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Autore: Antonia_P    27/04/2024    2 recensioni
«Lui non c’è più» bisbigliò. Aggrottai la fronte, mi scostai una ciocca di capelli ribelle e mi piegai sulle ginocchia doloranti. Allungai una mano per toccarle la spalla, ma rimasi paralizzata alla vista del suo viso: era identico al mio.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dark/Yami Yuugi, Nuovo personaggio, Seto Kaiba
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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Your face is like a melody. It won't leave my head. Your soul is haunting me and telling me that everything is fine but I wish I was dead. Il tuo viso è come una melodia. Che non lascia la mia testa. La tua anima mi perseguita dicendomi che va tutto bene, ma vorrei essere morta - Dark Paradise, Lana Del Rey.

*
*

 
Fissai attentamente quelli che sembravano i pezzi di un puzzle antico e soprattutto intricato. Sospirai tra me e me, allungai una mano e ne afferrai uno per vederlo più da vicino: era piccolo, appuntito e liscio. Aggrottai la fronte nel sentirne il calore, nel sentirne il potere, sulla pelle.
 
«Magia, eh» bisbigliai.
 
Mi fece uno strano effetto sentirla considerato che era da tempo che non mi accadeva una cosa del genere. Roteai gli occhi dorati, aumentai la luce della lampada e iniziai a unire le piccole parti di quella che a mano a mano prendeva la forma di una collana a forma di piramide rovesciata.
 
Quando infilai l’ultimo pezzo, quello centrale, quello con un occhio dai tratti egiziani, un fascio di luce illuminò la stanza. Sussultai, attesi ma non accadde nulla poiché l’unico rumore udibile era quello dell’orologio che mi ricordava quanto fosse tardi.
 
«Meglio così» mi dissi.
 
Mi stiracchiai i muscoli indolenziti, mi alzai in piedi, lasciai la strana collana sulla scrivania ed entrai nel piccolo bagno comunicante. Qui mi sciacquai il viso, mi feci un bagno rilassante e indossai un pigiama comodo e pulito. Quando terminai la mia routine serale tornai in camera da letto pronta a riposare tra le coperte. Mi bloccai nel percepire qualcosa di strano nell’aria: una sorta di elettricità, ma anche di freddezza che mi provocò diversi brividi. Immediatamente mi misi in allerta, pronta ad invocare una delle creature mie guardiane e amiche.
 
«C’è qualcuno?».
 
Inizialmente non vidi niente, non vidi nessuno, solo una splendida luna che illuminava la mia stanza. Qualcosa cambiò nel momento in cui intravidi un’ombra, una persona seduta sul mio letto. I capelli erano piegati in una strana acconciatura a forma di stella mentre gli occhi erano di un colore fuori dal normale: viola.
 
«Dove mi trovo?» domandò, dubbioso.
 
Deglutii un fiotto di saliva bollente, mi sistemai una ciocca di capelli ribelle dietro l’orecchio e avanzai all’interno della stanza con cautela fino ad arrivare alla scrivania su cui era poggiata la strana collana dorata. Nel corso della mia vita ero stata a contatto con la magia per molti motivi, ma non mi era mai capitato di vedere quello che sembrava uno spirito.
 
«A casa mia» spiegai.
 
Lo sconosciuto aggrottò la fronte spaziosa, assottigliò lo sguardo affilato come coltelli e rimase in silenzio per alcuni istanti. Quasi riuscivo a vedere i suoi pensieri rimbalzare da un angolo all’altro del cervello confuso: «Perché? Io non dovrei essere qui».
 
«Ho trovato quello…» indicai l’oggetto ricostruito in quelle ore, nella mia camera da letto «In un palazzo che stava andando a fuoco, in città».
 
Il ragazzo che poteva avere sì e no la mia età, mi fissò e parve credere a quello che avevo raccontato seppur con qualche riserva: «C'era qualcuno. L'altro me stesso. Yugi. Lui era lì. Con me. Ma adesso sono con te quindi deve essergli successo qualcosa».

Sorrisi dispiaciuta nell’udire la sofferenza, la preoccupazione nella sua voce che era stata seria fino a quel momento. Mi rialzai, afferrai la collana decisamente troppo pesante per me e mi avvicinai al letto che cigolò a causa del mio peso.
 
«Forse no. Forse sì» cercai di rassicurarlo, pensando a come mi sarei sentita se fosse successo qualcosa alla ragazza che dormiva nella stanza opposta alla mia «Domani mattina indagherò sull’incendio e cercherò di capire che fine ha fatto Yugi. Nel frattempo, mi dici come ti chiami?».
 
Lo spirito batté le palpebre, lanciò un’occhiata all’oggetto che avevo poggiato sul materasso e tornò a guardarmi con aria sospetta: «Non so chi sono. Non so come mi chiamo. Non ricordo come mi chiamo. Solitamente io e Yugi usiamo il termine Yami».
 
Annuii.
 
«Allora, Yami…» iniziai sistemandomi sotto le coperte che avevo desiderato fin da quando ero tornata a casa, nel frattempo Yami piegò il capo in attesa che continuassi a parlare «Ci facciamo una bella dormita. Domani mattina troveremo il tuo amico. Te lo prometto».
 
Mugolai qualche altra parola senza senso, strusciai il viso su cuscino che profumava di pulito e mi addormentai. Al mio risveglio, gemetti nel sentire diversi dolori di carattere muscolare in tutto il mio corpo. Aggrottai la fronte con una certa confusione e cercai di fare mente locale il più rapidamente possibile. All’inizio non ci riuscii poiché ero ancora mezza intontita dal sonno, ma le cose cambiarono alla vista di un oggetto dorato simile ad una piramide capovolta che pareva brillare sotto le mie dita incerte.
 
Oh…
 
Improvvisamente, tutto quello che era avvenuto il pomeriggio precedente mi investì con la stessa forza di un fulmine. L’incendio scoppiato vicino casa, l’oggetto trovato tra le fiamme e lo spirito che vi abitava al suo interno. Yami. Lasciai perdere tutti quei pensieri contorti e inutili e mi concentrai sullo spirito dallo sguardo assorto che fissava fuori dalla finestra ancora chiusa da cui non filtrava nemmeno un raggio di sole mattutino: «A che cosa stai pensando?» chiesi con voce roca.
 
Al suono di quella domanda, Yami sussultò sul posto e batté le lunghe ciglia di colore nero. Dopo di che voltò il capo, composto da una frangia dorata e strane punte viola, che la sera prima non ero riuscita a vedere a causa della poca luce: «Ti sei svegliata» affermò.
 
«Come tutte le persone vive» scherzai.
 
Gli sorrisi timidamente, mi scostai le coperte dal corpo e mi misi seduta sul bordo del materasso per permettere alle mie ossa di risvegliarsi. Dopo di che indossai le ciabatte, mi alzai in piedi, alzai la tapparella ancora chiusa e feci entrare la luce mattutina in camera.
 
«Devo trovare Yugi» disse Yami.
 
Quella notte avevo dormito abbastanza bene, ma una piccola parte di me aveva continuato a pensare a quello che era successo. Ricordavo chiaramente l’edificio in fiamme, il fumo nero che riempiva le stanze ed i diversi corridoi. Se c’era stato davvero qualcuno lì assieme alla strana collana dorata, poteva essere finito tutto solo in un luogo.
 
«Forse si trova in ospedale» ipotizzai.
«Tu dici?».
 
Assottigliai entrambi i miei occhi color nocciola, piegai la testa di lato e fissai lo spirito a pochi centrimetri da me: era apparentemente tranquillo negli abiti scuri che indossava dal giorno prima, ma potevo intravedere la preoccupazione nelle sue iridi violacee.

«Vale la pena tentare» dissi.
 «Vale la pena tentare» ripeté.
 
Sorrisi soddisfatta allo spirito, mi avvicinai all’armadio, presi alcuni vestiti puliti e chiusi la porta del bagno alle mie spalle. Strinsi i denti, aprii l’acqua, mi feci una doccia veloce e poi indossai gli abiti puliti scelti nella camera da letto. Appena fui certa di esser presentabile, uscii. Yami distolse lo sguardo dalla collana in cui abitava, quella che era la sua casa da diversi anni, e lo puntò su di me. Allargò i begli occhi violacei, boccheggiò e in fine abbassò la testa con mia grande sorpresa.
 
«Tutto bene?» indagai, stranita.
«Sì, certo».
 
Sorrisi divertita da quello che sembrava puro imbarazzo maschile e recuperai la collana dorata: «Ora… ti chiedo solo un po’ di tranquillità. Non abito sola, ma con la mia migliore amica. Accompagno lei a scuola e poi ci dedichiamo a Yugi. Prima la mia amica, poi il tuo. Che ne dici?».
 
«Va bene» affermò Yami.
 
Yami scomparve come un fantasma, rintanandosi in quella che era la sua casa mentre io uscivo dalla stanza e iniziavo a scendere le scale. Percorsi il corridoio poco illuminato ed entrai nella cucina immersa nella luce mattutina. Emy era in piedi, vicino al muro e tra le mani stringeva la cornetta del telefono fisso che avevamo in casa.
 
«Buongiorno» dissi dubbiosa.
«Buongiorno» si girò verso di me, Emy.
 
Sorrisi, mi avvicinai alla tavola imbandita di cibo e iniziai a sistemare la colazione per me e la mia migliore amica. Emy nel frattempo abbassò la cornetta, si avvicinò a me e si sedette allo stesso posto del giorno prima. I suoi occhi azzurri si allargarono alla vista dell’oggetto che avevo portato dal piano di sopra.
 
«E quello?» chiese.
«L’ho trovato ieri sera» raccontai.
 
Emy storsi il naso, allungò la mano destra e prese tra le mani lo strano oggetto come per osservarlo meglio. Fortunatamente Yami non reagì al suo tocco, non apparve in nessun angolo vuoto della cucina in cui ci trovavamo, anche se rimasi in allterta per tutto il tempo.
 
«E’ di Yugi» disse Emy.


*
*


Buonasera a tutte e tutti coloro che leggeranno questo mio nuovo capitolo. Spero che questo capitolo vi sia piaciuto. Detto ciò ringrazio infinitamente chi ha letto questa nuova versione e chi la commenterà facendomi sentire la sua presenza. Ringrazio chi ha inserito la mia storia nelle preferite, nelle seguite e nelle ricordate. Grazie ancora per le vostre meravigliose parole.
   
 
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