... commentino? *w*
Il Postino bussa sempre due Volte ~
Quando
si attende una
missiva si è sempre impazienti, specie se questa contiene
una
notizia che sconvolgerà sicuramente la nostra vita. Il giovane
Naruto Uzumaki l'aspettava da circa un mese, ed ormai la fine
dell'anno in corso era imminente; il calendario indicava il
ventitré
dicembre. Nervoso e allo stesso tempo pervaso da una prepotente
sensazione d'euforia se ne stava seduto di fronte al pc,
picchiettando con le dita sulla scrivania. Più o meno trenta
giorni prima aveva sostenuto un esame estremamente importante, il cui
esito avrebbe deciso il suo destino: rimanere un comunissimo mortale
– anche abbastanza squattrinato – o meritarsi un
posto di lavoro
all'interno dell'organizzazione amministrativa della piccola
cittadina nella quale viveva. In poche parole, ambiva a diventare
uno che conta, per
proteggere gli abitanti del paese e rendere i suoi pochi ma fedeli
amici fieri di lui.
Attorno a
lui anche l'aria si era fatta pesante, i respiri profondi
disturbavano la quiete del mini appartamento in cui viveva da solo da
quando era diventato maggiorenne ed aveva deciso di essere
indipendente. Si era trovato alcuni lavoretti part-time e con quelli
aveva racimolato il denaro necessario per andare avanti, e per dare
l'esame del quale aspettava ansioso i risultati.
Se si
guardava attentamente la sua casa, non era difficile capire che non
era propriamente una persona che amava i lavori domestici: vestiti
sparsi ovunque, polvere depositatasi sui mobili giorno dopo giorno
senza esser disturbata e delle foto. Le foto ricordo della scuola
superiore. Le rimirava spesso e poi le gettava nuovamente a terra,
come a voler dimenticare quei momenti, senza però riuscire
nell'intento. Rivederle lo faceva allo stesso tempo sorridere e
soffrire, ma oramai aveva deciso che non avrebbe più versato
lacrime per la persona che più lo aveva fatto star male fino
ad allora: il suo ex compagno di classe di nome Sasuke Uchiha.
Quel
ragazzo lo aveva incuriosito fin dal primo momento in cui l'aveva
incontrato, grazie al suo sguardo freddo e scostante e al suo
ostentare una certa – utopica –
superiorità. Naruto aveva
subito attaccato bottone, felice d'aver trovato qualcun altro con cui
chiacchierare, ma l'altro lo aveva ignorato deliberatamente. Era
così
con tutti, il moro dagli occhi d'onice; schivo e silenzioso, attratto
dal nulla che spesso fissava con morbosa curiosità, sperando
in chissà cosa. Se ne fregava perfino della stuola di
ragazze
che gli andavano dietro, affascinate dal suo aspetto tipico del
“bello e impossibile”. Da qualunque parte lo si
guardava, era
odioso; pareva non apprezzare nulla della vita e del mondo che gli
girava attorno, cercando d'attirare la sua attenzione. E, in fondo,
era proprio così; alla fine, lui non cercava altro che la
vendetta.
Vendetta.
Una parola che l'Uzumaki, da convinto pacifista quale era, non era
capace di comprendere appieno; il suo significato era opprimente e
per certi versi maledettamente doloroso, eppure Sasuke gli aveva
confessato di vivere unicamente per quello scopo. Quanto volte si era
domandato il perché, quante volte aveva cercato di
strapparlo
a quelle immagini che lui definiva estatiche: stringere convulsamente
le mani, con quanta più forza possibile, attorno al collo di
colui che aveva rovinato la sua esistenza. Lasciarlo senza respiro e
guardarlo morire lentamente, spegnendo pian piano la luce scarlatta
che illuminava i suoi occhi.
Eppure, il
biondo non voleva credere che quel ragazzo che tanto desiderava poter
chiamare amico fosse così maledettamente folle. Doveva
esserci
una via d'uscita, in quel labirinto di pazzia e insopportabile
dolore. Però, prima che potesse trovarla, lui se n'era
già
andato, senza neppure degnarsi di salutarlo.
Fra di
loro v'era stato uno strano rapporto, prima che l'Uchiha scomparisse
nel nulla; non lo si poteva certo definire amicizia, né
tanto
meno amore. Sarebbe stato troppo semplice. Si era
trattato di
una sorta di lotta senza vincitori né vinti, un incontro
fugace di sensi e parole non necessariamente dolci sussurrate
all'orecchio. Nessuno aveva scoperto i loro segreti incontri, nessuno
sospettava una tale intimità fra i due. Quell'intenso ed
assoluto bisogno di sfogarsi, di toccarsi l'un l'altro senza neppure
guardarsi negli occhi non poteva essere spiegato a parole, indi nulla
riguardo ciò doveva uscire da quelle quattro mura.
Sasuke non
gli aveva mai spiegato cosa lo attraesse così tanto in lui,
dal momento che non decantava mai la bellezza dei suoi capelli dorati
e dei suoi limpidi occhi di cielo, come invece faceva sua madre ogni
volta che gli appariva in sogno. Non parlava neppure della sua pelle
morbida, né degli ansiti sensuali che sfuggivano dalle sue
labbra quando lo stringeva forte e lo baciava sul collo. Muto. Come
un pupazzo, una bambola senz'anima e voce. Un triste mimo al quale
non riusciva a resistere, perché stare fra le sue braccia
equivaleva a realizzare un desiderio celato con fatica dietro una
maschera d'indifferenza. Dietro falsi sorrisi ed una precaria
allegria. Perché dal primo momento in cui aveva posato lo
sguardo su di lui, era stato irrimediabilmente rapito. E Naruto
Uzumaki, ottimista per natura, si era convinto di poterlo salvare,
pur sapendo dentro di sé che non ci sarebbe riuscito.
Infatti
qualche mese dopo il suo angelo nero era scomparso, senza lasciare
alcuna traccia. Da allora non aveva più ricevuto sue
notizie,
e forse la missiva che più attendeva non era neanche quella
che riguardava l'agognato posto di lavoro.
Tornando a
quella mattina, si erano ormai fatte le undici e mezza, e ancora
nessuna visita. Il ragazzo aveva pensato bene di mettersi a visionare
un video, nell'attesa; aveva scelto quello girato dal suo amico Kiba
il giorno della loro ultima gita scolastica, a Tokyo.
Osservò
divertito Sakura e le altre ragazze mangiarsi con gli occhi le
vetrine di Harajuku*, Shino camminare a testa bassa per le strade
affollate mormorando chissà che cosa – non era mai
stato
bravo a leggere il labiale, ma era buffo guardare il suo ex compagno
di classe vagare senza meta in quel mondo che non era decisamente il
suo –, i professori tentare di richiamare senza grandi
risultati
gli studenti più indisciplinati e... e poi c'era Sasuke, che
cercava di evitare l'obiettivo della videocamera, restando comunque
pacato come al solito.
Aveva deciso
d'indugiare su quell'immagine riproducendola più e
più
volte, ma non vi trovò le risposte che cercava. Alla fin
fine,
non si trattava che di uno stupido documentario girato neanche troppo
bene.
Mentre
armeggiava col telecomando, un rumore lo destò dai suoi
pensieri.
“Toc
toc!”
Il
campanello aveva smesso di funzionare oramai da un bel po', ma non si
era mai deciso a chiamare un elettricista al fin di rimetterlo a
posto. Così, chi si recava a casa sua, doveva
necessariamente
bussare.
Alzatosi in
fretta e furia si era avvicinato alla porta, cercando di contenere
l'euforia. Sicuramente era il postino. Sicuramente teneva in mano
quella lettera. Lo sentiva, ne era assolutamente certo.
Ma talvolta
il sesto senso d'una persona può anche sbagliarsi.
“
Ciao,
dobe ”
Sì,
può sbagliarsi di grosso.
“
Ho
una lettera per te ”
Ed è
quando il destino ti travolge così, inaspettatamente, che
inizi a vivere.
“
Kami*,
non... non è possibile ”
Si era
stropicciato gli occhi, il giovane; certo era complicato credere a
quella visione, a Sasuke che se ne stava in piedi sullo stipite della
porta con in mano una busta color beige, e lo guardava intensamente.
Dobe... non
aveva mai amato così tanto quell'odioso nomignolo, prima
d'allora.
“
Sei
davvero tu? ”
Basito
allungò il braccio destro, sfiorandogli la guancia,
“ Sei
tu... sei reale... ” fu il commento che giunse dopo quel
gesto
delicato, compiuto con mano tremante di gioia ed incertezza al tempo
stesso.
“
Faccio...
uhm... il postino, adesso ” aveva affermato poco convinto,
“ Non
è proprio il genere di titolo in cui speravo, ma in compenso
mi ha aiutato a raggiungere il mio scopo ”
“
Il
tuo scopo? Vuoi dire che... oh, ma non possiamo stare a parlare qui
sulla porta! Puoi entrare o hai ancora da fare? ”
“
Il
mio turno è finito, altrimenti non sarei qui ” il
suo volto
vicino, troppo vicino, “ Sono venuto per stare un po' con te
” il
fiato caldo e profumato di menta, le labbra a pochi centimetri dalle
sue, frementi, “ Naruto ”.
Come a
volerlo torturare aveva evitato il contatto voltandosi, guardandosi
intorno; certo non era il luogo più accogliente in cui
potesse
sperare, ma in fondo bastava. L'importante era che ci fosse lui,
in quella casa. Lui che qualche anno prima aveva abbandonato senza
nemmeno avvertirlo, lui che lo aveva tanto cercato invano, sotto la
pioggia e la neve, e in balia del cocente sole estivo. L'unico che
aveva letto nei suoi occhi d'onice la più dolorosa delle
condizioni: la solitudine.
“
Sono
anni che non ci vediamo ” aveva detto il biondo, sedendosi
sul
vecchio divano, invitando l'altro a fare lo stesso, “
Raccontami di
te, di cos'hai fatto per tutto questo tempo ”.
“
L'ho
trovato, finalmente ” fu la sua concisa risposta, “
E la mia
vendetta si è compiuta ”
Un ghigno
era andato a formarsi sulle sue labbra perfette, un sorriso diabolico
capace di far rabbrividire chiunque.
“
Cos'hai
fatto, Sasuke? ”
Gli occhi
persi nei suoi, la paura di non reggere al suo sguardo, di cedere.
“
Cos'hai
combinato? Eh? ”
Quella
patetica voglia di gridare che vendicarsi era sbagliato, che non
avrebbe riportato indietro i suoi genitori, periti per mano di suo
fratello maggiore. Troppo tardi.
“
Non
vuoi leggere la lettera che ti ho consegnato, Naruto? Non vuoi sapere
che cosa c'è scritto? Credevo t'importasse... ”
“
Teme...
prima voglio sapere che cosa è successo! ”
Lo aveva
zittito con un bacio sulle labbra, uno di quelli per nulla casti;
aveva violato la sua bocca morbida e dolce con la propria lingua,
invadente, violenta. E le sue mani curiose si erano fatte strada
sotto la tuta d'un arancione acceso, un colore che si addiceva alla
personalità di chi lo indossava: solare. Ma il sole
tramonta,
ogni sera. E non è detto che il mattino dopo sorga di nuovo.
Quanto gli
era mancata, quella sensazione. Le dita di Sasuke a sfiorare i
più
sensibili punti del suo corpo scosso da brividi d'eccitazione, quelle
stesse dita che a tratti affondavano fra i corti ma folti capelli
dorati.
Si era
sentito fottutamente debole in quel momento, perché non era
stato in grado ribellarsi a quelle prepotenti carezze. Si era
lasciato andare stendendosi sul divano tutto sommato abbastanza
comodo, con l'altro che lo spogliava velocemente e lo toccava senza
alcun pudore. Lo guardava sensuale e divertito, mentre lui si
malediva dieci, cento, mille volte.
Ma, alla fin
fine, fra di loro non c'era mai stato bisogno di tante parole. Si
completavano a vicenda proprio perché erano così
diversi, così ostili, eppure incredibilmente uniti.
Quella
mattina il moro non era stato propriamente gentile; eppure,
nonostante i lamenti dell'altro, non si era fermato. E alla fine
aveva ottenuto quel che desiderava, perché dopo poco il
dolore
– al limite del sopportabile, in verità
– aveva lasciato
spazio al più vero, estatico dei piaceri. Quanto gli piaceva
osservare il suo volto arrossato ed eloquentemente contratto in
smorfie che, anche se Naruto in realtà non avesse fiatato,
lasciavano ben poco spazio all'immaginazione d'un eventuale
spettatore curioso.
Quanto
gli era piaciuto... la volta prima, l'ultima, era
stata molto
tempo addietro. Bei giorni quelli, direbbero in tanti. Ma per lui che
mai era stato realmente felice, anche quel periodo non era stato
propriamente dei migliori; però aveva conosciuto colui che
per
primo aveva dimostrato di amarlo davvero, e grazie a lui era riuscito
a credere che forse non tutto ciò riguardava la vita umana
era
negativo.
“
Teme...
” aveva sussurrato l'Uzumaki, quasi senza fiato, “
... adesso hai
intenzione di parlarmene? Non puoi tenerti tutto dentro... ”
E
Sasuke lo aveva guardato con un'espressione che si potrebbe
addirittura definire dolce, invitandolo a farsi
prima una
bella dormita.
Nonostante
non ne fosse convinto, aveva chiuso gli occhi abbandonandosi
all'abbraccio di Morfeo, senza neanche lontanamente immaginare cosa
lo attendeva al suo risveglio.
Il postino,
Naruto. Il postino, ricordalo, bussa sempre due volte.
“
Toc
toc! Toc toc! ”
Si era
svegliato di soprassalto, attirato da quel rumore sordo,
dopodiché
si era guardato attorno: era da solo. Dov'era finito Sasuke? Decise
di cercarlo in ogni angolo della casa, senza risultato. Atterrito e
disperato constatò che lui non si trovava lì, che
molto
probabilmente – anzi, sicuramente – aveva sognato e
che lui non
aveva mai bussato alla sua porta.
Aveva
osservato l'entrata titubante, mentre l'angoscia si faceva spazio
dentro di lui, lo corrodeva, facendo quasi male. Chi c'era dietro
quell'ammasso di ferro e legno? Chi si era recato a fargli visita,
disturbando il suo sonno beato?
Clack.
La porta si
era aperta con uno scatto e successivamente con un cigolio, a
testimonianza della sua veneranda età.
Naruto si
era trovato di fronte un ragazzo pallido, più alto di lui,
coi
capelli neri legati dietro la nuca e gli occhi di un colore
indefinito, ma indubbiamente affascinante. A ben guardare, somigliava
a Sasuke in modo impressionante.
“
Sì?
Posso fare qualcosa per lei? ”
“
Ho
due lettere ” aveva detto, senza pronunciare altre parole. E
il
biondo si era trovato con in mano due buste, una bianca ed una beige,
come quella del suo sogno.
Quando aveva
alzato nuovamente lo sguardo, il giovane se n'era già
andato.
Scomparso, come volatilizzato.
Ansioso e
tremante aveva deciso di aprire prima la busta così simile a
quella fittizia che l'Uchiha gli aveva consegnato. Una specie di
telegramma, un avviso chiaro e conciso.
“
Con
dolore annunciamo il decesso di Uchiha Sasuke,
anni 20, che
ci ha lasciato ieri, 21 dicembre, per cause ancora da definirsi, ma si
sospetta omicidio.
Alleghiamo a
questa missiva una lettera da lui scritta si suppone poco prima della
morte,
indirizzata
a lei, Uzumaki Naruto. ”
C'era un
altro foglio dentro la busta, accuratamente ripiegato. Trattenendo a
stento i singhiozzi si era fatto forza leggendo quella calligrafia
precisa, appartenente a colui che oramai lo aveva lasciato per
sempre. Quanto avrebbe voluto svegliarsi e trovarlo accanto a
sé,
col respiro regolare e le labbra socchiuse. Quanto avrebbe voluto
rivedere quegli occhi severi capaci di scioglierlo, di penetrargli
nell'anima rubandone ogni volta un pezzo, fino a ricomporre un puzzle
perfetto. Non gli sembrava vero, eppure...
“
E'
tutto così... irreale ” aveva commentato, mentre
una calda,
amara e silenziosa lacrima gli rigava la guancia arrossata. Essa si
era spenta sul foglio bianco, senza però intaccare alcuna
parola. Tutto era perfettamente leggibile, e maledettamente chiaro.
Aveva scritto poche righe, forse una decina. E non decantava
quell'amore in cui Naruto tanto aveva sperato, in fondo non aveva mai
pronunciato quelle due, piccole parole.
Ma
parlava di suo fratello, di come lui era sfuggito alla sua vendetta e
di quanto si sentiva minacciato in quel periodo, fermamente convinto
che qualcuno – forse proprio il suo più prossimo
parente –
stesse cercando di ucciderlo. Poi, alla fine, gli aveva augurato
buona fortuna.
Il biondo
era caduto sulle ginocchia colto da un improvviso capogiro, costretto
ad aggrapparsi alla maniglia della porta per sorreggersi almeno un
poco. Fuori, nel frattempo, aveva iniziato a nevicare; fiocchi
candidi e gelidi era caduti sul vialetto ricoprendolo d'un bianco
manto. Il sole era scomparso, dietro le nuvole dispettose.
“
Sasuke...
Sasuke... ”
Era
scoppiato in un pianto disperato, incapace di ricacciare indietro
quelle dannate, prepotenti lacrime. Lui, troppo sensibile. Lui,
troppo innamorato. Così disperatamente da non esser riuscito
a
dirglielo mai.
“
Maledetto...
bastardo... ”
Aveva poi
aperto l'altra busta, senza neppure guardare chi fosse il mittente
della lettera.
Il nostro
destino sarà già scritto non appena nasciamo? Chi
lo
sa. Quel che è certo, però, è che con
l'impegno
e la buona volontà si possono raggiungere i nostri obiettivi.
Ora Uzumaki
Naruto è in piedi su di un palco improvvisato, teso come una
corda di violino. Osserva il popolo speranzoso di fronte a
sé
e respira forte, cercando qualcosa da dire. E loro lo osservano con
occhi curiosi, frementi, pensando a cosa mai potrà proporre
il
nuovo sindaco della città.
Ha fatto
strada, quel ragazzo semplice, eppure non riesce ad esser felice.
Si guarda
intorno, soffermando lo sguardo sul ponte che si trova vicino al
parco, quello sotto il quale era stato ritrovato, pochi anni prima,
il corpo di Sasuke Uchiha. E, circa un mese dopo, anche quello di suo
fratello, perito per malattia secondo l'autopsia.
Sta pensando
di recarsi lì e poggiare un mazzo di fiori in onore del loro
ricordo, ma poi cambia idea; no, due come loro – anche se
Itachi,
in verità, non lo conosceva – non apprezzerebbero
mai una
tanto plateale commemorazione.
Un pensiero,
talvolta, basta e avanza.
Ed una foto
sul comodino, e perché no...
... accanto ad essa, una lettera d'addio.
“ Alla porta di chi il postino busserà due volte, questa volta?”
Fine ~
Note:
*Harajuku: famoso quartiere di Tokyo, spesso menzionato nei manga, molto frequentato dai giovani.
*Kami: Dio.
Per quanto riguarda il finale, penso si capisca ma per sicurezza metto una nota esplicativa: Naruto realizza il suo sogno, ma poi si rende conto che non era realmente ciò in cui sperava. In realtà, gli bastava stare accanto alla persona che amava, per essere felice. A chi è indirizzata la lettera d'addio menzionata alla fine? Non l'ho scritto per una mia personale scelta, al fine di lasciarlo all'immaginazione del lettore. Potrebbe esservi il nome di Sakura o chissà, di Tsunade o Jiraya, anche se questi nel corso della storia non vengono mai nominati.