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Autore: Altair13Sirio    07/04/2024    0 recensioni
[Darling in the FranXX]
Mille anni di pace non bastano a far svanire il passato. Quando dalle profondità della terra emergono dei giganti antichi, Hachi e Nana capiscono che il futuro dell'umanità è nuovamente incerto e dovranno agire per proteggere il mondo che hanno aiutato a costruire.
Formata una squadra di nuovi Parasite, i due adulti metteranno a disposizione le loro conoscenze e la loro esperienza per guidarli verso la battaglia, ma non tutto sarà facile per la nuova squadra e i ricordi di vecchi amici ritorneranno a galla dopo tanto tempo.
"Non credo che il caso possa andare così lontano... Forse il destino... E' così e basta. E ora noi dobbiamo prenderci cura di quei ragazzi!"
Genere: Azione, Science-fiction, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!, Triangolo, Violenza
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Tetsuya sapeva di dovere delle spiegazioni a Yuri, aveva aspettato un po' di tempo perché l'idea di affrontarla direttamente lo innervosiva e pensare che Yoshiki potesse venire a sapere che l’avrebbe incontrata di nuovo lo spaventata a morte. Ma non poteva lasciarla all'oscuro per così tanto tempo, cosa sarebbe successo se avesse scoperto tutto da sola? Anche lei era sua amica e avrebbe odiato perderla così!
Così, anche se tremendamente riluttante e terrorizzato dalle implicazioni ed effetti collaterali, decise che si sarebbe fatto coraggio e nella prossima uscita in città sarebbe andato dritto da lei a parlare. Tetsuya scoprì così che fosse estremamente facile allontanarsi dal gruppo se mostrava la giusta sicurezza e usava le parole adatte; i suoi amici erano sempre dispiaciuti di vederlo separarsi con così tanta impazienza, ma lo lasciarono andare. Solo Yoshiki rimase a fissarlo con sospetto, sapendo già dove fosse diretto. Ma Tetsuya non aveva tempo per preoccuparsi della sua avversione verso la gente della comunità, sperava solo che lo avrebbe compreso prima o poi.
Da quando aveva scoperto che la comunità del signor Nomu era una delle case dei "Figli," quel posto era diventato un po' più tetro per lui e dopo la sua ultima visita gli sembrava quasi di non appartenervi più; continuava a ripetersi che non fosse cambiato niente, eppure gli sguardi che riceveva ora gli sembravano più sospettosi quando passava accanto alla gente della comunità, e improvvisamente era diventato curioso di sapere cosa si dicessero tutti quanti quando si riunivano in quei gruppetti così anonimi; tremava al pensiero che qualcun altro avesse potuto assistere al litigio con Yuri nella piazza frontale traendo conclusioni affrettate, e fu in quel momento che Tetsuya ebbe una realizzazione agghiacciante.
Aveva detto a Yuri che le avrebbe spiegato tutto, ma se le nel frattempo avesse raccontato l'accaduto a Nomu o a qualcun altro? E se gli altri avessero deciso che lui non era più il benvenuto nella comunità dopo aver portato gente ostile tra loro, disturbando la quiete del luogo? Tetsuya era arrivato di fronte alla porta, ma proprio sul momento di posare la mano sulla maniglia per spingere si era impietrito a quel pensiero; se non fosse stato più parte della comunità, aveva rischiato di rovinare il proprio rapporto con Yoshiki e il resto della squadra per nulla e Yuri avrebbe potuto non volerlo neanche ricevere.
Sentì il sudore formarsi attorno alle tempie e iniziare a bagnargli il colletto della giacca; era una giornata calda, ma non così calda! Tutto quello era dovuto unicamente alla sua ansia, la paura di essere cacciato come un traditore, perché in fondo Tetsuya era questo: si era infiltrato tra i Figli senza essere totalmente onesto e adesso aveva rischiato di intaccare l'integrità di quel posto. Ogni singolo istante passato nella comunità rischiava di provocare danni irreparabili a sé, alla fede di quelle persone e alla reputazione di chi gli stava intorno. E nonostante tutto, dopo essere sceso a patti con quelle paure, decise che avrebbe preferito essere cacciato a male parole piuttosto che sparire per sempre senza mai avere la possibilità di spiegarsi. Così la sua mano si strinse nuovamente attorno alla maniglia e spinse, entrando nell'ampio atrio buio, attraversando quasi di corsa il corridoio leggermente affollato fino alla porticina sul retro, dove sperò di trovare una faccia amica.
Tetsuya si lasciò alle spalle i mormorii della gente raccolta per conversare, pregare e meditare; eccoli quei commenti appena sussurrati che non riusciva a percepire, accompagnati da quegli sguardi che lo congelavano e sembravano penetrargli nella mente come coltelli affilati, quelle reazioni che non riusciva a decifrare pienamente alimentando la sua paranoia, reazioni sospette a un comportamento a sua volta sospetto del ragazzo che se non altro poteva contare sulla propria reputazione da timido per sembrare un po’ più naturale. Quando fu finalmente in un luogo più appartato, il suo aspetto provato di cui nemmeno lui si era ancora reso conto fu finalmente notato dal gestore, il signor Nomu, che lo salutò un po' perplesso.
«Che succede? Sembra che tu abbia visto un fantasma.» Commentò mezzo ironico, alzandosi dalla scrivania e raggiungendolo per un saluto caloroso come era solito fare; finalmente un po’ di onesto contatto umano.
«Yuri… Yuri è qui?» Ansimò il ragazzo con gli occhi fissi, come se neanche vedesse l'uomo di fronte a sé.
«E' nel dormitorio, nella sua stanza. Non ha lavori da fare oggi e ha detto che avrebbe riposato un po'. E’ diventata un po' pigra ultimamente, quella ragazza…» Il signor Nomu si perse nel suo confabulare, distratto come sempre. «Non pensavo vi doveste vedere.»
Sorpreso da quel commento, Tetsuya scosse la testa. «Nossignore! E' soltanto che… E' da un po' che non la vedevo e passando da queste parti, ho pensato di venire a salutarla.» Si disse che sarebbe stato meglio non svelare troppo a Nomu prima di aver parlato direttamente con la ragazza; sembrava che Yuri avesse tenuto il segreto per sé, e questo avrebbe giocato a suo favore.
Nomu sembrò soddisfatto della risposta e diede una forte pacca sulla spalla di Tetsuya, che quasi non la avvertì neanche grazie al fisico allenato. «Mi fa piacere che voi due stiate andando tanto d'accordo! Allora vai pure a salutarla, magari riesci a farla smuovere un po'.»
Il signor Nomu concluse quella frase con una strizzata d'occhio a Tetsuya, che non intese pienamente il messaggio, ma si avviò comunque in gran fretta verso l'uscita. Per l'emozione che lo stava facendo andare fuori di sé neanche pensò al fatto che si stesse dirigendo verso la stanza di una ragazza in circostanze decisamente sospette.
Nella sua camera, Yuri era stravaccata sul letto con indosso solo una magliettona larga con sopra disegnato un cuore sbiadito e un paio di pantaloncini da spiaggia. Seguiva la televisione distrattamente e con lo sguardo andava a controllare con un po' di noia le pagine di una rivista che aveva già riletto tre volte. La sua concentrazione finì nella spazzatura quando, alla porta, un paio di colpi sordi batterono nervosamente facendola sussultare.
Gli occhi girarono verso l'entrata, un po' seccata. Aveva detto che non aveva voglia di uscire, ma forse Nomu aveva creduto che si sentisse male? Non voleva che qualcuno venisse a portarle cibo o medicine per controllare che stesse bene, ma le sembrava brutto ignorare completamente la porta. Non fece neanche in tempo a decidere sul da farsi, che i colpi ricominciarono accompagnati però questa volta da una voce, l'ultima che si sarebbe aspettata di sentire.
«Yu… Sono Tetsuya. Possiamo parlare solo un attimo?»
La ragazza cadde giù dal bordo del letto, un attimo prima tesa verso fuori a cercare di captare qualsiasi suono provenisse da dietro la porta. Si rialzò di corsa tentando di sistemarsi in fretta e furia, rendendosi conto troppo tardi di essere impresentabile e di avere ben poche alternative se non fare finta di non essere in casa, cosa che avrebbe voluto evitare anche a costo della propria reputazione con Tetsuya. Sospirò esasperata e raggiunse l’ingresso.
La porta si aprì velocemente, quasi come se qualunque cosa fosse dietro di essa stesse cercando di scardinarla, e Tetsuya si ritrovò davanti una Yuri stravolta e apparentemente in pigiama che lo fissò con occhi sgranati.
«Ehi.» Mormorò confusa.
«Ciao…» Ansimò a sua volta lui, dando una rapida occhiata all'interno della stanza. Perché lo fece? Si sentì molto invadente e anche lei dovette pensarlo perché cercò di sporgersi un po' di più dalla porta per mettersi in mezzo alla sua linea visiva.
«Che ci fai qui?» Domandò con voce tremolante.
«Ah, forse non avrei dovuto… Sarebbe stato meglio farmi annunciare, ma…»
«No, no, va bene! Sono solo sorpresa…»
I due ragazzi andarono avanti per qualche secondo parlandosi sopra e cercando di scusarsi ognuno per motivi diversi, finché Yuri non interruppe Tetsuya bruscamente e gli chiese per cosa fosse venuto.
A quel punto il ragazzo trattenne il respiro un secondo e la fissò come costernato. «Volevo chiederti scusa per l'altra volta… E dirti come stanno le cose.»
Yuri abbassò lo sguardo pensierosa per qualche istante, poi indietreggiò e facendosi da parte gli fece segno di entrare.
Tetsuya entrò nella camera guardandosi intorno incuriosito mentre lei raggiungeva il televisore per spegnerlo. Gli disse di sedersi e si scusò per il disordine, che però non disturbò minimamente Tetsuya; Yuri prese posto sul proprio letto mentre Tetsuya stava dall'altro lato della stanza, adagiato sulla sedia accanto al mobile che teneva la televisione e sembrò farsi più piccola, imbarazzata dallo stato in cui si era fatta trovare.
«E'… Un posto accogliente.» Mormorò il ragazzo sorridendo. Gli adesivi a forma di stelline sull'armadio aggiungevano colore a una stanza altrimenti molto essenziale, con pochi mobili e una finestra sola che si affacciava sul cortile nel retro della comunità; la stanza stessa era molto piccola e la presenza del letto a castello la rendeva ancora più angusta, letto che però era sfatto.
«Oh, non ti preoccupare, non ho una compagna di stanza. Non ci sono molti altri ragazzi e ragazze qui, abbiamo abbastanza spazio…» Lo rassicurò Yuri vedendo che Tetsuya si era fermato a fissare il letto in alto, ma poi il suo sguardo calò su quello dove lei era seduta e vide le lenzuola spiegazzate e disordinate, come se qualcuno avesse passato la giornata a rotolarcisi sopra, e il cuscino rivolto verso la parete e spinto a metà del materasso; forse era nell'interesse di Yuri non avere compagni di stanza, per potersi beare del proprio caos senza timore.
«Allora… Da dove comincio?» Mormorò grattandosi la testa. Si rese conto di non essersi preparato un discorso; aveva passato tutto il tempo a preoccuparsi della possibile reazione della ragazza e ora il suo silenzio rendeva il tutto solamente imbarazzante. Yuri strinse le spalle e lo guardò come se volesse dirgli che era stata una sua idea venire lì.
«Dimmi solo quello che ti senti di dire.» Borbottò alla fine.
E Tetsuya voleva dirle tutto. Così si fece coraggio e dopo aver preso un lungo respiro, partì dalla prima cosa che avrebbe fatto meglio a togliere di mezzo.
«Mi dispiace per come sono andate le cose l'altra volta, con il mio amico…» Yuri annuì, mostrando di ricordare molto bene quello spiacevole incontro. La vide portarsi un ginocchio al petto, un po' per nascondere i propri abiti disordinati e la scollatura della maglietta e un po' per avere qualcosa da fare con le mani, altrimenti troppo ansiose di muoversi. «Lui è… E' una brava persona, ma un po' difficile. E anche un po' presuntuoso a volte…»
Lei rise sommessamente, mostrando di non essersela legata al dito. «Mi ha colta alla sprovvista, non mi andava di farmi urlare in faccia in quel modo…»
«No, hai perfettamente ragione!» La assecondò Tetsuya. «E' solo un po'… Prevenuto.»
«In generale, o…?»
Tetsuya si schiarì la voce e gli venne da ridere, non sapendo proprio come rispondere. Ricordava quanto il suo amico avesse stuzzicato e fatto penare il loro compagno di stanza, prima che Kondō potesse smettere di considerarlo la sua nemesi, ma sapeva che normalmente Yoshiki non era così con qualcuno che aveva appena incontrato; l'eccessiva aggressività mostrata con Yuri era dovuta alla comunità.
«Lui non… Condivide le idee di questo posto.» Disse alla fine. «Quando ha scoperto che era qui che venivo, è stato difficile farlo calmare.»
Anche questa volta, Yuri sembrò aspettarsi quelle parole. Lo sguardo di rassegnazione che vide sul suo volto fece capire improvvisamente a Tetsuya quanto veramente fosse abituata a quelle cose.
«E' una cosa comune. Sai quante volte sono stata trattata con poco riguardo perché appartengo a questa comunità?» Disse lei evitando il suo sguardo. «Una volta era sopportabile, ma negli ultimi tempi la cosa è diventata più difficile…»
«Dici sul serio?» Domandò allibito lui, sentendosi fuori dal mondo; divenne rosso in viso e si sentì di troppo lì dentro. «Non ne avevo idea…»
«Ti ci abitui.» Tagliò corto lei. «Non li biasimo: anche io quando conobbi Nomu pensavo che le sue storie fossero solo scemenze… Lo penso anche ora, più o meno…»
«Tuttavia, l'astio del mio amico è dovuto anche a un'altra cosa… Hai presente l'I.P.U?» Continuò il ragazzo sapendo che ora arrivava la parte difficile del suo discorso e desideroso di chiuderla il prima possibile.
«L'Istituto per il Progresso dell'Umanità? Certo! Chi non li conosce?»
«Ecco, io e lui… Noi due siamo strettamente legati all'I.P.U.» Borbottò a testa bassa. «Inizialmente non sapevamo che cosa fosse questo posto; quando lo abbiamo scoperto, lui non l'ha presa proprio bene…»
Yuri ascoltò quelle parole senza obiettare, sembrò capire tutto senza problemi anche se si mostrò un po' perplessa. «Capisco. Insomma, siete i figli di qualche pezzo grosso o azionista che li sostiene? Francamente, direi che è più facile essere legati all'I.P.U. che non esserlo, visto come abbiano a che fare con tutto nel nostro mondo. E questo è abbastanza per renderci tanto diversi?»
«N-no! Non è una questione di rango sociale… Bé, forse un po' per lui, ma non credo che sia questo il caso.» Tetsuya volle cercare di spiegarsi meglio possibile, ma continuava a balbettare e a cambiare argomento. Alla fine Yuri fece spallucce.
«E allora qual è il problema? Perché da come ha reagito lui, si direbbe che noi dovremmo essere quasi nemici giurati!»
Ci fu silenzio per un momento. Senza volerlo, la ragazza aveva fatto centro; Tetsuya deglutì vistosamente e si chiese se sarebbe stato meglio far finta di niente oppure vuotare il sacco subito.
«Il punto è che… E' proprio così.» Sussurrò imbarazzato infine.
«Cosa significa?» Domandò lei più confusa che mai.
Questa volta la voce di Tetsuya divenne un sussurro, ma Yuri riuscì a captarla ugualmente. «Hai presente quei giganti che sono venuti fuori da sotto terra e che adesso stanno affrontando gli alieni in ogni dove sul pianeta?»
Per un secondo la ragazza rispose affermativamente come se niente fosse, distratta a cercare di seguire il discorso, poi il suo sguardo strabuzzò mentre nella sua mente collegava tutti i puntini, fino a sbottare un: «Porca miseria, Tetsuya!»
«Io e lui siamo stati selezionati per pilotarli…» Spiegò senza troppi giri di parole mentre Yuri si ripeteva, ancora più incredula.
«Porca miseria!» Si alzò di scatto per girare la chiave nella porta della stanza, poi raggiunse la finestra di corsa e chiuse le tende con urgenza. Voltatasi un'altra volta verso di lui, gli domandò: «Mi stai prendendo in giro?»
«Giuro che è tutto vero.» Mormorò lui scuotendo la testa.
«E hai pensato di venire qui… Nel luogo dove la gente venera gli alieni, a dirmi che tu ammazzi i suddetti alieni? Sei completamente impazzito? Che succederebbe se venissi scoperto?» Yuri continuò a muoversi per la stanza, visibilmente allarmata.
«Non avevo idea di che cosa fosse questo posto, sono capitato qui per caso e… Aspetta, vuoi dire che non sei arrabbiata?» Solo dopo un momento Tetsuya si rese conto che l'ansia mostrata dalla ragazza fosse per la sua incolumità.
Yuri lo squadrò da capo a piedi fermandosi un momento, poi scattò verso di lui dandogli dei colpetti veloci sulla fronte. «Ma certo che non sono arrabbiata!» Sbuffò. «Cioè, sono dispiaciuta che tu non mi abbia voluto dire la verità prima, ma capisco perfettamente che tu volessi tenerlo un segreto… Piuttosto, che vuol dire che non avevi idea di che cosa fosse questo posto?»
Tetsuya rimase in silenzio imbarazzato, le mani unite scesero a contorcersi dietro le ginocchia che sembravano tentare di nasconderle e un sorriso appena colpevole affiorò sulle sue labbra.
«Mi stai dicendo che con tutte le informazioni che hai sui VIRM, tutti i libri di storia da cui attingere e tutti i nemici che hai affrontato, l'architettura, i simboli e gli argomenti trattati in questo posto non ti hanno mai ricordato niente?» Yuri sembrava più delusa di quando Tetsuya le aveva chiesto di andarsene dopo aver incontrato Yoshiki.
«Io… Io non pensavo che esistesse veramente un posto così!» Borbottò il ragazzo per giustificarsi, ma la cosa suonò ancora più assurda. «Che tu ci creda o no, non ci avevano mai parlato dei Figli, fino a poco tempo fa.»
Yuri agitò le braccia incredula ma senza parole e Tetsuya strinse le spalle per tutta risposta.
«I nostri istruttori… Hanno sempre avuto una politica di tenerci al sicuro dai pericoli del mondo, in un certo senso…»
«Bé, avrebbero dovuto tenervi al sicuro mettendovi al corrente di una situazione piuttosto cruciale!» Sbottò lei mettendosi le mani sui fianchi. «Ma perché hai continuato a frequentare la comunità, quando lo hai scoperto?»
A quella domanda Tetsuya si sentì ferito, non credeva che Yuri potesse veramente essere così cinica dopo tutto quello che avevano passato assieme, ma le sue parole erano dettate solamente dalla preoccupazione nei suoi confronti. Il suo sguardo vacillò sul volto di lei come se per un momento volesse chiederle come potesse fargli una domanda simile, poi abbassò la testa con arrendevolezza.
«Questo posto… E' pieno di brava gente.» Mormorò costernato. Sapeva di aver corso un grosso rischio, ma non si era mai pentito di stare in mezzo a loro. «Qui mi sono sentito accolto, come se agli altri non importasse niente di chi o cosa fossi, o come vivessi… Volevo solo un gruppo a cui appartenere. Come avrei potuto andarmene senza dire nulla, dopo aver sviluppato queste relazioni?»
E anche se tremendamente preoccupata per lui, Yuri si ritrovò a concordare con Tetsuya. Lei conosceva benissimo quella sensazione di non avere un posto a cui appartenere, non poteva biasimarlo per aver cercato aiuto e comprensione al di fuori dei luoghi che avrebbe dovuto frequentare… Ma quello non era più un gioco, anche se la comunità di Nomu non era stata protagonista di nessun atto di violenza come era successo in altri posti, per lui frequentare i Figli sarebbe stato rischioso e prima o poi il suo nome sarebbe saltato fuori. Era solo questione di tempo prima che qualcuno lo riconoscesse, così come prima che l'I.P.U. si rendesse conto di dove stesse andando a cacciarsi.
«Non ho intenzione di smettere di vedervi!» Sbottò Tetsuya quando Yuri provò a dirgli che fosse arrivato il momento di chiuderla lì. Il verso di incredulità che produsse la ragazza fu qualcosa di estremamente comico e riuscì a spezzare la maschera di serietà indossata da lui, ma lei gli disse che non c'era niente da ridere.
«Sii ragionevole, Tetsuya!» Lo supplicò. «Devi pensare alla tua sicurezza, prima di tutto! Ci saranno altre persone a fare del bene, i volontari non spariranno di certo senza il tuo contributo…»
«Non si tratta di aiutare la gente. Cioè, un po' sì, ma non potrei abbandonare te e il signor Nomu dopo tutto questo…» Spiegò lui con calma, ricevendo un vistoso broncio da parte di Yuri. «Pensaci: è proprio quello che ci diceva lui. Siamo tutti uguali, no? Ho l'occasione di dimostrare a tutti – ai seguaci del Padre e all'I.P.U. – che siamo tutti solo persone, che le azioni dietro di noi parlano più di mille parole… E che tutti possono fare del bene.»
Yuri abbassò lo sguardo e si concentrò sulle proprie mani, unite e nervosamente intrecciate tra di loro, come a liberarsi di qualcosa che non riuscivano a far sparire.
«Ho bisogno di sapere che sarai dalla mia parte, Yu.» Mormorò alla fine Tetsuya. «Le persone di cui mi fido… Le persone a cui voglio bene, voglio solo che continuino a trattarmi come hanno sempre fatto. E' per questo che ti ho voluto raccontare la verità…»
Costernata, la ragazza chiuse gli occhi un secondo e tutta la tensione nel suo corpo, le mani strette assieme, le gambe piegate e puntante sul pavimento, la schiena irta a reggere l'ansia che la stava ormai sovrastando, tutto crollò per un attimo e Yuri sospirò.
«Tetsuya, ricordi quando ti ho detto che tutte le persone che vorrei veder ricevere il "perdono" ormai sono morte?» Domandò rimanendo in quello stato per un po'. Solo dopo aprì di nuovo gli occhi e andò a soffermarsi con lo sguardo sul ragazzo di fronte a sé. «Ora non più. Ora ho qualcuno per cui pregare, voglio vederti al sicuro… Non potrei mai voltarti le spalle! Ma sono molto preoccupata.»
Tetsuya si sentì strano dopo aver ricevuto quella dichiarazione indiretta, un testamento all'affetto di Yuri che non poteva che sottoscrivere in pieno. Tuttavia sapeva che, assieme a tutto il calore che portavano con sé, quelle parole avevano anche una grossa responsabilità.
«Ho paura al pensiero che tu sia là fuori… A rischiare la vita ogni giorno, ma è un rischio che hai deciso di accettare per il bene di tantissima gente. E' qualcosa da cui non ti posso difendere e va bene così. Ma ogni volta che vieni qua corri un rischio enorme! Ti esponi di tua volontà a una comunità che potrebbe rivoltarsi contro di te in qualsiasi momento… Ed è un rischio da cui potresti stare lontano, ma hai deciso di prenderlo ugualmente a causa mia.» Si interruppe di colpo, troppo spaventata al pensiero di essere il motivo per qualunque brutta cosa che potesse succedere al suo amico da lì in poi. E a quel punto Tetsuya allungò una mano e gliela posò su un ginocchio, sorridendole con dolcezza.
«Andrà tutto bene. E' andato tutto bene fino ad ora, perché dovrebbe succedere qualcosa proprio adesso?»
E per quanto Yuri sentisse che ci fossero mille ragioni per contestare quel ragionamento, non ne trovò nemmeno una. Forse era semplicemente egoista e non voleva perdere la compagnia di Tetsuya; lui era la prima persona con cui era riuscita veramente a fare amicizia e a sentirsi completamente a suo agio, non voleva perderlo! Ma valeva davvero la pena di fargli rischiare così tanto?
«Vedrai, Yu! Saremo degli eroi, risolveremo tutto quanto insieme!» Non era mai stato così ottimista, non sapeva neanche lui cosa gli fosse saltato in mente. Sapeva solo che non era disposto a ritrattare la sua posizione, non avrebbe fatto un passo indietro. Si sentiva un folle, eppure era contento di ciò: aveva imparato a prendere decisioni sicure e a fare le cose dopo averci pensato mille volte, eppure anche se sapeva quanto fosse rischioso continuare in quella direzione non voleva tirarsi indietro. In fondo aveva fatto tante cose rischiose da quando era diventato un Parasite, non poteva essere tanto peggio anche se non era a bordo di Gaia…
«E poi devo ancora guadagnarmi la "vita eterna," no?» Scherzò lui tirandosi nuovamente indietro. «Non posso lasciare tutto il lavoro a te!»
Yuri lo scacciò con il sorriso e gli disse di non montarsi la testa. «Un babbeo come te non potrebbe mai ottenere il perdono, sei troppo tonto!» Gli rispose a tono.
Per un attimo le loro risate riempirono quella stanza, scacciando la tensione che li aveva afferrati fino a quel momento; perché adesso arrivava la parte difficile: far finta di niente, comportarsi come sempre e lasciare da parte la paura di causare il caos con una sola parola fuori posto. Avrebbero dovuto rifletterci bene, decidere come muoversi d'ora in avanti, ma anche se entrambi erano preoccupati, sapevano che avrebbero potuto contare l'uno sull'altra.
   
 
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