzioni e si è ritrovato combattuto tra le due: chi era l'assassino, tra me e te? Del resto, come fargliene una colpa? Tutto era contro di me, oppure contro di te. Diversamente da quanto succede nei romanzi polizieschi, nessun altro traeva vantaggi dalla sua morte, a meno che non consideriamo la collezione di penne stilografiche che Sir Duncan intendeva lasciare in eredità a Madame Brigitte; tutte vecchie e senza valore!»
Rimarcai un dettaglio finora sfuggito: «Nei romanzi polizieschi, c'è sempre una persona a caso che, improvissandosi detective, risolve il mistero senza grosse esitazioni. Da noi non è successo.»
In più, avrei voluto aggiungere, lo stesso Nicholas aveva cercato di scaricare le responsabilità su di me. Non che io mi fossi comportato diversamente, ma ero arrivato a un punto in cui, per allontanare l'ombra del sospetto da me, avrei potuto addirittura cercare di accusare la mia defunta madre, se solo fosse servito a qualcosa. La verità è che noi non avevamo passato le due settimane necessarie per arrivare alla soluzione del caso fumando sigari, bevendo brandy e giocando a bridge. O meglio, ci eravamo dedicati a tutte quelle attività, ma non l'avevamo fatto con il cuore leggero, convinti che tutto potesse crollare da un momento all'altro.
Non lo potevo negare, avevo sbagliato anch'io. Conoscevo ciò che mio padre intendeva rivelare, ma non l'avevo fatto, nella convinzione che non ci fossero prove e che nessuno sapesse. Non era così, alla fine la cuoca ci aveva visto giusto, e allora era stato proprio Nicholas a capire e a parlare con l'ispettore. La mia posizione era cambiata, mentre quella di mio cugino non ancora. Tuttavia era stata proprio quella la svolta, il nuovo punto di partenza. Non serviva più verificare chi sarebbe entrato in possesso di cosa, ma accertarsi di chi avesse scoperto anzitempo lo "scabroso segreto" di Sir Duncan.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: Milly_Sunshine