Capitolo
2
“Secondo
me devi invitarla a uscire la prossima volta che la vedi. Anche se ci
sono le sue amiche davanti. Cosa t'importa?”
Albus
annuì alle parole di Matt, gli occhi fissi su uno schema di
allenamento che suo cugino Fred – il capitano della squadra
– gli
aveva consegnato quella mattina in sala comune. Non alzò lo
sguardo,
fingendo di essere perso nello studio degli schemi disegnati dal
cugino; non voleva lasciar intendere che il pensiero di Mary
riuscisse a distogliere la sua attenzione, seppur temporaneamente,
persino dal Quidditch.
Da
quando si era alzato quella mattina riusciva a pensare solo a lei;
frammenti delle loro conversazioni passate e i suoi occhi luminosi
continuavano a turbinargli nella mente. La voglia matta di rivederla
– e soprattutto di chiederle finalmente di passare un
finesettimana
a Hogsmeade insieme – lo portò a indirizzare lo
sguardo verso il
tavolo di Tassorosso, ma non riuscì a distinguerla in mezzo
alla
folla di studenti. Forse doveva ancora arrivare in Sala Grande?
Oppure si era già avviata a lezione?
“Allora, vi sbrigate a fare colazione oppure devo andare da solo?”
A riportarlo alla realtà fu la voce di Louis, venata del solito sarcasmo. Suo cugino, già pronto con la borsa dei libri in spalla, guardava annoiato Roxanne e Matt che si stavano affrettando a mandare giù le loro tazze di succo di zucca.
“Allora, vi sbrigate a fare colazione oppure devo andare da solo?”
A riportarlo alla realtà fu la voce di Louis, venata del solito sarcasmo. Suo cugino, già pronto con la borsa dei libri in spalla, guardava annoiato Roxanne e Matt che si stavano affrettando a mandare giù le loro tazze di succo di zucca.
“Andiamo,
non voglio sentire Wildred che mi urla addosso anche stamattina
perché sono in ritardo,” disse Roxanne, avvolgendo
il suo toast al
prosciutto in un fazzoletto e riponendolo in borsa.
Albus
si concesse un'ultima occhiata vana alla tavolata di Tassorosso prima
di alzarsi e seguire Louis, Matt e Roxanne verso l'uscita della Sala
Grande.
“Quando
l'anno prossimo mi nomineranno Prefetto vi impedirò di
portarvi il
cibo a lezione.”
“Non ci credo affatto,” ribatté pronto Albus, dando una spallata leggera a Louis. “L'anno prossimo chiuderai un occhio ogni volta che ci vedrai utilizzare un prodotto dei Tiri Vispi e coprirai le nostre uscite notturne. Ancora meglio, parteciperai alle nostre uscite notturne.”
“Cosa ti assicura che lo farò?”
“Il tuo affetto per noi.”
“Non ci credo affatto,” ribatté pronto Albus, dando una spallata leggera a Louis. “L'anno prossimo chiuderai un occhio ogni volta che ci vedrai utilizzare un prodotto dei Tiri Vispi e coprirai le nostre uscite notturne. Ancora meglio, parteciperai alle nostre uscite notturne.”
“Cosa ti assicura che lo farò?”
“Il tuo affetto per noi.”
“Interessante.
Sembri convinto che io provi affetto per voi.”
Albus si lasciò andare a un botta e risposta con Louis – mentre Roxanne e Matt chiacchieravano riguardo il prossimo allenamento con la squadra – finché non raggiunsero l'aula di Trasfigurazione.
Albus si lasciò andare a un botta e risposta con Louis – mentre Roxanne e Matt chiacchieravano riguardo il prossimo allenamento con la squadra – finché non raggiunsero l'aula di Trasfigurazione.
La
lezione del giorno verteva fortunatamente su un argomento pratico
–
Incantesimi Trasformativi – sul quale lui si era
già esercitato a
inizio anno durante una settimana particolarmente noiosa a causa
della mancanza di allenamenti di Quidditch; il professor Wildred, che
ultimamente per lui aveva solo commenti e sguardi di disapprovazione,
gli rivolse occhiate soddisfatte mentre i suoi ricci si trasformavano
in puntaspilli e boquet di fiori dai colori sgargianti esplodevano
dalla punta della sua bacchetta.
“Allora
vedo che non abbiamo perso del tutto la mano,” fu il commento
sarcastico del professore a fine lezione. “Ormai mi aspettavo
ben
poco da te, signor Potter.”
“Dovrebbe
sapere che sono un uomo dalle mille sorprese, professor
Wildred!”
esclamò Albus – facendo ridere un gruppo di
compagni a lui vicini
– prima di affrettarsi a raggiungere Matt e Roxanne che lo
aspettavano sulla soglia dell'aula; Rose e Louis si erano
già
volatilizzati per andare al loro corso di Aritmanzia.
“Troviamo
un'aula vuota,” disse allegramente Roxanne non appena
iniziarono a
incamminarsi lungo il corridoio. “Manca ancora mezz'ora a
Incantesimi e io devo assolutamente farvi vedere cosa mi ha dato Fred
stamattina.”
Trovarono un'aula abbandonata proprio accanto a quella di Incantesimi, al piano inferiore. Albus si appoggiò contro il muro e guardò curioso Roxanne che, seduta su un banco, tirava fuori dalla tasca della veste un sacchetto ripieno di minuscole biglie viola scuro.
Trovarono un'aula abbandonata proprio accanto a quella di Incantesimi, al piano inferiore. Albus si appoggiò contro il muro e guardò curioso Roxanne che, seduta su un banco, tirava fuori dalla tasca della veste un sacchetto ripieno di minuscole biglie viola scuro.
“Caramelle
dell'Invisibilità!”
“Fantastico,”
osservò Matt, gli occhi scuri che brillavano.
“Quanto dura
l'effetto?”
“All'incirca
un quarto d'ora o venti minuti. Fred mi ha spiegato che le stanno
ancora mettendo a punto. Però potrebbero risultarci utili se
vogliamo uscire dopo il coprifuoco, no? Visto che James ancora non si
è convinto a prestarci il Mantello...”
“Che tra l'altro può coprire al massimo due persone,” concluse Albus. “Certo, un quarto d'ora di invisibilità non è il massimo, però potrebbero darci il tempo di scappare e rifugiarci da qualche parte se sentiamo qualcuno avvicinarsi nei corridoi. Mi fai vedere meglio?”
Roxanne annuì e gli porse la bustina, che lui si rigirò tra le mani, saggiando la consistenza morbida di quelle che a una prima occhiata gli erano sembrate delle biglie.
“Che tra l'altro può coprire al massimo due persone,” concluse Albus. “Certo, un quarto d'ora di invisibilità non è il massimo, però potrebbero darci il tempo di scappare e rifugiarci da qualche parte se sentiamo qualcuno avvicinarsi nei corridoi. Mi fai vedere meglio?”
Roxanne annuì e gli porse la bustina, che lui si rigirò tra le mani, saggiando la consistenza morbida di quelle che a una prima occhiata gli erano sembrate delle biglie.
“Che
ne dite di organizzarci per una di queste sere?” disse in
tono
entusiasta, riportando lo sguardo su Matt e Roxanne.
“Possiamo
parlare con Ben e i suoi amici dopo la lezione di Incantesimi, loro
volevano fare una serata nella Sala di Ritrovo. Per l'alcol possiamo
chiedere a Fred. E per stare ancora sicuri posso provare a convincere
di nuovo James a prestarmi il Mantello e la Mappa.”
“Certo che sì,” risposero Roxanne e Matt all'unisono.
“Certo che sì,” risposero Roxanne e Matt all'unisono.
Questo
era ciò che gli piaceva di più di quei due;
l'irrequietezza così
simile a quella che lui aveva scoperto in se stesso, la disposizione
a buttarsi a capofitto nella vita senza curarsi troppo delle
conseguenze.
Per
quanto adorasse Rose, che pur essendo una studentessa modello non
aveva nulla del carattere rigido e inflessibile della madre,
nell'ultimo anno – da quando aveva messo da parte i suoi
libri per
iniziare a vivere la vita reale – si era reso conto di aver
altrettanto bisogno di Matt e Roxanne.
Loro
gli permettevano di vivere senza pensare troppo, senza perdere tempo
in eccessive elucubrazioni che gli avrebbero impedito di agire. Erano
le persone giuste con cui ridere e parlare di Quidditch fino allo
sfinimento, ignorando la pila di compiti che si accumulava sempre di
più e che avrebbero copiato all'ultimo secondo. Le persone
con cui
organizzare una serata a base di alcol senza temere più di
tanto le
possibili punizioni che sarebbero sortite se fossero stati colti in
flagrante.
Un'idea
improvvisa lo fece fremere; avrebbe potuto invitare Mary alla serata.
Perché no? Se lei fosse venuta avrebbero potuto bere
insieme,
entrambi si sarebbero sciolti, lui l'avrebbe baciata senza curarsi
della presenza di altre persone...
Il cigolio della porta che si apriva, l'esplosione di una risata femminile. Albus si voltò e rimase raggelato; sulla soglia c'erano James e Mary, avviluppati in un abbraccio, una mano di lui affondata nei lunghi capelli castani di lei. I due si guardarono intorno e, dopo qualche istante, fu James a spezzare il silenzio imbarazzato che era calato su di loro.
Il cigolio della porta che si apriva, l'esplosione di una risata femminile. Albus si voltò e rimase raggelato; sulla soglia c'erano James e Mary, avviluppati in un abbraccio, una mano di lui affondata nei lunghi capelli castani di lei. I due si guardarono intorno e, dopo qualche istante, fu James a spezzare il silenzio imbarazzato che era calato su di loro.
“Scusate,
pensavamo non ci fosse nessuno!”
Senza aggiungere altro, si richiuse la porta alle spalle.
Senza aggiungere altro, si richiuse la porta alle spalle.
Albus
rimase immobile, lo sguardo fisso nel vuoto, la mente talmente alla
deriva nel tentativo di realizzare ciò che aveva appena
visto da
sentire appena il tocco rassicurante della mano di Matt che si
poggiava sulla sua spalla.
La
biblioteca era il posto che Rose preferiva di Hogwarts.
La
seconda parte del suo tema sulle rune Hälsinge,
vergata in una grafia perfettamente ordinata, giaceva sul tavolo da
studio, a fianco di una pila di libri che lei aveva estratto dagli
scaffali e di cui ora stava consultando i titoli, indecisa su quali
prendere in prestito.
“Hai
intenzione di portarli tutti con te?” disse Sophie. Era
seduta
davanti a lei, intenta a riporre la sua piuma in un astuccio di pelle
di drago vermiglia.
“Purtroppo
no, altrimenti mi si rompe la borsa.”
“Questo prendilo. Dottrine Apocrife Orientali!” Sophie puntò il dito sul dorso impolverato di uno dei libri. “L'ho letto l'anno scorso, è un testo ottimo.”
Rose non poté fare a meno di scrutarla con curiosità.
“Questo prendilo. Dottrine Apocrife Orientali!” Sophie puntò il dito sul dorso impolverato di uno dei libri. “L'ho letto l'anno scorso, è un testo ottimo.”
Rose non poté fare a meno di scrutarla con curiosità.
“Non
conosco molte persone che leggano libri simili a parte mia
madre.”
“Io non conosco nessuno che legga libri simili, a parte te. Sai, ti ritengo una persona molto intelligente.”
“Io non conosco nessuno che legga libri simili, a parte te. Sai, ti ritengo una persona molto intelligente.”
“Davvero?”
Battè le palpebre, sorpresa. Sophie Lennox era l'ultima persona al mondo da cui si sarebbe aspettata un complimento così improvviso.
Battè le palpebre, sorpresa. Sophie Lennox era l'ultima persona al mondo da cui si sarebbe aspettata un complimento così improvviso.
“Davvero.
Lo so che sembro una stronza che guarda tutti dall'alto in basso ma
in realtà io osservo molto gli altri. È anche un
modo per capire se
posso andare d'accordo o meno con qualcuno. Secondo me tu non sei una
di quelle persone che impara le cose a memoria e le ripete a
pappagallo come fa per esempio la Sandrox. Capisci e applichi
veramente quello che impari e soprattutto ti appassioni alle cose.
Per esempio, Rune Antiche. Non segui il corso solo per avere un bel
curriculum scolastico, ti piace sul serio come materia.”
“Beh...
grazie. Io potrei dire lo stesso di te,” rispose Rose,
aprendo le
labbra in un sorriso. Le sembrava di aver compreso una cosa molto
importante; Sophie le stava dicendo indirettamente che l'aveva
osservata ed era giunta alla conclusione che loro due potessero
andare d'accordo. Che lei le piacesse come persona, forse la stimasse
addirittura.
“Mi
spieghi una cosa? Come fai a essere amica di una come la
MacMillan?”
A quella domanda, il sorriso di Rose svanì lasciando il posto a un'espressione dubbiosa.
A quella domanda, il sorriso di Rose svanì lasciando il posto a un'espressione dubbiosa.
“Come
mai me lo chiedi? Hai avuto a che fare con lei?”
“Non direttamente ma purtroppo la sento parlare e ho ascoltato molte storie su di lei. Trovo sia una persona di una mediocrità imbarazzante.” Un'altra caratteristica di Sophie, prese nota Rose, era l'assoluta schiettezza. “Non c'è niente di profondo in lei. Solo un mucchio di insicurezze che la portano ad attaccarsi alle persone che ritiene in qualche modo illustri e importanti. Ti ricordi che i primi anni di scuola si vantava di essere tua amica perché sia suo padre che i tuoi genitori avevano fatto parte dell'Esercito di Silente e combattuto durante la battaglia di Hogwarts?”
“Sì, questo me lo ricordo. Però, ecco, erano i primi anni... eravamo ancora piccole, lei era ancora piccola...”
“Non che sia cambiata molto da allora. Se noti continua a passare da un'amicizia a un'altra e non è capace di mantenere un rapporto per più di pochi mesi. E si avvicina sempre a persone che in cambio possono darle qualcosa. Hai presente la mia amica Janet?”
“Sì, certo,” rispose Rose, ricordando la ragazzina bionda e minuta che girava sempre in compagnia di Scorpius Malfoy.
“Non direttamente ma purtroppo la sento parlare e ho ascoltato molte storie su di lei. Trovo sia una persona di una mediocrità imbarazzante.” Un'altra caratteristica di Sophie, prese nota Rose, era l'assoluta schiettezza. “Non c'è niente di profondo in lei. Solo un mucchio di insicurezze che la portano ad attaccarsi alle persone che ritiene in qualche modo illustri e importanti. Ti ricordi che i primi anni di scuola si vantava di essere tua amica perché sia suo padre che i tuoi genitori avevano fatto parte dell'Esercito di Silente e combattuto durante la battaglia di Hogwarts?”
“Sì, questo me lo ricordo. Però, ecco, erano i primi anni... eravamo ancora piccole, lei era ancora piccola...”
“Non che sia cambiata molto da allora. Se noti continua a passare da un'amicizia a un'altra e non è capace di mantenere un rapporto per più di pochi mesi. E si avvicina sempre a persone che in cambio possono darle qualcosa. Hai presente la mia amica Janet?”
“Sì, certo,” rispose Rose, ricordando la ragazzina bionda e minuta che girava sempre in compagnia di Scorpius Malfoy.
“Non
si sono mai parlate in tre anni. Poi, verso la fine dell'anno scorso,
Wanda è diventata di colpo amichevole con lei. Abbiamo
capito subito
che il suo scopo era farsi aiutare in Aritmanzia perché si
stavano
avvicinando gli esami.”
“Questo non lo sapevo,” mormorò Rose. “Devo dire che anche con me ha fatto così in passato. L'ho aiutata spesso con lo studio perché lei non va bene a scuola come me. A un certo punto questa cosa ha iniziato a infastidirla. Pensa, a volte mi ha accusata di volerla aiutare solo perché in questo modo io vorrei dimostrarle di essere più brava di lei e pormi in una condizione di superiorità...”
“Invidia,” la interruppe Sophie, stringendosi nelle spalle.
“Questo non lo sapevo,” mormorò Rose. “Devo dire che anche con me ha fatto così in passato. L'ho aiutata spesso con lo studio perché lei non va bene a scuola come me. A un certo punto questa cosa ha iniziato a infastidirla. Pensa, a volte mi ha accusata di volerla aiutare solo perché in questo modo io vorrei dimostrarle di essere più brava di lei e pormi in una condizione di superiorità...”
“Invidia,” la interruppe Sophie, stringendosi nelle spalle.
“Sì,
questo lo penso anche io. Però... vedi, noi abbiamo un
rapporto
particolare. Ci siamo conosciute i primi giorni di scuola e lei si
è
sempre affidata a me ogni volta che aveva bisogno di parlarmi dei
suoi problemi. Lo fa ancora adesso.”
“Quindi
tu senti in un certo modo il dovere di rimanere al suo fianco
perché
hai paura che se troncassi il rapporto lei potrebbe rimanere
sola?”
Schiettezza e acume, rifletté Rose. Sophie aveva colto il vero cuore del suo problema pur conoscendo solo i contorni della situazione.
Schiettezza e acume, rifletté Rose. Sophie aveva colto il vero cuore del suo problema pur conoscendo solo i contorni della situazione.
“Esatto.
Ogni volta che penso di volerla lasciar stare, lei torna da me
piangendo perché ha qualche problema... non so, magari sta
male
perché il ragazzo che le piace non la considera oppure
perché sua
madre che l'ha abbandonata quando era piccola non si fa più
sentire... e io non ho il cuore di dirle che non voglio avere
più a
che fare con lei.”
“Questa è una tua scelta,” osservò Sophie. “Non sono certo io a doverti dire di chi devi o non devi essere amica. Però riflettici sopra. Io non vorrei mai che qualcuno si sentisse in dovere di rimanere mio amico solo per compassione.”
Un'altra osservazione acuta che l'attraversò e le aprì gli occhi a una nuova consapevolezza; si rese conto per la prima volta, con una chiarezza abbagliante, che la compassione – ancora più dell'affetto – fosse probabilmente l'unico sentimento che ancora la legava a Wanda. Una compassione che le impediva di comprendere cosa lei volesse davvero da quel rapporto che ormai rapporto quasi non era più.
“Questa è una tua scelta,” osservò Sophie. “Non sono certo io a doverti dire di chi devi o non devi essere amica. Però riflettici sopra. Io non vorrei mai che qualcuno si sentisse in dovere di rimanere mio amico solo per compassione.”
Un'altra osservazione acuta che l'attraversò e le aprì gli occhi a una nuova consapevolezza; si rese conto per la prima volta, con una chiarezza abbagliante, che la compassione – ancora più dell'affetto – fosse probabilmente l'unico sentimento che ancora la legava a Wanda. Una compassione che le impediva di comprendere cosa lei volesse davvero da quel rapporto che ormai rapporto quasi non era più.
“Hai
ragione,” disse, guardando Sophie dritto negli occhi.
“Non ci
avevo mai pensato in questi termini. Comunque, tra poco dobbiamo
scendere in Sala Grande per la cena. Perché prima non mi
aiuti a
scegliere quali libri portare? Mi fido del tuo giudizio.”
“E fai bene perché il mio giudizio è ineguagliabile,” rispose seria Sophie, strappandole una risata.
“E fai bene perché il mio giudizio è ineguagliabile,” rispose seria Sophie, strappandole una risata.
Mentre
iniziavano a consultare insieme i libri impilati sul tavolo, Rose
ebbe la ferma sensazione che quel pomeriggio in biblioteca sarebbe
stato solo l'inizio di molti altri.