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Autore: Cruel Angel    19/09/2009    2 recensioni
Ormai Silente è morto e dobbiamo metterci il cuore in pace...ma c'è una persona che non riesce, non riesce a perdornarsi per aver compiuto un'atto per lui troppo grande.Ebbeneio voglio vedere, voglio far vedere ai lettori, che io ringrazio per il sostegno, un cuore insondabile e apparentemente freddo...ma sarà così?...
Genere: Triste, Suspence, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Silente, Minerva McGranitt, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La notte era calata sul castello e tutti dormivano placidamente. Hogwarts aveva appena finito di combattere una battaglia, ma non l’ultima. Erano riusciti a respingere i mangiamorte, ma sapevano che sarebbero ritornati. Ora però nessuno se ne preoccupava e tutti avevano spento la luce, per abbandonarsi nel mondo dei sogni. Solo una rimaneva accesa. Nella torre più alta del castello, nello studio del Preside. Minerva camminava da almeno un’ora e non si sarebbe sicuramente fermata. Non riusciva a credere a ciò che aveva sentito poche ore prima in infermeria. Il mago più potente al mondo, il suo più grande amico era morto. Riusciva a pensare solo a quello, tanto che non si accorse che era entrato qualcuno. Era così confusa e disperata che lo percepì solo quando le sfiorò la spalla. Si girò di scatto mentre un brivido le percorreva la schiena e si ritrovò faccia a faccia con la persona che avrebbe odiato più di ogni altra per ciò che aveva fatto. Severus Piton. Rapida mise una mano sotto il mantello, ma si fermò a metà strada. Quella figura sempre così impassibile e indifferente, ora aveva gli occhi cerchiati e rossi ed era disarmato. Per lei non costituiva un pericolo, ma per Hogwarts sì. Lo squadrò da capo a piedi e vide che aveva i vestiti stracciati, era ferito ed era dimagrito tanto che si potevano contare le costole del suo torace sotto i buchi del vestito. Minerva si preoccupò molto. Aveva ucciso il suo compagno di vita, ma per lei e Albus restava sempre Severus Piton, un figlio che non erano mai riusciti ad avere. In quell’ istante provò pietà per quell’uomo che aveva combattuto da entrambi le parti e tenerezza nel vedere che era tornato da lei a chiederle aiuto.
“Severus, che cosa…” ma non riuscì a finire la frase che la figura nera si gettò fra le sue braccia, iniziando a singhiozzare. Minerva rimase impietrita da quel comportamento. Non era abituata a certi gesti, ma si riprese quasi subito. Mise goffamente una mano sulla schiena di Severus e con l’altra gli battè due volte sulla spalla, in quello che doveva essere un gesto consolatorio. Ripensò al comportamento di Severus. Lui era tornato ad Hogwarts rischiando di essere ucciso, solo per essere consolato dall’unica persona che non lo avrebbe giudicato. Minerva strinse forte le labbra cercando di reprimere le lacrime. Dopo aver ripreso il controllo di sé si rivolse all’uomo che stava ancora singhiozzando fra le sue braccia.
“Severus, cosa ci fai qui? Rischi di essere ucciso” chiese con voce preoccupata, cercando di allontanarlo piano da sé, ma invano.
“Perdonami, ti prego, perdonami…” le sussurrò tra i singhiozzi.
“Oh, Severus…”. Minerva le posò una mano sui capelli unti, mentre con l’altra gli circondò le spalle e lo strinse forte in un gesto affettuoso che non era solito per entrambi, ma che sapevano di volere da troppo tempo.
“Perdonami, ti prego…non volevo…ucciderlo” ripeté lui.
“Ora calmati Severus e siediti” gli disse cercando di tranquillizzarlo. Fece apparire un piccolo divanetto su cui si sedettero. Minerva allontanò delicatamente il collega e lo prese per le spalle.
“Ora spiegami tutto, Severus” gli disse decisa, ma con una nota di gentilezza.
“Io…io…”  Piton prese un profondo respiro cercando di controllare i singhiozzi. Minerva lo guardava in evidente stato di attesa, cercando di non darlo a vedere per non mettergli fretta.
“Io…non posso” disse in un sussurro, quasi sperando che non l’avesse sentito. Minerva rimase spiazzata.
“Perché non puoi?Siamo soli, non ti può sentire nessuno se è questo che ti preoccupa” cercò di convincerlo con tono seccato.
“No, non posso” rispose con tono malinconico l’altro.
“Perché non puoi?” chiese di nuovo la professoressa di Trasfigurazione con insistenza, molto più seccata di prima.
“PERCHE’ NON POSSO!” urlò in preda alla disperazione Piton, alzandosi di scatto. Minerva lo fissò con sguardo gelido e si alzò lentamente, ergendosi in tutta la sua altezza.
“Ora calmati Severus” gli ordinò fredda.
“NO! Non capisci perché non sai niente! La tua razionale mente non è arrivata al concetto che è inutile che mi chiedi perché tanto non ti posso dire niente?!” urlò di nuovo.
“Come osi…” sibilò lei “ rivolgerti a me a questo modo?” stringendosi nel mantello color smeraldo.
“Si…io, non riesco più a…a controllarmi…” si scusò sedendosi di nuovo e affondando il viso tra le mani. Minerva si addolcì un poco alla vista della disperazione di quell’uomo. Si sedette di fianco a lui e gli posò una mano sulla spalla. Non era il caso di insistere, non ne avrebbe ricavato niente se non degli urli che avrebbero svegliato qualcuno e poi era veramente stanco.
“Non importa. Ora vai a riposarti, ne hai bisogno” gli disse pacata, anche se leggermente seccata. Lui annuì e si alzò stancamente.
“Vai pure nella mia stanza, al secondo piano dello studio. Non voglio che vaghi per il castello, data la tua situazione. Ti prenderò delle fasce per le ferite e dei vestiti nuovi”. Lui annuì nuovamente e si diresse verso la stanza zoppicando. Minerva aspettò che la porta venne sbattuta violentemente da Severus. Si girò di scatto verso il quadro di Silente con uno sguardo di fuoco.
“Che cosa gli hai fatto?” l’aggredì la professoressa.
“Sei stata molto gentile a prenderti cura di lui” esordì tranquillo Silente con un sorriso.
 “Non cambiare discorso e non prendermi in giro Albus, non sono una sciocca. Che cosa hai fatto a quel povero ragazzo?”
“Io non ho fatto nulla, mia cara”
“E allora spiegami come mai è venuto qui a chiedermi scusa! Perché gli avrai chiesto un altro favore, un altro dei TUOI favori. Non hai mai capito quanto costava a Severus , ma lui accettava sempre! Potevi risparmiargli una vita segnata da questo incubo.” disse in tono grave “che favore gli hai chiesto, Albus?” chiese infine. Silente sospirò pesantemente.
“Non ti sfugge niente, eh?” disse con un sorriso “Comunque, Minerva cara, non posso dirti niente”. Basta. Aveva superato il limite. Minerva lanciò un urlo di collera. Le labbra si ridussero a due sottili linee e il naso le fremeva. Strinse i pugni fino a farsi sanguinare i palmi.
“Basta con tutti questi segreti, Albus! Mi hai stancato! Io non so più cosa fare, non so come muovermi! Non capisci?” urlò lei.
“Minerva, mi dispiace…non posso…” non riuscì a finire la frase che un telo nero calò sul quadro con violenza.
“Minerva non fare così…è un comportamento infantile…”. Silente sentì un altro urlo di collera e la tende venne strappata.
“Basta Albus! Basta…non ne posso più di tutti questi segreti! Il TUO  è un comportamento infantile. Adesso non parlarmi e non rivolgerti più a me” e rimise la tenda sul quadro.
“Minerva, io…”
“No, Albus. Ti avevo detto di non parlarmi e tu essendo stato un Preside devi servirmi! Quindi stai zitto”. Seguì una pausa di completo silenzio. Minerva rimase sorpresa dal suo stesso comportamento. Non si era mai rivolta così ad Albus. La rabbia l’aveva pervasa e non era riuscita a controllata, ma ormai non poteva più tornare indietro.
“Scusami” fu l’ultima parola pronunciata da Silente. Minerva si accasciò sulla poltrona mentre le lacrime iniziavano a premere per uscire. Non  riuscì a trattenerle. Mise le braccia sulla cattedra e ci appoggiò la testa, scoppiando a piangere. Severus aveva sentito gli urli della McGranitt ed era sceso quando la situazione si era calmata. Si avvicinò silenziosamente al quadro di Silente, tolse piano il telo scuro che lo copriva, portandosi un dito alle labbra facendo segno ad Albus di fare silenzio. Si avvicinò a Minerva e si sedette su una sedia che fece comparire, non riuscendo a stare in piedi per le ferite. Si girò verso il quadro del vecchio Preside e gli disse con la sua solita voce melliflua:
“Sai quanto dolore le davi con tutte le tue missioni?”. Albus fece cenno di sì con la testa.
“No, non lo sai” rispose l’altro scuotendo la testa e inarcando un sopracciglio seccato. Una lacrima rigò la guancia dell’ex-Preside perdendosi nella candida barba. Piton si girò e fissò per un momento la figura della donna, poi le sciolse lo chignon e iniziò ad accarezzarle i capelli. Poco dopo sentì i singhiozzi della donna diminuire e il respiro farsi più regolare. Si alzò faticosamente, fece scomparire la sedia e ritornò in camera. Minerva si alzò poco dopo e vide il telo nero per terra, si girò verso il quadro di Silente e lo vide giocherellare con la barba. Alzò lo sguardo su di lei e la guardò con dolcezza. Aprì la bocca per dirle qualcosa, ma la richiuse subito dopo essersi ricordato la richiesta della nuova Preside, ma non resistette all’impulso e le sussurrò:
“Stai bene con i capelli sciolti”.
Minerva sbuffò seccata, non disse niente e si girò infastidita per andare in camera. Aprì piano la porta e vide la figura nera di Severus dormire tranquillamente per la prima volta. Sorrise. Fece alcuni passi in avanti e si sdraiò sul letto al suo fianco, cercando di non pensare alla dolorosa giornata che l’attendeva, ma alla persona che dormiva accanto a lei.
“Buona notte, Severus” gli sussurrò dolce, come una madre che augura la buona notte al figlio.
   
 
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