Anime & Manga > Naruto
Segui la storia  |       
Autore: Meissa    20/09/2009    1 recensioni
[Ottava classificata al SasuSaku Contest indetto da Ainsel e Annaky]
“Sasuke-kun, cosa ci fai tu qui?”[...]
“Sakura. Interessante, quindi io e te ci rivolgiamo di nuovo la parola?”

Naruto in coma, Sakura distrutta e Sasuke di nuovo al villaggio, più complessato che mai. Quasi ammazzare il tuo migliore amico crea diversi disagi.
Perché i rapporti non nascono dal nulla, ma si ricostruiscono, passo dopo passo.
Spoiler! e What if dal capitolo 450.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ino Yamanaka, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Dopo la serie
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Step by Step
Second Step: Sakura


Si gira e si rigira nel letto un paio di volte, intontita, coprendosi gli occhi dalla luce del sole con il dorso della mano; ci prova per una decina di minuti, fin quando non realizza che è impossibile e si mette a sedere di scatto con uno sbuffo seccato.
Il movimento è troppo repentino e le gira la testa, stringe i denti in una smorfia e si tiene la testa tra le mani restando ferma, in attesa che smettano i giramenti.
Prende la sveglia dal comodino e il suo urlo isterico echeggia per tutta la casa vuota. Sono le undici e mezza del mattino e lei doveva essere in ospedale alle sette. Ricade sul letto a peso morto, una mano a coprirle la faccia. Perché sua madre non l’ha svegliata? E perché nessuno le ha mandato un messaggio dall’ospedale? Maledizione.
Non ha proprio sentito la sveglia, questa mattina. Non c’è da stupirsi, in queste tre settimane ha dormito meno di quanto non facesse ultimamente e delle ore di riposo in più, in effetti, non possono farle che bene. Rinuncia all’idea di recarsi adesso in ospedale, l’avranno già sostituita per la mattinata, specie se non l’hanno nemmeno avvisata, ci andrà nel primo pomeriggio.
Si alza, va in bagno a lavarsi e quando si asciuga il viso lo specchio sopra il lavandino le restituisce l’immagine di una ragazzina di sedici anni, stanca, incredibilmente stanca di tutto. I capelli le ricadono disordinati sul viso, le labbra sono una linea diritta, nessun accenno di sorriso, e gli occhi sono spenti, non si coglie alcuna scintilla di vita, sembra una morta che cammina.
Sakura sente la nausea invaderla, si fa schifo da sola.
Esce dal bagno ciabattando e va in camera a infilarsi una maglietta e un paio di pantaloni, prima di scendere in cucina a fare colazione.
La casa, come previsto, è completamente vuota, suo padre dev’essere al lavoro e sua madre sarà in giro a sbrigare alcune commissioni. Non le dispiace essere da sola, almeno non deve sforzarsi di sorridere e fingere di star bene per non preoccuparli eccessivamente; d’altra parte questa condizione di totale solitudine le dà anche molto tempo per pensare, che è esattamente ciò che cerca di evitare da tre settimane a questa parte, dalla sua conversazione con Ino.
Si siede direttamente sul tavolo, una fetta di pane appena tostato in bocca, pensosa.
Quelle tre settimane sono volate, e lei non è andata a parlare con Sasuke: in parte perché non vuole dargliela vinta e scusarsi, e questo se lo ripete come un mantra una decina di volte al giorno; in parte, soprattutto anzi, perché non ha la più pallida idea di cosa dirgli e come, perché sa perfettamente che forse ha un pochino esagerato. Senza forse e senza un pochino, va bene.
Sakura stacca un morso dalla fetta di pane che ha in bocca, fissando truce il muro davanti a sé e continuando a dondolare le gambe avanti e indietro, agitata.
Non è davvero possibile che Sasuke le causi sempre problemi, qualsiasi cosa accada; davvero, è ridicolo, la sua vita gira sempre intorno a lui, e non è giusto dopo tutto quello che ha fatto, non è assolutamente giusto, quindi non gli chiederà scusa, al diavolo quello che dice Ino! E al diavolo anche il senso di colpa.
Sakura si lancia praticamente a terra con un grido di frustrazione, buttando la sua colazione a metà nel cestino dell’immondizia. Le è passata la voglia.
Lo sapeva che non doveva pensarci, doveva fare come nelle ultime tre settimane, sono state talmente piene che non ha quasi avuto tempo di respirare, si è dedicata al lavoro animo e corpo e non ha visto Ino, né cercato Sasuke, non lo ha nemmeno pensato, beh, quasi, la sera prima di dormire forse un po’ ci pensava, e anche durante il pranzo, e la cena, però almeno non si rovinava la giornata di prima mattina. Tra l’altro è la prima giornata libera che ha da una vita, avendo deciso di andare in ospedale al pomeriggio, e ha il tempo di farsi una bella passeggiata. Sperando di evitare Ino.
Sakura non le rivolge la parola da tre settimane appunto, e teme che voglia discutere a riguardo della loro conversazione e del suo comportamento, ma non ne ha proprio la forza.

Le è mancata Konoha, costretta nella sua personale gabbia di disperazione, non ha fatto caso alla città che si ricostruisce. È sempre bella, incredibilmente bella, con i suoi boschi e gli alberi alti, secolari guardiani alle porte del villaggio, e il lago è lo specchio del cielo e le nuvole sono leggere come una carezza e impalpabili come un sussurro.
Non credeva fosse possibile sentire la mancanza dell’aria fresca mentre percorre il viale alberato, né i cinguettii degli uccelli che volano bassi da un ramo all’altro, e i raggi del sole che filtrano tra le fronde degli alberi, era così concentrata su di sé da dimenticarsi dello splendore di Konoha e che, forse, una passeggiata ogni tanto l’avrebbe aiutata più di mille notti insonni e turni massacranti all’ospedale.
Cammina lungo la perimetrale del villaggio, godendosi la campagna, prima di rientrare prendendo la strada principale, che si snoda per tutta la cittadina.
È proprio mentre si avvicina al centro che incontra Ino, intenta a ridere con Sai, Shikamaru, Choji e c’è persino Neji Hyuuga che, roba da non credere, è allegro.
Si avvicina, curiosa della ragione di tanto buon umore e Ino allibisce vedendola.
“Sakura!” esclama arrivandole direttamente addosso. “Ma che diamine ci fai in giro!”
Sakura inarca un sopracciglio, non capendo cosa voglia dire. “Ino, fammi respirare,” ribatte levandosela di dosso. “E poi…”
“Pensavamo fossi già in ospedale,” la interrompe Shikamaru.
“Eh? Ah, sì, dovevo essere lì, ma non mi sono svegliata… così ho deciso di andarci il pomeriggio., ma…”
“Quindi vuoi dire che non sai nulla?” domanda Choji gentilmente.
“Niente? Ma niente che…?!” esplode Sakura, irritata che tutti la trattino come una povera idiota.
“Si è svegliato, Sakura,” le dice Ino con un sorriso materno, prendendola dolcemente per le spalle per calmarla e far concentra su di sé l’attenzione dell’amica.
Sakura si pietrifica sul posto, tra le mani di Ino, le si è bloccato persino il respiro. Ha gli occhi grandi e l’aria stravolta, incredula, boccheggia diverse volte prima di parlare. “Sve… svegliato?” domanda lacrimevole e incerta.
“Naruto, Sakura,” ripete Ino. “Naruto si è svegliato.”
La notizia la colpisce come un pugno nello stomaco, respira solo perché lo deve fare, le gambe non la reggono, indietreggia di una paio di passi per poi rovinare a terra, se non fosse che Ino, pronta, ancora la sostiene.
“Sakura,” la scuote Ino. “Guardami, Sakura, è ok, è tutto ok, si è svegliato, sta bene:” Sakura annuisce, come un automa, ancora sconvolta. “Svegliato,” ripete Sakura aggrappandosi ad Ino.
“È una bella notizia che Naruto-kun si sia svegliato. Non si dovrebbe esserne felici?” domanda Sai, decisamente inopportuno. Nessuno si premura di spiegargli perché Sakura reagisca in quel modo, troppo concentrati sulla ragazza.
“Io l’ho saputo da Hinata-sama. Lo sa tutto il villaggio, credevamo fossi lì,” dice Neji con la consueta pacatezza.
Sakura si aggrappa più forte a Ino, non ci crede, è… Naruto si è svegliato, finalmente, e lo sa tutto il villaggio tranne lei, e dopo quasi sette mesi passati nella sua stanza con quella flebile speranza per andare avanti, lui si sveglia e lei non c’è.
“Devo andare da lui,” annuncia con improvvisa lucidità.
Ino abbandona la presa sulle sue spalle e Sakura scatta in avanti, ma si blocca a metà dopo una ventina di metri, il terreno scivola sotto la suola dei sandali per la brusca frenata e perde l’equilibrio, ed è costretta a mettere la mano a terra per limitare i danni. Si rimette in piedi e torna verso gli altri, sotto i loro sguardi stupiti.
“Sakura!” la richiama Ino mentre lei sta correndo sulla facciata di un palazzo sino ad arrivare sul tetto. “Dove vai? L’ospedale è di là!” le urla indicando la strada dove Sakura stessa stava andando un attimo prima.
“Devo fare una cosa!” le urla Sakura passando da un tetto all’altro, la sua voce che giunge agli altri come una fievole eco.
Il gruppo di ragazzi si scambia un’occhiata perplessa.
“Ma che le è preso?” domanda Shikamaru con uno sbadiglio. Choji e Neji alzano le spalle, anche loro senza capire.
“Non mi è chiaro perché non fosse felice e se ne sia andata da un’altra parte,” interrompe Sai, attirando su di sé gli sguardi allibiti e sconsolati dei compagni.
Ino si porta la mano alle labbra e scoppia in una risata leggera. “Sei proprio un caso disperato, Sai!”
Gli altri quattro la guardano dubbiosi, senza comprendere perché adesso stia ridendo.
“Forza, andiamo a prenderci qualcosa di fresco,” ordina Ino prendendo sottobraccio i più vicini a lei, ovvero Choji e Neji, con quest’ultimo che non sembra apprezzare particolarmente questo slancio di confidenza. “Nel pomeriggio andremo a trovare Naruto, io preparerò il cestino dei fiori e voi quello della frutta!” stabilisce incamminandosi. Sai e Shikamaru seguono lo strano terzetto, Neji lancia degli sguardi di aiuto a Shikamaru poco dietro, il quale finge bellamente di non notarli. Per una volta che può evitarsi una seccatura.
Ino sorride, mentre cammina, saputa. Lei sa dove sta andando Sakura: proseguendo per quella strada e svoltando a sinistra all’incrocio dopo la via degli alimentari, poi sempre diritta, si arriva al quartiere degli Uchiha.

Sakura salta rapida da un tetto all’altro, seguendo la strada, poi va a sinistra e continua in quella direzione. Sente un rumore dietro di lei, si volta ma non vede nessuno, così riporta lo sguardo davanti a sé, e allora lo vede, Kakashi sensei, sui tetti dei palazzi dall’altro lato della strada, qualche metro più in là. Evidentemente, invece di essersi immesso come lei da un’altra strada, deve aver percorso il viale.
“Sensei!” lo chiama allora.
Kakashi allora si volta, sentendosi chiamare, distratto com’è non si era nemmeno accorto di Sakura dall’altro lato della strada.“Sakura,” esclama Kakashi sorpreso e si ferma. “Che ci fai qui?”
“Sensei… lascia perdere. Vado io.” Non è una richiesta, è una semplice comunicazione.
“Va bene Sakura, ci vediamo lì,” risponde Kakashi, prima di allontanarsi verso l’ospedale.
E pensare che qualche anno prima pendevano letteralmente dalle sue labbra… e ora invece gli danno addirittura ordini. Sospira, con vaga malinconia, mentre scende dal tetto per camminare in strada.

Sakura è ferma da oltre dieci minuti di fronte al portone di casa di Sasuke. Quando si è fermata era stremata dalla corsa e ha deciso di aspettare e riprendere fiato prima di bussare, peccato che il cuore continui a martellarle in petto così forte che le esploderà a momenti. Dopo dieci minuti si rassegna all’evidenza ed è costretta ad ammettere suo malgrado che la sua recente tachicardia non ha nulla a che vedere con la corsa.
Fissa sconsolata il portone, come se potesse darle non sa nemmeno lei quale soluzione geniale.
Ok, è ancora in tempo, può ancora tirarsi indietro, prendere e andarsene e non vederlo, anche perché conoscendolo farà di tutto tranne che facilitarle il compito, anzi glielo renderà difficile e praticamente impossibile, sa che lo farà. E andare lì è stato davvero un atto masochista, non avrebbe dovuto, come le è saltato in mente, è tutta colpa di Ino e delle sue assurde idee, della camomilla e del mandorlo, e delle scuse, lei gli deve delle scuse non il contrario, certo, ovvio, sempre così. Può ancora tornare indietro, continua a ripetersi, può farlo, non ha nessun obbligo, peccato che i suoi piedi sembrino non essere d’accordo, visto che non riesce a muoverli. Ok, lo sa che non può andarsene, ha detto al sensei che sarebbe andata lei e che si sarebbero incontrati lì in ospedale, cioè questo l’ha detto Kakashi, ma… oh, insomma, è irrilevante! Ciò che conta è che non può andarsene, perché non sarebbe corretto e Sasuke, in qualsiasi caso, merita di saperlo.
Dei, in qualsiasi caso magari no, dopotutto l’ha ridotto lui in questo stato, sussurra la sua Io disillusa e rancorosa. Stai zitta, le intima Sakura prima di provare il desiderio di sbattere la testa al muro, perché sta parlando con la sua testa ed è davvero ridicolo. Lei è ridicola.
“Oh, finiamola qui!” sbotta nervosa, bussando con tanta forza da rischiare di sfondare il portone.

Suigetsu, poggiato di schiena sul ripiano della cucina di casa del capo, bicchiere di tè in mano, fa un salto e rischia quasi di cadere quando sente il rumore dei colpi. Karin e Juugo si scambiano un’occhiata perplessa e Sasuke si rabbuia per un secondo prima di ritornare impassibile.
“Ehi, Sasuke, hai chiamato un’impresa e non ce lo hai detto? Qui stanno cercando di demolirti la casa!” esclama Suigetsu ridacchiando per la propria battuta. Karin gli riserva un’occhiataccia, cui Suigetsu risponde con una smorfia e sillaba senza pronunciarla la parola racchia, con il chiaro scopo di provocarla.
Karin serra il pugno, senza reagire, con l’idea di sfogarsi sul povero malcapitato che ha avuto la brillante idea di interrompere il loro tè. “Vado ad aprire,” annuncia alzandosi.

E se scappa adesso? E perché cavolo non apre? No, lui non può arrivare subito, deve per forza farsi attendere, altrimenti non è felice, no, certo che no. Ora se ne va. No, non apre, magari è il caso che bussi di nuovo, potrebbe non averla sentita, oppure potrebbe farlo intenzionalmente! Sa che lei è lì e non le apre…

Karin percorre il corridoio a passo di marcia, con aria funerea. Non vede l’ora di sfogarsi sul povero malcapitato, senza contare che, chiunque sia quest’idiota, ha quasi sfondato il portone.
“Arrivo, arrivo,” urla a voce alta, dopo aver aperto la porta incassata che dà sul cortile interno.
Si sente il rumore sordo della porta che sbatte e lo ignora mentre attraversa il cortile interno per aprire il portone. Slega il chiavistello facendo forza, è un po’ arrugginito, e tira l’anta del portone verso di sé con un movimento secco.
Karin osserva la figura davanti a sé e rimane pietrificata sulla soglia.

Il portone si apre proprio mentre Sakura si è decisa a bussare di nuovo, ed è così che resta, la mano in aria e l’espressione sorpresa e ferita, quando si ritrova quella davanti, in casa di Sasuke-kun, ad aprire la porta di casa sua. Anche l’altra resta immobile e si squadrano per un momento, entrambe in un evidente stato di incredulità.
Karin è la prima a riprendersi. “Ah, allora sei tu che cercavi di sfondare il portone,” esordisce, sistemandosi gli occhiali.
Sakura arrossisce e abbassa lo sguardo, istintivamente, non si è resa conto di aver colpito così forte; le capita, quando è particolarmente nervosa, di non riuscire a controllarsi, e allora avvengono questi piccoli incidenti, come tavolini sfondati e vasi nuovi in mille pezzi, tra le urla di Ino che teme l’ira di sua madre quando vedrà quel disastro.
“Eh… ah, io, no, in realtà…” farfuglia spaesata torturandosi un lembo della maglietta.
Karin alza gli occhi al cielo, non ci prova nemmeno gusto a torturare una così. “Cerchi Sasuke?” domanda secca interrompendola.
“Eh?” sfiata Sakura a disagio, colta alla provvista.
Karin si appoggia allo stipite del portone -sarà una cosa lunga, tanto vale che si metta un po’ più comoda- e lasciandolo semiaperto offre a Sakura una perfetta panoramica del cortile interno alla villa.
“Ti ho chiesto se sei qui per vedere Sasuke,” scandisce Karin, annoiata.
Sakura si acciglia, istintivamente. “Perché, è un problema?” domanda mordace.
Karin scuote mentalmente la testa, questa qua è davvero un caso clinico disperato, altro che Juugo.
“Lo cerchi, sì o no?” domanda di nuovo.
Sakura stringe i pugni, nervosa, chi cavolo pensa di essere quella per impedirle di parlare con Sasuke? Solo perché apre la porta di casa sua non vuol dire certo che lei non possa vederlo, lei ha diritto di vederlo come tutti. “Sì,” risponde in tono di sfida.
Karin sbuffa, e mormora tra i denti un “e ci voleva tanto?” mentre si sposta dallo stipite e apre di più il portone per farla passare. “Prego, allora. Entra.”
Sakura resta spiazzata e non si muove. “Ah…”
Karin resta interdetta per qualche secondo, poi sbuffa, prima di esplodere.“Ti muovi o no? Ma che cosa credi che sia, la domestica?!”
“Eh? Ah, ok, entro,” risponde velocemente Sakura riacquistando il controllo sulle proprie gambe e infilandosi in fretta in casa per paura che Karin la chiuda fuori.
Karin chiude la porta maledicendo Konoha, loro che ci sono rimasti, gli shinobi e le kunoichi di quel villaggio e le ragazzine coi capelli rosa senza un grammo di cervello.
La precede, mentre apre la porta in cucina, dove si trovano Suigetsu, Juugo e, soprattutto, Sasuke. Non capisce che ci faccia quella ragazzina scema con i capelli rosa lì, non si è mai fatta vedere e lei e Sasuke, da quel poco che sono riusciti a capire da lui, non si rivolgono la parola. Quindi ora che vuole Miss Fragola?
“Sasuke, hai visite,” annuncia Karin di malumore mentre entrano in cucina.
I tre ammutoliscono, Sasuke mette in mostra lo sguardo più affilato e indifferente del suo repertorio, gli altri due ragazzi smettono di bere e si scambiano un’occhiata preoccupata, che poi rivolgono a Karin, la quale li liquida con un’alzata di spalle.
Nessuno parla, sono tutti in assoluto silenzio, saltano quando una finestra si chiude sbattendo a causa del vento.
“Bene, noi andiamo, avete di che parlare.” È Suigetsu a prendere la parola, scostandosi dal ripiano e mettendo la propria tazza nel lavandino, poi fa segno agli altri due di muoversi.
Sakura prova un moto di riconoscenza verso di lui, le sarà sicuramente più facile fare quello che deve senza pubblico. “Gra…”
“No, voi restate qui, siete miei ospiti,” la precede Sasuke, deciso. “Non siete certo voi a dovervene andare,” aggiunge lanciandole un’occhiata inequivocabile.
Lo sapeva che non le avrebbe reso le cose più semplici, quel Suigetsu o come si chiama si offre di andarsene e portarsi via gli altri per lasciarli parlare da soli, ma Sasuke no, ovviamente, deve fargliela pagare sempre, non gliene sconta nemmeno una.
Stringe i denti, irosa, prima di dirigersi di scatto alla credenza, a testa alta. “Bene,” stabilisce furiosa. “Bene.” Non ha mai detestato tanto la shisho come in quel momento. Perché cavolo ha permesso che tre efferati criminali restassero lì, al villaggio, a casa di Sasuke? E certo, perché hanno aiutato contro Akatsuki e blablabla… un sacco di stronzate inutili, spera solo che una volta finiti definitivamente tutti i processi riguardo questa faccenda decidano di andarsene, non potrebbe sopportare di averli tra i piedi tutto il tempo. L’ultimo processo tra quant’è? Un mese? Due? Può farcela, non deve resistere tanto, forse è meglio che se ne vada anche quell’imbecille, pensa prendendosi sotto gli sguardi stupefatti di tutti una tazza, altrimenti lo uccide. Se la shisho non avesse permesso a questi di restare, a quest’ora non avrebbe il problema del nutrito gruppo di spettatori mentre parla con lui, sarebbe entrata, se lui non le avesse aperto avrebbe sfondato la porta, avrebbe detto quanto doveva e tanti saluti. E invece no! E tutto perché il mondo deve essere ai suoi piedi. Inchinatevi tutti di fronte a Sasuke Uchiha! Lo detesta.
“Posso avere del tè?” domanda infischiandosene della risposta e versandosi il tè nella tazza.
Si siede di fronte a Sasuke, la tensione tra i due palpabile e la furia omicida di Sakura anche.
Suigetsu maledice Sasuke mentalmente, avrebbero fatto meglio ad andarsene; se ora lei tenta di ucciderlo non potranno fingere di non averla vista e saranno obbligati a intervenire.
Sasuke la fissa truce, la presa sulla propria tazza più salda, Juugo pensa che la fracasserà se stringe ancora un po’.
Sakura lo sfida, sorseggiando il suo tè con estrema tranquillità.
Quando finisce di bere poggia la tazza sul tavolo e sorride, quieta. “Complimenti per il tè. Era davvero squisito.”
Suigetsu e Karin si preparano all’esplosione, lo sta deliberatamente provocando, ora la uccide, la infilza con la katana e tanti saluti a Miss Fragola.
Karin realizza che a una piccola parte di sé dispiacerebbe, perché Miss Fragola è completamente scema, per quel poco che ha visto almeno, ma ha anche fegato: provocare così Sasuke non è da tutti.
Sasuke serra la mandibola e una ruga si forma sulla fronte.
Ecco, adesso esplode, pensano la alleata di Orochimaru e lo spadaccino della Nebbia.
“Sakura,” ringhia a bassa voce, cupo. Quel suono minaccioso rimbomba per tutta la stanza, Juugo sente un brivido freddo lungo la spina dorsale e Karin e Suigetsu, terrorizzati a loro volta, dedicano automaticamente la loro attenzione al compagno.
Sakura si sente soddisfatta, perché è quello che voleva, le ha prestato attenzione, non l’ha ignorata, e lei non gliel’ha data vinta. Si sente incredibilmente fiera, animata dall’interno da una forza nuova.
“Naruto si è svegliato. Sono venuta per questo,” annuncia guardandolo fisso negli occhi.
Sasuke sente il respiro mozzarsi in gola, incredulo, sembra quasi stia per chiedere conferme, in confusione, poi il momento passa e ritorna impassibile come sempre.
Si alza e porta la sua tazza vuota e quella di Sakura nel lavabo, apparentemente indifferente, ma i movimenti, nota Sakura con piacere, tradiscono fretta.
“Andiamo,” annuncia semplicemente guardandola a sua volta.
Sakura si alza e sorride, annuendo, e fa un gesto di saluto ai tre ninja mentre si avvia verso l’uscita.
“Ci vediamo dopo,” saluta Sasuke prima di raggiungere Sakura fuori.
Si scambiano uno sguardo intenso e poi scattano, corrono sui tetti, Sasuke all’inizio la distanzia di un po’ di metri, ma rallenta quando si rende conto che non è di fianco a lui. Sakura si sente stupidamente felice per quel piccolo e insignificante gesto, però si parla di Sasuke, e ha ragione Ino, con Sasuke il solo è tutto.
Arrivano in ospedale correndo, è Sakura che lo guida sino alla stanza di Naruto, con i rimproveri di medici e infermieri ancora nelle orecchie, ma non è importante, perché Naruto è sveglio e loro devono andare da lui, hanno perso sin troppo tempo.
Si fermano nel corridoio della sua stanza ansanti, e ci sono tutti; Ino, Choji, Shikamaru, Neji, Ten Ten, Gai sensei, Kakashi sensei, Lee, Kiba e Shino, Temari, a Konoha come ambasciatrice, e Anko, Konohamaru, Inari e Tazuna, a Konoha per aiutare nella ricostruzione, e persino Kurenai sensei, il bambino tra le braccia.
Ino scatta in avanti, prende per le spalle Sakura, bisognosa d’aria, e la scuote. “Ma dove cavolo eravate, si può sapere?! Vi aspettiamo da una vita! Vi siete fermati a prendere un caffè e vi siete fatti una bella chiacchierata davanti a dei pasticcini?!”
“Veramente,” tenta Sakura.
“Veramente un corno, credevamo foste già qui, siete due idioti, decerebrati, irresponsabili e senza cervello!” sbraita Ino furibonda.
“Ino, forse è il caso che tu ti calmi un po’, solo un pochino” suggerisce Kakashi.
“Col cavolo!” urla Ino in risposta, spaventando gli shinobi e i sensei lì presenti. “Ma vi rendete conto! E lei, Kakashi sensei, dovrebbe rimproverarli, non starsene lì tranquillo a leggere i suoi soliti giornaletti porno! E tornando a voi due,” minaccia Ino riportando la sua ira su di loro.
“Tornando a noi due niente,” tronca Sasuke. “Grazie della predica Yamanaka, ma non ne sentivamo il bisogno,” annuncia gelido e avanza di qualche passo sino a esserle di fianco. “E comunque non era caffè, né pasticcini. Era un tè.”
Ino inorridisce, resta basita e spalanca la bocca a vuoto, senza emettere alcun suono.
Tutti fissano Sasuke adesso, che maestoso avanza verso la stanza di Naruto. “Sakura, ti muovi?” la richiama con uno sbuffo.
Sakura si risveglia dalla trance, quando Sasuke ha detto del tè è inorridita anche lei: ha pensato che Ino le avrebbe spaccato la testa.
Lo raggiunge davanti alla porta chiusa, il cuore in gola. “C’è qualcuno dentro?” domanda con voce roca.
“C’è Hinata, ma entrate, come vi vede uscirà,” li informa Neji.
Intanto anche Ino si è ripresa, e non sembra per niente propensa a calmarsi, specie dopo l’uscita di Sasuke.
“Tu!” urla infatti puntando il dito. “Io spero che tu stessi scherzando quando hai parlato del tè perché davvero potrei non rispondere delle mie azioni!” minaccia a voce alta, camminando a passo di marcia in direzione dell’Uchiha.
Sasuke è assolutamente indifferente alle urla della ragazza, e mette la mano sulla maniglia, poi sembra ripensarci.
Guarda Shikamaru, lì di fianco, e gli poggia la mano sulla spalla, l’attenzione di tutti puntata su di lui. Persino Ino si è zittita.
“Nara… condoglianze,” dice Sasuke serissimo prima di aprire la porta e entrare nella stanza con Sakura al seguito.
Gli altri restano raggelati per qualche secondo: Sasuke Uchiha ha fatto una battuta.
Poi i suoni riprendono possesso del corridoio, Ino inizia a sbraitare, furiosa, declamando tra le proprie lodi la gentilezza, la delicatezza, la simpatia, e definendo Sasuke Uchiha un buzzurro senza cervello che non capisce niente. Ovviamente mentre tutti cercano di calmarla, perché vuole entrare in quella stanza a spaccare la faccia a quel dannatissimo imbecille, nessuno si premura di farle notare che ha passato anni a morirgli dietro, come quasi tutte le ragazze del villaggio.

Nella stanza gli schiamazzi e le urla non entrano, c’è solo il suono della risata dolce di Hinata e quella solare di Naruto.
Hinata ammutolisce quando li vede, fianco a fianco, e si alza di scatto, avvampando vistosamente.
Naruto si volta in direzione della porta, dove guarda Hinata, e dopo un attimo di smarrimento il suo sorriso di ampia, Sakura ricambia, gli occhi umidi, e Sasuke resta impalato lì sulla porta fissando la tenda, senza riuscire a guardarlo.
“Io vado,” farfuglia Hinata imbarazzata, rischiando di inciampare nei propri piedi.
“Grazie Hinata,” le dice sentitamente Sakura prendendole la mano.
“Ci vediamo Hinata,” saluta Naruto con un sorriso.
“Oh, di niente e ci… ci vediamo Naruto,” balbetta mentre apre la porta ed esce dalla stanza, le ultime parole di Naruto che la raggiungono mentre chiude la porta e la fanno arrossire ancora di più.

“Hinata, guarda che ci conto!” le grida Naruto soddisfatto.
Sakura ignora quel particolare e si avvicina al letto, Naruto atterrisce al pensiero di cosa è successo l’ultima volta che ha rischiato la vita: Sakura, mentre gli altri lo festeggiavano, si è avvicinata e gli ha tirato un pugno. Ed era un bel pugno, se lo ricorda perfettamente.
Stavolta non accade; Sakura si accascia sul suo letto e comincia a piangere, senza fermarsi. Naruto non sa bene cosa fare, cerca dubbioso l’aiuto di Sasuke, che però evita il suo sguardo.
“Su, Sakura, dai…” tenta dandole dei colpetti sulle spalle. “Sakura, è tutto a posto, sto bene, davvero,” la rassicura.
Sakura però continua a piangere, più di prima, e Naruto non sa proprio come comportarsi. La lascia sfogare, va avanti per un’ora abbondante, e Sasuke e Naruto restano in silenzio.
Poi Sakura si asciuga le lacrime e guarda Naruto dritto negli occhi. “Bentornato Naruto,” sussurra.
“Lieto di ritrovarti qui, Sakura,” risponde lui sorridendo beota. E poi si volta verso di lui, che ancora non riesce a guardarlo, e sa cosa serve, perché torni tutto come prima. Con il tempo, certo, ma tornerà. “Grazie, Sasuke.”
Sasuke sente il mattone che ha sullo stomaco sgretolarsi, il peso che scompare e un calore che si diffonde per tutto il corpo.
Lo guarda finalmente negli occhi, l’accenno di un sorriso e il sollievo che distende i lineamenti.
“Nh,” commenta solo riacquistando la solita aria di sufficienza.
Sakura e Naruto non hanno bisogno di parlarsi, si capiscono al volo grazie alla complicità acquisita in quegli anni, entrambi sono allibiti e una risata incerta e incredula muore in gola, perché Sasuke ha una faccia tosta incredibile.
Ha aspettato per mesi che si svegliasse, è andato a trovarlo tutti i giorni attanagliato da dubbi e sensi di colpa, e ora che Naruto, in tutta la sua magnificenza, lo rassicura, gli fa capire che la sua è stata la scelta giusta e che non aveva alternative, qualsiasi cosa fosse successa, fa il grande uomo e lo tratta con stizza, come un povero idiota, il ragazzino che si faceva aiutare nelle missioni e che Sasuke trattava sempre con manifesta superiorità.
Naruto schiocca la lingua, rompendo il silenzio attonito che la non risposta di Sasuke è venuta a creare.
“Certo che nonostante gli anni la gente non cambia proprio mai, eh?”
Sakura gli lancia un’occhiata di biasimo, ma non riesce a nascondere il divertimento. Sasuke se l’è proprio cercata.
“Hai proprio ragione.”
Sakura e Naruto si voltano verso di lui, che ha appena parlato, a occhi sgranati.
“Eh... ?” sfiata Sakura deglutendo pesantemente.
“Ho detto che ha ragione,” ripete Sasuke stizzito.
Non ci possono credere, è… straordinario. Sasuke dopo tutti quegli anni si è reso conto e ora sta ammettendo davanti a loro di essere il ragazzino borioso di quando…
“Nonostante gli anni trascorsi la Hyuuga è sempre la solita tonta. Non avete provato una terapia d’urto per svegliarla?” commenta tagliente.
Una smorfia di rabbia e stupore deforma il viso della kunoichi e Naruto lo ammazzerebbe volentieri con un rasengan se non fosse che dopo Sakura lo ucciderebbe per essersi mosso nelle sue condizioni.
Naruto non fa comunque in tempo a ribattere, Sakura lo precede, la voce ringhiante.
“Hinata non è una tonta,” commenta ferma.
“Sì che lo è. È tonta e incapace, perennemente addormentata sin dalla culla,” risponde Sasuke con sufficienza.
Sakura stringe la mano a pugno, sguardo fisso sul pavimento, e si morde il labbro, evidentemente furiosa. Poi torna a guardare Sasuke, la fierezza nello sguardo.
“Sai una cosa? Hai ragione. Hinata è una tonta, esattamente come tu sei un sociopatico, complessato e disadattato,” afferma decisa, sfidandolo a ribattere, memore delle parole di Ino.
“Io sarei cosa?” sibila Sasuke oltraggiato.
“Mi hai sentito. Un sociopatico, complessato e disadattato,” replica con la sua stessa aria di sufficienza.
Naruto segue incuriosito lo scambio di battute tra i due, interessato nel vedere registrare queste differenze, come Sakura che manda al diavolo Sasuke e quest’ultimo che non tenta di ucciderla in diretta per averlo oltraggiato a questo modo. Forse non vuole avere testimoni.
Sasuke è sul punto di dire qualcosa di tagliente e crudele, ma Sakura prende controllo della situazione, come poche ore prima nella cucina di casa Uchiha, e pone fine alla discussione.
“Naruto… che volevi dire quando hai urlato a Hinata guarda che ci conto?” domanda infatti.
Naruto, lo sguardo che saettava da Sasuke a Sakura e l’espressione seria e concentrata fino a un secondo prima, torna sereno e allegro, come se la tempesta non si fosse nemmeno avvicinata.
“Oh, niente…” spiega ridacchiando imbarazzato. “Hinata ha detto che domani mi avrebbe portato la colazione!”





Perdonatemi per questa marea di vaccate immani. Il terzo nonché ultimo capitolo tarderà ad arrivare perché lo sto rivedendo completamente o quasi. Diciamo che siccome la fine si svolgeva in maniera troppo rapida –e questo perché mi riduco all’ultimo a fare le cose e soprattutto perché non mi so regolare con i numeri di pagine- ho deciso di sistemarla, ma ho anche una vita, anche se so che ha dell’incredibile questa notizia, quindi potrebbe volerci un po’.
Ringrazio le sei anime pie che hanno messo questa storia tra i preferiti e le cinque che la tengono tra le seguite, oltre ovviamente a chi ha commentato.
Kry333: Ti ringrazio, lieta che possa piacere a qualcuno ^^
GiulySister: Andrà avanti, anche perché è già scritta, non c’è pericolo che scompaia XD
A non si sa dove a non si quando u.u
Grazie mille dell’attenzione,
Meissa
   
 
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: Meissa