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Autore: Hanairoh    19/09/2009    1 recensioni
Ambientato durante New Moon. Dopo il college, Bella avvia una brillante carriera musicale assieme ad alcuni nuovi amici, ognuno coi propri segreti inconfessabili. Ma non sanno che il più grande e terribile di tutti è proprio quello di Bella, più decisa che mai a nasconderlo a tutti...o quasi.
Genere: Romantico, Triste, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Hello, guys, how are you? Io stupendamente, anche perché ho passato l'esame e ora sono al secondo anno ^^
Questa storia (che reputo la migliore che abbia scritto finora) è nata quasi per scherzo ed è in cantiere da parecchi mesi. VI AVVISO CHE NON SO CON QUANTA FREQUENZA POTRO' POSTARE! SICURAMENTE PER I PRIMI CAPITOLI 6 O 7 NON DOVRETE ASPETTARE MOLTO, MA DAL DECIMO IN POI LE COSE SI COMPLICANO IN QUANTO LA STORIA ENTRA NELLA SUA PARTE CENTRALE.
A me personalmente piace, sia per l'originalità della trama (scusate la poca modestia) e sia per lo stile da me adottato: vi dico adesso che ci troverete qualche parolaccia e non mancheranno delle espressioni volgari. Ho sempre pensato che la Bella di zia Meyer sia troppo educata...Insomma cara, hai diciassette anni e neanche una parolaccia se non "merda". E poi ho dovuto sviluppare nuovi personaggi con le loro storie e cercare di farci entrare i nostri vampiri nel mezzo, altrimenti avrei scritto una ff originale (e non è escluso che lo faccia).
Un'ultima cosa: nel corso della storia troverete testi e citazioni presi da acuni brani della mia band preferita, i Nightwish, a cui mi sono ispirata per scrivere. Perciò i copyright sono ESCLUSIVAMENTE loro (per le canzoni) e della Meyer (per i personaggi). Luoghi e cose descritte sono assolutamente reali, mentre altre no. Inoltre, troverete alcuni elementi chiaramente presi dalla vita dei Nightwish e dei loro membri. Non voglio in nessun modo criticare le loro scelte, questa ff l'ho scritta PER PURO DIVERTIMENTO.
Chiarito questo, direi che possiamo procedere.
 
 
Kuolema Tekee Taiteilijan
 
 
 
 

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“E che palle, ma vuoi stare attento?!”.
  Alzai gli occhi al cielo. Eccoli che ricominciano…
“Matt, non rompere”, borbottò Brian con la voce affaticata dallo sforzo. La vena sulla tempia pulsava, ma non era per la fatica di sollevare gli strumenti.
“Vedi tu di non rompere quelle casse. Ci servono per stasera!”.
“Lo so, microcervello, non c’è bisogno che me lo ricordi”.
 Combattendo contro il desiderio improvviso di buttare i gemelli giù dal palco, riabbassai lo sguardo sulla Fender Stratocaster che stringevo tra le mani. Rischiavo seriamente di fracassargliela sulla testa. La troupe dei tecnici incaricati di montare l’impianto elettrico e audio scorrazzavano per il palco e ci ignoravano bellamente. Sapevano sopportare.
“Poppanti”, commentò Mischa al mio fianco tamburellando distrattamente sulle cosce con le bacchette. Annuii con un cenno del capo.
 Robert si lasciò cadere per terra al nostro fianco col respiro affannato, la fronte imperlata di sudore.  “Non ce la faccio stasera, sono troppo stanco!”, si lamentò.
“Come se tu avessi fatto molto…”.
“Guarda che quelle dannate casse sono pesanti, non è facile sollevarle”.
“E basta, smettetela!”, esplosi mettendo brutalmente via la chitarra. “Prima i gemelli e poi voi, comincio ad avere mal di testa!”.
Robert farfugliò qualcosa che suonava come ‘aspirina’.
“Robert, sai dove finiranno le tue aspirine se non taci? Te le ficcherò da qualche parte, e stai pur certo che non si tratta della gola”.
Mischa scoppiò a ridere e inevitabilmente Robert la seguì. Anche io non trattenni un sorriso.
Uno dei gemelli, Brian, mi chiamò dall’altra parte del palco; o meglio, strillò il mio nome neanche fossi a cento metri. “Bellinaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!”.
Povero il mio timpano. “Perché urli, scemo? Ci sento benissimo, non sono sorda!”. Non ancora, aggiunsi mentalmente.
Robert mi guardò malissimo. Lo ignorai.
“Primo, urlo per tenere le corde vocali allenate. Secondo, dove vuoi il microfono? A destra no, ci sta quel coglione che si spaccia per mio fratello…”.
“Spesso mi chiedo se non ci sia stato uno scambio di culle in ospedale”, borbottò il diretto interessato.
“…e a sinistra Mischa e i suoi meloni si prendono tutto lo spazio insieme alla ba…AHIA!”.
Una delle bacchette aveva spiccato il volo in direzione di Brian e lo aveva colpito sotto l’occhio sinistro. Mischa invece era in piedi con l’altra bacchetta ben stretta nella mano sollevata come pronta a colpire di nuovo.
“Parla ancora e giuro che ci ritroveremo a dover cercare un sostituto per stasera”, ringhiò.
Brian sbuffò. “Si, e dove lo trovate un chitarrista bello e talentuoso come me?”, continuò massaggiandosi la parte lesa.
“E io chi sono, il postino?!”.
“No, Rob, sei solo il secondo vocalist, il vicino in pratica”.
Avrebbero continuato per un bel po’ se non fossi intervenuta. Per il nervosismo sbagliai un accordo e le corde produssero un suono stridulo e violento.
“Vi conviene smetterla”,  abbaiai fulminandoli con lo sguardo. “Uno, perché mi fate peggiorare il mal di testa, secondo perché se continuate distruggete gli strumenti e terzo, perché tra… quattro ore precise si apre ufficialmente il Tour! Quindi direi di alzare le chiappe, finire il lavoro e andare a cambiarci”.
Mischa si alzò flettendo le gambe come prima di una gara. E, in un certo senso, era quello che stavamo per fare.
“Okay, allora vado dietro a vedere come procede l’impianto d’illuminazione”. Sparì dietro le quinte con uno svolazzo della gonna color vinaccia.
Mi alzai anche io. “Quasi quasi vado con lei…”.
“Eh no, cara, tu rimani qui”, esclamò Robert rimettendomi seduta. “Devi ancora accordare la mia adorata Jackson e finire di acconciare la tua”. Sghignazzò. “Divertiti”.
“Ma non puoi farlo tu?”.
“Devo andare da quei due imbecilli, o finiranno di rompere tutto”.
“A volte mi chiedo dove abbiamo trovato il coraggio di far firmare loro il contratto con la casa discografica…”.
“Me lo chiedo anche io”.
  
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