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Autore: Francyzago77    06/04/2024    9 recensioni
Spin off di "Alla ricerca dell'arcobaleno".
Fanfiction dedicata alla signora Lenders, grande madre e grande donna.
Nel mio universo alternativo avevo voglia di dedicarle uno spazio tutto suo...
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Kojiro Hyuga/Mark, Nuovo personaggio, Tatsuo Mikami/Freddy Marshall
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Erano rimasti fino a quasi mezzanotte davanti alla porta della stanza dove Mina era ricoverata poi un’infermiera aveva fatto presente loro che non avrebbero potuto stazionare lì per tutta la notte.

-Per favore – aveva spiegato quella con tatto a Mark e Chris – dovete andare via.

Vista la riluttanza dei due ad abbandonare quel posto, la donna aveva così consigliato:

-Spostatevi qui a destra, c’è una piccola sala d’attesa però tra non più di un’ora dovrete andar via anche da là.

In silenzio la coppia annuì, dirigendosi dove indicato loro.

-Se non disturbiamo – disse Mark alla moglie – non ci cacceranno da qui. 

Chris si sedette su una sedia rannicchiandosi un poco, s’infilò il giubbotto mentre lui rimase in piedi.

-Saresti dovuta tornare a casa con tuo padre – esordì Mark dopo del tempo passato a guardare fuori dalla finestra – e riposare. 

-Io non ti lascio solo – replicò immediatamente la ragazza non facendolo terminare.

Allora Mark le andò accanto, sedendosi vicino a lei e scoppiò a piangere. 

Era stremato e distrutto.

-Se non dovesse farcela – parlava con difficoltà, a singhiozzi – non me lo perdonerò mai. È soltanto colpa mia se sta così, io l’ho delusa, l’ho fatta soffrire e il suo cuore non ha retto. Sono uno schifo d’uomo, non ho capito nulla e sto facendo morire mia madre!

-Ti prego Mark – cercò di rassicurarlo Chris – non dire queste parole! Non è colpa di nessuno, né tantomeno tua, Mina aveva da tempo dei problemi di salute.

-Ma le preoccupazioni degli ultimi giorni hanno influito sul suo stato – affermò con decisione lui.

-No, non è così – replicò Chris sfiorandogli la mano e poi il braccio – non fartene una colpa, è l’ultima cosa che tua madre vorrebbe.

-Perché lei mi vuole troppo bene – aggiunse allora Mark – un bene che io non merito assolutamente.

-Adesso non pensarci – sussurrò la ragazza – hai sempre fatto tanto per tua madre e lei lo sa. Ti sei trovato spiazzato, non pensavi potesse avere una relazione con qualcuno e hai fatto fatica ad accettarlo.

-E ora che stavo iniziando a comprendere – la interruppe Mark – è ormai tardi. Avrei dovuto capirla prima, molto prima!

-Non è tardi – ribatté Chris – sono convinta che passerà la notte, starà meglio e ce la farà. È una donna forte, tua madre è una roccia Mark.

Si guardarono, lui sfinito poggiò la testa sulla spalla di Chris e rimasero così, senza parlare per un tempo indefinito.

-Sei stanca – disse ad un certo punto Mark – sei voluta rimanere qui con me e non avresti dovuto.

Ma lei si era addormentata e non ascoltò nulla.

Mark si sfilò la felpa e la poggiò sopra Chris, con tenerezza.

Poi riprese a pensare, le ore non passavano mai e l’ansia aumentava.

Giunse l’alba, Mark era in un dormiveglia continuo mentre Chris si era assopita più volte nel corso della notte.

Un timido raggio di sole destò entrambi, lui si alzò subito preoccupato di avere notizie della madre.

Tornarono lentamente vicino al corridoio che conduceva alla stanza di Mina.

-Siete rimasti qui? – era un medico, di quelli che avevano parlato in precedenza con Mark – Non si dovrebbe!

L’uomo li aveva scorti e discretamente li aveva raggiunti.

-Faccio finta di non avervi visto – aggiunse – comunque la situazione è migliorata, la signora non è più in pericolo di vita anzi, sono certo si riprenderà rapidamente.

-Davvero? – domandò Mark incredulo – Dice davvero dottore?

-Però non potete vederla ora – annuì quello – ma più tardi!

Chris scoppiò a piangere dalla gioia mentre il marito l’abbracciava forte continuando a ringraziare il medico, ininterrottamente.

-Dobbiamo subito farlo sapere ai miei fratelli – propose Mark ancora stordito dalla felicità mentre raggiungevano l’ascensore.

-Chiamerò mio padre – gli disse Chris – ma non ora, prima andiamo a prenderci un caffè al bar qui sotto. Adesso mi è tornato l’appetito e farà bene anche a te mangiare qualcosa!

Erano finalmente rilassati entrambi.

Al bar fecero colazione, potendo permettersi di sorridere e scherzare.

Dopo uscirono a prendere una boccata d’aria, Mark ne aveva bisogno.

Scesero le scale, si diressero a destra, verso il parcheggio. Era presto e ancora non c’era il viavai tipico degli ospedali.

Passeggiavano tranquilli, rilassati, subito dopo Chris avrebbe chiamato suo padre per dare a tutti la buona notizia.

-Ma quello – farfugliò Mark fermatosi un attimo – quello è il mister!

Aveva visto, da lontano, una persona seduta su una vecchia panchina. Col capo chino e le mani in mano sembrava attendesse qualcosa o qualcuno.

-Freddie – sussurrò Chris subito intenerita.

Guardò Mark che non aveva smesso di fissare l’uomo con attenzione.

Si avvicinarono ancora di più poi lei si voltò osservando in alto.

-Quella è la finestra della camera di tua madre – gli disse – io credo che il mister sia rimasto qui per tutta la notte.

Mark deglutì, torno a fissare Freddie e poi decise di andare da lui, palesando la sua presenza.

Appena Marshall li vide si alzò velocemente e chiese:

-Come sta?

-Molto meglio – rispose subito il giovane – è fuori pericolo.

Il mister annuì, trattenendo le lacrime, poi  spostò gli occhi verso quella finestra.

-Ora non possiamo entrare – sussurrò Mark – ma il medico ci ha rassicurati.

Rimanendo fermo Freddie sorrise, guardando sempre in alto.

-Venga con noi – lo esortò allora Mark seguito immediatamente da una Chris ancora più felice di prima.

Con una leggera titubanza Freddie decise di seguirli. 

Entrarono in ospedale, Chris chiamò suo padre che subito riferì ai ragazzi la meravigliosa notizia. Ci fu poi un giro di telefonate che arrivarono fino al gruppo della Nazionale, tutti furono immensamente felici della ripresa della signora Lenders.

Intanto Mark e Freddie erano l’uno accanto all’altro nella sala d’attesa.

-Grazie – sussurrò d’improvviso il giovane.

-Di cosa? – domandò il mister stupito.

-Di essere rimasto tutta la notte sotto la finestra a vegliarla – rispose Mark a testa bassa – io sono convinto che lei lo abbia percepito.

Freddie fece cenno di no col capo ma a Mark piaceva pensarla così e quindi non continuarono la conversazione.

Durante la mattinata ci fu poi il colloquio con i medici che spiegarono a Mark per bene tutta la situazione clinica e il percorso di riabilitazione.

Intanto Chris aveva fatto altri giri di telefonate, in particolare si era trattenuta a lungo con la signora Mellow che già si era resa disponibile per aiutare in ogni modo.

Freddie era rimasto in corridoio in silenzio, con un bicchiere di caffè fumante in mano.

-Potete entrare – scandì ad alta voce l’infermiera – ma uno alla volta.

Mark varcò quella soglia, vide la madre nel letto. Era pallida, stanca ma gli sorrideva.

-Mamma – la chiamò avvicinandosi – mamma, va tutto bene.

Le prese la mano, la donna gli disse:

-Vi ho fatto prendere un bello spavento, vi siete preoccupati. Perché non sei al ritiro?

-Potevo lasciarti? – continuò lui – I ragazzi sono rimasti fino a ieri sera tardi, ora sono dai Price. Chris è qui con me. Tutti erano in ansia mamma.

Mina chiuse gli occhi e sentì il calore e l’affetto di quel figlio che tanto amava dalle parole e dalla stretta forte ma allo stesso tempo delicata.

-Mamma – proseguì Mark dopo attimi di silenzio – c’è anche un’altra persona che è rimasta per tutta notte qui, accanto a te. Se prometti di non agitarti la faccio entrare.

La donna comprese subito, annuì.

Mark le baciò la mano e, alzandosi, discretamente si fece da parte.

Uscì dalla stanza per far entrare il mister.

Sulla porta si diedero il cambio, negli occhi di Mark c’era solo gratitudine.

-Mina – la chiamò Freddie – Mina, come stai?

-Sei rimasto qui – affermò lei piano  - vicino a me.

-E ci rimarrò per sempre – aggiunse l’uomo – se tu vorrai.

Passò tutto il pomeriggio e poi ritornò la sera.

Chris attendeva la signora Mellow che sarebbe arrivata con degli indumenti puliti per Mina. Mark aveva parlato al telefono con i fratelli, tutti entusiasti e desiderosi di rivedere la mamma, sarebbero tornati in ospedale il giorno seguente con il signor Price.

-Allora – esordì Chris gioiosa, entrando nella stanza di Mina dove Freddie era rimasto – tra poco arriverà la signora Mellow con della biancheria. Io credo di farmi accompagnare a villa Price da lei, devo andare a recuperare i miei bambini sono rimasti per tutto questo tempo con mia madre!

Scoppiarono a ridere, anche Mina che poi aggiunse:

-Non dovete preoccuparvi per me, potete tranquillamente lasciarmi sola!

Ma Freddie era seduto sempre lì, accanto a lei e le teneva la mano.

Chris preparava intanto una borsa facendosi aiutare da suo marito.

-Mark – esordì allora il mister chiamandolo – non pensi che Julian abbia bisogno di te?

Il giovane si voltò, Chris smise di piegare gli asciugamani.  

-Torna dalla squadra – proseguì Freddie – rimarrò io con tua madre. Verrò in ospedale ogni giorno, mi occuperò di qualunque cosa. 

Mark si avvicinò al letto, la mamma con tenerezza gli disse:

-Vai, la Nazionale di aspetta.

Il mister teneva forte la mano di Mina, guardò Mark per spronarlo ancora allora il giovane mise la sua di mano sopra le loro e le strinse come per suggellare un patto.

Più distante, commossa, Chris riprese a piegare gli asciugamani.

   
 
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