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Autore: DarkRose86    20/09/2009    8 recensioni
Alzatosi in fretta e furia si era avvicinato alla porta, cercando di contenere l'euforia.
Sicuramente era il postino. Sicuramente teneva in mano quella lettera.
Lo sentiva, ne era assolutamente certo.
Ma talvolta il sesto senso d'una persona può anche sbagliarsi.
“ Ciao, dobe ”
Sì, può sbagliarsi di grosso.
“ Ho una lettera per te ”
Ed è quando il destino ti travolge così, inaspettatamente, che inizi a vivere.
V° classificata al "Tears Contest", indetto da Red Diablo
[ SasuNaru ]
Genere: Triste, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Itachi, Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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La seguente fanfiction si è classificata quinta ( gran risultato *O* ), a parimerito con la storia di Hachi92, al Tears Contest , indetto da Red Diablo sul Forum di EFP. Spero che vi piaccia!
... commentino? *w*



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Il Postino bussa sempre due Volte ~

Quando si attende una missiva si è sempre impazienti, specie se questa contiene una notizia che sconvolgerà sicuramente la nostra vita. Il giovane Naruto Uzumaki l'aspettava da circa un mese, ed ormai la fine dell'anno in corso era imminente; il calendario indicava il ventitré dicembre. Nervoso e allo stesso tempo pervaso da una prepotente sensazione d'euforia se ne stava seduto di fronte al pc, picchiettando con le dita sulla scrivania. Più o meno trenta giorni prima aveva sostenuto un esame estremamente importante, il cui esito avrebbe deciso il suo destino: rimanere un comunissimo mortale – anche abbastanza squattrinato – o meritarsi un posto di lavoro all'interno dell'organizzazione amministrativa della piccola cittadina nella quale viveva. In poche parole, ambiva a diventare uno che conta, per proteggere gli abitanti del paese e rendere i suoi pochi ma fedeli amici fieri di lui.
Attorno a lui anche l'aria si era fatta pesante, i respiri profondi disturbavano la quiete del mini appartamento in cui viveva da solo da quando era diventato maggiorenne ed aveva deciso di essere indipendente. Si era trovato alcuni lavoretti part-time e con quelli aveva racimolato il denaro necessario per andare avanti, e per dare l'esame del quale aspettava ansioso i risultati.
Se si guardava attentamente la sua casa, non era difficile capire che non era propriamente una persona che amava i lavori domestici: vestiti sparsi ovunque, polvere depositatasi sui mobili giorno dopo giorno senza esser disturbata e delle foto. Le foto ricordo della scuola superiore. Le rimirava spesso e poi le gettava nuovamente a terra, come a voler dimenticare quei momenti, senza però riuscire nell'intento. Rivederle lo faceva allo stesso tempo sorridere e soffrire, ma oramai aveva deciso che non avrebbe più versato lacrime per la persona che più lo aveva fatto star male fino ad allora: il suo ex compagno di classe di nome Sasuke Uchiha.
Quel ragazzo lo aveva incuriosito fin dal primo momento in cui l'aveva incontrato, grazie al suo sguardo freddo e scostante e al suo ostentare una certa – utopica – superiorità. Naruto aveva subito attaccato bottone, felice d'aver trovato qualcun altro con cui chiacchierare, ma l'altro lo aveva ignorato deliberatamente. Era così con tutti, il moro dagli occhi d'onice; schivo e silenzioso, attratto dal nulla che spesso fissava con morbosa curiosità, sperando in chissà cosa. Se ne fregava perfino della stuola di ragazze che gli andavano dietro, affascinate dal suo aspetto tipico del “bello e impossibile”. Da qualunque parte lo si guardava, era odioso; pareva non apprezzare nulla della vita e del mondo che gli girava attorno, cercando d'attirare la sua attenzione. E, in fondo, era proprio così; alla fine, lui non cercava altro che la vendetta.
Vendetta. Una parola che l'Uzumaki, da convinto pacifista quale era, non era capace di comprendere appieno; il suo significato era opprimente e per certi versi maledettamente doloroso, eppure Sasuke gli aveva confessato di vivere unicamente per quello scopo. Quanto volte si era domandato il perché, quante volte aveva cercato di strapparlo a quelle immagini che lui definiva estatiche: stringere convulsamente le mani, con quanta più forza possibile, attorno al collo di colui che aveva rovinato la sua esistenza. Lasciarlo senza respiro e guardarlo morire lentamente, spegnendo pian piano la luce scarlatta che illuminava i suoi occhi.
Eppure, il biondo non voleva credere che quel ragazzo che tanto desiderava poter chiamare amico fosse così maledettamente folle. Doveva esserci una via d'uscita, in quel labirinto di pazzia e insopportabile dolore. Però, prima che potesse trovarla, lui se n'era già andato, senza neppure degnarsi di salutarlo.
Fra di loro v'era stato uno strano rapporto, prima che l'Uchiha scomparisse nel nulla; non lo si poteva certo definire amicizia, né tanto meno amore. Sarebbe stato troppo semplice. Si era trattato di una sorta di lotta senza vincitori né vinti, un incontro fugace di sensi e parole non necessariamente dolci sussurrate all'orecchio. Nessuno aveva scoperto i loro segreti incontri, nessuno sospettava una tale intimità fra i due. Quell'intenso ed assoluto bisogno di sfogarsi, di toccarsi l'un l'altro senza neppure guardarsi negli occhi non poteva essere spiegato a parole, indi nulla riguardo ciò doveva uscire da quelle quattro mura.
Sasuke non gli aveva mai spiegato cosa lo attraesse così tanto in lui, dal momento che non decantava mai la bellezza dei suoi capelli dorati e dei suoi limpidi occhi di cielo, come invece faceva sua madre ogni volta che gli appariva in sogno. Non parlava neppure della sua pelle morbida, né degli ansiti sensuali che sfuggivano dalle sue labbra quando lo stringeva forte e lo baciava sul collo. Muto. Come un pupazzo, una bambola senz'anima e voce. Un triste mimo al quale non riusciva a resistere, perché stare fra le sue braccia equivaleva a realizzare un desiderio celato con fatica dietro una maschera d'indifferenza. Dietro falsi sorrisi ed una precaria allegria. Perché dal primo momento in cui aveva posato lo sguardo su di lui, era stato irrimediabilmente rapito. E Naruto Uzumaki, ottimista per natura, si era convinto di poterlo salvare, pur sapendo dentro di sé che non ci sarebbe riuscito.
Infatti qualche mese dopo il suo angelo nero era scomparso, senza lasciare alcuna traccia. Da allora non aveva più ricevuto sue notizie, e forse la missiva che più attendeva non era neanche quella che riguardava l'agognato posto di lavoro.
Tornando a quella mattina, si erano ormai fatte le undici e mezza, e ancora nessuna visita. Il ragazzo aveva pensato bene di mettersi a visionare un video, nell'attesa; aveva scelto quello girato dal suo amico Kiba il giorno della loro ultima gita scolastica, a Tokyo. Osservò divertito Sakura e le altre ragazze mangiarsi con gli occhi le vetrine di Harajuku*, Shino camminare a testa bassa per le strade affollate mormorando chissà che cosa – non era mai stato bravo a leggere il labiale, ma era buffo guardare il suo ex compagno di classe vagare senza meta in quel mondo che non era decisamente il suo –, i professori tentare di richiamare senza grandi risultati gli studenti più indisciplinati e... e poi c'era Sasuke, che cercava di evitare l'obiettivo della videocamera, restando comunque pacato come al solito.
Aveva deciso d'indugiare su quell'immagine riproducendola più e più volte, ma non vi trovò le risposte che cercava. Alla fin fine, non si trattava che di uno stupido documentario girato neanche troppo bene.
Mentre armeggiava col telecomando, un rumore lo destò dai suoi pensieri.
Toc toc!”
Il campanello aveva smesso di funzionare oramai da un bel po', ma non si era mai deciso a chiamare un elettricista al fin di rimetterlo a posto. Così, chi si recava a casa sua, doveva necessariamente bussare.
Alzatosi in fretta e furia si era avvicinato alla porta, cercando di contenere l'euforia. Sicuramente era il postino. Sicuramente teneva in mano quella lettera. Lo sentiva, ne era assolutamente certo.
Ma talvolta il sesto senso d'una persona può anche sbagliarsi.
Ciao, dobe ”
Sì, può sbagliarsi di grosso.
Ho una lettera per te ”
Ed è quando il destino ti travolge così, inaspettatamente, che inizi a vivere.
Kami*, non... non è possibile ”
Si era stropicciato gli occhi, il giovane; certo era complicato credere a quella visione, a Sasuke che se ne stava in piedi sullo stipite della porta con in mano una busta color beige, e lo guardava intensamente.
Dobe... non aveva mai amato così tanto quell'odioso nomignolo, prima d'allora.
Sei davvero tu? ”
Basito allungò il braccio destro, sfiorandogli la guancia, “ Sei tu... sei reale... ” fu il commento che giunse dopo quel gesto delicato, compiuto con mano tremante di gioia ed incertezza al tempo stesso.
Faccio... uhm... il postino, adesso ” aveva affermato poco convinto, “ Non è proprio il genere di titolo in cui speravo, ma in compenso mi ha aiutato a raggiungere il mio scopo ”
Il tuo scopo? Vuoi dire che... oh, ma non possiamo stare a parlare qui sulla porta! Puoi entrare o hai ancora da fare? ”
Il mio turno è finito, altrimenti non sarei qui ” il suo volto vicino, troppo vicino, “ Sono venuto per stare un po' con te ” il fiato caldo e profumato di menta, le labbra a pochi centimetri dalle sue, frementi, “ Naruto ”.
Come a volerlo torturare aveva evitato il contatto voltandosi, guardandosi intorno; certo non era il luogo più accogliente in cui potesse sperare, ma in fondo bastava. L'importante era che ci fosse lui, in quella casa. Lui che qualche anno prima aveva abbandonato senza nemmeno avvertirlo, lui che lo aveva tanto cercato invano, sotto la pioggia e la neve, e in balia del cocente sole estivo. L'unico che aveva letto nei suoi occhi d'onice la più dolorosa delle condizioni: la solitudine.

Sono anni che non ci vediamo ” aveva detto il biondo, sedendosi sul vecchio divano, invitando l'altro a fare lo stesso, “ Raccontami di te, di cos'hai fatto per tutto questo tempo ”.
L'ho trovato, finalmente ” fu la sua concisa risposta, “ E la mia vendetta si è compiuta ”
Un ghigno era andato a formarsi sulle sue labbra perfette, un sorriso diabolico capace di far rabbrividire chiunque.
Cos'hai fatto, Sasuke? ”
Gli occhi persi nei suoi, la paura di non reggere al suo sguardo, di cedere.
Cos'hai combinato? Eh? ”
Quella patetica voglia di gridare che vendicarsi era sbagliato, che non avrebbe riportato indietro i suoi genitori, periti per mano di suo fratello maggiore. Troppo tardi.
Non vuoi leggere la lettera che ti ho consegnato, Naruto? Non vuoi sapere che cosa c'è scritto? Credevo t'importasse... ”
Teme... prima voglio sapere che cosa è successo! ”
Lo aveva zittito con un bacio sulle labbra, uno di quelli per nulla casti; aveva violato la sua bocca morbida e dolce con la propria lingua, invadente, violenta. E le sue mani curiose si erano fatte strada sotto la tuta d'un arancione acceso, un colore che si addiceva alla personalità di chi lo indossava: solare. Ma il sole tramonta, ogni sera. E non è detto che il mattino dopo sorga di nuovo.
Quanto gli era mancata, quella sensazione. Le dita di Sasuke a sfiorare i più sensibili punti del suo corpo scosso da brividi d'eccitazione, quelle stesse dita che a tratti affondavano fra i corti ma folti capelli dorati.
Si era sentito fottutamente debole in quel momento, perché non era stato in grado ribellarsi a quelle prepotenti carezze. Si era lasciato andare stendendosi sul divano tutto sommato abbastanza comodo, con l'altro che lo spogliava velocemente e lo toccava senza alcun pudore. Lo guardava sensuale e divertito, mentre lui si malediva dieci, cento, mille volte.
Ma, alla fin fine, fra di loro non c'era mai stato bisogno di tante parole. Si completavano a vicenda proprio perché erano così diversi, così ostili, eppure incredibilmente uniti.
Quella mattina il moro non era stato propriamente gentile; eppure, nonostante i lamenti dell'altro, non si era fermato. E alla fine aveva ottenuto quel che desiderava, perché dopo poco il dolore – al limite del sopportabile, in verità – aveva lasciato spazio al più vero, estatico dei piaceri. Quanto gli piaceva osservare il suo volto arrossato ed eloquentemente contratto in smorfie che, anche se Naruto in realtà non avesse fiatato, lasciavano ben poco spazio all'immaginazione d'un eventuale spettatore curioso.
Quanto gli era piaciuto... la volta prima, l'ultima, era stata molto tempo addietro. Bei giorni quelli, direbbero in tanti. Ma per lui che mai era stato realmente felice, anche quel periodo non era stato propriamente dei migliori; però aveva conosciuto colui che per primo aveva dimostrato di amarlo davvero, e grazie a lui era riuscito a credere che forse non tutto ciò riguardava la vita umana era negativo.
Teme... ” aveva sussurrato l'Uzumaki, quasi senza fiato, “ ... adesso hai intenzione di parlarmene? Non puoi tenerti tutto dentro... ”
E Sasuke lo aveva guardato con un'espressione che si potrebbe addirittura definire dolce, invitandolo a farsi prima una bella dormita.

Nonostante non ne fosse convinto, aveva chiuso gli occhi abbandonandosi all'abbraccio di Morfeo, senza neanche lontanamente immaginare cosa lo attendeva al suo risveglio.
Il postino, Naruto. Il postino, ricordalo, bussa sempre due volte.
Toc toc! Toc toc! ”
Si era svegliato di soprassalto, attirato da quel rumore sordo, dopodiché si era guardato attorno: era da solo. Dov'era finito Sasuke? Decise di cercarlo in ogni angolo della casa, senza risultato. Atterrito e disperato constatò che lui non si trovava lì, che molto probabilmente – anzi, sicuramente – aveva sognato e che lui non aveva mai bussato alla sua porta.
Aveva osservato l'entrata titubante, mentre l'angoscia si faceva spazio dentro di lui, lo corrodeva, facendo quasi male. Chi c'era dietro quell'ammasso di ferro e legno? Chi si era recato a fargli visita, disturbando il suo sonno beato?
Clack.
La porta si era aperta con uno scatto e successivamente con un cigolio, a testimonianza della sua veneranda età.
Naruto si era trovato di fronte un ragazzo pallido, più alto di lui, coi capelli neri legati dietro la nuca e gli occhi di un colore indefinito, ma indubbiamente affascinante. A ben guardare, somigliava a Sasuke in modo impressionante.
Sì? Posso fare qualcosa per lei? ”
Ho due lettere ” aveva detto, senza pronunciare altre parole. E il biondo si era trovato con in mano due buste, una bianca ed una beige, come quella del suo sogno.
Quando aveva alzato nuovamente lo sguardo, il giovane se n'era già andato. Scomparso, come volatilizzato.
Ansioso e tremante aveva deciso di aprire prima la busta così simile a quella fittizia che l'Uchiha gli aveva consegnato. Una specie di telegramma, un avviso chiaro e conciso.

Con dolore annunciamo il decesso di Uchiha Sasuke,
anni 20, che ci ha lasciato ieri, 21 dicembre, per cause ancora da definirsi, ma si sospetta omicidio.
Alleghiamo a questa missiva una lettera da lui scritta si suppone poco prima della morte,
indirizzata a lei, Uzumaki Naruto. ”

C'era un altro foglio dentro la busta, accuratamente ripiegato. Trattenendo a stento i singhiozzi si era fatto forza leggendo quella calligrafia precisa, appartenente a colui che oramai lo aveva lasciato per sempre. Quanto avrebbe voluto svegliarsi e trovarlo accanto a sé, col respiro regolare e le labbra socchiuse. Quanto avrebbe voluto rivedere quegli occhi severi capaci di scioglierlo, di penetrargli nell'anima rubandone ogni volta un pezzo, fino a ricomporre un puzzle perfetto. Non gli sembrava vero, eppure...
E' tutto così... irreale ” aveva commentato, mentre una calda, amara e silenziosa lacrima gli rigava la guancia arrossata. Essa si era spenta sul foglio bianco, senza però intaccare alcuna parola. Tutto era perfettamente leggibile, e maledettamente chiaro. Aveva scritto poche righe, forse una decina. E non decantava quell'amore in cui Naruto tanto aveva sperato, in fondo non aveva mai pronunciato quelle due, piccole parole.
Ma parlava di suo fratello, di come lui era sfuggito alla sua vendetta e di quanto si sentiva minacciato in quel periodo, fermamente convinto che qualcuno – forse proprio il suo più prossimo parente – stesse cercando di ucciderlo. Poi, alla fine, gli aveva augurato buona fortuna.

Il biondo era caduto sulle ginocchia colto da un improvviso capogiro, costretto ad aggrapparsi alla maniglia della porta per sorreggersi almeno un poco. Fuori, nel frattempo, aveva iniziato a nevicare; fiocchi candidi e gelidi era caduti sul vialetto ricoprendolo d'un bianco manto. Il sole era scomparso, dietro le nuvole dispettose.
Sasuke... Sasuke... ”
Era scoppiato in un pianto disperato, incapace di ricacciare indietro quelle dannate, prepotenti lacrime. Lui, troppo sensibile. Lui, troppo innamorato. Così disperatamente da non esser riuscito a dirglielo mai.
Maledetto... bastardo... ”
Aveva poi aperto l'altra busta, senza neppure guardare chi fosse il mittente della lettera.

Il nostro destino sarà già scritto non appena nasciamo? Chi lo sa. Quel che è certo, però, è che con l'impegno e la buona volontà si possono raggiungere i nostri obiettivi.
Ora Uzumaki Naruto è in piedi su di un palco improvvisato, teso come una corda di violino. Osserva il popolo speranzoso di fronte a sé e respira forte, cercando qualcosa da dire. E loro lo osservano con occhi curiosi, frementi, pensando a cosa mai potrà proporre il nuovo sindaco della città.
Ha fatto strada, quel ragazzo semplice, eppure non riesce ad esser felice.
Si guarda intorno, soffermando lo sguardo sul ponte che si trova vicino al parco, quello sotto il quale era stato ritrovato, pochi anni prima, il corpo di Sasuke Uchiha. E, circa un mese dopo, anche quello di suo fratello, perito per malattia secondo l'autopsia.
Sta pensando di recarsi lì e poggiare un mazzo di fiori in onore del loro ricordo, ma poi cambia idea; no, due come loro – anche se Itachi, in verità, non lo conosceva – non apprezzerebbero mai una tanto plateale commemorazione.
Un pensiero, talvolta, basta e avanza.
Ed una foto sul comodino, e perché no...

... accanto ad essa, una lettera d'addio.

Alla porta di chi il postino busserà due volte, questa volta?”

Fine ~

Note:

*Harajuku: famoso quartiere di Tokyo, spesso menzionato nei manga, molto frequentato dai giovani.

*Kami: Dio.

Per quanto riguarda il finale, penso si capisca ma per sicurezza metto una nota esplicativa: Naruto realizza il suo sogno, ma poi si rende conto che non era realmente ciò in cui sperava. In realtà, gli bastava stare accanto alla persona che amava, per essere felice. A chi è indirizzata la lettera d'addio menzionata alla fine? Non l'ho scritto per una mia personale scelta, al fine di lasciarlo all'immaginazione del lettore. Potrebbe esservi il nome di Sakura o chissà, di Tsunade o Jiraya, anche se questi nel corso della storia non vengono mai nominati.


  
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