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Autore: SabrinaPennacchio    19/09/2009    1 recensioni
Dopo i vari avvenimenti a Fell's Church e la delusione da Katherine ed Elena, per Damon è arrivato il momento di affrontare un altro problema.
I sentimenti e l'umanità, non svaniscono solo perché lo si vuole.
Genere: Dark, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Nuovo personaggio, Quasi tutti | Coppie: Elena Gilbert/Stefan Salvatore
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
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--- Capitolo Secondo ---




Quella sera non aveva per niente voglia di tornare a casa. Il sole era già tramontato da un pezzo e la luna faceva il suo ingresso nel cielo, illuminandolo col suo pallido chiarore.
A lei non importava di certo: amava la luna, amava la notte, anche se era a conoscenza dei pericoli che portava con sé. Ma infondo, a chi non piaceva il brivido del pericolo?!
I suoi genitori erano fuori a cena e lei ne aveva approfittato per sgattaiolare fuori casa, senza che nessun vicino la vedesse o udisse, fregandosene delle raccomandazioni dei suoi che la incitavano a non uscire mai sola la sera tardi.
Sin da piccola le avevano sempre raccontato che la notte era pericolosa, che nascondeva pericoli che nessuno potrebbe mai immaginare: il cosiddetto uomo nero, in parole povere. Sciocchezze, solo sciocchezze.
Rise tra sé e sé, sdraiandosi sul prato vicino al laghetto, proprio al centro della foresta.
Sentì un battito d’ali e sorrise: era arrivato.
Si voltò alla sua destra, notando il grosso corvo che aveva incontrato pochi giorni prima, appollaiarsi sullo stesso ramo sul quale lo aveva visto la prima volta.
«Sei qui» sogghignò, mettendosi seduta, reggendosi sulle braccia stese dietro di lei «Ti stavo aspettando»
Il corvo scese dall’albero e si chinanò nuovamente sulle sue gambe
«Perché non la smetti di usare questi giochetti con me?» rise, accarezzandogli il capo peloso «Guarda che so benissimo chi sei»
l’animale gracchiò per poi sollevarsi in cielo e assumere pian piano le sembianze di un giovane uomo.
I capelli nero corvino gli coprivano il volto e non riusciva a vederlo bene anche a causa dell’oscurità
«Finalmente sei qui» non lo conosceva ma era come se lo conoscesse da una vita.
«Mi desideravi?» la sua voce era calda e vellutata e il suo alito le sfiorò il viso ad ogni centimetro in più che si avvicinava col suo
«Da impazzire…» riuscì solo a farfugliargli e lui sorrise, mostrando i canini appuntiti alla luce della luna.
Automaticamente chiuse gli occhi, chinando la testa indietro, incitandolo a fare ciò che era venuto a compiere quella sera, ciò che già voleva fare la prima volta che si erano conosciuti.
Lo sentì chinarsi sul suo collo, il suo respiro farla rabbrividire e le sue fredde labbra marmoree poggiarsi su di esso.
Quando le dischiuse, un dolore lancinante le percorse il corpo…

Urlò e si svegliò di soprassalto, col respiro affannato e il sudore che le rigava la fronte.
Cosa diavolo era quel sogno?
Si voltò alla sua sinistra e notò la prima luce dell’alba penetrare nella sua stanza. Alzò le mani davanti a sé, notando che tremava.
Forse si era solo fatta suggestionare da ciò che aveva scritto la sera prima, dopotutto era stata sveglia sino a tardi per scrivere qualche altro capitolo della sua storia.
Mise quella stessa mano sul petto, regolarizzando il respiro.
«Calmati Sabrina, era solo un sogno» nel ripensarci, però, un lieve rossore le coprì le guance «Si, però… che bel sogno!» diede un gridolino eccitato nel ricordare il volto - seppur sfocato - di quell'uomo, mentre saltava giù dal letto.
Ebbene si, anche se si era spaventata non voleva di certo dire che il sogno le era dispiaciuto, anzi.
«Ma che penso!» si diede degli schiaffetti sulle guance, mantenendo il sorriso quasi ebete «Credo proprio che se mi trovassi un vero vampiro davanti, non la penserei così…» stette in silenzio per qualche secondo, poi urlò di nuovo «Ma perché non sognare?! Quanto mi piacciono queste cose! E poi mamma si lamenta! Ma con due genitori scrittori di romanzi gialli, cosa poteva aspettarsi da me?!»
Il suo parlar da sola si bloccò nell'alzare il capo, rivolgendolo  all’orologio appeso al muro sopra la porta della stanza: segnava le 6.15.
Si sgranchì le braccia «E vabbè!» fece spallucce, dirigendosi all'armadio a muro sulla sinistra, a pochi passi dalla porta «Vorrà dire che mi avvierò prima verso scuola, anche se è a pochi passi da casa»
Prese i vestiti ed uscì dalla stanza per dirigersi al bagno, senza notare un’enorme corvo che si appoggiava sul davanzale della sua finestra.

Andò a lavarsi e si preparò silenziosamente: i suoi genitori stavano ancora dormendo. Infilò un jeans nero e una maglia nera con disegnate delle scarpe ballerine color fuxia; infilò un paio di mezzi stivaletti beige e si diresse al piano inferiore dove fece colazione a base di cereali al cacao.
Dopo aver lavato la tazza e sistemato tutto, mise lo zaino in spalla ed uscì di casa.
«Le 7:15» notò, osservando l’orologio che aveva al polso «La prima ragazza che al primo giorno di scuola arriverà prima che la scuola stessa apra!» ironizzò, ridendo fra sé.
Sbuffò subito dopo, al pensiero del nuovo liceo, mentre percorreva le stradine appena affollate da gente che si dirigeva a lavoro o che portava a spasso il proprio animale domestico
«Tra un mese faccio 18 anni. Mamma e papà potevano farmi restare alla nostra vecchia città almeno per quest’ultimo anno scolastico» sospirò, guardando il cielo «Sarei anche diventata maggiorenne e me la sarei scampata all'obbligo di seguirli»
Le nuvole oscuravano in parte il blu sopra la sua testa, preannunciando pioggia
«Dove si è mai sentita una ragazza che cambia scuola proprio l’ultimo anno?!» continuò a parlare da sola con se stessa, fregandosene degli sguardi della poca popolazione di quel posto, i quali le erano addosso e la osservavano con stupore: sembrava strana, ma poco importava. «Il diploma avrei voluto prenderlo coi miei pochi amici»
Cacciò il cellulare dalla tasca e digitò velocemente qualcosa, inviando velocemente degli sms di buongiorno ai suoi compagni.
Pochi secondi dopo, arrivò la prima risposta:

“Mitt: Angel
Message: Già sveglia a quest’ora? Si vede che hai proprio voglia di conoscere nuovi amici”

Angel era la sua migliore amica, si conoscevano dalle elementari e dividersi era stato un colpo duro per entrambe.
Sorrise malinconica, fermandosi per rispondere ed evitare così di urtare qualcosa o qualcuno o essere investita da qualche mezzo, e digitò la sua risposta:

“Dest: Angel
Message: Ma che dici? Non fare la scema, lo sai che mi mancate tanto T^T”


I messaggi arrivarono veloci come sempre e il loro botta-risposta sembrava quasi un faccia a faccia.

“Mitt: Angel
Message: Lo so… ci manchi anche tu Sabri!”


“Dest: Angel
Message: Verrete per il mio compleanno, vero? *O*”

“Mitt: Angel
Message: Certo ^_^ parola di scout!”

“Dest: Angel
Message: XD Grazie”


il cellulare squillò nuovamente, recapitandole nuove risposte al suo messaggio del buongiorno, alle quali lei rispose uno ad uno - maniaca degli SMS? Si. Forse. -

“Mitt: Cristal
Message: Sabriiiiiii, Good Morning! Emozionata per il nuovo anno scolastico? ^o-”

Cristal fu la prima ad avvicinarla all’inizio del liceo nella sua vecchia città. Era la più pazza del gruppo, - e anche l'unica bionda dagli occhi verdi -, quella che faceva ridere anche nei momenti critici, insomma.

“Dest: Cristal
Message: Da impazzire °_°”

“Mitt: Mattew <3
Message: Buon giorno principessa, dormito bene? Mi manchi da impazzire”

Mattew. Leggere il suo nome le fece sobbalzare il cuore.
Mattew Scott, il ragazzo più bello del liceo, conosciuto grazie a Cristal che a sua volta lo conosceva dalle medie. Aveva una cotta per lui e proprio quando sembrava che fra i due potesse iniziare a nascere qualcosa… beh, quel qualcosa era stato stroncato sul nascere.
Era sempre così dolce con lei che anche nel momento della separazione non riuscì a non mostrare il suo lato ottimista. Ma lei sapeva che lo faceva solo per non farla piangere.

“Dest: Mattew <3
Message: Mi manchi anche tu, Mattew ç_ç si dai, diciamo che ho dormito benino”

“Mitt: Joan
Message: Hallo Baby! Pensi a me già di primo mattino?! Si vede proprio che ti manco!”

Joan era il migliore amico di Mattew. Faceva il Latin Lover, ma era un vero sfigato in amore e conquiste in generale.

“Dest: Joan
Message: ^\\\\^ Sei sempre il solito scemo, Joan! Dai si, mi manchi, ma non credere che te lo ripeta spesso”

Decise di smetterla di star ferma e tornò ad incamminarsi verso scuola, prima di arrivare da in anticipo a in ritardo.
Arrivò verso le 7:55, trovando già qualche gruppetto chiassoso che parlava davanti al cancello, tra cui alcuni appoggiati alle proprie auto per sfoggiarne la bellezza.
Ed io che ero convinta di essere la prima, alla fine sono arrivata ad un orario decente. 
Digitò un messaggio veloce sul cellulare:

“Dest: Angel; Mattew <3; Cristal; Joan
Message: Io vado ragazzi, cerco di farmi qualche “amico” -.-”

lo inviò ai suoi amici e subito dopo ricevette le risposte:
“Mitt: Angel
Message: Dai che ce la fai, sei forte anche se non ne sei convinta! ^^”

“Mitt: Cristal
Message: Vai Sabri *me versione ragazza pon pon* ^O^ Datemi una "S!" Datemi una "A". Ecc.”

“Mitt: Mattew <3
Message: Sta tranquilla, qualsiasi cosa chiamami che corro subito da te ;)”

“Mitt: Joan

Message: Vai alla conquista babyyyy!!!!”

Ridacchiò e chiuse lo sportellino del cellulare, riponendolo nella tasca dei jeans.
Riguardò l’orologio: le 8:00.
Aveva quindici lunghi minuti di noia davanti a sé, prima di entrare in classe ed essere osservata da tutti soltanto per il fatto che era la nuova arrivata. Fortuna che il foglio con le varie aule e lezioni lo aveva ritirato in segreteria qualche giorno prima.
Fece qualche passo avanti e già i primi sguardi curiosi si voltarono verso di lei.
Arrossì di colpo: ecco perché odiava trovarsi al primo giorno di scuola. Non conoscevi nessuno e tutti però ti guardavano.
Chiuse gli occhi e sospirò per darsi coraggio, prima di riaprirli e continuare il suo cammino.
Forza e coraggio!
Si sedette sugli scalini dell’ingresso, poco distante da qualche gruppetto, e si guardò intorno, in cerca di qualcuno che potesse avere una faccia simpatica.
Il suo sguardo si posò su un gruppetto di cinque ragazzi, del quale tre ragazze e due ragazzi:
una ragazza, quella che sembrava la capobranco, era alta e snella, con lunghi capelli dorati e occhi del color dei lapislazzuli; accanto a lei un ragazzo dai capelli brizzolati nero corvino e gli occhi sul verde foglia. Forse era il suo ragazzo, lo capiva da come la stringeva a sé; di spalle e di lato, gli altri tre ragazzi del gruppo: una ragazza alta, dai lunghi capelli neri con a fianco una ragazza minuta, col viso dolce a cuore e i capelli rossi. Non riusciva a vederne il colore degli occhi dato che erano voltate di spalle; infine, per ultimo, un ragazzo alto e atletico dai capelli biondi e gli occhi azzurri.
Certo non si poteva dire che fossero brutti, erano tutti e cinque molto belli. Quando si dice "Madre Natura da tutto solo a pochi eletti e ad altri niente".
Ed era stata generosa sopratutto con i due ragazzi.
Poggiò i gomiti sulle ginocchia, le guance nel palmo delle mani, e continuò a guardarsi intorno.
Bah! Nessun’altro d’interessante! Solite facce da Chearleader o giocatori di Basket, in quel lato della scuola. Forse il capannone dietro di loro è la palestra.
Senza che se ne accorgesse, la ragazzina dai capelli rossi corse nella sua direzione per chissà quale motivo, ma nel salire le scale finì per inciamparle addosso
«Dio! Scusami!» esclamò arrossendo, scansandosi pian piano dal suo corpo «Mi hai attutito una bella cadut- cioè! N-non volevo, scusami.»
Sabrina si massaggiò la schiena, socchiudendo un occhio, un pò dolorante per la spinta sulle scale dovuta alla caduta della ragazza sul suo corpo «Ehm… non fa niente...» balbettò imbarazzata, infondo non poteva fargliene una colpa. Quando la ragazza fu abbastanza lontana dal suo corpo, si alzò, porgendole la mano per aiutarla ad alzarsi del tutto.
Tutt’intorno già si sentivano le risate dei tipi che altro non sapevano fare se non ridere sulle disgrazie altrui
«Grazie» la rossa la guardò per un breve attimo, prima di ringraziarla con pieno stupore nella voce e prenderle la mano. Nel farlo, però, sussultò di colpo, scansandosi con precipitazione «Che?!»
la bruna inarcò un sopracciglio «Mh?»
«Ma… tu…» la ragazzina dai riccioli rossi non ebbe il tempo di concludere la frase che gli altri della comitiva le si avvicinarono a passo svelto, accorgendosi forse solo in quel momento dell'accaduto
«Bonnie! Tutto bene?» a parlare fu la ragazza dai capelli neri, la quale le mise una mano sulla spalla.
Bonnie annuì con un sorrisino imbarazzato «Si, Meredith, sto bene. Sono solo caduta e questa ragazza mi ha soccorso»
la bionda della combriccola, a quelle parole, si voltò verso Sabrina, sorridendole.
Certo che sembrava proprio la classica reginetta del ballo di fine anno
«Tutto bene?» le chiese con cortesia
«S- si…» deglutì l'altra, abbassando lo sguardo con improvviso imbarazzo. Si sentiva troppo sotto mira e la cosa le metteva parecchio disagio «Non è successo niente»
«Elena!» Bonnie la prese per mano frettolosamente, facendola voltare d’istinto verso di lei «Ho sentito-!»
«Non ora, Bonnie!» il ragazzo moro la guardò con sguardo gelido e tono d'ammonimento, ed ella ammutolì.
«Matt!»
Un uomo chiamò il ragazzo biondo della comitiva, il quale si voltò, facendogli un cenno con la mano
«Ehi, Stefan» si rivolse al moro che poco prima aveva ammutolito la rossa «Andiamo? Il coach ci chiama»
«Ok» Stefan salutò Elena con una bacio e fece un cenno di saluto verso le altre ragazze, compresa Sabrina che arrossì di colpo a quel saluto e quel sorriso gentile inaspettati.
Quando lui e Matt si furono allontanati, Bonnie si rivolse nuovamente alla reginetta del ballo.
«Prima che inizino le lezioni, posso parlarti?»
Elena le sorrise, facendo cenno a Meredith che annuì e Sabrina si sentì ancor più fuori posto
«Ok» rispose la mora, dando le spalle per poi fare qualche passo, dando per scontato d'esser seguita dalle altre due.
Prima che si allontanassero, però, Sabrina balbettò con esitazione ed ulteriore imbarazzo
«C- comunque: Sabrina. Sabrina Evans. Molto piacere»
le tre ragazze le sorrisero e a rispondere per tutte e tre fu la piccola Bonnie
«Liete di conoscerti! E benvenuta a Feel's Church!»
Sabrina sussultò: come faceva quella ragazza a sapere che lei era appena arrivata? Si diede la risposta a quella stupida domanda, in pochi secondi: semplice, si conosceranno tutti in questa cittadina e tu sei l’unica faccia nuova, scema!
Pensò, però, che nonostante lei avesse udito i nomi di tutti, prima di andare via quelle tre avrebbero potuto presentarsi.
E vabbè!
Si voltò e si incamminò nell’istituto, cacciando un sonoro sospiro: era meglio avviarsi alla prima lezione e cercare l'aula.

Bonnie, Elena e Meredith si nascosero da sguardi indiscreti, nel retro della scuola, - il quale era collegato alla foresta -, a parlare dell’accaduto.
«Bonnie, l’ho visto, sei letteralmente saltata quando le hai preso la mano» Meredith incrociò le braccia al petto, appoggiandosi al muro dell'istituto.
«Vuoi dirci che succede?» la incitò Elena, piuttosto nervosa, portando una ciocca di capelli biondi dietro l'orecchio «Non vorrei che un nuovo arrivo, come dici tu, possa portare nuovi guai. Ne abbiamo scansato uno solo pochi mesi fa.»
«Se solo mi lasciate spiegare, vi dico tutto» disse, quasi urlando, Bonnie, cercando di far apparire imponente quel minuto corpicino che si ritrovava.
Le amiche ammutolirono, nascondendo un risolino: era davvero adorabile quando faceva così.
«Bene» sorrise soddisfatta, ricominciando a parlare «è nuova di qui: 1- perché non l’ho mai vista; 2- perché… beh, non so spiegarlo bene ma lo sento - e se lo sento io è vero -. E poi quando le ho stretto la mano ho sentito come un senso di inquietudine» un brivido le percorse la schiena al pensiero «Non sarà lei di per sé a portare guai, saranno i guai che verranno da lei attirati come una calamita»
«Che vuoi dire?» l’interruppe Elena, avvicinandosi sempre più all’amica con sguardo indagatore
«Che qualcosa vuole colpirla. Non so cosa, ma è qualcosa d’ inquietante e orribile»
La bionda si voltò verso la foresta e sospirò «Forse io so chi è che vuole colpirla» scosse il capo «L'unico problema che mi viene in mente in questo periodo, è solo lui. Dopo la Dimensione Oscura è cambiato... e anche per colpa mia»
«Sospetti di Damon?» Meredith espresse i pensieri di Elena, mettendole una mano sulla spalla «E perché mai? Intendiamoci: non mi fido di lui, lo sai, ma perché una nuova arrivata? Una sconosciuta poi. Per quanto riguarda quella faccenda: tu non ne hai colpe, stupida.»
«Questo non so dirtelo» la ragazza dagli occhi di lapislazzuli sorrise «E per il resto: Grazie. Comunque ne parlerò anche con Stefan»
«Che facciamo con Sabrina, allora?» le amiche si voltarono verso Bonnie, guardandola con aria interrogativa «Cioè, mi sembra una brava ragazza, timida anche. E noi non ci facciamo mai gli affari nostri in questo centro del caos che è la nostra città, quindi...»
«In effetti. E poi somiglia a te» la prese in giro Meredith, ridacchiando.
Bonnie rise a sua volta, grattandosi la testa con lieve segno d'imbarazzo
«Beh, io proporrei di controllarla, senza metterle paura ovviamente» propose Elena, allontanandosi dalle compagne «E poi non si sa mai che sia in una delle nostre lezioni. E come ha detto Bonnie: noi non ci impicciamo mai degli affari nostri, e in effetti questi mesi di calma mi hanno abbastanza annoiato. Mi mancano i piani A-B-C e forse D che abbiamo sempre fatto» ridacchiò, facendo qualche passo per tornare all'entrata dell'istituto.
Meredith fece spallucce e si avviò con l’amica, voltandosi poi verso la rossa e facendole cenno di seguirle.
Bonnie sospirò, raggiungendole con lievi passi veloci.
Forse la pace era finita, ma non era sicura che il pericolo incombesse sull’intera Feel's Church, bensì su un unica, nuova, abitante.
   
 
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