CAPITOLO
35
La serra era immersa
nell’oscurità quando Basil e Topson la raggiunsero ed entrarono. Appoggiata al
braccio del dottore, procedeva una figura femminile, tremante dalla testa ai
piedi e con il viso coperto da una veletta a maglie fitte, dietro la quale era
praticamente impossibile intravedere i lineamenti. Di tanto in tanto, Topson le
batteva qualche colpetto sulla mano per farle coraggio, senza però ricevere
alcuna risposta o reazione. La capiva e gli dispiaceva: aveva compiuto una
mossa sbagliata, dettata forse dalla possibilità di ottenere un titolo a cui
molti aspiravano senza fare troppa fatica. Era stato un terribile errore di
calcolo e ora doveva pagarne le conseguenze.
Basil aveva ideato
un piano che, almeno in teoria, avrebbe dovuto prevenire che qualcuno di loro
si facesse del male, ma con Rattigan non si poteva mai sapere: quel demonio
aveva una mente molto simile a quella dell’Investigatopo, ma intrisa di una
malvagità che lo rendeva molto più imprevedibile, in quanto spregiudicato.
Avrebbero dovuto fare molta attenzione ai loro movimenti, così come l’ispettore
Laroux che, appostato fuori, doveva cercare di non farsi scoprire da eventuali
sentinelle, o avrebbe compromesso tutto.
Brynna, invece, era
stata incaricata di controllare i momenti degli agenti dall’esterno, ma Topson
aveva visto Basil prendere in disparte la sorella per dirle qualcosa ed aveva
il forte sospetto che avrebbe avuto anche un altro ruolo in quella storia. Per
il momento, però, preferì concentrarsi sulla fase iniziale del piano, ovvero
portare Rattigan allo scoperto e cominciare le trattative per provare a
liberare Cornelia.
Secondo Basil,
nonostante fosse altamente improbabile che gli scagnozzi del criminale lo
avessero raggiunto in così breve tempo, non era impossibile che fosse riuscito
a trovare qualcuno da cui farsi aiutare, magari anche solo per controllare che
la polizia non intervenisse, come da sua richiesta. Intorno a loro, il silenzio
regnava sovrano, rotto solo dal suono di qualche goccia d’acqua che cadeva da
una foglia e precipitava nelle pozze sottostanti.
“Ma dov’è?” domandò
il dottore, facendo sobbalzare la topolina accanto a lui. Basil non rispose
subito, preso com’era dal guardarsi intorno per individuare il suo rivale nella
serra.
“In qualche punto da
cui può vedere tutto, per assicurarsi che rispettiamo le sue condizioni. Direi
sopraelevato”.
Aveva ragione,
ovviamente: quando si avvicinarono al centro della serra, videro che c’era una
luce accesa su una delle fontane più alte. Era di pietra, costruita su due
piani concentrici: sul piano più alto, si intravedevano delle ampie foglie che
sembravano costituire una sorta di piccola foresta tropicale intorno a uno
zampillo dal quale, durante il giorno – almeno così pensò Topson - l’acqua
doveva scorrere da un piano all’altro, creando un gioco di correnti che
probabilmente faceva muovere le piante che galleggiavano sulla superficie.
In quel momento,
tuttavia, non era l’acqua a muoversi, ma Rattigan, il quale passeggiava avanti
e indietro sul cerchio esterno, le mani intrecciate dietro la schiena, gli
occhi fissi sui tre topi in arrivo.
“Bene, bene, bene.
Siete arrivati giusto in tempo, quasi cominciavo a pensare che Brynna fosse
riuscita a convincerti a desistere, Basil” li accolse beffardo, mentre i tre si
fermavano davanti alla fontana.
“Ah, il trucco della
donna velata… un po’ datato, non trovi? Molto irritante, soprattutto”
“Dov’è Cornelia?”
chiese l’Investigatopo, ignorandolo e ottenendo una risata in risposta.
“È qui vicino a me e
sta bene, non temere. Nonostante la tua opinione su di me, sono uno di parola.
Tuttavia, a questo punto, vorrei che le trattative si svolgessero allo
scoperto, se capisci cosa intendo”
“Oh, capisco
perfettamente, ma un accordo del genere prevede un’azione equa da ambo le
parti, non trovi?”
“Trovo che tu non
sia nella posizione di trattare. Ho letteralmente il coltello dalla parte del
manico, vedi?”
Rattigan
sollevò un pugnale che teneva stretto in una mano, mostrandolo ai tre topi con
un ghigno. Topson deglutì a vuoto: sembrava che la situazione si stesse
avvicinando a uno stallo molto pericoloso, che difficilmente si sarebbe
sbloccato senza fare vittime o danni. Si voltò a guardare il suo socio e vide
che teneva gli occhi fissi su Rattigan, quasi a volerlo tenere inchiodato. Che
stava facendo? Perché non faceva qualcosa di pratico oltre a parlare? Aveva
fiducia nel suo amico, ma quella fase di incertezza lo stava rendendo nervoso
e, a giudicare dal tremore della zampa della topolina accanto a lui, non era
l’unico a sentirsi così. Si azzardò a distogliere per un momento lo sguardo dal
criminale per controllare l’ambiente che li circondava, sperando di scorgere
qualcosa, qualunque cosa che indicasse che la situazione non era così disperata
come sembrava.
Sopra la fontana, legata
saldamente allo stello di una pianta acquatica, Cornelia ascoltava quello che
poteva della conversazione, anche se era difficile sentire con chiarezza cosa
stesse dicendo Basil. Aveva finito le lacrime da un po’, ormai: Rattigan aveva
tenuto fede alla sua parola e, a parte malmenarla un po’ per immobilizzarla, non
le aveva fatto alcun male. Il pianto della topolina era stato causato dalla
rabbia, dall’umiliazione, dal fatto di essere stata, per l’ennesima volta, la
causa di una situazione spinosa e difficile da risolvere. Alzò gli occhi sul
professore che, fermo davanti a lei, fissava il punto in cui dovevano trovarsi
Basil, Topson e qualcun altro. Era improbabile che si trattasse di Elizabeth,
l’Investigatopo non l’avrebbe mai esposta a un pericolo certo come quello,
nonostante quello che aveva combinato. Doveva sicuramente trattarsi di Brynna,
ma aveva ben poca importanza a quel punto: come prevedeva di uscirne? Come
poteva anche solo sperare che Rattigan cedesse ai suoi patti e che tutti ne
sarebbero usciti incolumi in quella situazione? Era inutile anche arrovellarsi
su quelle domande, dato che lei, catturata per l’ennesima volta, avrebbe potuto
fare ben poco se non aspettare.
Proprio mentre stava
sospirando, però, sentì qualcosa premerle sulla bocca e sul naso, soffocando
anche un grido che le sorse spontaneo. Si accorse che si trattava di una mano e
che, lentamente, mentre il suo respiro affannato si assestava, stava
cominciando ad allentare la stretta. Un movimento alla sua sinistra la fece
voltare e fu così che si trovò davanti il volto di Brynna che, senza dire una
parola, le fece cenno con la mano libera di fare silenzio. Lei annuì
leggermente e vide l’altra topolina sparirle alle spalle. L’attimo successivo,
cominciò a sentirla armeggiare con i nodi che le tenevano bloccati i polsi e le
caviglie. Stava succedendo tutto molto in fretta e la sua mente, stanca e provata
dalle mille emozioni di quei giorni, tardava a reagire come forse si sarebbe
aspettata. Da una parte era un bene, perché, considerando gli ultimi eventi, se
avesse provato a collaborare troppo attivamente avrebbe rischiato di rovinare
tutto. Tenne dunque gli occhi fissati su Rattigan, il quale, almeno per il
momento, sembrava all’oscuro di quanto stava accadendo. Forse era quello il
trucco? Forse gli stavano facendo credere che Brynna fosse di sotto con Basil?
Oh, ora cominciava a capire: era geniale, certo, ma anche molto rischioso,
considerando il fatto che, da quello che poteva vedere, Rattigan si stava
infastidendo sempre di più e stava lentamente perdendo la pazienza. Quanto ci
avrebbe messo per pensare di coinvolgerla, di portarla davanti a Basil per
ricordargli con cosa stava giocando?
Fortunatamente,
anche Brynna sembrava saperlo: Rattigan era stato eccellente con i nodi, ma lei
doveva essere venuta attrezzata, dal momento che, qualche istante dopo (anche
se a Cornelia parve un’infinità), le corde si allentarono, lasciando liberi i
polsi e le caviglie della topolina, la quale, però, rimase immobile, almeno
all’inizio. Si concesse giusto di voltare la testa per cercare con lo sguardo
il volto di Brynna che, in effetti, comparve poco dopo nel suo campo visivo.
Usando di nuovo dei
gesti, le fece capire che doveva seguirla, stando però attenta a dove metteva i
piedi: la cima della serra, in effetti, era un groviglio di rampicanti e foglie
umidi e scivolosi, su cui sarebbe stato facile cadere e rovinare tutto.
Annuendo all’altra,
Cornelia cominciò a muoversi, seguendola dalla parte opposta rispetto a
Rattigan, ben attenta a dove posava i suoi passi: quella volta, era determinata
più che mai a non rovinare tutto, considerate le volte precedenti, e a fare in
modo che tutta quella brutta storia finisse. Se fosse riuscita a sfuggirgli,
Rattigan sarebbe rimasto con un pugno di mosche e sarebbe stato più facile per
loro sconfiggerlo una volta per tutte. Forse sarebbe diventato ancora più
pericoloso, in quanto disperato, ma non ci sarebbe più stato alcun deterrente a
fermare Basil dall’impiegare qualunque arma possibile per sconfiggerlo. Da un
lato, quel pensiero la fece rabbrividire, ma non c’era tempo per le
preoccupazioni o per eventuali rimorsi: quella storia durava da troppo tempo e
aveva rovinato troppe vite per poter proseguire ancora. Persa in quei pensieri,
Cornelia continuava a seguire in automatico Brynna, evitando con attenzione di
mettere i piedi nel punto sbagliato. Improvvisamente, la vide fermarsi sul
bordo della parte alta della fontana e afferrare qualcosa, prima di voltarsi
per farle cenno di avvicinarsi. Quando ebbe coperto la distanza che la separava
dalla topolina, quest’ultima si avvicinò per sussurrarle all’orecchio: “Prendi
questo rampicante e calati giù. Sherringford mi ha detto che sei in grado di
farlo”.
Non era esattamente
quello che si era aspettato, ma non era certo il momento di replicare o di
provare a dire qualcosa, anche perché Brynna continuava a guardare nella
direzione di Rattigan con evidente preoccupazione, cercando di cogliere alcuni
cambiamenti nella sua voce o nel tono, per capire se si fosse accorto
dell’inganno.
Proprio quando
Cornelia aveva afferrato il rampicante e stava per calarsi, sentirono quello
che temevano: un ruggito giunse alle loro spalle, seguito da un suono di passi
affrettati nella loro direzione. Tra le due topoline calò un istante di
silenzio terrorizzato, finché Brynna non si mosse per guardare di sotto.
“Cambio di
programma” disse a Cornelia, mentre, alle loro spalle, i passi si facevano più
vicini.
“Sei impazzita?” Le
chiese l’altra, guardando anche lei l’acqua ferma sottostante. “È troppo alto,
ci schianteremo”
“Non so te, ma,
considerata l’alternativa, preferisco correre il rischio” Le rispose Brynna,
prendendola per un braccio. “Forza, salta!”
Cornelia era tutto
fuorché convinta: il balzo era davvero alto e, anche nel caso in cui fosse
riuscita a non farsi troppo male, non era scontato che sarebbe riuscita a
nuotare fino al bordo e a issarsi.
“Eccovi qui!”
Bastò tuttavia
quella voce minacciosa e fuori di sé per la rabbia a darle la spinta che le
mancava per muoversi. Un ultimo sguardo a Brynna, poi si gettò nel vuoto. Il
volo sembrò non finire mai e l’impatto violentissimo con l’acqua rischiò di
farle perdere i sensi. Riuscì comunque a rimanere cosciente e a nuotare verso
la superficie, prendendo una gran boccata d’aria e nuotando subito verso il
bordo. Quest’ultimo era alto, ma, per fortuna, sembrano esserci dei piccoli
appigli a cui lei si aggrappò per issarsi oltre il bordo. Era fradicia, stanca,
stravolta, ma ce l’aveva fatta.
Mentre cercava di
recuperare il fiato, però, colse l’occasione per voltarsi e guardarsi intorno:
cercò anzitutto Rattigan il quale, per qualche motivo, sembrava aver scelto la
via del rampicante. Era veloce, certo, ma in quel modo stava regalando un bel
vantaggio a lei e a Brynna.
Già, Brynna…
Voltandosi di nuovo,
cercò la maggiore dei Basil e si accorse con orrore che non era ancora
risalita. Ci stava provando, ma i gemiti che emetteva mentre si aggrappava al
bordo non erano per niente rassicuranti. Senza esitare ancora e senza porsi
troppe domande, Cornelia le si avvicinò per aiutarla a risalire il più in
fretta possibile, visto che Rattigan era quasi arrivato in fondo al rampicante.
Furono istanti
infiniti e, quando alla fine Brynna riuscì a scavalcare il bordo, si accasciò
sul terreno fangoso, gli occhi serrati e un’espressione dolorante sul viso, il
braccio destro posato sul lato sinistro del petto, mentre lei cercava di
recuperare il fiato.
“Vai…” disse con un
tono così basso che Cornelia a stento riuscì a sentire quello che stava
dicendo. “C’è… un buco… dritto davanti a noi. Vai… vai lì ed esci”
“E tu?” chiese
l’altra, guardandola con preoccupazione: più passava il tempo, più si rendeva
conto che Brynna non accennava a riprendersi, probabilmente perché, pensò
Cornelia, non si era ancora ripresa del tutto dal trattamento che le aveva
riservato Rattigan e qualche ferita doveva essersi riaperta.
“Vuole te” le
rispose l’altra. “Devi… uscire da qui” continuò poi, prendendo un respiro più
profondo per provare ad alzarsi, ma cadendo di nuovo contro la fontana e
gemendo più forte dal dolore. “Maledizione…” borbottò poi, appoggiandosi con la
testa alla pietra e mordendosi il labbro inferiore.
Cornelia la fissò
per un momento, indecisa sul da farsi: ogni volta in cui aveva disobbedito agli
ordini era successo qualcosa di brutto, ma quando alzò lo sguardo e vide che
Rattigan, dopo essere sceso dalla liana, stava cominciando ad avvicinarsi
utilizzando una specie di grossa ninfea come zattera – perché diamine si
ostinasse a non volersi bagnare era un mistero per la topolina – decise che,
anche quella volta, avrebbe fatto di testa sua. Dunque si chinò in avanti,
passando un braccio intorno alla vita di Brynna, che cominciò a protestare.
“No, no, te ne devi…
andare subito” le disse, seguendola comunque nei movimenti e cominciando ad
alzarsi.
“Sì, così tuo
fratello stavolta mi uccide sul serio. Bel piano, Brynna, ma non funzionerà” le
rispose Cornelia, tirandola in piedi e poi prendendole un braccio per
passarselo intorno alle spalle. “Tanto abbiamo tempo” aggiunse, mettendosi a
camminare verso l’uscita.
“C-come?” domandò
Brynna, arrancando accanto a lei.
“Sta evitando
l’acqua, non se è perché…”
Avevano appena
raggiunto dei cespugli enormi con delle foglie molto ampie. Mancava poco ormai
all’uscita e, infatti, Cornelia intravide tra le piante il buco di cui aveva
parlato Brynna. Affrettò il passo in quella direzione, tirandosi dietro la sorella
di Basil, che faceva sempre più fatica.
“Coraggio, non manca
molto” le disse, non sapendo bene se stesse incoraggiando lei o se stessa,
quando la sentì barcollare e quasi strattonarla verso il basso. Mentre stava
cercando di recuperare l’equilibrio, si voltò indietro e si accorse con orrore
che Rattigan era riuscito a raggiungere l’orlo della vasca e si stava
arrampicando, stringendo qualcosa di luccicante in mano che lei non riuscì a
distinguere. Decise comunque di non soffermarsi per capire cosa fosse e di
procedere verso il buco nella serra. Di punto in bianco, si sentì letteralmente
abbracciare da dietro una foglia e tirare da un lato insieme all’altra
topolina. Il movimento improvviso le tolse il fiato, impedendole di urlare o di
emettere alcun verso, a parte un gemito strozzato che la interruppe nel mezzo
della frase.
La sua prima
reazione fu quella di provare a difendersi da chiunque le avesse attaccate, ma,
passato il momento di sorpresa, si accorse che lei e Brynna erano state tirate
al riparo di una pianta molto ampia e profumata, appena prima che Rattigan
arrivasse a mettersi in piedi sull’orlo della vasca e a guardarsi intorno. La
soluzione che avevano trovato – o meglio, che aveva trovato loro – non era
ottimale, ma era sempre meglio che finire nelle zampe del Professore che,
almeno da quanto poteva intravedere Cornelia da dietro le foglie, era sceso
dalla fontana e aveva cominciato a cercarle come un segugio inferocito, i
movimenti rapidi e scattanti, qualcosa di luccicante stretto nel pugno. Quando
poi lo vide passare sotto un raggio di luna che filtrava dalla sera, capì di
cosa si trattava e perché lui non si era buttato in acqua per inseguirle.
“Ha una pistola”
sussurrò tra sé, arretrando tra le foglie, vicino a Brynna e a chiunque le avesse
tirate dietro le piante. Voltandosi, vide che la maggiore dei Basil se ne stava
accasciata contro l’altra figura, la quale le teneva una mano sulla bocca,
anche se non sembrava con cattive intenzioni. Il braccio libero, infatti, era
stretto intorno alla topolina con fare quasi protettivo e Brynna non stava
provando a divincolarsi, anzi, stava sfruttando quella mano per lasciare andare
dei versi di dolore che, soffocati dalle dita dello sconosciuto, non potevano
essere sentiti da Rattigan. Guardandolo meglio, Cornelia si rese conto che quel
topo le sembrava anche stranamente familiare, ma non riusciva a ricollegare
dove lo avesse visto o come lo avesse conosciuto, anche perché aveva una
sciarpa avvolta intorno alla parte bassa della faccia e solo gli occhi e la
fronte erano scoperti. Quando lui vide che lei lo stava guardando, si portò un
dito alla bocca e si sporse un po’ tra le foglie, cercando di vedere a sua
volta cosa stesse facendo Rattigan. Dopo qualche istante, giunse una voce
dall’altra parte della fontana e Cornelia la riconobbe: anche Basil li aveva
raggiunti.
“Rattigan! È finita,
ti abbiamo preso. Arrenditi ora, finché puoi”
Per tutta risposta,
nell’aria echeggiò uno sparo, che fece quasi gridare Cornelia e la spinse a
sporgersi dietro le foglie per cercare di vedere qualcosa, senza successo.
“Io sono armato, tu
no. Chi ha preso chi?” ribatté il Professore, dopodiché la topolina sentì un
rumore di passi affrettati, lontani da loro.
“Ci sta facendo
guadagnare tempo” disse il topo accanto a lei, che, dopo aver posato
delicatamente Brynna a terra, si era avvicinato a Cornelia. “Ecco cosa devi
fare: vai all’uscita e cerca Laroux con i suoi. Sono appostati nelle vicinanze
e sanno di doversi muovere quando ti vedranno uscire. Di’ che entrino e che si
preparino a qualunque cosa: questa volta non deve scappare”
La topolina lo
guardò, stupita, incapace di parlare: ora che lo vedeva ancora più da vicino,
era ancora più sicura di conoscerlo.
“Chi sei?” gli
chiese infatti, vedendolo poi alzare gli occhi al cielo.
“Brynna ha ragione:
fai troppe domande stupide” le disse e Cornelia avrebbe ribattuto, ma un altro
sparò esplose da qualche parte intorno a loro, facendola sobbalzare. “Vuoi
l’invito scritto? Forza! Se lo raggiunge o lo colpisce, non ci sarà più niente
da fare” la incalzò poi il topo e fu questo a convincerla ad alzarsi e a
correre verso l’uscita, dopo aver lanciato un’occhiata verso la fontana, per
assicurarsi che Rattigan non fosse nei paraggi.
Era la seconda volta
che lasciava Brynna, ubbidendo all’ordine di andare a cercare aiuto, ma in quel
caso aveva la sensazione che fosse la scelta più giusta e che, chiunque fosse
il topo che era con lei, sembrava volerla tenere in vita. Con questi pensieri,
corse fuori il più velocemente possibile, sentendo ancora un altro sparo. Per
paradossale che fosse, si rese conto che era un bene continuare a sentire quei
rumori: se Rattigan continuava a sparare era perché non aveva ancora colpito
Basil, quindi aveva ancora tempo.
L’aria fresca che la
accolse fuori dalla serra la fece fermare un momento a prendere fiato: si era
sentita soffocare, là dentro, sia per la situazione in cui si era trovata, sia
per il caldo opprimente e ora, sentendo una flebile brezza che le sfiorava il
pelo, le sembrò di tornare a vivere. Fu un attimo, poi si accorse che alcune
figure si muovevano verso di lei e riconobbe l’ispettore Laroux, che si
avvicinava cautamente con i suoi uomini.
“Signorina, state
bene?” Le chiese, fermandosi per un momento accanto a lei, che annuì, mentre i
topi di Scotland Yard si avvicinavano al buco della serra e si preparavano a
fare irruzione. Dietro, seduti su un sasso, Cornelia scorse anche Topson ed
Elizabeth, visibilmente scossa, che dovevano essere riusciti a scappare mentre
Rattigan inseguiva lei e Brynna. Accanto a loro, c’era un topo che ricordava di
aver intravisto a casa di Elizabeth e che sembrava conoscere bene Basil, ma non
ricordava il nome. Fu proprio quest’ultimo ad avvicinarsi a lei con
un’espressione preoccupata e a bruciarla sul tempo, mentre stava per rispondere
all’Ispettore.
“Brynna, dov’è?” un altro colpo di pistola risuonò, seguito
subito dopo da un rumore di vetri infranti che fecero istintivamente chinare
tutti a terra. I topi che stavano per entrare tornarono sui loro passi e si
schierarono nella direzione dalla quale erano provenuti quei suoni, puntando le
loro armi, ma non accadde niente. L’istante successivo, però, un altro sparo
ancora squarciò il buio in un altro punto della serra.
“Si stanno
inseguendo”
Mormorò il topo che
l’aveva interpellata prima, gli occhi rivolti alla serra.
“Io vado dentro a
cercare Brynna. Ispettore, voi dovreste irrompere” aggiunse poi.
“Se irrompiamo, gli
lasciamo campo libero per scappare” ribatté Laroux, dando una rapida occhiata
ai suoi uomini. “Stavolta non ce lo possiamo permettere”
“Allora dovremo
cercare di portarlo fuori. Tenetevi pronti”
“Dottor Ansmaueser,
non faccia…” si intromise Topson, lasciando per un momento Elizabeth da sola.
“Dottor Topson, non
ho intenzione di buttarmi nella mischia, ma dentro c’è una mia paziente e, allo
stato attuale, potrebbe non solo essere in pericolo, ma anche causare una
distrazione. La questione deve essere chiusa entro stanotte e non possiamo
permetterci altri errori”. Lo fermò l’altro, prima di voltarsi di nuovo verso
Laroux. “Io cercherò di portarla fuori e di capire la situazione all’interno,
vi aggiornerò il prima possibile. Signorina Blackwood, dove ha detto che la
posso trovare?”
Qualche istanti
dopo, Cornelia, frastornata, aveva dato tutte le informazioni a quel dottore,
il quale, senza esitare più, sparì nel buco da cui era uscita lei, mentre altri
spari risuonavano nella serra.
N.A. Vi rubo solo
qualche altro secondo per dire che il capitolo è dedicato ad ary_anna, la
quale, ogni tanto, mi lascia un commento molto carino e gentile ai vecchi
capitoli. Davvero, grazie di cuore. Il merito di questo aggiornamento è tutto
tuo.
Spero che possa
piacerti.