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Autore: Khailea    19/04/2024    0 recensioni
Un'avventura action con trame avvincenti e personaggi unici e caratteristici!
Saghe appassionanti e ricche di colpi di scena, special divertenti e di ogni genere!
Unisciti alle stravaganti avventure degli studenti della Werewolf Shadow!
I personaggi di cui si parla in queste storie sono inventati da un gruppo di role chiamato Werewolf's Shadow 2.0.
Questo è il secondo progetto di fiction scolastica del gruppo fatto con l'approvazione dei suo componenti.
Non ci sono collegamenti con il precedente progetto e la trama é molto diversa.
Il logo del lupo appartiene al nostro gruppo esattamente come i personaggi e l'ambientazione.
Se volete unirvi a noi potete fare richiesta qui https://www.facebook.com/groups/660949357417726/members/
Genere: Azione, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La testa di Wyen girava come mai prima d’allora. Era successo tutto così rapidamente che non poteva quasi crederci.
Lacie aveva ammesso che lei era la sua ragazza, di fronte a tutti, di fronte ad Astral!
L’impeto sincero della ragazza l’aveva sempre affascinata ed attratta, ma doveva ammettere che in quell’occasione l’aveva presa completamente in contropiede, ciononostante la gioie di Wyen era perfettamente visibile sul suo volto.
-Nyahaha, sei tutta rossa Wyen.- ridacchiò divertita Lacie, stringendo la mano dell’altra affettuosamente.
Anche lei in verità aveva un chiaro rossore sulle guance.
Wyen le strinse più forte la mano, distogliendo lo sguardo con il cuore che le batteva a mille.
Non erano sole, c’erano anche i suoi fratelli lì, qualche metro più in là, ed il solo pensiero di cosa stessero pensando in quel momento la riduceva al colorito di un pomodoro.
I suoi pensieri comunque erano ben più esagerati della verità, perché né Daimonas o Lehar stavano pensando nello specifico a lei.
Naturalmente una buona parte di Daimonas era felice per Wyen, ma la notizia che lei e Lacie stessero assieme gliel’aveva già data da tempo, quindi non era stata una particolare sorpresa. La scena l’aveva intenerito, ed era certo che Lacie fosse un’ottima compagna per la sorella, ma al momento doveva anche concentrarsi sugli odori presenti nel corridoio, e sul ricordo di quello di Yume e Nadeshiko.
Lehar, dal canto suo, era praticamente nella stessa posizione, anche se personalmente la scena non lo aveva intenerito gran che.
La sorella naturalmente poteva unirsi a chi voleva, ma scegliere un umano aveva certamente le sue conseguenze, dettate dalle nature radicalmente diverse del loro essere. La curiosità rimaneva il sentimento maggiore però; un discendente della stirpe del Sommo Alastor che sceglie di perseguire questa strada, cosa ci fosse in un qualsiasi essere umano qualcosa di tanto speciale da legarla a tal modo.
Non stava a lui comunque decidere al posto della sorella, e la questione scivolò rapidamente in un angolo della sua mente.
-È stata una buona idea quella di entrare senza l’uso della forza.- disse all’improvviso Daimonas, attirando l’attenzione del fratello.
-Era la strategia più efficace.- ribadì lui, affermando l’ovvio, ma d’altronde non capitava spesso che parlassero tra loro, soprattutto con toni pacifici.
Di contro, anche Daimonas per una volta avrebbe voluto parlargli di più, ma non sapeva onestamente come.
Dirgli semplicemente “bravo, ti stia impegnando!” sembrava molto una presa in giro, tuttavia riconosceva che rispetto a prima ci fosse un certo impegno da parte sua, soprattutto nel modo di trattare gli altri.
-Non sembrano esserci tracce qui.- concluse Lehar, quando raggiunsero l’altro capo del corridoio.
-Non abbiamo ancora finito di controllare il piano nya!- protestò Lacie, volendo più approfittare del momento per continuare a tenere Wyen per mano.
-L’ascensore è l’unico modo che i clienti possono usare per salire, come abbiamo appurato. Dentro la traccia c’è ma fuori no, e questo corridoio è l’unico gli si connette direttamente.- spiegò calmo Lehar, tornando già indietro.
-Oh nya.-
Anche Lacie dovette ammettere che come logica era inattaccabile, e se aveva ragione e le due erano più in alto, avrebbero solo risparmiato tempo a muoversi a questo modo.
-Abbiamo ancora molti piani da controllare, saremo più fortunati.- la rassicurò Daimonas, decidendo di ascoltare Lehar, tornando indietro assieme a lui.
Wyen e Lacie erano rimaste indietro rispetto a loro, solo perché il passo delle due non era affrettato come quello dei ragazzi, ma di colpo Wyen si fermò, senza dire nulla e fissando il pavimento.
-Che succede nya?- le chiese Lacie preoccupata.
Wyen non rispose, facendo fremere il cuore della compagna, ma solo fino a quando le mani della giovane non andarono a posarsi sulle sue guance, ed il viso si fece sempre più vicino a quella dell’altra, fino a quando le loro labbra si incontrarono, e le parole non servirono più.
Il bacio era morbido, ma ricco di sentimento, e Lacie ne fu talmente travolta da non riuscire a muovere, un muscolo, almeno per i primi secondi, poi chiudendo gli occhi anche lei si lasciò andare al bacio, sorridendo felice e stringendo Wyen a sé.
Daimonas e Lehar avevano continuato a camminare, assicurandosi di non voltarsi, pur avendo notato quanto era successo, e di questo Wyen era profondamente grata ad entrambi. Quando il bacio cessò era completamente rossa, ma felice come non mai.
Lacie, come lei, non riusciva a smettere di ridere, e si godette appieno quell’abbraccio, riprendendo la mano della ragazza prima di tornare a camminare e raggiungere gli altri, un dettaglio però fu palese appena arrivarono.
-Dov’è Ailea?- chiese difatti Daimonas preoccupato.
-Ha deciso di fermarsi in una di queste stanze.- spiegò Seraph. -È al sicuro.-
Il suo tono era amaro, ma sapeva che era vero.
-Torneremo a prenderla quando avremo finito tutto.- annuì Astral, Daimonas però non era affatto felice all’i dea di lasciarla indietro a quel modo.
Fino ad ora erano stati fortunati, ma non avevano ancora trovato Nadeshiko e Yume, e tutto poteva succedere. Se le cose si fossero messe male sarebbe stato difficile recuperarla e scappare.
Seraph lesse facilmente i pensieri nel volto del ragazzo, e sorrise amara sotto la maschera. -È inutile che provi a convincerla.-
Non potevano costringerla a fare nulla, almeno non più di quanto stessero già facendo.
-Vogliamo far stare qui qualcuno vicino alla porta?- chiese Rahu, per la gioia di Ryujin, già pronto a proporsi assieme a lei.
-Posso restare io.- si propose Alexander. -Potrebbe restare anche Sammy.-
Era più un incentivo, ma effettivamente sarebbe stata una buona scelta; Sammy fino ad ora era stata costretta a nascondersi tutto il tempo, lasciarla in camera con lui ed Ailea le avrebbe dato modo di sgranchirsi un po’ le gambe senza il timore di essere vista.
-Dividersi ulteriormente non porterebbe a nulla di buono.- intervenne Lehar. -Già così è una pessima idea, ma immagino nessuno di voi abbia intenzione di costringerla a seguirci.-
-Non sarebbe giusto.- annuì Hope.
-Ma fino ad ora è stata una possibilità che avete preso in considerazione.-
Una spada trafisse il petto di tutti i presenti, la vergogna ed il senso di colpa tornarono rapidamente a galla, come per alcuni l’ostilità nei confronti di Lehar.
-È un po’ più complicata di così.- disse infatti Zell.
-Cosa vuoi ne capisca tanto.- alzò gli occhi al cielo Ayame, ricevendo però una rapida occhiataccia da Daimonas.
-Ha ragione però, ma anche Zell ha ragione.- intervenne, a difesa sia di Lehar che dei suoi amici. -Ne abbiamo già discusso abbastanza, ora dobbiamo andare avanti.-
Non solo metaforicamente, ma anche letteralmente.
-Ben detto.- concordò Lighneers, premendo il pulsante per l’ascensore. -Si sale ancora.-
-C’è chi scende e c’è chi sale. Noi saliamo.- gli fece eco Jack, entrando prendendo per mano Daimonas.
Sapeva non fosse semplice per lui lasciare lì da sola Aila, non lo era per nessuno onestamente, però non avevano tempo da perdere.
Le porte dell’ascensore si richiusero, e cominciò per i ragazzi una lunga salita, fatta di numerose fermate e ben pochi risultati. La ricerca si ripeté allo stesso modo per tutti i piani successivi, con un lungo corridoio e Daimonas, Wyen e Lehar che lo ispezionavano da cima a fondo mentre gli altri aspettavano.
Era capitato eventualmente, anche più di una volta, che degli altri ospiti li vedessero, nessuno però se ne preoccupava particolarmente, e tutti proseguivano per la propria strada.
-Quanti piani dobbiamo ancora farci prima di trovarle?- mormorò Grace, dopo che l’ennesima coppia amoreggiante li ebbe superati.
-Siamo alla fine ormai, saranno vicine.- la rassicurò Milton.
-Oppure le abbiamo superate.-
-Cavolo Vladimir, questo sì che è alzare lo spirito.- commentò Ayame.
-Ehi, è solo un’ipotesi.- protestò il ragazzo.
-Un’ipotesi di merda.-
-Non temete, con la compagnia della grande Cirno tutto andrà bene!- sorrise fiera Cirno indicandosi, ma c’era ben poco che la ragazza poteva fare, almeno in quel momento.
I tre fratelli furono di ritorno in una manciata di minuti, ancora con lo stesso risultato ottenuto fino ad ora.
-La prossima volta andrà meglio.- sorrise loro Annabelle, fiduciosa avrebbero trovato le loro amiche.
Wyen e Daimonas risposero al loro sorriso, ma Lehar nemmeno la guardò. Sentiva come se fallire quella missione significasse fare un passo indietro nei pochi risultati ottenuti fino ad ora.
Sapeva benissimo, quando aveva proposto di controllare solo i corridoi vicino agli ascensori, che la possibilità di sbagliare esisteva, in qualsiasi piano poteva sempre crearsi una falla, ma era un’eventualità che l’aveva sempre fatto sentire come se una spada gli pendesse sulla testa, ed al minimo errore sarebbe piombata su di lui.
Era un soldato del Sommo Alastor, il fallimento non era contemplato.
Il fallimento era punito, ed in quanto sua progenie lui non poteva fallire, mai.
A mano a mano che continuavano a salire, e che i risultati non cambiavano, cominciava ad essere evidente dall’espressione seria del ragazzo che la cosa lo stesse turbando, ma una volta raggiunto l’ultimo piano, quello in cima all’enorme palazzo in cui si trovavano, una realizzazione lì colpì immediatamente.
-Quello è uno sticker di Nadeshiko!- esclamò Johanna, intravedendo il cuoricino poco distante dall’ascensore; le porte dell’ascensore si erano aperte su un piano completamente diverso rispetto agli altri. Sembrava di essere tornati nella hall principale, lontano dalle camere chiuse sotto di loro.
Il pavimento dell’enorme salone di fronte a loro era nero, dalle piastrelle separate da delle sottili venature dorate, ed i muri erano bianchi, con alcuni specchi sistemati simmetricamente ai muri, che rendevano la stanza simile ad un gigantesco specchio, grazie soprattutto all’illusione creata da ciascun mobile che si sdoppiava; poltrone, tavolini, e perfino le piante sembravano essere stati copiati, capovolti ed incollati nell’immagine di fronte a loro.
-Non so dire se questo posto ha stile o è inquietante.- commentò Vladimir guardandosi attorno.
-Inquietante.- rispose Ayame al posto suo. -È tutto così sobrio e noioso. Se avessi un bordello non sarebbe così.-
-Se avessi un bordello saresti l’unica a lavorarci.- commentò Grace.
-No no, inviterei anche Yume.-
Grace la ignorò, guardandosi attorno con circospezione. -Non sembra esserci nessuno…-
-Dite che non dovremmo trovarci qui?- chiese Johanna preoccupata.
-Di base non dovremmo trovarci qui.- ribatté Vladimir.
-Sai cosa intendo… Alex, sei mai stato qui?-
Il ragazzo annuì. -Sì, io e Khal avevamo incontrato anche il proprietario.-
-E che tipo di uomo è?- chiese Hope.
Ogni volta che il nome di Khal usciva dalla bocca di qualcuno non poteva fare a meno di sentire un sapore amaro in bocca.
-Era una persona per bene.- si limitò a dire il ragazzo, più per abitudine che per colpa.
Già prima non parlava quasi mai, e le volte in cui lo faceva doveva essere chiaro e rapido. Non aveva ancora l’abitudine di dilungarsi nei dettagli, ma ricordava il proprietario dell’edificio, e ora che ripensava alla sua vita in un’ottica diversa, sapeva che quello fosse il commento più giusto che potesse fare.
Le persone non erano più semplici oggetti da sfruttare.
-Sai dirci qualcosa di più?- lo incitò Vladimir.
-Non era il genere di persona che rapisce qualcuno. La sua attività è pulita.- spiegò Alexander.
-Le persone cambiano però.-
Purtroppo Zell aveva ragione, ma ancora non erano certi se quell’uomo avesse qualcosa a che vedere con il rapimento di Nadeshiko e Yume.
-Direi che Alexander può farci strada verso il suo ufficio.- concluse Lehar, e l’altro annuì, mettendosi in testa al gruppo e guidandolo in quell’ultimo piano.
Il primo salotto in cui erano entrati si collegava ad un breve corridoio dalle pareti composte da delle semplici vetrate, dentro le quali erano custodite delle statue contro le quali sembravano essere state tirate delle palle di vernice.
I ragazzi erano ormai arrivati a metà corridoio quando si fermarono di colpo, sentendo dei passi avvicinarsi alla fine; non potevano scappare, e non potevano nascondersi, potevano solo fare i vaghi e sperando di venire scambiati per dei clienti importanti che avevano il permesso di stare lì.
Dall’angolo comparvero due ragazze, gemelle per la precisione, dai capelli argentati, lunghi e legati in delle trecce, che stavano trasportando un carrellino. Gli occhi azzurri delle ragazze incrociarono brevemente quelli di Alexander e Lehar, ma poi scivolarono via, proseguendo sempre dritte e svanendo dietro l’angolo.
Nessuno disse nulla, anche se la sorpresa era palese, ma una domanda comunque restava.
Erano stati fortunati, o sapevano erano lì?
Non c’era dubbio comunque che da lì a poco l’avrebbero scoperto.
Arrivarono al termine del corridoio, vedendo che se ne apriva un altro orizzontalmente; le gemelle erano arrivate da sinistra, e stavano andando a destra, quindi anche loro andarono da quella parte.
Non dovettero proseguire ancora a lungo, il corridoio raggiunse molto presto un ampio salone, simile al primo in cui erano stati di quel piano ma privo di mobili e decorazioni; c’era solo una grande porta rossa a due ante e le grosse maniglie dorate, e proprio di fronte a questa c’erano le due gemelle, con il carrettino, ed un giovane ragazzo, dalla pelle bianca come il latte ed i capelli rosso fuoco e gli occhi verdi.
Stavano parlottando tra loro, a bassa voce, proprio di fronte alla porta, fermandosi immediatamente non appena sentì arrivare i ragazzi.
-Ciao! Posso aiutarvi?- chiese lui allegro.
-Abbiamo un appuntamento.- rispose istintivamente Annabelle.
Era un azzardo, però non c’erano molte altre alternative…
Il sorriso del giovane si allargò, ed annuì un paio di volte. -Ma certo! Prego, entrate pure!-
Al suo gesto le due gemelle si fecero da parte, spostando il carrellino.
Il gruppo non  disse nulla, ed all’avanzare di Lehar si fecero tutti avanti, raggiungendo la porta. Lehar fece per aprirla, ma non servì nemmeno sfiorare le grandi maniglie dorate che queste scattarono, probabilmente grazie ad un sistema automatico, spalancandosi di fronte a tutti.
Erano pronti a tutto, a qualsiasi possibilità, tranne quella che effettivamente comparve loro di fronte: Yume e Nadeshiko, perfettamente incolumi, che stavano giocando a twitster per terra, con altre due ragazze con la divisa della Werewolf’s Shadow.
-Mh? Oh, siete voi. Credevo fosse arrivato il mio frappè.- disse svogliata Nadeshiko non appena li notò, con Yume accanto che sorrise contenta.
-Ciao ragazzi, volete fare una partita?-
 
 
 
 
 
 
 
 
-… ciao.-
Il timido sorriso di Micah ottenne poco o niente di fronte alla stoica espressione di Ailea, che pur avendogli permesso di entrare nella stanza non rispose al suo saluto.
-Cosa vuoi.- ribadì la ragazza, in un tono talmente disgustato che la domanda risuonò vuota, senza quesito.
-Vederti.- rispose con un sorriso l’abyss.
Era stupido, ottuso, o non era in grado di leggere l’atmosfera?
Ailea avrebbe potuto benissimo sentirsi irritata, o addirittura tirargli un pugno in faccia, come avrebbe fatto in passato per il semplice fatto l’aveva trovata in un momento di malumore, ma come aveva tristemente constatato nell’ultimo periodo quelle emozioni non le appartenevano più.
Niente di ciò che era un tempo le apparteneva più.
C’era solo amarezza, e vuoto.
Forse quell’essere era veramente stupido come appariva, forse non aveva nemmeno idea di cosa stesse succedendo, o forse capiva tutto, e lo ignorava.
Quella possibilità fece scendere un brivido lungo l’intero corpo della ragazza, che si ritrovò di colpo farsi piccola, e spaventata.
Gli occhi di Micah… erano gli stessi di Khal, lo stesso modo in cui la guardava.
Era tutto un suo trucco? La stava controllando in questo momento?
Il panico cominciò rapidamente ad impossessarsi di lei, la sua peggiore paura si era avverata, ed ogni giorno doveva riviverla, ancora ancora ed ancora.
Era impotente, e non poteva più combattere.
Questa consapevolezza la distruggeva più di quanto avessero fatto tutti i cambiamenti nel suo corpo, ma nessuna di queste emozioni raggiunse mai il suo viso.
I secondi passavano, e Micah era ancora lì, fermo e contento, a fissarla con quegli occhi.
La mano della ragazza si sollevò in un istante, afferrandolo con forza per i capelli, tirandolo di lato e facendolo cadere sul letto; alcune ciocche le rimasero tra le dita, rosee e brillanti sotto il gelido metallo delle protesi.
Ailea le fissò qualche attimo, lasciandole cadere a terra, poi tornò a guardare il ragazzo, e raggiungendolo gli afferrò nuovamente i capelli, stringendoglieli con forza e costringendolo a sollevare la testa, premendo le labbra contro le sue.
Non fu un bacio dolce, e nemmeno delicato, fu brusco, violento, e talmente intenso che entrambi caddero sul materasso, pur con Ailea sempre troneggiante su Micha.
Quando la ragazza si staccò da lui le labbra di Micha erano gonfie, e del sangue stava colando dal labbro morsicato.
-Spogliati.-
Ovunque fosse, Ailea confidava che Khal stesse guardando.
   
 
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