Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: Tiferet    20/09/2009    1 recensioni
Anno 2030. In Cielo sono pronti all'epocale battaglia contro i demoni.
Una ragazza, moglie di Azrael, l'Angelo della Morte, si innamora di un Arcangelo.
Quella loro relazione, però, non porterà a nulla di buono.
Genere: Romantico, Drammatico, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo quarto


 
Con passo spedito e sicuro, simile a quello di coloro che già sanno cosa li attende, la bella Tafriel, orgoglio di tutti gli Angeli, e specialmente del marito Azrael, si recò dal Serafino che più di tutti interloquiva direttamente con l’Onnipotente. Molti ne avevano timore, ma Tafriel non ne capiva il motivo.
Come se nulla fosse successo, bussò tre volte alla porta del Segretario. Era alta circa due metri, forse qualcosa in più, ed era di legno dorato; su di essa si potevano leggere le imprese di Noè, di Mosè, il tentativo sventato di Abramo di immolare il suo unico figlio, e altri episodi narrati dai materiali nel loro libro sacro, la Bibbia, che era una semplice imitazione del loro Grande Libro.
La porta si aprì.
Fu estasiata nel vedere quei rotoli di papiro, i libri e i fascicoli che occupavano in ordine nei loro scaffali tutte le pareti della stanza, eccetto una. Nessuna finestra era lì a giustificare lo splendore che rischiarava la stanza, al cui centro c’erano due Arcangeli.
Riconobbe Metatron, ma l’altro gli era completamente sconosciuto, nonostante avesse qualcosa di familiare.
Era così oscuro per essere un Angelo, che quasi ne dubitava la provenienza, ma poi si disse che un demone di sicuro non avrebbe sopportato quella luce divina.
Si avvicinò al centro, e si sedette senza complimenti sulla sedia che gli indicava il Serafino.
- Grazie per essere venuta così in fretta-, esordì Metatron.
Tafriel non potè fare a meno di notare il suo mento allungato e le labbra sottili come ramoscelli d’ulivo. Aveva gli occhi inquietanti, giacchè l’iride non era distinguibile dal resto dell’occhio, e ne spiccava unicamente la pupilla.
- Lascia che ti presenti Uriele, l’Arcangelo delle Umanità, Angelo del Pentimento; colui che si è distinto nella Grande Battaglia al fianco di Michael e che si è ritirato per cause andate dimenticate, che nessuno scritto sacro ormai riporta più; colui che ora è custode dell’Eden, Patrono delle Arti e protettore degli esploratori e degli innovatori-, continuò con la sua voce squillante, elencando solo parte delle caratteristiche che contraddistinguevano superficialmente quell’Angelo.
Tafriel era sicura che i suoi timpani, se fosse stata una materiale qualsiasi, si sarebbero rotti al suono prolungaro di quelle e di altre parole da parte del Segretario. Sorrise cordialmente ad Uriele, soffermando lo sguardo sul collo, dove una cicatrice partiva da dietro l’orecchio e affondava nella toga blu scuro come un fiume che poi scompare sotto la terra. Non potè non notare una certa malinconia nello sguardo che le ricambiava. Si costrinse a parlare e a dire qualcosa.
- Piacere, io sono…-
- So chi sei-, la interruppe l’Umanità.
La Cancelliera del Cimitero Celeste sobbalzò al suono profondo della voce di Uriele, così diversa da quella di Metatron. Era sicura che non si sarebbe mai stancata di sentirlo parlare.
Tafriel aspettò che continuasse, ma lui non aggiunse altro, e guardò il Serafino come per indurlo ad andare al dunque.
- Oh, non stupirti, sorella mia. Uriele è sempre così sgarbato, e sì di poche parole che talvolta può dar fastidio, eppur è fedele e ha un animo onesto. Puoi fidarti di lui-, aggiunse il biondo, come se sabesse quali dubbi stessero attraversando la mente di Tafriel.
Le sorrise, e dopo neanche un attimo la guardò completamente serio, senza neanche l’ombra del sorriso sul viso angelico.
Tafriel fu spaventata da quel cambiamento repentino d’espressione.
- Non chiederti perché sei qui, giovane sorella-.
Tafriel, dentro di sé, si chiedeva solo la necessità per cui questi la chiamava “sorella”, a maggior ragione per il fatto che era la prima volta in vita sua che si incontravano.
Afferrò la richiesta che ora le stava porgendo da sopra l’elaborata scrivania. Era la sua richiesta, l’avrebbe riconosciuta ovunque.
Stava per replicare quando Metatron riprese a parlare, impedendole di chiedere qualsiasi cosa.
- Perché chiedi di essere trasferita?-
Tafriel sorrise e gli restituì uno sguardo dolce.
- Voglio fare qualcosa in più per il Signore Dio Nostro. Semplicemente aprire e chiudere il Grande Cimitero, e parlare alle anime che non ricorderanno mai il mio nome o le mie parole, per me è frustrante, sebbene svolga il mio compito assegnatomi da anni e con tenace Fede. Marciare tra le file al comando di Michael esercita un certo fascino dal momento che ho un animo irrequieto, non molto adatto al mio ruolo di Cancelliere. Vedere le anime punite mi ha fatto insorgere l’idea, forse rivoluzionaria, che davvero tra gli Angeli non ci sono distinzioni e che anche un’umile servitrice quale sono io può marciare per l’Altissimo armata solo della propria Fede e della fiducia nella Redenzione-, rispose, mentre si riscaldava per il discorso audace.
Le guance le divennero rosse per l’ardore con cui pronunciava quelle parole, nonostante non si muovesse dal suo posto. Il Segretario non le toglieva gli occhi di dosso, quasi come se volesse captare un segnale che fino a quel momento gli era sfuggito.
Il silenzio scese nella sala, rotto solo dal lieve cigolare della sedia appena Uriele si mosse, accavallando le gambe.
Tafriel posò la richiesta sulla scrivania, abbassò lo sguardo sentendo in sé le speranze abbandonarla.
- Ho deciso di accettare la tua proposta. Và da Michael e avvertilo di questa decisione, e che Metatron chiede per te un’adeguata protezione giacchè un Angelo non è armato solo della sua Fede- rispose con un ghigno divertito.
Firmò e timbrò la pergamena.
Si alzò e le diede le spalle avvicinandosi a una libreria e cercando il posto adatto per posizionare la richiesta.
La Cancelliera bionda alzò lo sguardo che riversava lo stupore e la gioia in chiunque incrociasse i suoi occhi.
- Và, e fa come ti ha detto-, le sussurrò Uriele sfiorandole la spalla con una mano, quasi come se avesse timore di toccarla.
Annuì a lui, sorridendogli.
- Grazie!- esclamò. Dopo un attimo si era già precipitata fuori dalla stanza.
Appena le si furono chiuse le porte dietro, Metatron si voltò e, pensieroso, raggiunse la scrivania.
- Dunque, non pare sia tornata. Quell’impeto con cui ha attraversato le sacre porte non era di chi stava progettando di far cadere il Cielo- disse piano, come se avesse paura di dire queste parole.
- Così pare- fu la risposta di Uriele, che appoggiò entrambi i piedi a terra. – Perché hai accettato?- domandò, intuendo la risposta.
Metatron gli sorrise divertito, e guardò l’Arcangelo con il suo sguardo bianco.
- Sono curioso Uriele. Sigillata qui ha scalpitato, e vive ora una parvenza di libertà. Chissà cosa potrà fare, e cosa deciderà. Prevedo grandi avvenimenti…-
- Non hai paura che a contatto con loro si liberi per davvero?-
- Se lo farà, allora non so più giudicare chi è deciso e sicuro. Se succederà, Tafriel è debole e la colpa sarà principalmente sua. Nei suoi occhi, però, leggo l’antica forza che gli umani attribuivano agli dei. Forse non accadrà nulla-.
- E se accadrà? E’ stato difficile combatterla…-
Metatron guardò Uriele, trattenendo le risate.
- Dopo tutto questo tempo ne hai ancora paura?-
Uriele restò zitto, abbassando gli occhi e guardando i sandali che gli fasciavano i piedi.
- Ora veniamo al motivo per cui ti ho convocato qui- continuò Metatron.
Uriele alzò lo sguardo, stupito.
Il Segretario intuì che probabilmente l’Arcangelo pensava che a lui servisse solo un parere.
- Ricordi Israfil, la figlia di Raphael, giusto? Voglio che la controlli- sentenziò assottigliando lo sguardo e incrociando le dita delle mani.
Senza chiedere alcuna cosa e senza aggiungere altro, il Bastardo Divino si alzò raggiungendo la porta. Mise in gesto quotidiano il mantello logoro sulle spalle.
- Aspetto nuove-, sussurrò lasciando Metatron da solo a meditare sugli avvenimenti di quella giornata.
   
 
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