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Autore: elenabastet    31/03/2024    1 recensioni
Nel quarantennale dell'arrivo de Il tulipano nero / La Stella della Senna ecco un cross over tra questa storia e quella di Lady Oscar. Ho cambiato alcune cose nell'epopea della spadaccina Simone, che vedrà le sue avventure intrecciarsi con quelle di Oscar.
Genere: Avventura, Sentimentale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alain de Soisson, Altri, André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: Cross-over, Lime, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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LA STELLA E LA ROSA

 

 

Rating: diciamo dai 13 anni in su

Fandom: Lady Oscar, con cross over con Il Tulipano nero.

Note: ho fatto alcuni cambiamenti alla storia della Stella della Senna, tra cui: Mirand si chiama Armand, Danton è un nano (niente battutacce come nella celebre barzelletta di Pierino, per piacere!), il comandante Jeroule non è cattivo e mi sono ispirata per lui al poliziotto Jim Hopper di Stranger things.

 

Capitolo 5

Simone si guardò attorno: la camera da letto del palazzo del conte de Vaudreil era più grande dell’appartamento parigino dove era vissuta fino ad una manciata di giorni prima con quelli che per lei continuavano ad essere i suoi genitori. Tam Tam aveva trovato casa in una bellissima scuderia, in compagnia di cavalli con cui andava d’amore e d’accordo, mentre Claude si divideva tra gli alberi e l’interno del tetto sopra la sua stanza.

Erano tutti gentili con lei e il conte era una persona come si deve, o almeno lo sembrava:

“Ho promesso ai vostri genitori che mi sarei occupato di voi, madamigella Simone, a entrambi.”

“Chi erano i miei veri genitori?”

“Lo saprete a tempo debito, ora devo proteggervi.”

Ma lei non voleva stare con le mani in mano, voleva vendicare i suoi genitori adottivi, gli unici che conosceva come tali. Perché li avevano uccisi? Non certo per rapinarli, c’entrava lei, era colpa sua, di quel suo segreto che nessuno le voleva svelare.

Il conte le aveva detto che poteva, anzi doveva, consultare la biblioteca per allargare la sua cultura. Poi, c’era Catherine, la governante, che le dava lezioni di portamento e etichetta, un po’ noiose, ma lei non era antipatica.

Non sapeva come inquadrare Robert de Vaudreil, il figlio del conte, un bel ragazzo, gentile anche lui, ma timido. Tra l’altro, quando era arrivata a palazzo, aveva notato che aveva avuto un infortunio ad un braccio, pare cavalcando.

“Il padroncino adora cavalcare, io lo curo da quando è piccolo”, gli aveva rivelato Catherine sorridendo.

Simone non ci aveva fatto caso, lì per lì, ma poi le era venuto in mente un particolare di quella notte orribile: il Tulipano nero, il suo soccorritore, era stato ferito allo stesso braccio di Robert… voleva vederci chiaro, anche perché la corporatura dei due giovani era quasi la stessa.

Quel pomeriggio, aveva iniziato ad esplorare camera sua, o meglio il suo piccolo appartamento. Sapeva che ogni castello che si rispetti aveva uno o più passaggi segreti, tutto stava nel trovarli. Spinse le mani contro le pareti, cercò intercapedini, girò maniglie, si infilò negli armadi, spostò libri ed oggetti, cercò botole, finché non notò che uno dei pannelli all’interno della finestra che dava sul balconcino era leggermente scostato.

Simone spinse su una rosa disegnata leggermente in rilievo e si aprì una porta su un stretto passaggio, pieno di ragnatele: con una candela, cercò di fare luce e si accorse che il corridoio ad un certo punto finiva su una scala che scendeva verso il basso. Poi, la chiamarono per la cena.

Dopo cena, Simone finse di essere stanca e si ritirò nella sua camera. Una volta lì, guardò fuori dalla finestra, da dove aveva una visuale su un lato del parco, verso le scuderie.

Simone si infilò nel passaggio segreto e scese dalla scala, arrivando davanti ad una porta: la spinse e si aprì, facendola trovare nel parco, a due passi dalla scuderia. A quel punto, notò un’ombra che sgusciava verso i cavalli e si nascose dietro un albero, appena in tempo per vedere il cavallo di Robert che partiva. Usciva di notte e di nascosto. Chissà dove andava.

Ad un tratto, Simone pensò che forse aveva una storia segreta d’amore con qualche dama, erano cose che si usavano a Versailles. Si sentì stupida, ma nello stesso tempo curiosa. Entrò nella stalla e fece due coccole a Tam Tam, per poi tornare nella sua stanza attraverso il passaggio segreto.

Ma non aveva sonno: riaprì la porticina nascosta all’interno dello spazio interno della finestra che dava dentro il passaggio segreto. Rifece il passaggio verso la scala e notò che, oltre alla scala, c’era un altro corridoio diritto che si inseriva nel muro e portava da qualche parte.

Simone andò a dormire con il cuore in gola, sicura di aver scoperto qualcosa di importante, ma preferì aspettare che ci fosse più luce.

 

Le prime luci dell’alba stavano sorgendo, Simone aveva dormito poco, agitata, ed ora era giunto il momento di esplorare meglio quel nuovo passaggio.

Simone si infilò di nuovo dentro e, anziché scendere, andò in linea retta, inoltrandosi in un piccolo corridoio, che percorse per un po’, finché non arrivò davanti ad un’altra porta, che spinse.

Si trovava in un’altra stanza da letto, più sontuosa della sua, più sobria negli arredamenti, dove spiccava appesa una divisa da guardia reale: la camera di Robert de Vaudreil. Ma lui non c’era.

Simone girò e fece per riprendere il passaggio segreto… e si ritrovò faccia a faccia con il Tulipano nero, che era salito da un’altra scaletta.

“Voi qui!”, disse lei.

“Avete trovato il passaggio segreto...”, disse il Tulipano.

“E voi siete… Robert!”

“Vedo che è difficile mantenere un segreto.”

“Ma io lo farò, vi sono grata. Ma vi chiedo solo una cosa in cambio, Robert: insegnatemi a duellare, voglio vendicare i miei due genitori!”

Robert si era tolto la maschera e guardava Simone con tristezza, ma anche con simpatia.

“Capisco il vostro giuramento e vi aiuterò. Sto cercando di capire chi è stato ad aggredirli, ma non sono ancora riuscito a capire chi è il colpevole.”

Robert non disse a Simone dei sospetti che aveva sul conte de Clauyère e che ogni notte andava a spiare le sue mosse. Non voleva metterla ulteriormente in pericolo.

“Vi aiuterò. Io sono bravo a tirare di spada, ma potrei chiedere a qualcuno ancora più bravo di me: la mia comandante, colonnello delle Guardie reali, Oscar François de Jarjayes.”

Simone aveva sentito parlare di questa splendida giovane che serviva a Versailles, ma credeva fosse una leggenda.

“Sapete, non abitiamo lontani, serviamo entrambi a corte e potrebbe essere l’occasione per rinsaldare un’amicizia. Mio padre e il suo erano amici.”

Simone annuì.

“Ma vi aiuterò anch’io.”

D’istinto, Simone abbracciò Robert, cercando conforto e lasciando che le lacrime scorressero sul suo volto.

Lui ricambiò l’abbraccio in maniera gentile, sentendo un trasporto per quella ragazza così giovane che sapeva avere un segreto importante, ma che non conosceva fino in fondo.

 

Oscar guardò con simpatia e curiosità quella ragazza, simile per certi versi a Rosalie, che le era stata raccomandata da Robert de Vaudreil.

“Mia cugina Simone vuole imparare a tirare di spada. Io me la cavo, ma non sono bravo come voi. Vi chiederei, colonnello e madamigella, di istruirla anche voi, per me e per Simone sarebbe un onore.”

Oscar aveva accettato di incontrare la ragazza, per curiosità, perché sentiva il bisogno di scoprire qualcosa in più su Robert, per trovare una compagnia a Rosalie… e per svariarsi e non pensare al conte di Fersen di cui era sempre più infatuata.

Simone era senza parole: Oscar era un personaggio da leggenda, ancora più gentile di Robert, e più determinata.

Al suo fianco c’era un giovane, André, che aveva accolto lei e Robert quando erano giunti a palazzo Jarjayes, e che la guardava con occhi adoranti.

“Come mai volete imparare a tirare di scherma madamigella Simone? Io sono favorevole ad insegnarvelo, come sto facendo con la mia protetta, Rosalie, di cui spero che diventerete amica.”

Simone non poteva certo esporsi con la storia della sua vendetta e rispose:

“Voglio vivere una vita di avventure ed è comunque una tradizione di famiglia, purtroppo mio padre è morto troppo presto e non ha avuto tempo di insegnarmelo.”

“Capisco. Quando non sarò di servizio a Versailles sentitevi libera di venire qui, in fondo i nostri castelli sono vicini. Anche André potrà darvi lezioni.”

“Vi ringrazio moltissimo, madamigella e colonnello!”, disse Simone.

 

Oscar si accorse fin da subito che Simone era molto in gamba, imparava in fretta, era agile e versatile. Ma capì che aveva dentro qualcosa di rabbioso, simile a quello che aveva Rosalie, una motivazione che non le aveva detto.

“Madamigella Simone, siete brava, ma dovete essere lucida. Non credo che cerchiate solo avventura, o sbaglio?”

Simone non rispose e si impegnò di nuovo. Oscar non fece ulteriori commenti, ma giurò a se stessa che avrebbe scoperto il segreto di quella sua nuova protetta: non poteva permettere che si mettesse nei guai.

 

 

  
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