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Autore: Dalibali_00    27/04/2024    0 recensioni
L'identità è stata svelata. Chat/Adrien è ferito, il volto dietro quella maschera nera non costituisce più un segreto per la sua coccinella dai capelli corvini e mentre l'improvvisa sparizione del maestro Fu lascia questi giovani ragazzi senza alcuna possibilità di aiuto, Parigi non è mai stata così in pericolo e Papillon mai così vicino al suo obiettivo. Ma i sentimenti stanno nascendo potenti lasciando i nostri eroi più uniti di prima, ci sarà per loro ancora la fortuna di una seconda occasione?
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Maestro Fu, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Sorpresa
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 5: SCOMPARSA

 

Adrien si stiracchiò nel letto, aveva fatto un sogno bellissimo, era con Ladybug di notte, abbracciato insieme a lei nel suo letto e alla domanda sul perché lei, l'eroina di Parigi si trovasse proprio lì, in camera sua, la ragazza aveva ammesso di essere preoccupata per lui.

Si rigirò dall’altra parte nel letto nascondendo il volto tra le coperte con le guance infiammate, tenendo ancora gli occhi chiusi non volendo interrompere ancora quel sogno meraviglioso.

Si era innamorato di lei dal primo momento che l'aveva vista, così forte e coraggiosa, orgogliosa, ma allo stesso tempo altruista, perfetta, mille volte o anche più aveva fantasticato su come sarebbe stato passare del tempo con lei, solo loro due, conoscersi meglio e magari un giorno avere il privilegio di scoprire chi fosse davvero la persona che gli aveva rubato il cuore.

Sospirò, sapeva che questo non sarebbe mai potuto accadere: lui era Chat Noir ed era fondamentale che nessuno dei due scoprisse la vera identità dell'altro. Ne andava della salvezza dell'universo come lo conoscevano loro.

Eppure, respirando ancora mezzo addormentato tra le coperte, mai prima d'ora aveva fatto un sogno su di lei così realistico. Gli sembrava ancora di sentire il suo profumo, immergersi nei suoi occhi azzurro acceso, scintillanti nella semioscurità…

Si alzò di scatto a sedere, il petto che si alzava e abbassava velocemente, si portò le mani ai capelli e rivolse lentamente lo sguardo sull'altra metà del letto, le coperte spiegazzate segno che c'era veramente stato qualcuno.

Non era un sogno

Si alzò dal letto di scatto e si mise a camminare avanti e indietro per la stanza, sconcertato e spaventato.

Non può essere

Ladybug

Si ripeté nella mente quasi in una supplica. La febbre si era abbassata rispetto alla notte prima, anche se non se n'era ancora andata del tutto, inoltre le escoriazioni e i tagli che aveva in giro per il corpo gli provocavano non poco dolore ma per quelli doveva fare finta di niente: suo padre, gli amici, non avrebbero dovuto scoprirne l'esistenza, altrimenti avrebbero cominciato a fare domande a cui non sapeva e non poteva rispondere… solo in veste di Chat Noir con la sua Lady poteva mostrare il vero sé stesso… con Ladybug era così, era sempre stato così.

All'improvviso sì sentì euforico.

Ladybug era andata a trovarlo perché era preoccupata per lui, e lui l'aveva abbracciata, si era addormentato accanto a lei ed erano stati solo loro due, insieme, nel segreto nella notte…

Si bloccò di colpo, al centro della stanza, col cuore che batteva a mille.

E non aveva dimenticato la sua promessa: sarebbe tornata da lui…

«Adrien?» chiese Plagg che si era svegliato in quel momento e lo guardava soppesandolo, quel dormiglione… «Ti senti meglio?»

«Adrien?» fece un'altra voce da dietro la porta: era suo padre. Adrien fece segno al kwami di stare in silenzio e andò a nascondersi nuovamente sotto le coperte. «Sì, padre?»

«Ti senti meglio oggi? Ho sentito che eri in piedi…»

«Sì padre, un po’ meglio» disse rimanendo sorpreso dal fatto che suo padre si preoccupasse per lui, ultimamente non capitava spesso: da quando sua madre era morta il noto stilista francese Gabriel Agreste si era fatto sempre più freddo e distante nei suoi confronti, quasi non gli interessasse più nulla di ciò che lo riguardasse, della sua vita o i suoi desideri… forse però anche lui aveva un cuore.

«Bene, così presto potrai ricominciare con i tuoi impegni e non rimarrai indietro.»

O forse no.

Lanciò un breve sguardo ai fogli di appunti che gli erano stati portati da una sua compagna di classe il giorno prima, suo padre non gli aveva detto da chi, e si ributtò tra le coperte.

Per quel giorno decise che ancora stava troppo male per riprendere in mano i doveri della sua vita e comunque, era troppo agitato per concentrarsi su qualsiasi cosa che non fosse lei.

 

-*-*-

 

«Marinette?»

«Uh sì, che c'è?» fece la corvina saltando sulla sedia ritornando improvvisamente in sé.

«Ultimamente mi sembri un po’ assente» fece notare Alya soppesando la sua espressione.

Erano a scuola e la lezione era appena terminata, ma Marinette, come al solito non aveva ascoltato una sola parola.

La ragazza si guardò intorno accorgendosi di essere rimaste solo loro in classe, gli altri se n'erano già andati tutti via.

E lei non si era accorta di niente.

Tornò con lo sguardo su Alya che la stava ancora guardando come se solo dalla sua espressione potesse capire cosa le passava per la testa.

«C’è qualcosa che non mi dici?» chiese la ragazza che capiva sempre quando l'amica le stava nascondendo qualcosa.

«Eh no!» Marinette era certa che le guance le fossero diventate tutte rosse. Sospirò, era sempre stata una pessima bugiarda.

«Davvero?» chiese Alya alzando un sopracciglio.

«Cosa intendi?» chiese Marinette per rimediare cercando di arrampicarsi sugli specchi.

«Dai, Marinette! Ti conosco troppo bene… tu in genere stai sempre attenta alle lezioni invece sia ieri sia oggi sei stata con la testa completamente assente, ti chiedo cosa succede e tu rispondi a impulso, e arrossisci… c'entra per caso Adrien?» chiese l'amica avvicinandosi per studiarla da vicino.

«Chi? No!» negò Marinette in fretta, forse un tantino troppo in fretta.

Alya scoppiò a ridere divertita «Ecco, appunto… Senti» disse poi sospirando «se non mi vuoi dire cosa succede va bene, non mi offendo, me lo dirai quando sarai pronta se vorrai, volevo solo farti sapere che se avessi bisogno di parlare io sono qua, ok?» disse Alya per rassicurarla e farle sentire il suo sostegno.

«C-certo!»

Alya si lasciò sfuggire un'altra risata «Dai, andiamo! Gli altri ci staranno aspettando» esclamò prendendo il braccio dell'amica e trascinandola fuori dall'aula.

Marinette, dietro la schiena di Alya si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo: ogni volta faceva l'errore di sottovalutare le doti investigative della sua migliore amica, e se voleva tenere questa faccenda per sé da ora in poi avrebbe dovuto comportarsi in modo naturale, il che avrebbe voluto dire seguire le lezioni, andare a letto prima e relegare quanto successo in un angolino nascosto della sua mente per aprirlo quando fosse stato più opportuno.

Andare a letto prima… il respiro le si mozzò in gola: aveva promesso ad Adrien che sarebbe tornata da lui in veste di Ladybug e ciò avrebbe necessariamente significato fare le ore piccole: dovevano sfruttare la notte per non farsi scoprire insieme e compromettere tutto quanto. Avrebbe passato del tempo con lui…

Non sarebbe stato un compito così semplice dopotutto.

In che guaio si era cacciata?

 

-*-*-

 

Il sole stava tramontando quando Marinette suonò alla porta di un’abitazione ormai familiare. Aspettò qualche secondo ma non ottenne risposta.

Suonò ancora.

«Dici che non è in casa?» chiese la ragazza al suo kwami senza farsi notare dai passanti. L’esserino rimaneva sempre con lei ovunque andasse nascosto in una borsetta che portava a tracolla nel caso di un improvviso “allarme akuma”.

«Non lo so, può essere…»

«Mi sembra strano però, dove può essere andato?»

Tikki scosse la testa: anche lei non ne aveva idea.

Marinette allora si allungò per cercare di guardare oltre le finestre della casa del guardiano dei Miraculous che abitava fortunatamente al primo piano, senza però vedere niente.

«Ho una brutta sensazione, Tikki…»

Facendo i compiti quel pomeriggio, si era persa tra i ricordi dei momenti passati con Adrien la notte prima e, tra una fantasticheria e l'altra, si era ricordata delle sue ferite e della crema lenitiva che il maestro Fu gli aveva applicato portandolo da lui quella sera e che lo aveva fatto stare subito meglio.

Non si era dimenticata però che a seguito della loro ultima battaglia si era intrufolata in casa del maestro in preda al panico dimenticandosi di ritrasformarsi.

E se qualcuno l'avesse seguita? Se fosse stata la sua ingenuità a ricondurli da lui?

«Allora entra!» esclamò la kwami incoraggiandola: anche lei stava cominciando a preoccuparsi di quello che poteva essere successo al maestro.

«E come? Non posso entrare in casa di qualcuno come fossi un ladro, inoltre ho paura di trasformarmi. E se qualcuno mi vedesse? Ho già sbagliato una volta…»

«Aspetta…» disse la kwami fuoriuscendo dalla borsetta ed oltrepassando le mura della casa.

«Cosa?! No…» Marinette si guardò intorno agitata sperando che nessuno avesse visto quel che era appena successo. I kwami erano esseri interdimensionali e avevano il potere di passare attraverso le superfici solide: sarebbe stato però alquanto imbarazzante doversi mettere a spiegarlo a qualcuno.

La serratura della porta scattò un attimo dopo. Per fortuna le persone in strada erano intente a fare altro e nessuno aveva prestato caso a lei. Entrò veloce e si chiuse la porta alle spalle.

La casa era in completo subbuglio: mobili rovesciati, libri sparsi a caso per terra, oggetti infranti… qualcuno era stato lì prima di lei e non era una persona amichevole.

Marinette percorse in fretta le varie stanze della casa, tutte in quello stato di completo disordine. Il maestro Fu non c'era.

Io cuore della ragazza batteva a mille, si diresse verso il grammofono, luogo dove sapeva che il guardiano conservava tutti i miraculous.

Digitò la password che ormai, nei suoi lunghi anni di esperienza come Ladybug, sapeva a memoria e il meccanismo si aprì.

La miracle box c'era ancora.

«No…» si lasciò sfuggire Marinette in un sussurro.

Impossibile che il maestro Fu fosse andato da qualsiasi parte senza portarsela dietro, e ciò voleva dire solo una cosa… era stato rapito.

Aveva quasi sperato fino all'ultimo che quella fosse stata tutta una messinscena organizzata dal maestro stesso, magari per simulare un’intrusione e cambiare alloggio per farglielo sapere in seguito. Era già successo più di una volta in passato che il maestro sospettasse per la segretezza del suo ruolo e che decidesse di cambiare dimora. Quella casa stessa era forse la sua quinta casa.

Trovare però la miracle box ancora al suo posto le diede la conferma dei suoi aspetti.  Probabilmente il maestro Fu quella volta non aveva avuto il tempo di organizzare una fuga ed era tutta colpa sua: si era fatta prendere dal panico, la sua lunga esperienza come Ladybug non le aveva insegnato niente… si era comportata come una ragazzina alle prima armi, invece doveva capirlo, doveva prevederlo, doveva stare più attenta!

La paura per Chat Noir però e l’aver dovuto scoprire la sua vera identità così all'improvviso avevano avuto la meglio su di lei impedendole di restare lucida…

«No… è tutta colpa mia» mormorò Marinette quasi con le lacrime agli occhi e stringendo i denti. Guardava la scatola, come se solo l'intensità con cui la fissava avesse potuto far tornare indietro il maestro Fu.

«Non è colpa tua, Marinette… Hai fatto quello che hai potuto, eri sotto shock!» disse Tikki accanto a lei per cercare di tranquillizzarla.

«No invece, è colpa mia! Avrei dovuto stare più attenta!» si rimproverò ancora la ragazza stringendo i pugni, poi alzò la testa e si guardò intorno «È meglio andare, è pericoloso stare qui, il rapitore potrebbe tornare…»

Allora raccolse uno zaino da terra gettato poco più in là e ci nascose dentro la miracle box, fece girare lo sguardo finché non scovò la crema, la raccolse e mise dentro pure quella. Come dargliela poi, senza fargli capire che lei sapeva di lui, ci avrebbe pensato in un secondo momento.

Si guardò allora intorno per un’ultima volta e poi, con l'aria più naturale del mondo ricacciando indietro le lacrime, uscì da quella casa con lo zaino in spalla e si mise in strada.

Più tardi, quella sera, Ladybug entrò da una delle finestre lasciate aperte in casa Agreste.

Adrien la guardò, gli occhi sgranati, ma poi qualcosa catturò la sua attenzione. Un leggero scintillio agli angoli del viso dell’eroina brillava nel buio.

Ladybug stava piangendo.

Adrien le corse incontro e la abbracciò.


 

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Il maestro Fu scompare misteriosamente senza lasciare traccia, Marinette recupera la miracle box e decide di tener fede alla promessa fatta ad Adrien anche se sa che potrebbe essere una cosa rischiosa, Adrien che credeva si trattasse di un sogno e Alya che non le sfugge nulla…

Adoro quella ragazza, sicuramente diventerà un ottima reporter da grande XD

Avanti, ve lo aspettavate? Cosa credete succederà da adesso in poi? ;-)

Marinette si sente colpevole di quanto successo e Ladybug… piange? ‘•_•

 

Hehe al prossimo capitolo!

 

Dalibali_00

 
   
 
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