Anime & Manga > Yuukoku no Moriarty/Moriarty the Patriot
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Autore: Rjsecretful    19/03/2024    0 recensioni
Cosa è successo tra la fine del volume 8 e l'inizio del volume 9? Aver avuto un momento amichevole con Sherlock a Durham ha dato tanta gioia a William, come in ogni momento trascorso insieme all'eccentrico investigatore. Ma che cosa succederebbe se in questo intervallo di tempo fra i due volumi, dato per scontato nel manga, accadessero degli eventi eccezionali, in cui il Professor Moriarty, per la prima volta, scoprisse qualcosa di più? Qualcosa di leggermente oltre il suo legame con Holmes, che lo induce a rivedere se stesso con una visione alternativa?
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Appena giunto in sede universitaria, il professor Moriarty pensó, per prima cosa, a trovare il modo di combinare un nuovo incontro con Samuel. C’era qualche probabilità che, se le sue supposizioni della sera precedente fossero state giuste, lo avrebbe rivisto con estrema facilità, fra tutte le centinaia di studenti che frequentavano l’Università di Durham, dunque ritenne che non fosse necessario prendere precauzioni. Doveva semplicemente lasciare che fosse la matricola a venire da lui.
Infatti, in una delle sue ore di lezione, trovó nuovamente Samuel imbucato fra i suoi alunni, seduto sempre in fondo alle file di banchi. Era evidente che quel giovane era un tipo insicuro. Il suo comportamento dimostrava che, seppure desiderasse farsi notare dal professore, tuttavia non voleva destargli sospetti, e per questo si poneva in una posizione lontana. Oppure, con maggiore probabilità, stesse cercando di avvicinarsi in modo graduale, cosí ipotizzava William. Forse, pensó il matematico, ieri sono stato troppo impositivo nei suoi confronti. Tuttavia, non posso permettermi di esitare. Devo estrapolare al piú presto le sue intenzioni, altrimenti passeranno secoli prima che possa arrivare a sciogliere i nodi dell’enigma.
Come sempre, le supposizioni del Signore del Crimine, col susseguirsi degli eventi, andavano via via confermandosi. Infatti, al termine della lezione, questa volta fu Samuel a prendere l’iniziativa, venendo incontro all’insegnante, mentre gli altri studenti si congedarono dall’aula.
“Professore!”
“Signorino Cooper, bel tempismo. Avrei giusto da dirti un paio di cose…”
“Anche io, in verità…” lo interruppe il primino, parlando col capo chino e le mani giunte insieme all’altezza della vita. “Mi scusi se ieri l’ho liquidata in quel modo frettoloso. Non so davvero come spiegarmi…”
“Non ha importanza!” disse William. “Piuttosto, sono schietto: vorrei che venissi nel mio studio, appena hai del tempo, oggi stesso.”
Udendo queste parole, Samuel sollevó il viso, pieno di meraviglia.
“Perché?” chiese.
“Ti spiegheró tutto con calma. Tu peró raggiungimi, siamo d’accordo?”
Lo studente rimase qualche secondo in silenzio, con la bocca semiaperta, poi diede assenso.

Quando giunse la pausa, Moriarty era giá nel luogo prestabilito, seduto alla scrivania, intento a sbrigare le sue faccende, in attesa che il primino si facesse vivo. Finché udí dei bussi alla porta.
“Avanti!” disse il professore.
La porta si aprí, e comparve la figura di Samuel, che entró e se la richiuse alle spalle, rimanendoci appoggiato. Sembrava in preda all’ansia, incerto di cosa potesse aspettarsi da quella convocazione.
“Eccomi, sono venuto.” disse l’alunno.
“Prego, vieni pure a sederti.”
Il ragazzo si fece avanti e si sedette sulla sedia davanti alla scrivania.
“Mi dica.” disse Samuel. “Perché mi ha fatto venire qui?”
“Volevo solo farti alcune domande?” rispose William.
“In merito a cosa?” continuó a domandare l’altro.
“È da ieri…” cominció il matematico. “Che mi chiedo perché ti sei interessato alle mie lezioni. Anche oggi ti sei presentato, approfittando delle tue ore buca, vero?”
Samuel lasció trasparire di essere sorpreso dalla perspicacia dell’uomo che aveva davanti, e annuí, mantenendo il capo chino. “S-sí… é cosí. Vengo a sentirla ogni volta che ho dei tempi morti.” Rialzó il capo. “Ma qual é il problema? Se non la infastidisco, come mi ha detto ieri, allora dov’é la questione?”
“La questione é che, fra tutti gli studenti che ho avuto, sei uno dei casi rari che mi dimostra, oltre che diligenza, anche entusiasmo. Peró, perché mai, mi chiedo, dovresti interessarti ai miei corsi, anche se studi in altri ambiti?”
E qui Moriarty, che prima era seduto composto con le dita della mani intrecciate sotto il mento, cambió posizione e appoggió la guancia al dorso della mano sinistra, guardando Samuel con fare indagatorio.
“Mi viene da dire…” continuó il professore. “Che tu in qualche modo ti sei interessato alla mia persona.”
Mentre l’uomo parlava, sul viso del ragazzo iniziavano a scivolare delle gocce di sudore per la tensione che nella stanza saliva. Rintanandosí nelle spalle, Samuel rispose borbottando.
“È… é che… È semplicemente che sono rimasto ammirato da… dal suo intervento l’altro ieri… vo… volevo solo… Nulla, non volevo nulla di strano. È che ho sentito parlare di lei… del fatto che lei é… é un famoso matematico…”
“Peró c’é dell’altro.” lo interruppe William. “I tuoi modi di fare ti tradiscono, sai?”
“Che… che cosa?”
“Dalle tue reazioni, non si direbbe che tu sia solo un ragazzo timido. I tuoi sembrano, piuttosto, i modi di una donzella impacciata.”
La tensione salí sempre di piú, e Samuel sfoggió un risolino apparentemente divertito.
“Ma… ma cosa… cosa sta dicendo? Dove vuole arrivare?”
“È inutile che continui a fingere. Guarda che sono pur sempre un professore. Me ne accorgo quando uno studente millanta.” replicó il biondo.
Negli occhi della matricola cominció a trasparire una forte paura. Si portó le mani tremanti al cuore.
“Ma che cosa vuole da me? Cosa… intende fare?” domandó.
“Nulla.” disse Moriarty. “Voglio solamente capire come stanno le cose.”
La matricola continuó, per qualche secondo, a tremare. Poi, prese un lungo respiro e rilassò le spalle, sollevando la testa e guardando il professore con occhi supplichevoli.
“La prego, non dica niente a nessuno. Non mi metta nei guai.” disse singhiozzando.
“Hai la mia parola che non faró nulla a tuo sfavore.” disse il professore, mostrando il palmo della mano, in segno di giuramento.
“Ecco, io… vede? Io, in verità, non mi chiamo Samuel. Il mio vero nome é Samantha. Samantha Cooper.”
Bingo, disse William, nella propria mente.
“Lo immaginavo, infatti.” disse, raddrizzando la postura e appoggiando i gomiti sul tavolo. “Allora spiegami: perché fingi di essere un ragazzo?”
A quella domanda, Samuel, anzi, Samantha, sbatté le mani sulla scrivania, in preda al’agitazione.
“Perché se si sapesse che sono che una femmina, non mi permetteranno di continuare a studiare, tanto meno di studiare qui. È giá molto che tollerino il fatto che io non sia nobile a tutti gli effetti.” disse.
“Chi non ti permetterebbe di studiare?” domandó il giovane uomo.
“Mio zio.” rispose la ragazza. “Lui é un uomo molto duro e all’antica. Non accetterebbe mai che una femmina studi in questa universitá.”
“Ed é sempre lui che non accetta il fatto che tu non sia del tutto nobile?”
“Si puó sapere perché mi sta facendo tutte queste domande?” disse lei, scoppiando e balzando in piedi. “Cos’altro vuole sapere di me? Se non mi dice che intenzioni ha esattamente, come faccio a fidarmi?”
I due tacquero per un momento, guardandosi negli occhi. Finché il professore emise un sospiro per mantenere la calma e rispose.
“Sto solo cercando di darti un aiuto. Penso che tu sia un’ottima studentessa, e perció desidero capire quale sia la tua situazione. Da quanto dici risulta ben chiaro che tu hai qualche problema con la tua famiglia, per cui sei disposta a qualsiasi atto disperato, pur di poter studiare.”
Samantha parve in preda ai dubbi, ma subito riacquisí sicurezza e s’impose.
“Io non sono affatto disperata.”
“Allora che bisogno hai di nascondere che sei una ragazza? Perché non provi semplicemente a convincere tuo zio di accettare anche il fatto che, pur essendo tale, desideri studiare? E soprattutto, perché ti sei infilata nelle mie classi come auditrice?”
Moriarty fece una pausa di silenzio, fingendo di aspettarsi una risposta, intento a mettere Samantha con le spalle al muro.
“Non credo che tu l’abbia fatto solo perché t’interessasse la mia materia o il fatto che io sia un noto studioso, altrimenti saresti venuta a sentire le mie lezioni tempo prima. Volevi, in qualche modo, entrare nelle mie grazie, é palese.”
“Ma lei che cos’é?” disse Samantha. “Una specie di psicologo, forse?”
“Sono solo un acuto osservatore. È proprio perché lo sono, mi chiedo a quale scopo una ragazza come te, metá borghese e metá nobile, si finge maschio solo per poter studiare, e un giorno, di punto in bianco, decide di entrare nella mia sfera relazionale, in specie dopo che, in una situazione puramente occasionale, l’ho difesa da un manipolo di bulli. Le possibilità che ne ho tratto sono che vivi qualche disagio, dovuto al tuo sangue misto e al tuo genere.”
Samanta fu sbigottita, restando muta e impietrita come una statua. Dalla sua reazione e totale incapacità di controribattere, Moriarty capí che ci stava prendendo.
“Per questo motivo, forse speri di ottenere qualcosa da me. Speri di ottenere qualche aiuto?”
Il matematico sorvoló sul fatto che, nei comportamenti di Samantha, aveva colto qualche infatuazione. Malgrado tutto, non poteva permettersi di umiliarla, avrebbe potuto perdere la sua fiducia. In ogni caso, la ragazza, che ancora era ritta in piedi, rilassó i pugni, tenuti stretti per tutto il tempo in cui era stata interrogata, prese un lungo respiro e, rassegnata, si accasció sulla sedia appoggiando gli avambracci sulle cosce e incurvando la schiena.
“È tutto vero.”
Qualche istante seguente, Moriarty si alzó dal proprio posto, si diresse verso la ragazza e le appoggió una mano sulla spalla, facendole avere un leggero sussulto.
“Ti chiedo scusa per averti messo pressione. Adesso, peró, ascolta.” disse l’uomo.
Samantha si raddrizzó lentamente, voltandosi verso di lui.
“Devi spiegarmi tutto. Altrimenti non potró fare niente per te.”
   
 
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