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Autore: Alyssa92    02/04/2024    2 recensioni
Draco Malfoy e Ginny Weasley sono completamente diversi. Eppure, c'è qualcosa che li accomuna: l'insoddisfazione per la propria vita. E se questo fosse un pretesto per avvicinarsi l'uno all'altra?
La storia è ambientata in un alternarsi temporale tra "ieri", ovvero il sesto anno di Harry Potter ad Hogwarts e "oggi", ovvero due anni dopo. La guerra è nel pieno del suo svolgimento. Cosa succederà?
Genere: Drammatico, Guerra, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley | Coppie: Draco/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
Capitoli:
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Capitolo 4
OGGI
Ginny
 
Il cuore le batteva forte nel petto persino da quella distanza. 
E quindi, il piano era quello? 
Usarla come esca per Harry per poi ucciderla?
Un groppo in gola le impedì di respirare per qualche istante che sembrò infinito. 
Ci si sentiva così, quindi, a sapere di aver rimasto poche ore di vita?
Pensò a sua madre, di nuovo. A suo padre. Ai suoi fratelli. a Harry, Hermione, Lupin, Tonks e tutti gli altri membri dell’Ordine. Il groppo divenne quasi insostenibile, ma lo ricacciò giù. Non avrebbe passato le ultime ore della sua vita a piangersi addosso. 
No
Lei non era così. 
Incrociò lo sguardo con quello di Malfoy e rabbrividì.
Una serie di ricordi riaffiorarono nella sua mente.
Erano passati solo due anni, ma erano successe talmente tante cose che a lei sembrava molto di più. 
Sembrava quasi un’altra vita. 
Ora lui era un Mangiamorte. 
Eppure, un tempo aveva sentito il suo cuore battere da qualche parte. 
Possibile che fosse scomparso completamente?
Possibile che non provasse più niente per lei? 
Malfoy la raggiunse in pochi passi, lunghi ed eleganti. Rigidi e freddi.
La fissò da vicino.
Il cuore le volò in gola. 
Gli guardò le labbra e si chiese se, dopo tutto quel tempo, avevano ancora lo stesso sapore. 
Il suo sguardo non tradiva alcuna emozione. 
Voleva davvero aiutarla solo per favore il piano di Voldemort? Oppure lo faceva perché…?
No, è un Mangiamorte, ora.
Non sta dalla tua parte
Giusto. 
Non avrebbe più dovuto dimenticarselo.  

 
Draco
Gli tremavano le mani mentre la raggiungeva di nuovo, avvicinandosi a quella cella.
Le nascose in tasca.
Per un attimo, aveva avuto paura che Bellatrix avesse capito i suoi veri pensieri. 
Ma lui era sempre stato bravo in Occlumanzia. 
Quando incontrò di nuovo gli occhi di Ginevra, ci trovò diffidenza e forse una punta di paura. 
Aveva paura di morire? 
Non disse una parola mentre apriva la cella e anche lei rimase in silenzio, ancora stesa per terra con il busto sollevato. 
Draco la raggiunse e si inginocchiò al suo fianco. 
Le scostò il mantello blu, per scoprire la maglietta bagnata di sangue. 
“Solleva la maglia, Weasley” le ordinò senza guardarla. 
“E perché dovrei farlo?” sibilò lei, con una punta di orgoglio. Non era scema, per quanto lui glielo avesse ripetuto innumerevoli volte durante la loro permanenza a Hogwarts. Aveva sicuramente ascoltato ogni parola che si era scambiato con Bellatrix. 
Perciò, glielo aveva detto solo perché non voleva dargli la soddisfazione di collaborare. 
“Devo esaminare la tua ferita” le rispose, concentrandosi per non voltare il viso verso il suo. La tentazione era forte. “Se non vuoi morire dissanguata senza avere avuto neppure il tempo di salutare San Potter, ti consiglio di farlo. Non mi ripeterò due volte” cercò di mantenere distacco.
La Weasley presto sarebbe stata usata come esca e non voleva che qualcuno come Rodolphus o, peggio, il Signore Oscuro, le leggesse nella mente e scoprisse che aveva cercato di aiutarla. 
La sentì sbuffare. 
Il suo sguardo gli scorticava il viso, ma lui non si voltò. 
Lentamente, si tirò su la maglia. 
La ferita era molto sporca, ma persino da così si capiva che era un taglio profondo. 
Andava dall’osso iliaco fino alle costole, per poi scomparire al di sotto della maglia. 
Draco afferrò il lembo di stoffa, accertandosi di non sfiorarle la pelle.
Vide il suo respiro accelerare, mentre lentamente scopriva un altro pezzo di pelle, fino ad arrivare sotto al reggiseno.
“Che diavolo fai, Malfoy?”
“Calmati, Weasley” le rispose. “Non è mia intenzione spogliarti” la rassicurò. “Voglio solo vedere fin dove arriva”.
Incrociò il suo sguardo. 
Aveva la bocca semi aperta, come se stesse per dire qualcosa.
Gli venne voglia di baciarla. 
Desiderava toccarla di nuovo, ma non lo fece. 
Le sue mani fremevano per poterle sfiorare la pelle. 
Con il cuore in gola, si allontanò di scatto. 
“Torno subito” le disse, prima di uscire dalla cella, richiudendosela alle spalle.  

 
IERI
Ginny
 
Le vacanze di Natale alla Tana erano state un vero inferno, considerato che non aveva chiuso occhio e si sentiva lo sguardo giudicante della sua famiglia addosso, nonostante non potessero neppure immaginare cosa fosse successo.  
Era da più di un mese che non riusciva a dormire bene.
Anzi, era da quando lei e Malfoy… 
Basta. Doveva dimenticarsi dell’accaduto. 
Era da quel giorno che cercava di evitarlo. Qualche volta ce la faceva, qualche altra volta invece si incrociavano per sbaglio nei corridoi. 
A quel punto, uno dei due faceva qualcosa. 
Malfoy la urtava accidentalmente facendole cadere tutti i libri per terra e provocando risate da parte di quel branco di idioti leccapiedi che gli stava sempre intorno. 
Ginny gli rovesciava sulla veste perfettamente pulita una provetta di una qualche pozione maleodorante, ottenendo la stima dei suoi compagni di classe. Accidentalmente, si capisce.
Non era difficile far passare quelle sfide tra loro come lotte tra Case, siccome la rivalità tra Grifondoro e Serpeverde, durante quell'anno scolastico, complice il ritorno di Voldemort, si era fatta più accentuata. Qualche volta riuscivano a terminare lo scambio di insulti o il breve duello di turno senza conseguenze, altre volte qualche professore gli toglieva dei punti.
Ma quel giorno in particolare, stavano dando spettacolo.
E uno spettacolo così, si sa, non poteva passare inosservato.
 
Ginny non si ricordava neppure più quale fosse stato il pretesto del loro litigio, quella volta, fatto sta che ora si trovava nel cortile interno della scuola, con la bacchetta sfoderata. Malfoy, invece, era di fronte a lei, con una mano in tasca e la bacchetta a sua volta puntata in sua direzione. Era il cambio dell'ora, perciò almeno una cinquantina di studenti li avevano accerchiati, incuriositi e allo stesso tempo divertiti.
"Che aspetti Malfoy?" lo sfidò Ginny. "O forse te la fai sotto?"
Ottenne in cambio una risata gelida, priva di sentimento. "Sei davvero più stupida di quanto pensassi, Weasley"
A quel punto, erano partiti. Ginny gli aveva spedito una fattura Orcovolante e lui una Gambemolli. Entrambi avevano parato il colpo. 
"Tutto qui? Te la tiri tanto, Malfoy, e questo è tutto ciò che sai fare?"
"Veramente questo è solo il riscaldamento" replicò il Serpeverde, ma non aveva neppure terminato la frase che Ginny gli aveva già sparato contro una fattura Gambemolli, che lui parò, contrattaccando con un Languelingua e impedendole di parlare per svariati minuti. "Ma guarda... che c'è, improvvisamente non sai più parlare, Weasley?" l'aveva presa in giro lui e qualcuno della sua Casa aveva riso. Forse pensava di averla messa al tappeto, ma Ginny non era di certo una che gradiva arrendersi. Così aveva praticato uno Schiantesimo non verbale, facendolo volare letteralmente contro una parete alle loro spalle. In realtà, agli studenti del suo anno non erano ancora stati insegnati, ma essere amica di Harry, Ron ed Hermione comportava un discreto numero di vantaggi, tra cui la possibilità di allenarsi insieme a loro ogni qualvolta ne avesse voglia, anche su incantesimi più avanzati. E lei era una che amava le sfide.
"Complimenti per il colpo, Weasley" aveva detto la voce di Lumacorno, che evidentemente era passato di lì per caso. "Sebbene io apprezzi i duelli ben fatti, sono costretto a fermarvi" fece qualche passo in avanti, frapponendosi tra i due e mormorando qualche controincantesimo per annullare gli effetti di ciò che avevano combinato. Ginny era ancora senza fiato e continuava a scambiarsi sguardi carichi di odio con Malfoy, che si era rialzato in piedi con aria fiera.
“Potrei dire che per questa volta potete andare via senza conseguenze” iniziò Lumacorno, che evidentemente non voleva punire una studentessa della sua stretta cerchia di prediletti, “tuttavia…”
"Tuttavia, temo che sarebbe un pessimo esempio per gli altri studenti” una voce di donna fece gelare il sangue nelle vene a Ginny. Lentamente, si voltò verso la McGranitt, la quale si stava facendo largo tra la folla per raggiungerli. “Si può sapere che cosa accidenti vi è saltato in mente?" Aveva l'aria seria e decisamente infuriata e reggeva un rotolo di pergamena tra le dita, che picchiettava con aria nervosa sul palmo della mano destra. "Malfoy, Weasley" li rimbeccò. "Da due studenti come voi, non mi aspetto di certo un comportamento del genere" li guardò negli occhi a turno. "Venti punti in meno a Grifondoro e venti punti in meno a Serpeverde. E ora, vi prego di seguirmi" il suo cipiglio era aggrottato in una perfetta espressione di rabbia mista a delusione. Fece qualche passo, poi si fermò e gridò a gran voce. "E voi che fate lì immobili? Non avete lezione?" mosse le mani verso la folla, che si affrettò a sparpagliarsi in diverse direzioni.
Ginny seguì la McGranitt, senza osare dire una parola.
Sapeva che l'avrebbe punita. Di nuovo. 
E per colpa di Malfoy. Di nuovo. 
Camminando al suo fianco, si lanciarono uno sguardo.
Ginny rabbrividì involontariamente.
Dio, quanto lo odiava.
Lui e i suoi maledetti occhi grigi.
 
 
Draco
Non era possibile sentirsi in quella maniera verso qualcuno. Non gli era mai capitato in vita sua. Forse gli avevano mandato una maledizione, o qualcosa del genere. 
Perché ogni volta che la vedeva nei corridoi, la ragione gli urlava di andarsene, ma il suo istinto gli suggeriva di avvicinarsi e provocarla, di fare qualsiasi cosa per suscitare un qualche tipo di reazione in lei. Perché era divertente e lo faceva sentire vivo. E perché si dimenticava di tutto il resto, di quel peso nel petto che lo schiacciava. 
Ma non aveva intenzione di soffermarsi troppo su quali fossero le ragioni che lo spingevano a farlo. 
Lo faceva e basta.
 
E così, ora si ritrovava di nuovo nei guai per colpa di quella scema della Weasley. 
Dio, quanto la odiava. 
Lei e quella sua maledetta espressione orgogliosa. Lo irritava da morire.
"Avanti, sedetevi" li sollecitò quella megera della McGranitt, una volta entrati nel suo ufficio che puzzava di buonismo.
Presero posto su due sedie di fronte alla sua scrivania.
Lei li guardò, rigida. "Il vostro comportamento è a dir poco inaccettabile" soffermò lo sguardo su Draco. "Signor Malfoy, da un Prefetto come lei non mi aspettavo certamente un simile atteggiamento. E Signorina Weasley" si voltò verso la ragazza. "Non credo che sua madre sarebbe molto lieta di sapere che la sua unica figlia sembra seguire le orme dei suoi fratelli più ribelli" concluse, alludendo con tutta probabilità a quei deficienti senza cervello dei gemelli Weasley, di cui al momento gli sfuggiva il nome. "Avete qualcosa da dire riguardo l'accaduto?"
Li squadrò, ma entrambi restarono in silenzio. 
"Molto bene. È già la quarta volta che vi sorprendo a cacciarvi nei guai e che sono costretta a punirvi per le vostre idiozie. E ogni volta, ci sempre voi due di mezzo.” Fece una breve pausa per riprendere fiato, poi continuò. “In questa scuola non sono ammessi simili atteggiamenti ostili da parte di studenti, anche se facenti parte di due Case diverse. In questa scuola abbiamo sempre cercato di promuovere collaborazione, rispetto e amicizia. Pertanto, la punizione che vi darò, avrà proprio questo obiettivo” li squadrò entrambi, con un’espressione terribilmente seria. 
Draco sbuffò. Non aveva altro tempo da perdere dietro le menate della McGranitt. 
Doveva portare a termine il suo compito. 
Se solo suo padre avesse saputo che razza di idiota era la McGranitt e quanto tempo gli stava facendo sprecare con le sue inutili punizioni… ma forse, ripensandoci, sarebbe stato meglio non metterlo al corrente. Lo avrebbe rimproverato e basta.
E poi, che diavolo voleva dire? Che tipo di punizione gli avrebbe dato stavolta?
“Se non riuscite a rigare dritto, sarò costretta a spedirvi dal Preside e ad informare le vostre famiglie” la sua voce lo richiamò alla realtà, irritandolo più di quanto già non fosse. 
Doveva abbassare la cresta e fare il bravo per un po’. O quanto meno, tentare di passare inosservato. 
Con la coda dell’occhio lanciò un’occhiata alla Weasley, per vedere la sua faccia. 
Anzi, no, perché ne aveva voglia, cazzo. 
Strinse i pugni perché era incazzato da morire, con lei e con se stesso. Il silenzio non durò a lungo perché la McGranitt li congedò. “E ora, filate via. Riceverete un gufo con le istruzioni. Spero di non rivedere più le vostre facce, se non a lezione” e, dicendo quelle parole, fece loro cenno di alzarsi. Così fecero. La Weasley mormorò un saluto poco convinto, mentre lui si limitò a un cenno del capo, prima di avviarsi verso i corridoi.
 
Lui e la Weasley, per un dannatissimo scherzo del destino, dovevano percorrere un pezzo di strada insieme per raggiungere le rispettive aule.
E lo fecero, in silenzio. 
E ad almeno cinque passi di distanza. 
O meglio: Draco rimase in silenzio, ma ovviamente per la Weasley era impossibile chiudere quella ciabatta per più di cinque minuti, perciò ad un certo punto parlò.
“Beh, grazie tante, Malfoy” sbottò. “Per colpa tua saremo costretti a condividere la stessa aria”. 
Lo guardava in una maniera talmente insistente che fu costretto a fermarsi per ricambiare lo sguardo. 
Quegli occhi azzurri gli fecero rimbalzare lo stomaco. 
Oh, al diavolo
Si irritò da morire. 
“Non che io faccia i salti di gioia, visto che rischi di infettarmi con le tue stronzate” replicò. “Si da il caso che avrei di meglio da fare nel mio tempo libero”.
“Ad esempio? Cercare un cervello per quei quattro trogloditi che ti seguono sempre a mezzo metro di distanza?” 
Incredibilmente, fu costretto a trattenere un ghigno. Ma ci riuscì. Fece un passo verso di lei, che incrociò le braccia al petto sulla difensiva.
“Beh, intanto che ci sono, potrei cercarlo anche per te, siccome ne sembri totalmente sprovvista” incrociarono lo sguardo di nuovo. La Weasley si zittì per un momento, durante il quale sembrò lottare contro se stessa per non rispondere a tono e non dare il via a un altro dei loro infiniti battibecchi. Lui non aveva di certo intenzione di facilitarle il compito: aveva iniziato lei quell’irritante scambio. 
“Beh, direi che non è il caso di continuare, Malfoy, dato che star qui a scambiare chiacchiere con te è piacevole quanto accarezzare un Vermicolo”.
“E io odio ripetermi, ma non ho tempo da perdere con la Regina degli Sfigati” concluse lui, voltandole le spalle e lasciandola lì. Quando fu abbastanza lontano per essere certo di non darle il modo di ribattere, aggiunse. “Divertiti con la tua banda di reietti”.
Ghignò vedendola bloccarsi a metà.
Sollevò il dito medio in sua direzione.
Ma non gli diede la soddisfazione di voltarsi indietro.
 

 
Ginny
“Devi schiacciarli, non tagliarli…” 
“E io invece ti dico che devo tagliarli!”
“Weasley, ma sei scema o cosa?” Malfoy la stava rimproverando per la terza volta da quando avevano messo piede in quell’aula. “Così li stai facendo volare da tutte le parti…”
Ginny lo guardò male, mentre il suo Fagiolo Sopoforoso finiva dall’altro lato del tavolo, senza che lei riuscisse a tagliarlo. 
“Perché non lo fai tu, allora, visto che sei tanto bravo?” gli lanciò un’occhiata che doveva essere di sfida, ma quando incrociò quel grigio non era poi così sicura di esserci riuscita. 
Indispettita da lui e da se stessa, sbuffò.
Quella volta la McGranitt era stata davvero subdola. Le aveva mandato un gufo la sera precedente, dove spiegava che lei e Malfoy avevano il compito, ogni venerdì sera di quel mese, di recarsi nell’aula di Pozioni di Lumacorno per aiutarlo a preparare gli ingredienti necessari a rimpinguare le scorte di Madama Chips. 
E non solo.
Dovevano pulire le provette e i calderoni utilizzati durante la settimana. Senza magia, logicamente. 
E così Lumacorno li aveva lasciati soli a preparare alcuni ingredienti, tra cui quei maledetti Fagioli Sopoforosi, dai quali avrebbero dovuto ricavarne del succo, con la promessa di tornare ogni tanto a controllare che andasse tutto bene. Ma era passata quasi un’ora e di lui non c’era traccia. E inoltre, quei maledetti fagioli rotolavano da tutte le parti e non c’era verso di tagliarli a metà. Malfoy, invece, che era impegnato a sminuzzare la radice di Asfodelo, era già un po’ che la osservava con aria altezzosa e allo stesso tempo disgustata.
Si guardarono in cagnesco per qualche minuto che a Ginny parve infinito. 
Con il cuore in gola, distolse lo sguardo. 
“Come ti dicevo, per spremerli devi schiacciarli, non tagliarli” le spiegò Malfoy con un tono leggermente meno strafottente del solito.
“Ma sul libro c’è scritto di tagliarli” ribatté lei. “Se non sai leggere…”
Lui ignorò l’ultima parte di frase. “E invece ti dico che non si fa così”. Si alzò in piedi e afferrò una manciata di Fagioli. Li posò davanti a sé e, con la lama del coltello che le aveva appena strappato di mano, iniziò a schiacciarli. Una quantità infinita di succo si riversò sul taglierino e lui si affrettò a raccoglierlo in un piccolo contenitore. “Hai mai ascoltato Piton parlare in classe, Weasley, o eri troppo impegnata a fantasticare su San Potter?”
Puntò lo sguardo nel suo e improvvisamente il suo stomaco fece una capriola. 
Avrebbe voluto ribattere, dire qualsiasi cosa, ma non ci riuscì. Si limitò a biascicare un grazie poco convinto. 
Lui le porse il coltello, senza disturbarsi di porgerglielo dalla parte del manico. 
“Non so se te lo hanno mai insegnato, Malfoy, ma non è buona educazione porgere il coltello dalla parte della lama” disse infine, tanto per riempire quello strano silenzio.
Era molto più facile continuare a fingere di essere infastidita dalla sua presenza. 
Perché non avrebbe mai, mai ammesso che in realtà non era affatto così. Che avrebbe voluto sentire di nuovo il sapore di quelle labbra arroganti. 
“Immagino che invece tu sia una grande esperta di buona educazione, giusto?” il suo tono era stranamente docile, quasi accomodante. La prendeva in giro ma in una maniera differente dal solito. Quel tono di voce la spiazzò, così non disse niente e si limitò ad afferrare quello stupido coltello. Prese una manciata di Fagioli e ripeté l’operazione a sua volta, sotto lo sguardo attento di Malfoy. Effettivamente il succo uscì, peccato che uno schizzo le arrivò dritto in faccia, facendolo scoppiare a ridere. “Weasley, ma possibile che tu sia così sfigata?” 
“Taci, Malfoy. Dio mio, ma ti riesce naturale essere così stronzo o fin da piccolo hai ricevuto un’educazione particolare? Tipo che sotto l’albero di Natale trovavi maledizioni impacchettate anziché doni?” 
A quella frase le parve di vedere uno strano lampo nei suoi occhi. E distolse lo sguardo.
“Non ho mai ricevuto regali di Natale, sono cose da sciocchi” replicò, facendole gelare il sangue nelle vene. Improvvisamente le si strinse il cuore e quasi le dispiacque per lui. Quasi. “E comunque, mi hanno sempre educato ad essere indipendente e arrangiarmi. Al contrario tuo, a quanto pare…”.
Ginny lo osservò mentre finiva di tritare la radice di Asfodelo. Era molto preciso e attento nei movimenti. 
Si immaginò un’ipotetica infanzia di Malfoy. 
Stanze ampie e fredde. Corridoi lunghi e immacolati. Una camera da letto così grande da sembrare vuota.
Sguardi freddi dei suoi genitori. 
Suo padre che lo trattava come un piccolo adulto. Grandi aspettative di perfezione e ambizione. 
Un bambino che cerca disperatamente l’approvazione di suo padre, per avere anche solo un cenno di assenso.
Lo aveva mai picchiato?
Aveva sempre dato per scontato che i genitori non picchiassero i figli, ma guardando Malfoy e pensando a Lucius, improvvisamente le venne il dubbio.  
Pochi abbracci, forse di nascosto, dalla madre. 
Una carezza che doveva bastare. 
E tanta, tanta solitudine. 
“Beh, è un peccato” si lasciò sfuggire Ginny, improvvisamente triste. Lui fece saettare nuovamente lo sguardo nel suo. 
“È un peccato che cosa?”
Ginny si morse le labbra, pentendosi di aver parlato. Ma perché non riusciva a tenere quella boccaccia chiusa? 
“… niente” cercò di distogliere l’attenzione, ma sapeva che Malfoy non gliel’avrebbe fatta passare tanto facilmente. 
“Parla o ti rovescio questo succo sui capelli” la minacciò e lei si morse di nuovo un labbro, incerta. Prese un respiro. Era strano, perché nonostante fino a quel momento avesse cercato disperatamente di ferirlo, ora si accorse di non volerlo più. Scacciò quei pensieri e parlò. 
“È un peccato che tu non abbia ricevuto abbastanza amore, quando eri piccolo”, mormorò, distogliendo lo sguardo. Magicamente, dopo aver pensato a quanto dovesse essere stata triste e vuota la sua infanzia, gli parve di capirlo di più. “Questo spiega molte cose”.
“Non capisco cosa ci sia da dispiacersi, Weasley” le rispose lui, aggrottando la fronte, ma senza guardarla. “Ho ricevuto tutto ciò di cui avevo bisogno: una bella casa, un letto comodo in cui dormire, le migliori cure quando ero malato e beni di prima classe”. 
Ginny percepì molta solitudine in quelle parole e per un attimo provò un infinito moto di affetto verso la sua famiglia. Era un casino, a tratti insopportabile, chiassosa, appiccicosa, ma era… famiglia
Il solo pensiero le scaldò il cuore. 
Le dispiacque pensare che Malfoy non aveva alcun pensiero con cui scaldare il suo. 

 
Draco
“A me questo non sembra sufficiente” replicò la Weasley dopo un’eternità in cui aveva assunto una strana espressione da ebete, guardandolo con un’intensità che non le aveva mai visto. 
“Non ti sembra sufficiente?” Draco era incredulo. Non capiva: cosa avrebbe dovuto volere di più? Aveva sempre avuto tutto con un semplice schiocco delle dita. Suo padre era sempre stato una persona stimata e di potere. Nessuno al mondo poteva desiderare meglio di quello che aveva avuto lui. “Non avrei potuto chiedere altro. Ho avuto sempre tutto ciò che volevo. I miei genitori hanno sempre provveduto a garantirmi il meglio del meglio. E tu puoi forse dire altrettanto?” la guardò. Al contrario del solito, quella domanda era stata posta più per curiosità di comprendere il suo pensiero che per volontà di ferire. 
“Beh, no, ovviamente no” la Weasley gli parlava stranamente con calma e per una volta non sembrava essersi offesa per qualsiasi cosa fosse uscita dalla sua bocca. “Non posso certo dire di aver avuto tutto ciò che volevo. Ma sicuramente ho avuto tutto ciò di cui avevo bisogno”.
“Non capisco”.
“Non mi aspetto che tu capisca, ma…” aggrottò le sopracciglia, come se stesse cercando le giuste parole per semplificare un concetto molto difficile da spiegare. Lui rimase in attesa a guardare la sua espressione corrugata. 
Era così assorta che avrebbe voluto… 
No, niente
“Ti si è inceppato l’ingranaggio, Weasley?” la prese in giro, tanto per alleggerire l’atmosfera che improvvisamente aveva assunto un colore diverso. Un colore molto strano, che non riusciva a identificare. 
Lei ignorò il suo commento. 
“Sai, Malfoy, a volte non è necessario avere tutto il mondo ai propri piedi per sentirsi felici. È vero, uso i libri dei miei fratelli, indosso vestiti di seconda mano, la mia scopa fa schifo, ma…” la vide incurvare la bocca in un sorriso, “non scambierei la mia famiglia con nient’altro. Non sono i beni materiali a riempirti. Sono l’amore, il sostegno e il sapere di poter sempre contare l’uno sull’altro, qualsiasi cosa accada. Questa è famiglia. Sei tu, che forse non puoi dire di aver avuto altrettanto”.
Si guardarono per un lungo istante. Quelle parole gli avevano fatto provare strane sensazioni nella pancia. Come se qualcuno gli avesse affondato la mano nello sterno fino ad afferrargli lo stomaco.
Era evidente che lui e la Weasley erano cresciuti in due contesti totalmente differenti.
Parlava di amore, sostegno. Di esserci, qualunque cosa accadesse. 
Poteva dire di averlo avuto da parte della sua famiglia? 
Pensò a suo padre, a quanto avesse tentato di modellarlo fin da piccolo, in modo che crescesse seguendo le sue orme. Pensò a sua madre che, in silenzio, lo guardava, aspettandosi che lo facesse senza ribellarsi.
Poteva affermare che avrebbe continuato ad avere il loro sostegno, anche qualora la sua strada lo avesse portato ad essere diverso da ciò che si aspettavano da lui? 
Il tipo di amore che conosceva Draco, era molto diverso dal tipo di amore di cui parlava lei. 
Ma allora, qual era la cosa giusta e la cosa sbagliata? Chi aveva ragione e torto? 
Non era così semplice, non tutto era bianco e nero.
La guardò per un lungo istante. Era irritato, perché lo costringeva a fare i conti con una realtà totalmente sconosciuta, lo costringeva a mettere in discussione tutto ciò in cui aveva sempre creduto. 
In cui tutt’ora credeva. 
Abbassò lo sguardo. Per una volta, non aveva assolutamente niente da dire. Così, si limitò a ripetere ciò che aveva sentito ripetersi fin da quando era bambino. “Beh, ciò di cui stai parlando tu sono solo sciocche debolezze, Weasley. Tu vivi in un mondo fatato, ma la vita vera non è così” alzò le spalle. “Io sono stato educato alla vita vera, tu allo stupido mondo delle favole”. Si alzò improvvisamente in piedi, abbandonando sul tavolo tutti gli strumenti di lavoro. 
Chissà perché, a quella mossa alla Weasley scivolò il coltello dalle mani, ma non si mosse. 
Draco la raggiunse dal suo lato del tavolo e vi si appoggiò, per sovrastarla. “Io sono pronto a tutto. Tu probabilmente non riusciresti a sopravvivere mezza giornata, se scoppiasse la guerra”.
A quella provocazione, la Weasley balzò in piedi, per arrivare a puntare lo sguardo dritto contro il suo. 
Come se gli stesse mandando un messaggio non verbale. 
Sono tua pari.
“Sei proprio certo, Malfoy, di essere pronto a tutto?” gli chiese. “La guerra è dura persino per i figli di papà come te e sono convinta che tu…” fece una breve pausa per guardargli le labbra, facendogli provare ancora quella strana scarica elettrica che provava sempre quando si avvicinavano troppo. 
Non terminò la frase, così le afferrò il polso. 
“Finisci la frase” le ordinò e lei inspirò, ma non si divincolò, al contrario di quanto si era immaginato. 
Poteva percepire il suo cuore battere veloce attraverso il polso. Non capì se fosse perché ancora una volta erano così dannatamente vicini, oppure perché aveva un discreto timore di rivelare i suoi veri pensieri. 
Senza staccare lo sguardo dal suo, infine lo accontentò. 
“Sono convinta che tu sia più di quello che si vede” concluse semplicemente, senza abbassare lo sguardo, fiera. 
“Io non ne sarei così convinto, fossi in te” replicò, come per respingere quella frase. 
Perché se quella frase fosse stata vera, cosa avrebbe implicato?
Draco fece scorrere la mano, che ancora era avvolta attorno al suo polso, lungo il braccio, lentamente. 
Lei non si scostò. 
Forse avevano superato la distanza di sicurezza, perché calò il silenzio. 
Il cuore gli schizzò in gola. 
E l’aria scomparve. 
Perché neppure lei diceva una parola?
La mano giunse sul suo viso. 
E poi, esattamente come la prima volta che si erano baciati, lei lo guardò con stupore e curiosità insieme. 
“Che cosa vuoi fare?” gli chiese, come se non fosse ovvio. Lui sogghignò. 
“Promuovo collaborazione, rispetto e quelle altre scemenze…” buttò lì, facendola sorridere.  
Quel sorriso fu l’ultima cosa che vide prima di depositare le labbra sulle sue. 
Quella volta fu meno pacato.
Con irruenza le chiese l’accesso alla bocca e lei glielo concesse con altrettanta irruenza. 
Ogni traccia di remore, indecisione o esitazione era sparita dai loro gesti. 
Il libro degli ingredienti cadde per terra, ma Draco avvertì il suono in lontananza, come se fosse successo a chilometri da lì. 
Gli piaceva baciare la Weasley e non aveva intenzione di domandarsene il motivo. 
Fece un passo in avanti mentre lei ne faceva uno indietro, spinta dall’impetuosità dei loro gesti e ben presto si ritrovò a premerla contro uno dei tavoli dell’aula. 
Infilò le dita sotto il maglione della divisa poi le fece scivolare dentro la camicetta bianca. Era calda, morbida. 
La sentì sospirare e la cosa gli diede più sicurezza per continuare ad accarezzare quella pelle irresistibile. 
Infilare le mani in zone altrimenti proibite.
Dio, stava impazzendo.
Aveva perso la testa. 
Non riusciva a sentire altro se non lei tra le sue mani e quel corpo sottile e quelle forme premute contro di sé. 
Le baciò il collo, la clavicola, la pelle delicata sotto l’orecchio. Fece scivolare il maglione e la camicia sul pavimento e la sentì tremare tra le sue mani. 
Ma lei non si fermò.
E lui nemmeno. 
Le mani della Weasley gli accarezzarono il petto, facendolo rabbrividire. 
Aveva caldo, perciò le fu silenziosamente grato quando anche il suo maglione venne fatto cadere a terra. E la sua camicia sbottonata. 
Le fu ancora più grato quando lei gli diede il silenzioso permesso di far scivolare le mani sotto la gonna della divisa. E la bocca scese dal collo fino al petto morbido, scoprendolo e facendola gemere sottovoce. 
Avrebbe voluto condividere con lei ben più di un gioco di mani e carezze, ma la possibilità di essere scoperti da un momento all’altro rendeva la cosa impossibile. 
E allo stesso tempo era tutto più eccitante. 
Avevano da poco raggiunto entrambi l’apice dei loro sospiri, quando lei si bloccò di colpo, come se fosse stata scottata. Erano ancora ansimanti e i loro battiti stavano riprendendo un ritmo regolare. 
I loro sguardi si incrociarono, mentre un chiaro rumore di passi segnalò l’imminente arrivo di Lumacorno. 
Si affrettarono a rivestirsi e, quando Lumacorno spalancò la porta, Draco era tornato al suo posto e la Weasley aveva la testa immersa nell’armadio degli ingredienti.
Perché non era riuscita a riallacciarsi tutti i bottoni in tempo.
 

 
OGGI
Ginny
Non sapeva da quanto tempo Malfoy se ne fosse andato. 
In quella cella il tempo sembrava non passare mai. 
Non sapeva che ore fossero, che giorno fosse. 
Chissà dove erano gli altri dell’Ordine. 
Chissà cosa stavano facendo. 
Chissà in quale posizione era la sua lancetta nell’orologio della cucina. 
Chissà se Malfoy si ricordava di quando… 
Sospirò, appoggiandosi di nuovo con la schiena a terra. 
Le girava la testa. 
Rivederlo le aveva suscitato delle emozioni che aveva tentato di seppellire. 
Ma la verità era che non si poteva smettere di amare. 
Le pizzicarono gli occhi e si sentì una stupida. 
Perché anche solo per un istante aveva pensato che l’avrebbe voluta aiutare. 
Che forse non era cambiato del tutto.
Che forse c’era ancora speranza. 
Che forse quello scorcio di anima che aveva intravisto c’era davvero. 
Eppure, ciò che era scattato tra loro era così… reale.
Non era stato frutto di una sua fantasia. 
Possibile che se ne fosse già dimenticato?
Quando si era avvicinato a lei, le era tornata un’improvvisa voglia di baciarlo ancora una volta. 
Quegli occhi grigi le avevano trapassato l’anima fino a renderle impossibile respirare. 
Avrebbe voluto strapparlo dai suoi sogni per renderlo reale. 
Socchiuse gli occhi e quando sentì dei passi avvicinarsi di nuovo, li riaprì di scatto. 
Malfoy era tornato. 
Reggeva tra le mani una provetta di quella che sembrava essere essenza di dittamo e qualche altra cosa che non riuscì ad identificare. 
In silenzio si inginocchiò di nuovo accanto a lei. 
Ginny tentò di sollevare il busto, ma lui depositò una mano sulla sua spalla per tenerla ferma. 
I loro occhi si incrociarono e il suo respiro accelerò involontariamente. 
“Tirati su la maglia” le ordinò, pacato. Lei eseguì, scoprendosi l’intero ventre fino ad arrivare sotto al reggiseno. “Brucerà”.
“Lo so” rispose semplicemente, mentre lui applicava delle gocce di pozione curativa sulla ferita. Bruciava da morire.
Le diede qualcos’altro da bere, dall’aspetto disgustoso. Lo guardò con sospetto. 
“È per rimetterti in forze. Ci ho messo un po’ perché l’ho dovuta preparare” le spiegò, come se dovesse giustificarsi in qualche modo. Quella piccola premura le diede una leggera fitta allo stomaco. 
“Giusto, sei sempre stato bravo in Pozioni” rivelò i propri pensieri ad alta voce e se ne pentì all’istante. Lui fece saettare lo sguardo nel suo, ma non disse una parola. Così, per distogliersi da quel momento, afferrò il bicchiere e bevve tutto d’un fiato. “Sicuro di non avermi avvelenato, Malfoy?” gli chiese e lui sogghignò. 
“Non per il momento” con un panno umido le pulì la ferita, delicatamente. I suoi polpastrelli sfiorarono la pelle del ventre e lei sussultò, ma non per il dolore. 
Lui se ne accorse, ma ancora una volta non disse niente. 
Mise altre due gocce di essenza di dittamo sulla ferita.  
“È molto profonda, quindi non basterà. Ma dovrebbe essere sufficiente per consentirti di Smaterializzarti”.
“Smaterializzarmi?” Ginny lo guardò, senza capire. 
Lui fissò lo sguardo nel suo. 
“Il Signore Oscuro desidera vederti”.
Deglutì.
Non era mai stata tanto terrorizzata come in quel momento. 




Commento dell'autrice: spero che questo capitolo vi sia piaciuto! Tra una settimana dovrei riuscire ad inserire anche il nuovo.
Fatemi sapere cosa ne pensate nei commenti!!
Grazie a chiunque abbia letto fino qui :)
Alyssa
  
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