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Autore: pentolina    25/04/2024    1 recensioni
Sequel di 276 giorni per... Gravidanza...
La storia riparte all'incirca un anno e mezzo dopo la nascita di Erin.
I nostri protagonisti si troveranno ad affrontare le difficoltà che la vita gli metterà davanti
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nathan Fillion, Nuovo personaggio, Stana Katic
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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- Questa storia fa parte della serie 'Family'
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“No… questo è il mio posto!” Esclama Dylan strattonando la cugina.

“Sei arrivato tardi adesso è mio.” Controbatte Sophia restando seduta.

“ALZATI!” Ordina arrabbiato.

“NO!” Risponde lei.

“Ehi… che succede?” Domanda Jeff salendo sul pulmino sentendo i due litigare.

“Quello è il mio posto!” Dice Dylan indicando verso Sophia.  

“Sono arrivata prima io e questo è il posto di Allison!” Afferma lei indicando il sedile accanto al suo dove ora c’è seduto Kevin.

“Facciamo così… le ragazze stanno in fondo all’andata e stasera al ritorno ci state voi, ve bene?” Propone Jeff.

“NO!” Rispondono in coro Kevin e Dylan.

“Non potete stare in fondo tutti e quattro, dato che ci sono quattro posti?” Domanda Nicole raggiungendo il compagno.

“No, lì ci sta zia Stana e Erin.” Spiega Allison sdraiata sugli altri due posti per tenerli occupati.

“Sono sicura che zia e Erin possono stare anche più avanti. Dai, spostati.” Ordina Jeff alla figlia più piccola.

“No.” Risponde.

“Allison, spostati!” Ripete con tono severo.

“Non è giusto.” Interviene Sophia.

“Decido io cos’è giusto o no. Forza, in piedi. Voi di qua e voi due da questa, veloci. Altrimenti vi metto tutti e quattro davanti.” Gli avverte Jeff stufo delle proteste dei bambini.

“Alzati, sfigata!” Dice Dylan alla cugina.

“IAN!” Chiama Erin sentendo la voce del fratello.

“Dylan! Non cominciamo!” Lo riprende il padre.

“Zio, Erin può venire qui con noi?” Chiede Sophia.

“Ok, solo un attimo.” Risponde andando verso il fondo del pulmino.

“Ali!” Esclama la piccola vedendo la cuginetta.

“Mi raccomando state attente.” Dice Nathan sistemando la piccola in mezzo alle due nipotine.

“Papà, mi dai l’i-pad?” Domanda Dylan.

“Ce l’ha mamma.” Risponde continuando a guardare la figlia impegnata a togliere i braccialetti a Sophia.

“Tutti a bordo! Si parte!” Grida Jon invitando tutti ad accomodarsi.

“Ti sei già ripreso?” Domanda Jeff sorpreso.

“Non del tutto.” Risponde aiutando Juliana a salire.

“MAMMA!” Gridano contemporaneamente Dylan e Kevin in piedi sul sedile.

“Non urlare… ci sento.” Risponde Juliana tirando fuori dalla borsa l’i-pad sapendo esattamente ciò che il figlio vuole da lei.

“Dov’è Stana?” Domanda Tamala notando l’assenza dell’amica.

“MAMMA!” Chiama di nuovo Dylan.

“Dylan, non gridare.” Lo rimprovera Nathan guardando attraverso i vetri oscurati alla ricerca della moglie.

“Eccomi!” Esclama Stana salendo.

“La sai la regola… l’ultimo paga da bere a tutti.” Afferma Jon aprendo un occhio.

“Torna a dormire che è meglio.” Dice facendogli ricadere gli occhiali da sole sul naso.

“Mamma!” Chiama Dylan.

“Possiamo partire?” Chiede l’autista.

“Si, parta pure.” Risponde Nicole in prima fila.

“Dov’eri finita?” Domanda Tamala.

“Ho preso queste quattro macchine fotografiche usa e getta da dare ai bambini per evitare che qualche altro telefono finisca in acqua come ieri, vero Seamus?!” Risponde Stana sorridendo guardando l’amico.

“Mamma, l’i-pad!” Ordina Dylan.

“Uno: mettiti seduto. Due: chiedimelo con un po’ di modo.” Risponde Stana appoggiando la borsa sul sedile vuoto accanto a Nathan.

“Mamma, posso avere l’i-pad, per favore?” Domanda più educatamente.

Stana consegna a tutti i bambini una macchina fotografica e l’i-pad a Dylan per poi accomodarsi accanto al marito.

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“Le rovine di Chichén Itzá, si estendono su un'area di 3 km²e appartenevano a una grande città che fu uno dei più importanti centri della regione della civiltà Maya. Il sito comprende numerosi edifici, rappresentativi di diversi stili architettonici; fra i più celebri si possono indicare la piramide di Kukulkan (nota come El Castillo), l'osservatorio astronomico (il Caracol) e il Tempio dei guerrieri.” Legge Nicole ad alta voce. 

“Mi raccomando non allontanatevi!” Raccomanda Seamus al figlio e a Dylan che sono esperti nel perdersi mentre il resto del gruppo ascolta la spiegazione di Nicole.

I due bambini bisbigliano fra loro pronti a combinarne una delle loro al momento giusto.

“Mamma…” Chiama Erin strofinandosi gli occhietti e allungandosi verso di lei.

“È già ora del pisolino?” Domanda sorpreso Nathan passando la piccola a Stana e guardando l’orologio che segna le 10.30 a.m..

Stana dà alla figlia il ciuccio iniziando a dondolare avanti e indietro. 

Erin nascosta contro il collo della mamma gioca con una ciocca di capelli di quest’ultima mentre lentamente gli occhi si fanno sempre più pesanti.

“Andiamo di qua: partiamo con la piramide.” Dice Nicole iniziando a camminare verso di essa seguita dal gruppo d’amici.

“Mamma, tieni.” Dice Dylan consegnando la maglia a maniche lunghe alla donna.

“Ehi… fermo. Mettiti questo.” Lo blocco Nathan sistemandogli il cappellino in testa prima di metterlo anche alla piccola quasi addormentata.

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Dopo aver visitato la piramide e l’osservatorio decidono di fare una pausa soprattutto per permettere a Nathan e Lucas, che portano i più piccoli nello zaino in spalle, di riposare.

“Possiamo andare a giocare con loro?” Chiede Kevin al padre indicando un gruppo di bambini, più o meno della loro età, che dieci metri più in là giocano a calcio.  

“Ok… senza litigare.” Gli raccomanda Seamus mentre i due schizzano via.

“Ciao, fragolina… ti sei svegliata.” La saluta Nathan prendendo la figlia in braccio.

“Pita.” Dice indicando verso la struttura.

“È una piramide, amore.” Spiega Nathan alla piccola.

“Pita!” Ripete indicandola di nuovo e convincendo il padre ad avvicinarsi.

“Stana, ci fai una foto?” Chiede Jeff consegnandole il cellulare per poi abbracciare Nicole.

L’attrice sta per scattare quando si accorge che il simpaticone di Jon, nascosto dietro la coppia, gli sta facendo le corna.

“Jon, sparisci!” Gli ordina Stana.

Jeff si gira dando uno scherzoso calcio in culo all’amico che si allontana rapidamente.

“Fatto!” Afferma riconsegnando il telefono al cognato.

“Mi sono fatta male!” Si lamenta Allison mostrando il dito al padre.

“È una spina.” Dice Jeff.

“Vieni, tesoro. Ho una pizzetta nella borsa.” Dichiara Stana iniziando a scavare nella borsetta.

“Fa male!” Dice Allison.

“Lo so… ma adesso la togliamo così passa tutto.” Spiega Jeff inginocchiandosi accanto alla figlia.

“Allison, stai ferma immobile e vedrai che in un attimo faccio.” Dice Stana piegandosi davanti alla nipotina mentre Jeff gli tiene la mano ferma.

“Fatto!” Esclama Stana riuscendo a toglierla al primo colpo.

“Già fatto?! È stata bravissima la zia.” Afferma Jeff baciando il punto dove prima c’era la spina.

“Grazie!” Dice Allison abbracciando forte la zia che ne approfitta per prenderla in braccio.

“Sei la mia stellina bella!” Confessa stringendola a sé.

“Zia, hai una caramella di quelle morbide?” Chiede staccandosi per guardarla negli occhi.

“Certo. La cerchiamo subito.” Risponde spostandosi verso lo zaino appoggiato su un sasso un po’ più in là.

“Mamma!” Chiama Erin correndole incontro.

“Ciao, amore. Vuoi anche tu una caramella morbida?” Domanda alla figlia posando a terra la nipote.

“Mella!” Dice annuendo.

Giusto il tempo di scartare la caramella a Erin che un pianto disperato si avvicina sempre di più a loro.

“Cos’è successo?” Domanda Nathan vedendo avvicinarsi Seamus con il figlio in braccio che urla tenendosi la mano sulla bocca.

“Si è scontrato con un altro bambino… deve essersi morso la lingua.” Risponde proseguendo nella direzione della moglie.

“Credo di aver qualcosa che vi appartiene.” Afferma Jon con caricato in spalle Dylan a testa in giù che ride.

“Ciao, mamma!” La saluta Dylan mollando la presa dalla maglietta dello zio.

“IAN!” 

“Ehi… tieniti!” Esclama Nathan avvicinandosi per farlo scendere.

“Cosa ci fai a petto nudo?” Domanda Stana una volta che il figlio è con i piedi a terra.

“Ho caldo!” Risponde prendendo la sorellina in braccio.

“E la maglietta dove l’hai lasciata?” Chiede Nathan tenendo una mano sulla schiena di Erin per evitare che possa cadere.

“Eccola.” Risponde Lucas consegnandola a Stana.

“Ragazzi, dobbiamo ripartire. Abbiamo ancora un’ora di visita prima di pranzo.” Esclama Nicole invitando il gruppo a sistemarsi per la partenza.

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Una volta finita la visita al sito maya il gruppo decide di fermarsi a pranzare in un locale tipico circondato dal verde di un giardino dando così la possibilità ai bambini di scorrazzare avanti e indietro.

“Ciao, amore della mia vita.” Sussurra Nathan abbracciando la moglie da dietro concentrata a guardare i bambini giocare.

“Ehi…” Dice Stana sorridendo appoggiandosi contro l'ampio petto del marito.

“Sei stupenda.” Si complimenta baciandole il collo nudo.

“Non sei niente male nemmeno tu con questo filino di barba e questa lieve abbronzatura.” Contraccambia girandosi verso di lui, accarezzandogli la guancia per poi passargli le braccia attorno al collo.

“Mi mancava passare del tempo con te e i bambini.” Ammette cingendole la vita.

“Peccato la vacanza stia per finire.” Constata con un filo di tristezza.

“Ne possiamo fare un’altra fra un mesetto quando avrai finito di girare.” Propone Nathan appoggiando la fronte alla sua.

“Però vorrei fossimo solo noi quattro.” Ammette guardandolo dritto negli occhi.

“Basta che chiedi, amore mio.” Risponde colmando la distanza fra le loro labbra.

“Grazie.” Dice staccandosi per prima.

“Per cosa?” Chiede Nathan accarezzandole il viso.

“Per essere così come sei.” Risponde baciandogli la punta del naso.

“Sono così grazie a te.” Afferma contraccambiando il bacio appena ricevuto.

“Ti salterei addosso se potessi.” Ammette abbracciandolo e mordicchiandogli il collo.

“Cerchiamo un posticino appartato e…” Sussurra godendosi la dolce tortura.

“Ok, andiamo.” Scherza lei.

“Guarda che lo faccio... sai che lo farei senza problemi.” L’avverte Nathan intrufolando una mano sotto la maglietta e accarezzandole la schiena nuda.

“Lo so… lo so.” Risponde ridendo.

“Girati e guarda i nostri figli.” Dice Nathan invitandola a voltarsi verso il giardino.

Erin sdraiata a pancia in su in mezzo al prato ride di gusto mentre Dylan inginocchiato accanto a lei gli fa il solletico mordicchiandole la pancia coperta solo dal body viola. La piccola ormai rossa in viso a forza di ridere tira i capelli al fratello che invece che arrabbiarsi l’aiuta a mettersi seduta.

“Sono stupendi.” Commenta Stana felice ammirando l’intesa tra i due.

“Un po’ sporchi ma stupendi.” Ripete Nathan scherzando.

All’improvviso una pallonata colpisce Erin facendola cadere all’indietro.

La piccola inizia a piangere disperata cercando con lo sguardo mamma o papà.

“Siamo qui, fragolina.” Esclama Nathan sciogliendo l’abbraccio con la moglie e precipitandosi dalla figlia.

“AAAAHHH!” Strilla con le lacrime che escono copiose dai suoi occhietti azzurri allungandosi verso il padre.

“Povera, la mia fragolina… vieni da papà.” Dice prendendola in braccio mentre Dylan, con il pallone sottobraccio, parte alla carica verso il gruppo di bambini alla ricerca del colpevole.

“Mmaaammmaaaa!” Grida Erin indicando verso la madre che si sta avvicinando.

“Amore, non è successo niente. Adesso passa.” La rassicura Stana appoggiando una mano sulla schiena della piccola e l’altra sul fianco del marito baciando la piccola che si aggrappa con una manina alla maglietta della mamma.

Dylan si ferma davanti a un bambino cicciottello più alto di lui di trenta centimetri e gli chiede: “Sei stato tu?”

“Si… dammi il pallone!” Risponde.

Dylan prende la palla gettandola al di là della siepe facendola finire sulla strada.

L’altro bambino non reagisce bene alla provocazione e afferrando Dylan per la maglietta lo spinge contro l’albero dicendo: “Ora vai a riprenderlo!”

“Vacci tu, ciccione!” Risponde cercando di liberarsi.

Il bambino sposta le mani dalla maglietta al collo di Dylan.

“EHI! Lascialo immediatamente.” Interviene Kevin in difesa dell’amico raggiungendolo.

“Vuoi prenderle anche tu?” Domanda un altro bambino spintonandolo.

Quel gesto dal via ad una vera e propria rissa.

Dylan approfitta della distrazione del cicciottello per liberarsi dalla presa mentre Kevin ricambia la spinta gettandosi addosso ad un altro bambino.

I due bambini a terra si strattonano tirandosi per i capelli mentre Dylan usa la sua agilità per schivare i colpi lenti e impacciati del bambino. 

Il resto dei bambini inizia a gridare e a incitare i compagni.

Allison corre per aiutare il cuginetto mentre Sophia si precipita a chiamare i grandi che seduti in un tavolo troppo lontano non si sono resi conto della situazione.

“Lascialo!” Grida Allison spingendo un bambino che sta tirando Dylan per la maglietta.

“Vai via femminuccia!” La prende in giro il bambino spingendola a terra.

Dylan vedendo la cuginetta a terra con le lacrime agli occhi perde anche quel poco di buon senso che la mamma gli ha chiesto di usare e si scaraventa con tutta la forza che ha contro il ciccione prendendolo alle spalle e aggrappandosi al suo collo trascinandolo inevitabilmente a terra assieme a lui.

“EHI! FERMI!” Urla un signore intervenendo e separando Kevin e un altro bambino.

“DYLAN!” Lo chiama Jon spostando il bambino grassottello dal nipotino.

“Hanno cominciato loro!” Afferma il più grande indicando Dylan e Kevin.

“Non è vero! Sei tu che hai colpito mia sorella!” Controbatte Dylan facendo un passo verso di lui.

“Lui ha buttato di là la palla!” Dice un altro.

“BASTA!” Gli zittisce l’uomo.

“Vi siete fatti male?” Chiede Jon controllando i due bambini e accorgendosi solo ora di Allison seduta a terra in lacrime.

“Ehi… dolcezza, che succede? Ti sei fatta male?” Domanda prendendola in braccio.

“Sono figli suoi?” Chiede l’anziano signore.

“No, ma sono con me.” Risponde Jon.

“Spero che abbiate i soldi per ripagare il pallone e le magliette dei miei ragazzi.” Lo avverte l’uomo.

“Non so se ha notato ma anche i miei hanno le magliette rovinate.” Controbatte Jon.

“Ma hanno iniziato loro.” Afferma l’altro.

“Fino a prova contraria non sappiamo chi ha iniziato quindi io direi che ognuno si tiene i suoi danni.” Risponde facendo cenno a Dylan e a Kevin di seguirlo.

“Non penso proprio.” Insiste l’anziano.

“Pensi quello che vuole.” Controbatte Jon addentrandosi fra i tavoli con i bambini seguito dall’individuo che prosegue con le lamentele.

“Un’altra rissa?” Domanda arrabbiata Juliana vedendo le condizioni del figlio.

“Ti sei fatta male?” Chiede Nicole a Allison ancora in braccio a Jon.

“Dylan, di nuovo?!” Afferma Nathan guardando male il figlio.

“Siete i genitori?” Chiede l’uomo.

“Si.” Risponde Seamus.

“Mi aspetto che paghiate per i danni che hanno fatto.” Dice l’uomo incrociando le braccia al petto.

“Si, non ci sono problemi.” Risponde immediatamente Jeff.

“No, piano. Guardate i vostri figli per un secondo: sono pieni di graffi mentre i suoi non hanno niente. Per non parlare del fatto che i suoi sono più grandi dei vostri.” Interviene Jon.

Mentre una parte del gruppo discute sul pagare o meno Stana parla con il figlio.

“Cosa mi avevi promesso questa mattina?” Domanda arrabbiata.

“Ma hanno fatto del male a Erin e poi hanno spinto a terra Allison.” Racconta.

“Non mi interessa, Dylan. Ti abbiamo detto di non mettere le mani addosso a nessuno.” Controbatte lei.

“Io ho buttato la palla in strada e loro mi hanno spinto contro l’albero.” Spiega il bambino cercando di far capire alla mamma che non è stato lui ad iniziare la rissa.

“Vieni qui.” Ordina Stana facendo avvicinare il figlio.

Con la mano libera gli togli la maglietta sporca con l’intenzione di cambiarlo ma una volta nudo nota i segni rossi sul collo e i graffi sulla schiena.

“Nate!” Chiama.

“Dimmi?” Dice uscendo dalla discussione e raggiungendo la moglie.

“Guarda!” Dice indicandogli i segni sul collo.

“Che caz…” Esclama Nathan accarezzando la pelle arrossata del figlio.

“Tieni un secondo.” Dice alzandosi e passandogli Erin.

“Mi scusi… io non sono una di quelle mamme che difende il figlio se fa qualcosa di sbagliato ma questi… questi segni su mio figlio non li voglio. Quindi, a meno che suo figlio non abbia qualcosa di più grave, meglio che se ne vada.” Afferma Stana arrabbiata indicando i segni sul collo del figlio, zittendo tutti.

“Buttare il pallone in strada o spingere a terra un altro bambino non è un segnale di buona educazione. Ci pensi su e educhi meglio suo figlio.” Controbatte l’uomo.

Stana a quelle parole si blocca contando fino a dieci per mantenere la calma.

“Vuole parlare di educazione?! Suo figlio ha colpito con il pallone in pieno volto mia figlia più piccola e non mi sembra sia venuto a chiederle scusa o che io sia venuta a lamentarmi con lei. Quindi prima di criticare gli altri si faccia un esame di coscienza.” Ribatte lei.

“Sono cose che capitano… sono bambini.” Dice l’uomo in difesa del figlio.

“Questi secondo lei sono cose che capitano!?” Interviene Jon riferendosi ai segni sul corpo del nipote.

“Facciamo così: lei si gira e se ne va e noi facciamo finta di niente.” S’intromette Nathan unendosi al gruppo con Erin in braccio.

“Giù!” Dice Erin piegandosi in avanti. 

“Cosa sarebbe una minaccia?” Domanda l’uomo facendo un passo verso di loro.

“No, un consiglio.” Risponde Jeff mentre Nathan mette a terra Erin che corre accanto al fratello chiamandolo.

“Signori, c’è qualche problema?” Chiede il proprietario del ristorante avvicinandosi al gruppo.

“No, il signore se ne stava giusto andando, vero?” Dice Jon guardando l’uomo in attesa di un cenno.

L’uomo senza rispondere si gira e se ne va.

“Signori, il vostro autista mi ha chiesto di informarvi del suo arrivo. Quando volete lui è pronto.” Riferisce l’uomo.

“Grazie, raduniamo la tribù. Può portarci il conto, per favore?” Chiede educatamente Juliana.

“Subito!” Risponde lui.

“Ragazzi, raccogliete tutti i vostri giochi.” Ordina Jeff ai bambini che si sparpagliano.

“Mamma!” La chiama Dylan allungo le braccia verso l’alto.

“Io e te, signorino… non abbiamo ancora finito di parlare.” Gli rammenta Stana mettendogli una maglietta pulita.

Dylan annuisce aggrappandosi a una gamba della mamma e appoggiando la testa contro un fianco mentre lei prosegue nel sistemare le cose nello zaino.

“Sensi di colpa?!” Chiede Nathan indicando il figlio e passandole i giochi di Erin da mettere via.

“Sta provando ad evitare di essere sgridato facendo il coccolone.” Risponde Stana.

  
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