Anime & Manga > Captain Tsubasa
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Autore: La_Sakura    29/03/2024    6 recensioni
Nankatsu non è il Brasile, e se Tsubasa pare non rendersene conto, Keiko si trova a fare i conti con quella differenza. Nonostante sia giapponese, si sente un'estranea, una gaijin.
Le manca Cris, le manca il Brasile, ma soprattutto le manca la velocità, e lavorare non le basta per colmare quel vuoto che sente dentro; oltretutto, l'intesa storica con Tsubasa pare venir meno ora che lui è tornato nel suo mondo, e ciò contribuisce ad allargare la spaccatura fra di loro.
Come una ferita i cui lembi si sono rimarginati staccati l'uno dall'altro, ora che ha più bisogno di supporto si sente sola.
E, si sa, quando ci si sente soli si prendono decisioni che possono risultare discutibili.
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«Niente. Più. Gare.»
«Che c’è, hai paura che ti tolga il titolo di miglior pilota?»
«Pensi questo? Pensi che si riduca tutto a un “decretiamo chi sia il migliore tra noi”? Sai bene che non è così.»
«A me invece sembra che tu sia parecchio competitivo.»

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Serie "VeF - Velozes e Furiosos - sequel di "Velozes e Furiosos"
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alan Croker/Yuzo Morisaki, Nuovo personaggio, Tsubasa Ozora/Holly
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'VeF - Velozes e Furiosos'
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Velozes e Furiosos

Una vettura sospetta

Keiko lasciò andare il cofano dell’auto e vi batté sopra con la mano.

«Fatto.»

«Grazie, Keiko-san.»

Il cliente si prodigò in molti inchini, mentre lei lo osservava con aria divertita.

«Ho solo cambiato l’olio.»

«Grazie. Grazie. Grazie.»

L’uomo raggiunse Tsubasa nell’ufficio per il saldo, e Keiko ne approfittò per andare al lavandino nell’angolo per pulirsi le mani: il campanello dell’officina suonò, avevano chiuso il portone e la porta sulla lamiera rimaneva l’unico ingresso.

«Ehilà.»

La voce di Mori risuonò nello spazio, facendola sbuffare.

«Che ci fai qui?»

«Sono venuto a vedere come stai, Yuzo mi ha detto che ti hanno tolto i punti.»

Lo afferrò per un polso e lo trascinò dietro al separé, giusto in tempo affinché il cliente non lo vedesse.

«Non puoi presentarti così, Mori: abbiamo una reputazione da difendere.»

«Sono pur sempre un cliente, anzi, il tuo miglior cliente.»

«Sì, sì… come ti pare.» biascicò, osservando Tsubasa chiudere la porta e raggiungerli.

«Che cosa vuoi, Mori?» lo interpellò.

«Salve a te, Ozora. Sono venuto a sincerarmi delle condizioni della mia driver.»

«Mi fai venire il mal di testa…» l’ex calciatore si portò una mano alla fronte e si massaggiò il ponte nasale.

Malerba scoppiò a ridere e gli rifilò un paio di pacche sulle spalle.

«Dovresti venire a qualche drift war, Ozora: lì sì che ti passerebbe ogni male.»

«Che sei venuto a fare?»

Alzò le mani e si fece serio.

«Solo una visita di cortesia, nulla più.»

Tsubasa contrasse la mandibola, fissandolo con astio, quindi si voltò verso di lei.

«C’è da recuperare Yuki.» sentenziò.

«Vado io, non ti preoccupare. Tu vai a casa, è stata una lunga giornata.»

«Quindi stasera giochiamo a fare i genitori?»

«Io sono il genitore, Mori-san, tu puoi andare dove vuoi.» si slacciò la salopette da officina e la fece scivolare lungo il corpo, quindi sistemò i pantaloni che aveva tenuto al di sotto di essa.

«Volevo parlarti di Shimata.»

Quel nome le provocò un moto di nausea che si tramutò in una smorfia.

«Che vuole ancora?»

«So che avevi detto che te ne saresti occupata tu, ma ho comunque mandato Gaho a spiegargli come deve comportarsi con i miei collaboratori.»

«Quanto sei coglione.»

«Ehi, puoi comunque spaccargli il culo, se vuoi: nessuno te lo vieta.»

Sbuffò, slegandosi i capelli e dirigendosi verso l’uscita.  

«Allora, posso venire con te a prelevare il pupo?»

«Assolutamente no. Devi stare il più lontano possibile da lui, non voglio che lui ti veda, né ti conosca, né sappia che faccia hai, niente. Lui starà lontano da tutto ciò che puzza di yakuza, giuro sulla tomba di mia sorella.»

Le labbra di Mori si piegarono in un ghigno sarcastico.

«Uuh, adoro quando ti trasformi in mamma chioccia.»

«Sono una fottuta leonessa.» replicò al ghigno, ma con un sorriso divertito.

«Mai messo in discussione.»

Uscirono dall’officina e si salutarono, Kei salì sulla sua Silvia per raggiungere casa di Natsuko. Fu quando tornò alla vettura, parcheggiata davanti al cancello, che si accorse di qualcosa che non andava: allacciò la cintura a Yuki, sul sedile posteriore, e una volta alla guida sistemò meglio lo specchietto.

«Ehi, cucciolo, ti va se andiamo a fare un giro in centro?»

«Gelato!» esclamò lui, alzando le braccia al cielo.

Guidò con calma nel traffico serale, fino al centro commerciale preferito del bambino: parcheggiò accanto all’ingresso e, sempre con un occhio sulla folla, lo condusse fino alla gelateria, dove gli concesse il dolce.

«Ho un’idea! E se adesso prendessimo la cena e ci autoinvitassimo a casa di Yuzo-kun?» gli propose, dandogli un buffetto sul naso.

«A me piacerebbe tanto, mamma.»

«Perfetto, allora andiamo.»

Tornati in auto, si diresse verso il Drive In del fast food e ordinò un po’ di tutto, quindi partì veloce verso casa di Yuzo. Una volta parcheggiato davanti alla graziosa villetta bifamiliare dei Morisaki, suonò alla porta e non appena il ragazzo le aprì, si fiondò all’interno, alzando i sacchetti del cibo.

«Ciaaaao Yuzo-kun, io e Yuki avevamo voglia di vederti e ti abbiamo portato la cena.»

«Ti abbiamo portato la cena!» ripeté il bambino.

Kei posò il tutto sul tavolo, quindi si diresse verso la portafinestra accanto all’ingresso e scostò leggermente la tendina: la vettura color ottanio era parcheggiata a pochi metri dalla sua.

«Merda…» biascicò, arretrando di un passo.

«Che succede?» Yuzo manteneva un tono di voce basso.

«Quando sono andata a recuperare Yuki a casa di Natsuko mi sono accorta di una vettura che ci seguiva. Sono andata al centro commerciale, e quella dietro. Siamo venuti qui, ed eccola che si parcheggia dal lato opposto della strada.»

Yuzo gettò un occhiata, scostando la tenda di pochi millimetri.

«Hai idea di chi si tratti?»

«Non conosco nessuno con una Nissan 350Z color ottanio.»

«350Z hai detto? Non è l’auto di Gaho?»

Kei alzò un sopracciglio.

«Gaho usa la Cupra.»

«Sì.» Yuzo gesticolò, visibilmente agitato «Ma la sua vera auto è quella. So che l’ha tenuta per un periodo in un’officina non so dove perché doveva sistemarla.»

«E perché, di grazia, Gaho dovrebbe seguirmi.»

«Non lo so.» Yuzo incassò la testa nelle spalle «È successo qualcosa con Shuzo?»

«Non abbiamo discusso. Non più del solito, comunque.»

Yuzo la prese per una spalla e la obbligò a dargli attenzione: il suo sguardo era duro.

«Non credo sia una buona idea che tu ti vada a immischiare con lui.»

«Perché parli così? È tuo fratello.»

«Proprio per questo posso permettermi di parlare a questo modo: lo conosco e conosco i suoi affari, Keiko.»

Distolse lo sguardo e si allontanò dalla finestra per raggiungere Yuki, che già scalpitava all’idea di abbuffarsi di hamburger e patatine.

«Amorzinho, la mamma deve uscire, posso lasciarti qui con Yuzo?»

«Posso guardare la tv?»

«Certo, se a Yuzo va bene…» lui annuì, sorridendo, così si chinò per dare un bacio sulla nuca al figlio «Fai il bravo, e obbedisci.»

«Certo, mamma. Yuzo è un po’ come lo zio Cris.» si sporse verso di lei «Ma meno divertente, però non glielo dire.»

Scoppiò a ridere, e gli scompigliò i capelli, poi tornò seria e si avvicinò all’amico.

«Queste sono le chiavi di casa, se vedi che tardo andate all’appartamento e chiudetevi dentro.»

«Se non torni avviso Shuzo, Tsubasa e pure la Guardia Nazionale, sappilo.»

Kei sorrise carezzandogli una guancia, quindi uscì fingendo noncuranza e salì sull’auto, decisa a scoprire se la Nissan dal colore particolare l’avrebbe seguita ancora.

 

Yuki era crollato e sistemarlo nel suo letto non era stato difficile: dopo cena, e dopo aver guardato un cartone animato, Yuzo aveva scelto di portare il bambino a casa, immaginando che la questione di Keiko sarebbe andata per le lunghe.

Gli aveva mandato un paio di messaggi, in cui gli confermava che la vettura era di Gaho, era riuscita a riconoscerlo. Non le aveva chiesto in che modo ci fosse riuscita, ma si era premurato di ricordarle di fare attenzione.

Gaho non gli piaceva: dal primo momento in cui aveva messo piede al cospetto di suo fratello lo aveva trovato gretto, meschino, opportunista e arrivista.

Le qualità migliori. Aveva sentenziato Shuzo, dopo che gli aveva espresso le sue perplessità.

Estrasse il cellulare e mandò un messaggio al gemello, che lo richiamò dopo pochi istanti.

«Perché vuoi saperlo?»

«Ho solo fatto una domanda.»

«Sì, ma è la natura della domanda che mi rende scettico.»

«Gaho è con te sì o no? Non mi sembra difficile.» sbuffò spazientito.

«Che sta succedendo, Yuzo.»

Non l’aveva chiesto, perché Shuzo non chiedeva mai: lui pretendeva. Si passò una mano tra i capelli e si voltò verso il corridoio buio che portava alla zona notte: lo faceva per Yuki.

«Gaho sta seguendo Keiko da quando è andata a prendere Yuki dagli Ozora.»

«Ne è certa?»

«Di cosa, che sia lui o che la stia seguendo?» ribatté, piccato.

«Gaho non c’è, non è qui. E non so perché ma non mi sorprende che stia alle calcagna di Noshimuri.»

«Che gli ha fatto?»

«Niente, direttamente, ma si è conquistata un posto al mio servizio e questo non gli va giù. Sai che Gaho è abbastanza narcisista da credere di essere indispensabile e insostituibile.»

«Se le fa del male, giuro che…»

«Nah, non le farà niente. Si assicurerà solo che lei non sia una minaccia e tornerà a casa. A meno che…»

Quella postilla non lo fece stare tranquillo. Per niente.

«A meno che?»

«Sai, hai ragione, la questione va approfondita. Ti richiamo.»

«Cosa? No, Shuzo!» ma il gemello aveva già riattaccato, senza dargli il tempo di aggiungere altro.

Che doveva fare? Avrebbe dovuto avvisare Tsubasa?

In condizioni normali lo avrebbe fatto, ma i rapporti tra lui e Keiko erano parecchio tesi e non voleva essere fautore di un’ulteriore spaccatura tra i due, ne andava del benessere di Yuki.

Si lasciò cadere sul divano e fissò il portatile: la mappa di San Paolo era sempre lì, ferma e inerte.

«Se ci fossi tu, sapresti di certo cosa fare…» mormorò, voltandosi poi verso la parete a ridosso della quale Keiko aveva allestito il Butsudan. Cris lo guardava sorridendo, i denti bianchi a contrasto con la carnagione abbronzata. Controllò il cellulare: nessuna notifica. Sbuffò e si alzò, iniziando a girare intorno al divano, le mani dietro alla schiena e lo sguardo basso.

Era passata un’ora quando Shuzo lo richiamò.

«Avevate ragione: Gaho e Shimata stanno seguendo Keiko e hanno in mente qualcosa.»

«Gaho e… chi? Ma che diamine…»

«Shimata, quello che ha fatto saltare in aria la prima Silvia di Noshimuri. Ho il sospetto che lui e Gaho se la intendano parecchio e abbiano cospirato ai danni di…»

«Ma porca puttana, Shuzo, e me lo dici così?» sbottò, pentendosene subito dopo: non voleva svegliare il bambino, ma dubitava che dopo la sua imprecazione stesse ancora dormendo.

«Stai calmo, sono già sulle loro tracce, li raggiungerò e sistemerò le cose. Tu continua pure a fare il babysitter, ok?»

Chiuse la comunicazione dopo aver mugugnato una risposta, e si diresse verso la cameretta: socchiuse la porta e grazie alla luce che gli proveniva dalle spalle lo vide dormire, pacifico e beatamente scomposto tra le lenzuola. Si chinò per carezzargli la testa, quindi tornò in salotto: la tentazione di chiamare Tsubasa era diventata un’urgenza, ma decise di trattenere l’impulso e fidarsi del gemello. In fondo li aveva già tirati fuori dai guai una volta, quello al confronto era un giochetto da niente.

 

Tsubasa saltò sul letto quando sentì la suoneria del cellulare.

«Che succede…» biascicò Sanae al suo lato.

«Yuzo mi sta chiamando.»

«Ma sono le quattro del mattino.»

Scostò le coperte e afferrò il telefono per rispondere.

«Morisaki.»

«Tsubasa, scusa l’orario, ma…»

«È successo qualcosa?»

«Qualcosa che non ti piacerà.»

Si passò una mano sul volto per cercare di svegliarsi.

«Keiko è nei guai?»

«Credo che sia meglio che tu mi raggiunga, sono a casa sua, Yuki sta dormendo.»

«No, facciamo al contrario, portalo qui.»

«E come faccio a portarlo lì, per la miseria!»

Tsubasa osservò lo schermo per essere sicuro di parlare col gemello giusto, quindi lo riappoggiò all’orecchio, con un vago sorriso divertito disegnato in volto.

«Prendilo in braccio, mettilo in macchina e portalo qui.»

«Sì, sì, va bene, va bene.»

Chiuse la comunicazione senza lasciargli aggiungere altro: ripose il telefono sul comodino e si allungò verso Sanae, che nel frattempo pareva essersi addormentata.

«Yuzo sta portando qui Yuki.»

«E perché ce l’ha lui?»

«Credo che me lo spiegherà a breve.» concluse, dandole un bacio sulla fronte e dirigendosi in salotto per attendere l’amico.

Dopo che Yuzo l’ebbe raggiunto e Yuki fu nuovamente al sicuro nel suo letto, Tsubasa chiuse la porta che separava la zona giorno dalla zona notte e incrociò le braccia al petto.

«Allora?»

«È successo un casino.»

«Che cos’ha combinato Keiko?»

Yuzo scosse il capo.

«Lei non c’entra, non stavolta. Sono stato io a combinare il disastro.»

«Tu?» Tsubasa alzò un sopracciglio, scettico.

«Keiko aveva notato un’auto che la seguiva, quando è andata a prendere Yuki dai tuoi, così l’ha portato da me e ha cercato di capire che stesse succedendo. Quando ha capito che era Gaho…»

«Gaho? Lo scagnozzo di Mori?»

Yuzo annuì.

«Ho chiesto spiegazioni a Shuzo e lui ha scoperto che lui e Shimata si sono alleati per…»

«Ok, ok, basta.» Tsubasa alzò le mani e le mosse davanti a sé, per interrompere il flusso di pensieri «Cos’è successo?»

«C’è stato un incidente.»

Tsubasa sentì la gravità farsi improvvisamente pesante e attirarlo a terra più del dovuto.

«Che tipo di incidente?»

«È all’ospedale.»

«È grave?»

«Non lo so. C’è Shuzo con lei.»

«C’è sempre Shuzo con lei, potrei quasi iniziare a pensare che ci sia del tenero tra loro.» e concluse la frase ridendo.

Yuzo, però, non rise, il che portò Tsubasa a sgranare gli occhi e avvicinarsi di un passo.

«Stai scherzando, vero?»

«Senti, non ho idea di cosa sia successo tra loro, ma Shuzo ha un occhio di riguardo per Keiko, e non lo so, forse vanno a letto, forse no, fatto sta che la cosa a Gaho non andava bene e si è messo in mezzo, e quel Shimata aveva già fatto saltare l’auto di Kei e…»

«Mi sta esplodendo la testa.»

«Dobbiamo andare in ospedale.»

«Va bene, avviso Sanae.»

«Tsubasa.» Yuzo attirò la sua attenzione dopo che gli ebbe dato le spalle.

«Sì.» si limitò a rispondere, dopo aver letto la preoccupazione nelle iridi scure dell’amico.

Anche lui era preoccupato per Keiko, anche lui aveva paura di perderla.

 

Aprì gli occhi e cercò di ignorare il dolore pulsante che la stava opprimendo, come se qualcuno le stesse trapanando la testa dall’interno.

Le sfuggì un lamento quando, provando a muoversi, una fitta le fece capire che c’era qualcosa infilato nel braccio sinistro.

«È una flebo.» le comunicò una voce maschile «Antibiotico, antidolorifico e fisiologica.»

«Avevano l’offerta tre per uno?» biascicò, la bocca impastata.

Finalmente riuscì a mettere a fuoco il volto di Yuzo.

«Ben svegliata.»

«Sei qui da molto?»

«Ho dato il cambio a Tsubasa, andava a prendere Yuki da scuola e lo portava da sua madre.»

Quindi era pomeriggio.

«Dov’è tuo fratello? Devo parlargli.»

«Lo stanno visitando, e comunque sa già tutto.»

«No.» cercò di sollevarsi ma sentì le forze venire meno «Non capisci, devo…»

«Gaho è scomparso.»

«Gaho è morto, ho visto il suo corpo nell’auto un minuto prima che esplodesse…»

«Non c’era traccia di lui nei resti della vettura. L’ho vista.»

«Ti sbagli…» la testa martellava incessantemente «Com’è possibile…»

«Keiko, devo saperlo: c’è un complotto alle spalle di Shuzo?»

«Uno yakuza del suo calibro avrà sempre qualcuno che cercherà di farlo fuori.»

«Allora dovrai aiutarmi a stanare quel maledetto.»

A Keiko scappò da ridere, ma se ne pentì immediatamente quando il dolore si irradiò dallo sterno.

«Cosa ti fa pensare che Shuzo si farà aiutare?»

«Non mi dirà nulla, sono suo fratello.»

«Gemello.» precisò lei, in un sorrisetto ironico.

«Non è stato un incidente, Kei: vi hanno spedito deliberatamente fuori strada. Sei salva per miracolo.»

«La cintura.» Yuzo non aveva capito, così lei si spiegò meglio «Indossavo la cintura di sicurezza. La indosso sempre, da quando…»

Yuzo annuì, poi le si avvicinò e le carezzò la testa.

«Ti prego, Kei-chan…»

Aveva lo sguardo smarrito di chi è preoccupato per la propria famiglia, e per lei fu il colpo di grazia.

«Non sono brava nel doppio gioco.»

«Devi solo proteggerlo.»

«Lui è il pericolo più grande, non posso salvarlo da sé stesso.»

«Ma puoi controllare che non si faccia troppo male.»

«Questo posso farlo…» ammise lei, chiudendo gli occhi e pentendosi di quella promessa un istante dopo averla stretta.

«Ora vado, ti lascio riposare…»

Lei annuì, rimanendo a occhi chiusi e sperando che il materasso la inghiottisse per l’eternità.

 


Possiamo dire di essere a un punto cruciale della storia: Gaho - che stava in culo a un sacco di gente XD - pare aver rivelato la sua natura (e se stiamo al giudizio di Yuzo, era solo questione di tempo prima che accadesse). 

Kei finisce nuovamente all'ospedale ma questa volta pare qualcosa di serio - e anche Mori, a quanto sembra. 

Capisco di aver detto un po' tutto e un po' niente, tranne per quella piccola rivelazione che Yuzo fa a Tsubasa: Kei e Mori vanno insieme, forse. Non si sa. Ma è probabile. 

La reazione di Tsubasa? Arriverà, oh se arriverà ^^ 

D'ora in poi saranno capitoli intensi, da tenervi incollati alle sedie (spero!) 

Un abbraccio grandissimo e a presto

La vostra Sakura 

PS: oggi il PC mi ha ricordato che inizia la fioritura dei ciliegi in Europa *cuore*

   
 
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