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Autore: niny95    09/04/2024    0 recensioni
Il Detective Roger Jones, vive a Seattle con la moglie Eloise e la figlia Alice, quando la situazione con Eloise diventa insostenibile decide di andare a Storybrooke nel Maine a chiedere aiuto a suo fratello Killian.
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Killian Jones ha tutto quello che si può desiderare dalla vita, il lavoro che ha sempre sognato, una moglie che ama infinitamente e due splendidi figli Henry e Hope.
Quando suo fratello gemello irrompe improvvisamente nella sua vita insieme alla figlia Alice la sua vita cambia improvvisamente.
Cosa cambierà nelle vite dei due fratelli?
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Dal testo:
«Abbiamo un po’ di problemi, possiamo entrare?» chiese Roger con voce cupa.
Killian abbassò lo sguardo nelle valigie strette tra le loro mani «Il genere di problemi che ti fa lasciare la città?» sbottò.
«Killian siamo in viaggio da tre giorni, tutto quello che ti chiedo è un po’ di compassione.» chiese Roger con voce flebile.
«Roger, ti ho avvertito riguardo a quella donna, quindi cosa vuoi che ti dica adesso?» chiese Killian con voce dura, ma si spostò facendo passare i due.
[I paragrafi relativi a Roger, Eloise e Alice sono stati modificati]
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Henry Mills, Hope Jones, Killian Jones/Capitan Uncino, Tilly/Alice
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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 Capitolo 15 
  
 Emma avrebbe dovuto prevederlo. 
 Era stata così stupida, ma si era aggrappata all'idea che, anche se era passato tanto, troppo tempo, i suoi genitori l'amassero comunque. la realtà dei fatti le era piovuta addosso, quasi soffocandola, quella mattina, quando aveva raggiunto la stanza che Ingrid e James avevano affittato da Granny’s: non era solo vuota, era stata letteralmente svuotata, perfino le lenzuola erano state cambiate. E quando aveva chiesto a Granny lei le aveva confermato quello che la prima impressione e aveva suggerito ma che si rifiutava di accettare: la coppia se n’era andata. E no, non avevano lasciato nessun messaggio per lei, non un biglietto, né un messaggio orale da riferirle. 
Era stato solo grazie a Roger se non era caduta letteralmente a pezzi: l'uomo si era limitato a stringerla a sé, lasciandole il tempo di sfogarsi, finché lei poco dopo non si era scostata, asciugandosi velocemente le lacrime «Basta, non se lo meritano» aveva detto infine. 
Poi aveva acceso il computer: se almeno fosse riuscita a trovare quel dannatissimo ladro tutti ne avrebbero giovato e si sarebbe tolta quell'enorme peso di dosso, pensò mentre scandagliava vari giornali, come Roger le aveva suggerito giusto qualche giorno prima. 
Era talmente persa nei suoi pensieri che quando si vide mettere sotto al naso un muffin al cioccolato per poco non sobbalzò. Roger sorrise passandole pure il solito bicchierone di caffè di Granny's «Mi sembrava che ne avessi bisogno!» spiegò alla muta domanda della cognata.  
Evidentemente, era talmente assorta nei suoi pensieri e nella collera, da non essersi accorta che Roger era uscito. 
Emma guardò per qualche minuto sorpresa il cognato, non aspettndosi un gesto del genere, poi sorrise, grata «Grazie, ne ho proprio bisogno» disse addentando con gusto il muffin. 
Poi, mentre scavava nei meandri di internet la sua attenzione fu catturata da un’edizione del Daily News di New York:
Arrestato a Portland Nick Price.
 
 L'uomo fermato per eccesso di velocità appariva nervoso, cosa che ha insospettito i carabinieri che hanno chiesto di controllare l'auto trovandovi dentro un famoso quadro. 
Emma si lasciò sfuggire un gridolino liberatorio «Abbiamo il nostro uomo!» esclamò, leggendo velocemente l'articolo a Roger che annuì d'accordo «Sì, sembra proprio essere lui» 
Emma alzò la cornetta pronta a chiamare la polizia di Portland, quando il telefono squillò «Detective Jones, buongiorno!» rispose con un cipiglio interrogativo. 
«Buongiorno, sono il detective Sparks. La chiamo per quanto riguarda l'arresto di Nick Price.» rispose la voce all'altro capo del telefono 

Henry stava aspettando al Granny's, tamburellando con una mano sul tavolo; Ivy gli aveva scritto poco prima, chiedendogli di incontrarla al diner perché aveva necessità di parlargli. 
La ragazza arrivò poco dopo, si sedette di fronte a Henry e bevve subito un sorso della cioccolata calda che il ragazzo aveva ordinato per lei poco prima, poi prese parola «Okay sarò diretta: Henry non posso aspettare per l'eternità una tua risposta» 
Henry sospirò, si aspettava che il motivo di quell'incontro fosse quello, eppure nonostante questo ebbe bisogno di qualche minuto per pensare alla sua risposta, minuto che si prese bevendo anche lui qualche sorso della sua cioccolata calda «Hai ragione, ma non so che risposta darti» e pensando a quello che gli aveva detto Alice qualche giorno prima continuò «mi piace passare il tempo con te, mi piace la tua compagnia ma … non so dirti se quello che provo per te è semplice amicizia o altro» 
Ivy annuì, dimostrando di aver compreso perfettamente quello che il ragazzo stava dicendo «Allora fai una prova!» esclamò per poi spiegare bene quello che intendeva «Esci con me per un mese: se quello che provi per me è semplice amicizia, lasciamo perdere e amici come prima, se invece al contrario così non fosse, possiamo provare a trasformare qualunque cosa ci sia tra di noi in … altro» 
Henry guardò sorpreso l'altra ragazza, in effetti quello che Ivy gli proponeva non era affatto una cattiva idea «Ci sto!» fu infatti la sua risposta.  

   
Alla fine, Eloise era arrivata alla conclusione che, in fin dei conti, Helga ed Elsa non avevano del tutto torto: prendere l'auto di suo padre era la soluzione migliore per raggiungere Storybrooke in breve tempo. 
Così, aveva aspettato che l'uomo si addormentasse e solo quando aveva sentito il suo lieve russare era sgusciata fuori lentamente – stando ben attenta a non fare rumore con i bagagli – poi si era fermata qualche minuto a cercare la pistola di suo padre – solo per precauzione, non aveva davvero intenzione di usarla! – e aveva scritto un breve messaggio in modo che l'uomo non si preoccupasse troppo. 
Circa mezz'ora dopo, però, il senso di colpa iniziò a farsi sentire. 
Helga, seduta accanto a lei, le posò lievemente una mano sulla gamba «Hai fatto la scelta giusta, papà capirà»  
Eloise fece spallucce «Magari avrei dovuto chiedergli» bisbigliò. 
«Sai bene che papà non sarebbe mai stato d'accordo» cinguettò Elsa. 
Eloise annui, ma nonostante sapesse che quello che le stava dicendo sua sorella fosse vero, il senso di colpa non si dissipò.  
Helga sorrise verso la sorella «Su dai, pensa solo al fatto che tra poco rivedrai Roger!» Eloise annuì nuovamente e, in effetti, quel pensiero la fece stare subito meglio. 

 Quando Nick Price venne portato a Storybrooke aveva un'aria strafottente, evidentemente, o almeno stando al voluminoso fascicolo che il detective Sparks aveva consegnato ad Emma, quella non era la prima volta che veniva arrestato e la cosa non lo intaccava particolarmente. 
E mantenne il suo atteggiamento anche quando iniziò l'interrogatorio. Il ragazzo, perché di questo si trattava, non aveva più di ventidue anni, continuava, però, a stare in religioso silenzio. 
Emma sbuffò, quella situazione cominciava a essere insostenibile «Hai idea di quanto rischi? Sei ancora giovane vuoi davvero sprecare i tuoi migliori anni dietro le sbarre?» evidentemente Emma aveva appena premuto i pulsanti giusti perché l'espressione di Nick mutò quasi impercettibilmente, sospirò lievemente e poi iniziò a parlare «Sentite non ho rubato io quel quadro, io mi occupo di rivendere i quadri che, a sua volta, vengono venduti a me. Mi rendo conto che con queste parole non miglioro di molto la mia situazione, ma ecco … non sono io quello che cercate!» 
Emma annuì comprensiva «Bene allora, dimmi pure il nome di chi ti ha venduto il Van Gogh» 
Nick sembrò quasi farsi più piccolo, come se avesse paura di qualcosa «Andrà tutto bene, non permetteremo ti succeda alcunché» lo rassicurò Emma vedendo lo stato d'animo del ragazzo. 
Nick a quel punto sospirò «Sono due, marito e moglie: Ingrid e James Fisher» 
«Cosa? Sei sicuro?» chiese Emma al sentire i nomi dei propri genitori, Nick annuì ed Emma si chiese come aveva potuto essere così stupida, avrebbe dovuto immaginarlo! Ecco perché erano scappati con la coda tra le gambe senza lasciare neanche un messaggio. Si sforzò di mantenere la calma prendendo profondi respiri. 
«Ehi!» la voce di Nick la riportò con i piedi per terra «Vuol dire che mi ridurrete la pena?» 
Emma fece spallucce «Vedremo» disse lasciando la stanza degli interrogatori poi chiamò la polizia delle città vicine chiedendogli di prestare attenzione ai due, raccomandandoli del fatto che potevano aver usato nomi falsi, erano passati solo due giorni da quando avevano lasciato Storybrooke,  non potevano essere lontani! Fece le stesse raccomandazioni anche ai suoi uomini e poi suo malgrado attese.  

 
Stava andando tutto liscio, forse troppo rifletté Ingrid, dopo aver venduto il quadro erano andati spediti pronti a lasciarsi quella storia alle spalle il più velocemente possibile. 
Eppure nonostante, inizialmente, l'euforia l'aveva avvolta come una calda coperta, adesso un senso di inquietudine la invase. Non disse nulla per non preoccupare il marito, ma quel senso di inquietudine non accennava ad affievolirsi e anzi aumentò non appena oltrepassarono l'ingresso di South Portland.  
Quando dopo poco la macchina fu fermata e, nonostante, i documenti falsi, l'agente pregò lei e James di seguirli in centrale senza opporre resistenza, Ingrid voleva dirsi sorpresa, ma la verità era che una parte di lei non lo era affatto. 
Fu sorpresa, però, di non essere condotta alla centrale di South Portland ma in quella di Storybrooke. 
Quando l'agente li fece entrare in stazione, non prima di averli ammanettati ovviamente, Ingrid non sapeva cosa aspettarsi, ma sicuramente, lo sguardo imperscrutabile che le riservò Emma, non era tra questi. La donna, infatti, non disse nulla, si limitò a ringraziare con un cenno del capo l'agente, prima di indicare la stanza degli interrogatori.  
Ingrid si lasciò cadere elegantemente sullo sgabello, non appena la porta fu aperta, sospirò, onestamente poteva davvero biasimare la donna dopo il modo meschino in cui lei e James l'avevano ingannata? 
Tuttavia i suoi pensieri non ebbero modo di proseguire oltre, perché Emma entrò una decina di minuti dopo. 
Per un paio di minuti non disse nulla limitandosi a fissarli, poi dopo aver preso un profondo respiro disse: «Siete almeno davvero i miei genitori?» 
James ghignò maligno «Cosa vuoi che ti rispondiamo, dolcezza? Sfruttare le debolezze altrui è il nostro lavoro» 
Ingrid gli diede una gomitata, non era il caso di prolungare quell'agonia «No» scosse la testa «Abbiamo letto in un articolo che eri orfana, era la copertura perfetta» disse con voce lieve. 
Emma non rispose, ma Ingrid si accorse come le sue mani iniziarono a tremare. Poi la porta si aprì violentemente ed entrò Roger, evidentemente l'uomo era rimasto a guardare tutto il tempo, posò una mano leggera sulla spalla di Emma «Vai a casa» disse comprensivo «Continuò io» Emma lo guardò per qualche minuto sorpresa, poi annuì velocemente cedendo il posto al cognato. 

 
Killian capì che qualcosa non andava non appena la porta si aprì, non era da Emma tornare a casa a quell'ora, non da quando era iniziata tutta quella storia del quadro. Ma bastò vedere l'espressione della moglie per avere la certezza dello stato d'animo della moglie. Fece una carezza alla zazzera bionda di Hope che stava aiutando a fare i compiti  – ma che al momento stava colorando – «Continua pure in camera tua, tesoro» disse, prima di concentrare la sua attenzione alla moglie «Cos'è successo?» chiese, mentre con la coda dell'occhio guardava Hope raccattare velocemente le sue cose. 
Emma si lasciò andare svogliatamente «Mi hanno mentito per tutto questo tempo» borbottò a denti stretti. 
Killian si sedette accanto a lei mettendole un braccio attorno alle spalle, «Chi?» chiese poi inarcando un sopracciglio. 
«Ingrid e James» rispose Emma «i miei "genitori"» aggiunge poco dopo virgolettando la parola genitori
Il sopracciglio di Killian si inarcò nuovamente ed Emma spiegò «Non sono mai stati i miei genitori, tutto quello che volevano era il dannato quadro» qualche lacrima iniziò a scorrere lungo le guancie della donna «Sono stata così stupida … ho pensato che anche se sono passati molti anni la mia famiglia non mi aveva mai dimenticato e mi amasse almeno un po'» bisbigliò. 
«Ma la tua famiglia ti ama infatti: hai me, i nostri bellissimi figli e pure Roger e Alice. Non hai bisogno di quei tizi che ti hanno abbandonato!» esclamò Killian confortandola. 
«Sì, però …» iniziò Emma. 
«Lo so, fa male ma aggrappati a me, lascia uscire tutto» rispose Killian, e dopo poco la moglie lo assecondò stringendolo in un abbraccio e lasciando che le lacrime scorressero lentamente. 

 
  Era stata una giornata strana; Roger, dopo aver preso il posto di Emma, aveva provato a lungo a continuare l'interrogatorio ma, sembrava che dopo quelle poche  parole dette ad Emma i due trafficanti d'arte si fossero chiusi in sé stessi, Roger infatti non era riuscito a cavare un ragno dal buco. Ma del resto, cosa mai avrebbero potuto dire due noti trafficanti d'arte per giustificarsi? Così, infine, Roger li aveva rispediti in cella senza troppe cerimonie. 
Tutto sommato la giornata non era stata piena, sì aveva dovuto compilare diversi moduli, in più Regina era passata a controllare la situazione – la donna non aveva fatto il minimo accenno all'assenza di Emma, probabilmente capendo totalmente che in quello stato d'animo lo sceriffo non avrebbe potuto lavorare come si deve – ma nonostante tutto, quando Roger lasciò la stazione si sentiva stanchissimo come se non dormisse da giorni. 
Sospirò, prendendo il cellulare per controllare l'ora, ma proprio in quel momento iniziò a squillare, Roger strabuzzò gli occhi non appena lesse chi lo stava chiamando: William
Che fosse successo qualcosa ad Eloise? «Pronto?» rispose nascondendo a malapena la preoccupazione. 
Purtroppo, però, William non fece niente per quietare la preoccupazione del genero, perché infatti esordì con un sonoro «Roger, Eloise ha preso la mia macchina, dice che sta venendo da te!» Roger spalancò la bocca ma non ebbe modo di dire nulla perché l'uomo aggiunse «E … credo che … credo che abbia preso anche la mia pistola.»  
Dopodiché piombò il silenzio e Roger rimase lì, a pochi passi dalla stazione senza la forza di muoversi. 
 
 
 Note: Ebbene dopo mesi eccomi ad aggiornare questa long! Come potete vedere ormai manca davvero pochissimo, due capitoli tecnicamente. Non dovrei metterci troppo, l'idea di concentrarmi solo su lei e l'altra long c'è, tutto dipende se riesco a non farmi distrarre da altro XD
Mi rendo conto che la situazione di Ingrid e James possa essere affrettata, ma parliamoci chiaro, questa long è nata sotto una cattiva stella ed è stata rimaneggiata tantissimo, ma ciononostante voglio comunque tanto bene a questa long e ci tengo a darle una degna conclusione, spero che comunque non dispiaccia troppo neanche a voi.
A prestissimo!
Niny

 
 
 
   
 
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