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Autore: Puffola_Lily    23/04/2024    0 recensioni
Izzy Price aveva un unico sogno: diventare la più grande pattinatrice artistica dei suoi tempi ma il destino - se così vogliamo chiamarlo - era contrario e decise per lei.
Crescendo aveva fatto pace con la realtà e si era buttata a capofitto su un nuovo sogno, stavolta decisa a realizzarlo. Anche se per farlo sarebbe stata costretta ad affrontare la sua più grande paura. Le auto e la velocità.
Genere: Generale, Romantico, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo 4

Eravamo ospiti ai box della Thompson Motors GP, e lo saremmo stati per i mesi a venire. La cosa rendeva Ian al settimo cielo e angosciava me. Non potevo sentirmi in quel modo per quasi un anno, avrei dovuto abituarmi al più presto a quel mondo, anche se non sarebbe stato affatto facile. A mente fredda e senza orgoglio ferito, dovevo ammettere che davvero sembrava lui il ghostwriter interessato a captare più informazioni e seguire più possibile Thompson e il suo staff.

Ian mi aveva fatto ingoiare quasi per intero il muffin che avevo ordinato, perché sosteneva che altrimenti avremmo fatto tardi, quando invece eravamo arrivati più che in anticipo per l’inizio delle Prove Libere. All’interno del box regnava il caos, o così appariva a un primo sguardo. C’era un capannello di persone che si affannavano ma in realtà ognuno di loro aveva un ruolo, sapeva esattamente cosa fare e dove trovarsi, così più che confusione, era solo una catena di montaggio ben oliata.

Scelsi una sedia, un po’ defilata, e per farlo dovetti passare al fianco della macchina e notai che era molto molto più grande di quanto apparisse nelle foto, era imponente.

Tirai fuori il blocco per gli appunti e iniziai a segnare tutto ciò che sarebbe potuto essere utile per l’autobiografia di Thompson. Evitai accuratamente, anche se con parecchia difficoltà, i commenti con sentimenti personali.

Seguii con lo sguardo in direzione di Thompson, indossava una tuta blu notte, ed era intento a mettersi una sorta di cappuccio nero che lasciava scoperti solo gli occhi e il naso, per poi calarsi sulla testa il casco integrale. Prima di infilarsi in quella scatola che chiamavano macchina e sulla quale investivano milioni di dollari, solo per accontentare dei malati di adrenalina e i loro fan, altrettanto sadici nel vedere degli uomini rischiare continuamente la vita.

Mio fratello compreso, ovvio.

Inaspettatamente, incrociai lo sguardo di Thompson appena un attimo prima che abbassasse la visiera. Per qualche motivo mi colpì in pieno stomaco, quello sguardo. Lo ignorai, e tentai di dimenticarlo, cercando Ian che trovai in prima fila davanti allo schermo, che mandava le immagini di altre monoposto già in pista, circondato dal personale della Scuderia.

Non potei far a meno di riscontrare quanto lui fosse a suo agio in quel mondo, tanto quanto io mi sentissi a disagio.

 

Le Prove di erano concluse da una ventina di minuti, sedevo tranquilla, per i fatti miei, su una sorta di bancone quando un tipo dello staff di Thompson mi avvicinò e chiese di seguirlo; mi guidò fino a una delle tante stanze microscopiche.

A quanto pareva, il signor Thompson voleva vedermi e se il signor Thompson chiede, gli altri obbediscono.

Lo conoscevo da quanto? Sette o otto ore (se non si considerano le ore perse a carpire informazione su internet) e mi dava sui nervi sempre di più.

Quando entrai, Thompson era lì, i capelli chiaramente freschi di doccia, stravaccato sul divano con la caviglia sul ginocchio opposto e tra le mani il suo iPhone. Il tonfo della porta che si chiudeva attirò la sua attenzione, e per un momento, solo per un momento, quando posò su di me quei due fari che spacciava per occhi, mi inchiodai sul posto. Tornai padrona delle mie facoltà mentali velocemente, per fortuna.

Thompson, dopo aver registrato la mia presenza, tornò a digitare sull’iPhone.

«Abbiamo un problema» esordì, senza alzare lo sguardo dal telefono. Lo guardai con tanto d’occhi, e non perché avevo un ‘possibile’ idolo davanti. Il modo in cui si era presentato mi aveva lasciata senza parole… anzi, forse anche troppe. 

Dovevo scegliere se dire quello che pensavo e giocarmi il lavoro in tempo record - cosa che non mi sarebbe poi dispiaciuta, a dirla tutta, ma Cam non ne sarebbe stato contento - o se essere gentile e fingere che il suo atteggiamento da spaccone non mi avesse infastidita.

«Già» dissi incrociando le braccia.

Stavolta toccò a lui restare ‘allibito’, tant’è che finalmente mise via lo smartphone, adagiandolo sul bracciolo del divano, e si rizzò a sedere. Evidentemente si aspettava un commento gentile, una pacca sulla spalla, un ‘ma no ‘sta tranquillo.’

Be’ aveva trovato la persona sbagliata.

«Bene, abbiamo chiarito questo punto. Anche se dubito che il problema al quale ci riferiamo sia lo stesso» disse. 

«No? Spero di sì, sarebbe un peccato altrimenti.»

«Visto che ci tieni tanto alla parità dei sessi, se non ti dispiace, inizierei io.»

«Mi dispiace, in realtà. E non per la questione del ‘prima le donne’. Ma perché credo che dovresti scusarti.»

«Scusarmi? E per quale motivo, di grazia?»

«Devo recuperare l’elenco?»

«Se ben ricordo la prima ad attaccare sei stata tu. Mi sono soltanto difeso dalle accuse che mi hai mosso. Infondate, per di più.»

«Infondate? Hai provato a cercare il tuo nome online?»

«Hai intenzione di ripetere le mie parole e andare avanti a domande?»

«Ripeter—» mi schiarii la voce, colta in fallo. Non mi ero accorta di farlo.

Riprese a parlare, prima che potessi dire altro. «Questo colloquio si protrarrà per ben più tempo di quanto avessi immaginato. Ti ricordo che alle 16:30 ho altre Prove, pensi che riusciamo finire prima di quell’ora?»

Sbuffai. Mi aveva infastidito il suo atteggiamento? Sì.

Non aveva poi del tutto torto, prima iniziavamo, prima finivamo. Incrociai le braccia al petto. «Bene» sputai. «Per quale motivo ‘abbiamo un problema’? A parte l’ovvio, è chiaro.»

«A parte l’ovvio, certo» mi fece eco, con il divertimento nella voce. Si sfregò la barba corta con la mano. Io sempre in piedi e lui comodamente seduto sul divanetto. «Partirei proprio dall’ovvio. Come potresti scrivere un’autobiografia se in ogni tuo atteggiamento e parola traspare il fastidio nei miei confronti?»

«Sono una brava professionista» ribattei, acida. Era vero che ero una brava professionista ma lo avevo detto solo perché non avevo una risposta convincente a quella domanda. Non avevo mai scritto una autobiografia e sarei riuscita a mettermi nei panni di Thompson e far sembrare davvero che fosse lui ha parlare. Temporeggiai, per qualche secondo, lanciando uno sguardo veloce alla stanza: era minimale e piccola, tanto piccola da poterla scoprire tutta con un solo sguardo e piccola, soffocante, con lui all’interno. «L’’ovvio’ non è un problema» aggiunsi poco dopo.

Prese un respiro. «Scusa.»

Sgranai gli occhi. Quello sì che mi aveva lasciata senza parole. Non era una domanda, non era neanche sarcastico. Si stava davvero scusando. La morsa delle braccia si sciolse un po’, ma le tenni sempre ferme al petto.

«Quello non è il mio solito atteggiamento, ma hai iniziato tu. Ho solo reagito al tuo essere indisponente. Ma torniamo su quello o vero non ne usciamo più» frenò la mia obiezione. «Il punto sta proprio qui.»

«Qui, dove?» chiesi, non afferrando il punto.

«Accomodati» disse. Stava temporeggiando, era palese, ma capii anche che se non avessi accettato l’invito non avrei avuto risposte, così mi sedetti, la parte bassa della schiena incollata al bracciolo.

Si passò una mano tra i capelli. «Hai detto che il web è pieno di informazioni su di me. Lo so, e so anche bene cosa dicono. Ma…» tornò di nuovo a torturare i capelli. «Non ho chiesto io questa cosa, questo libro, è stato il mio entourage» digredì.

«Perché mi stai dicendo questo?» La curiosità, mio malgrado, aveva rubato il posto all’astio.

Sorrise, senza allegria, massaggiandosi di nuovo la barba, doveva essere un ‘tic’, immaginai che tendesse a farlo quando era a disagio.

Se voleva essere un modo per avere tutta la mia attenzione era riuscito nell’intento. Avrei voluto di sommergerlo di domande, spingerlo a parlare, ma non l’avrei fatto, non mi sarei esposta così.

«Non sempre tutto ciò leggi e vedi corrisponde alla realtà. A volte le apparenze ingannano» disse sibillino e sembrò stanco.

«E questo che diavolo vorrebbe dire?» lo interruppi.

«Non dovrei dirti quanto sto per fare, è contro contratto. Ma in questo caso devo infrangerlo perché se questo libro si deve fare, e a quanto pare non è negoziabile, deve essere alle mie condizioni. Anche se nessuno deve saperne niente, fino alla pubblicazione.»

Socchiusi gli occhi, soppesandolo, non capivo.

Sapere, cosa?

Stava parlando con me, ma era più come se parlasse tra sé e sé. Si sporse, i gomiti sulle ginocchia e le mani giunte tra le gambe aperte. Sospirò, aveva l’aria di uno costretto a rivelare il suo più grande segreto.

«Se vuoi che capisca, dovrai spiegarti un po’ meglio» dissi, non ne potevo più di quel temporeggiare. Insopportabile era insopportabile, ma aveva attirato la mia attenzione e soprattutto stimolato la mia curiosità, adesso dovevo sapere.

«Tutto questo mistero non mi sta incuriosendo, come forse accade di solito con quelle che rimorchi,  ma piuttosto irritando» mentii. Bugiarda, grandissima bugiarda.

Sorrise, divertito da qualcosa che solo lui poteva capire. «A proposito di questo, non sono vere.»

«Cosa?»

«Quelle ragazze.»
«Nel senso che sono rifatte?»

«Cosa? No! Cioè, non lo so.»
«Non ti stai spiegando.»

Sbuffò, si passò le mani tra i capelli e si lasciò andare contro lo schienale; sembrava voler rimettere in ordine le idee. «La storia venduta al pubblico. Tutto quello che credi di sapere su di me, che tutti credono di sapere è tutto… è solo una balla.»

«Ah.» Era la seconda volta che mi lasciava senza parole, non era una cosa che succedeva di frequente, fino a quel momento c’erano riusciti solo Ian e Cam. Mi riscossi sufficientemente in fretta. «Cioè, vuoi dirmi che non sei circondato da topmodel, cambiando donna più spesso delle mutande, e sempre in compagnia a far festa?»

«No, non lo sono. Nella mia vita c’è una sola e unica donna, ed è la stessa dalle superiori, il resto è tutto… marketing» sputò quella parola come se fosse un insulto. «Mio padre ha voluto, fin dall’inizio, cucirmi addosso questa immagine perché convinto che venda di più e che mi procuri più tifosi e di conseguenza più sponsor» concluse alzando le spalle.

Io ero senza parole. Di nuovo. Non potevo andare avanti così, che cavolo!

«In quanti ne sono a conoscenza?» chiesi quando ritrovai la voce e un minimo di pensiero razionale.

«I miei genitori, Chloe, la mia ragazza, Simon… e adesso tu.»

«Ah.» Ti stai ripetendo, donna.
Ero allibita.

«Ti ho davvero ammutolita? Non credevo fosse possibile» disse divertito.

«Non sei divertente, Thompson.» Stavo per aggiungere una battuta piccata ma il bussare alla porta mi interruppe con le labbra aperte, nell’intento di parlare. 

Il ragazzo che sembrava seguirlo come un’ombra, restò sull’uscio. «Scusate l’interruzione, Jay ti aspettano di là per le analisi di queste prime prove.»

«Grazie Simon, arrivo, tanto qui abbiamo finito.» Si voltò verso di me mentre si metteva in piedi, aspettò che facessi lo stesso e quando fummo uno di fronte all’altro. «Signorina Price, ci vediamo in giro.» Gli strinsi la mano che mi porgeva e ricambiai il saluto, mi stava accomiatando senza che avessi scelta. Avevo tante altre domande che mi frullavano in testa, ora che avevo ripreso del tutto le facoltà mentali ma mi aveva sbattuta fuori. Avrei dovuto aspettare il prossimo colloquio per fugarle, ma di una cosa Thompson poteva stare certo, il prossimo colloquio l’avrei richiesto io e anche molto presto. Mi dissi che l’unica ragione era dovuta al fatto che senza quelle informazioni non avrei potuto lavorare, ma era una bugia. La verità era che per la prima volta da quando Cam mi aveva affidato l’incarico volevo sapere qualcosa. Era la curiosità a spingermi.

Ripercorsi la strada al contrario, ritrovandomi nella confusione del Paddock. Confusione che sembrava rispecchiare quella nella mia testa.







Buonasera! 
Come promesso ecco il nuovo capitolo! Per il momento posso andare abbastanza veloce perché questi capitoli erano già pronti e aspettavano il momento di essere pubblicati :)
Il primo vero faccia a faccia tra Jay e Izzy è arrivato, che ve ne pare di questi due?
Se vi fa ditemelo in una recensione ;)
I prossimi capitoli arriveranno la prossima settimana, ringrazio sempre chi è arrivato fino a qui.
A presto!
Puffola_Lily

 
   
 
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