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Autore: Meissa    14/09/2009    2 recensioni
[Ottava classificata al SasuSaku Contest indetto da Ainsel e Annaky]
“Sasuke-kun, cosa ci fai tu qui?”[...]
“Sakura. Interessante, quindi io e te ci rivolgiamo di nuovo la parola?”

Naruto in coma, Sakura distrutta e Sasuke di nuovo al villaggio, più complessato che mai. Quasi ammazzare il tuo migliore amico crea diversi disagi.
Perché i rapporti non nascono dal nulla, ma si ricostruiscono, passo dopo passo.
Spoiler! e What if dal capitolo 450.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ino Yamanaka, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Dopo la serie
Capitoli:
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Questa storia ha partecipato al SasuSaku Contest di Ainsel e Annaky, classificandosi ottava, quindi capirete da voi che non è tutto sto granché XD
Nonostante questo, devo dire che ci sono affezionata, perché io, fedele a one shot e flashfic per vocazione, non ho mai scritto una storia a capitoli vera e propria, e questa è appunto la prima *_*
È composta da tre capitoli, e mi sento di postarvi il primo, che per quanto presenti il difetto di essere lungo come la morte è a mio parere quello meglio riuscito.
Vi lascio sotto banner, schemino e vi auguro buona lettura.
Scherzavo, non riesco a prendere il bannerino XD lo posterò o domani o nei prossimi giorni
Posterò i giudizi dei giudici con l’ultimo capitolo ^^

Nick Autore: Meissa
Titolo: Step by step -
Personaggi/Paring: Sasuke Uchiha, Sakura Haruno, Ino Yamanaka, Naruto Uzumaki (SasuSaku e accenno NaruHina e ShikaIno)
Genere: Commedia
Rating: giallo per linguaggio esplicito
Avvertimenti: Spoiler!, What if
Beta Reading: sì per il primo e secondo capitolo.
NdA: Questa storia è nata da un what if gigantesco che parte dal capitolo 450 perché quando la trama si è sviluppata nella mia mente Kishimoto non aveva ancora deciso di rovinarmi i piani con la nomina di Danzo e la riunione dei Kage, e così è rimasta; con un po' di cambiamenti sarei riuscita a evitare il what if, forse, ma nella mia testa non c'erano alternative.
In sostanza Sasuke, durante la battaglia Akatsuki VS Konoha, tradisce e torna dalla parte di Konoha, Naruto perde il controllo del Kyuubi e tocca a Sasuke fermare il mostro, e dopo questa battaglia Naruto cade in coma. Tsunade è ancora Hogake, e Danzo è praticamente scomparso. Può essere morto, in galera, insomma l'ho lasciato abbastanza in sospeso perché non è il fulcro della storia. La storia verte sui comportamenti e i sentimenti di tre ragazzi cresciuti, maturi, ma sempre ragazzi, e si trovano ad affrontare questa specifica situazione.
Due parole sui personaggi. I caratteri dei personaggi penso non siano quelli dei personaggi originali. Nel senso, non è mai stata presentata da Kishimoto una situazione simile, in cui Sasuke quasi ammazza Naruto e Sakura si ritrova a perdere il suo migliore amico. Ho provato a pensare come avrebbero reagito tutti in una situazione simile.
Sakura risulta combattuta tra la Sakura pre e post e Shippuden; è orgogliosa, cresciuta, le manca Sasuke, lo ama ancora, ma ha quasi ammazzato Naruto, e lei ha quasi perso il suo migliore amico. È una Sakura in parte infantile e in parte matura che si destreggia tra l’orgoglio e la paura di illudersi ancora.
Sasuke è sempre il solito complessato, con l’insana tendenza a rimuginare –non si sarebbe mai detto- e deve convivere con i rimorsi e le insicurezze, e scendere a compromessi con l’orgoglio, e sarà proprio per questo che farà lui il primo passo –anche se inconsapevolmente-, con quelle scuse decisamente criptiche del primo capitolo.
Naruto, che entra in gioco sul finire del secondo credo sia, relativamente parlando, IC, forse perché nel manga stesso Naruto alterna momenti di pura demenzialità a momenti di serietà e comprensione inaspettati, mostrando di essere molto più maturo di quanto gli altri non credono.
Chi credo rasenti davvero l’OOC più folle è Ino nel terzo capitolo. La caratterizzazione che ho dato di lei è, in questo senso, molto simile a quella di Naruto. Ino, come tutti, è cresciuta, e mi sono immaginata una Ino più adulta di quanto non appaia usualmente, più consapevole. Ino mostra una parte di sé in pubblico, e cala poco la maschera, per questo ho parlato di carattere simile a Naruto. E se questo ci può stare nel primo capitolo, così come nel secondo, dove si vede sia la Ino matura che quella scherzosa, credo di aver calcato troppo la mano nel terzo, dove appare una Ino sin troppo decisa e seria quando parla con Sasuke.
In sostanza non so quanto siano OOC i personaggi, spero non lo siano in modo eccessivo e che il loro comportamenti siano decentemente spiegati all’interno della storia.

Step by Step
First Step: Sasuke

L’ospedale è in fermento, i corridoi sono pieni di medici e infermieri che rapidi vanno da una stanza all’altra, cartelle cliniche in mano, a controllare i loro pazienti e prendersene cura.
Solo una dottoressa sembra totalmente indifferente allo stato vitale e caotico in cui versa l’ospedale, cammina concentrata, gli occhi color foglia scorrono rapidi su tutti i valori della cartella clinica, e si acciglia o si rilassa a seconda dei cambianti dei valori rispetto al giorno precedente. Ormai l’ha letta così tante volte da impararla a memoria, non le sfugge nulla. Mentre passa, alcune infermiere e Shizune le lanciano un’occhiata critica.
Sakura non le nota neppure, mantiene la concentrazione su quelle righe, liscia una piega sul foglio e sospira, perché i cambiamenti sono minimi, sono talmente insignificanti da non voler dire niente, o non ce ne sono proprio. Sono sei mesi che va avanti così, e si vede. Ha l’aria sbattuta e delle pesanti borse sotto gli occhi, che sono arrossati per la stanchezza; dopotutto non si è risparmiata nemmeno per un istante. Sa che Shizune e molti altri disapprovano sia lei il medico, per il loro rapporto, ma è necessario, e non importa se è troppo coinvolta, tanto da non dormire quasi la notte, da occuparsi di lui sino a ricordare tutti i dati clinici e i risultati degli esami, è ovvio che sia così, è di Naruto che si parla.
Sakura soffoca un singhiozzo, per la stanchezza e la delusione, perché anche gli ultimi esami non portano buone nuove, ma non può cedere, lui… si riprenderà, ne è sicura.
Si ricompone un attimo, come se lui potesse guardarla e dirle che un medico dovrebbe avere un’aria professionale e seria, non quella sbattuta di una ragazzina di sedici anni.
Prende un respiro profondo, e chiude gli occhi, cartella clinica in una mano e l’altra sulla maniglia. Quando li riapre, la mano spinge con decisione sulla maniglia, e apre la porta, determinata.
Sakura sgrana gli occhi e rimane bloccata sulla soglia, la mano a mezz’aria.
“Sasuke-kun, cosa ci fai tu qui?” Le parole scivolano prima che possa fermarle e si dà dell’idiota, perché è sei mesi che non si parlano, cioè, che lei rifiuta di rivolgergli la parola, e ora lo chiama così, con quel suffisso che usava quando aveva dodici anni, e lo usava ancora quando sono andati a cercarlo, lei, Naruto e Kakashi, e ora non è più una bambina, non sogna più di riportarlo indietro, non sogna più e basta, e nonostante questo l’ha chiamato ugualmente Sasuke-kun.
Sasuke è seduto composto su una sedia senza braccioli, i gomiti sulle ginocchia e le dita delle mani intrecciate, pensoso; si è sistemato vicino al letto di Naruto e lo guarda di sottecchi, quasi temesse che qualcuno si accorga che è lì per lui. Come potessero esserci dubbi, poi, quello di Naruto è l’unico letto della stanza. Non è un paziente comune, è l’eroe di Konoha, dopotutto. Ciò che è sconvolgente di Sasuke è che riesce a essere elegante anche seduto di fianco a un letto di ospedale, e, cosa che irrita ancora di più Sakura, assolutamente imperturbabile persino ora che lei, lei Sakura Haruno, migliore amica di Naruto, entra in una stanza.
“Sakura. Interessante, quindi io e te ci rivolgiamo di nuovo la parola?” Ed eccolo lì, tagliente come la lama della sua katana.
Sakura ingoia rabbia, amarezza, delusione e quant’altro, perché non è questo il momento di ripicche tra sedicenni, lei è un medico, sta lavorando, deve occuparsi di Naruto, il suo paziente.
“Devi uscire da questa stanza. Devo iniziare la visita,” dice atona, o ci prova, perché la voce è un ringhio rabbioso, ma non ci può fare niente, lei non è come Sasuke.
“Certo, immagino sia solo questo,” risponde lui condiscendente, si alza in piedi e sposta indietro la sedia. “Mi raccomando Sakura. Buon lavoro,” si premura con evidente scherno, prendendo la via della porta.
Sakura non si controlla più, stringe le nocche delle dita sino a farsi male, e se Sasuke non si becca un pugno ora, senza troppe cerimonie, è solo perché non ne vale la pena, e ancor di più perché sta lavorando.
“Che cosa vuoi, Sasuke?” domanda con voce tremante per la rabbia. “Cosa vuoi, cosa pretendi, eh?” continua aggressiva. Si è rotto un argine e il risentimento, la rabbia, la paura, la delusione, sono il fiume che straripa, inondando e distruggendo ciò che trova sul suo cammino.
“Non mi rispondi? Non mi rispondi, Sasuke?” ripete alzando la voce. Sasuke si è fermato, è due passi oltre lei e le dà la schiena, non può vederlo, ma non ha un’aria sorpresa, né indifferente. È rassegnato, quasi fosse consapevole che prima o poi sarebbe arrivato. In realtà non lo credeva all’inizio, nell’immediato rientro a Konoha. Ci è arrivato pian piano, perché Sakura non lo salutava quando lo vedeva per strada – le poche volte che è uscito -, non è mai passata a trovarlo, nemmeno con il sensei, e non si è fatta mai vedere in tribunale, nemmeno per il suo reintegro, un mese prima. Lì ha capito che qualcosa non andava, che Sakura davvero non gli rivolgeva più la parola, e che forse prima o poi sarebbe successo qualcosa a sbloccare la situazione, a sentire Shikamaru era probabile lo sbattesse contro un muro e gli spaccasse il cranio – non che lui abbia mai chiesto nulla al Nara, ha fatto tutto da solo. Pare che Sakura, durante la sua assenza, sia diventata incredibilmente violenta. O forse lo è sempre stata e adesso ha finito di nascondersi.
Sasuke tenta di parlare, di dire qualcosa, ma non ne ha il tempo, lei lo zittisce prima.
“Non parlare, Sasuke, stai zitto!” lo minaccia, la furia che distorce i lineamenti del volto. “Non hai alcun diritto, non hai diritto di niente, di niente! Ti ho detto di stare zitto!” intima ponendo fine a qualsiasi suo tentativo di difendersi.
“Tu… tu non c’eri, non ci sei stato, mai, nemmeno una volta, per tutto questo tempo, e ora cosa vuoi, eh? Cosa pretendi? Te ne sei andato, e prima di andartene hai cercato di ammazzare Naruto sul tetto dell’ospedale, io c’ero! E ci hai provato di nuovo, alla valle dell’Epilogo, quando tutta Konoha si è mossa per portarti indietro. Ti abbiamo cercato, ti siamo venuti a cercare, siamo venuti a prenderti, e tu? Tu ci hai ignorato, hai detto senza alcuna inflessione che la sola ragione per cui non avevi ucciso Naruto quella volta era solo un tuo capriccio e non ci hai uccisi tutti solo perché Orochimaru ti ha impedito di usare non so quale tua dannatissima tecnica. Ti abbiamo inseguito per mari e monti, anche dopo la morte di Itachi non ti è bastato, dovevi fare di testa tua, dovevi distruggere il villaggio e… e ti sei messo in combutta con tre criminali pericolosi, che con noi non hanno nulla a che fare, hai detto che avresti preso il jinchuuriki del Kyuubi e hai attaccato il villaggio, hai tradito me, Naruto, Kakashi, noi ti abbiamo sempre difeso, fino allo stremo, e tu come ci hai ripagati? Sei soddisfatto di averlo quasi ucciso, dopo tre volte che ci provavi, eh?” Sakura ansima pesantemente, il petto si alza e si abbassa rapido, il cuore che furioso vuole esplodere, e lei si sente stremata, vuota, come un guscio cui è stato tolto tutto il contenuto.
Il solo suono che si sente è il respiro di Sakura, accelerato e rumoroso, che rimbomba nel silenzio assoluto della camera. Restano così per un po’ di tempo, poi Sasuke parla, ma le sue parole sono confuse e talmente basse da essere quasi incomprensibili.
“…ro io” sono le sole parole che Sakura è certa di aver sentito, le altre le paiono un sogno, irreali, svaniscono nella sua mente, si confondono con il vento che soffia e sposta le tende.
“Eh?” fiata allora, incredula.
“Non ero io, questa volta. Questa volta, ero un ninja di Konoha,” ripete Sasuke in modo che sia udibile.
Sakura si poggia sul bracciolo di una sedia lì di fianco, tremante, la cartella clinica che teneva tra le mani fino a quel momento cade a terra, e lei non si cura di raccoglierla. Si gira vero Sasuke e fa in tempo a vederlo uscire, l’ampia schiena che scompare dietro la porta bianca, e le sembra stanco in quegli ultimi passi, quasi curvo.
Stringe con forza il bracciolo della sedia, trattiene le lacrime e si sforza di non crollare a terra, perché sente le gambe molli per la sfuriata, la sensazione di spossamento e di vuoto, e quel piccolo e incredulo lume di felicità, che la infiacchisce, perché è talmente… folle e impossibile che Sasuke abbia davvero…
Sakura si scuote, non è momento di perdersi. Respira due volte profondamente, raccoglie la cartella clinica da terra e abbandona l’appoggio conferitole dalla sedia. Svolge tutte le sue mansioni, controlla le flebo, riguarda i valori, e come sempre prima di andarsene dalla stanza si china su Naruto e deposita sul suo viso una carezza leggera. “Ci vediamo domani, Naruto,” sussurra dolcemente.

Sakura percorre i corridoi dell’ospedale senza fare una piega, ignorando gli sguardi di pietà che le rivolgono le altre, cammina a testa alta, possono dire quello che vogliono, ma lui si sveglierà, Naruto si sveglierà, non può andarsene così, ha ancora troppe cose da fare, deve diventare Hokage, deve diventare Hokage prima di andarsene, lui non può morire. E poi ci sono le parole di Sasuke che le rimbombano in testa, non riesce proprio a levarsele, sono lì, un pensiero fisso, e non se ne vanno.
Sakura prosegue diritta, sino allo spogliatoio. Quando richiude la porta dietro di sé, scoppia a piangere e vi si accascia contro; ha pensato a chi parlare di Sasuke e di quello che si sono detti, e il solo nome che le è le balenato in mente, è quello di Naruto. Ma Naruto non può aiutarla adesso.

“Sìììì?” Dalla porta che viene aperta sbuca un grazioso visino angelico, sul quale troneggiano un sorriso innocente e due occhi azzurro cielo vivaci e, ad un osservatore più attento, leggermente ansiosi.
“Ciao Ino,” saluta Sakura piatta, senza prestarle troppa attenzione. “Come mai hai impiegato tanto ad aprire?”
Ino abbandona il suo buonumore nel giro di un nanosecondo, guardando la sua amica: non credeva possibile raggiungere un simile livello di disfacimento, fino ad ora, ovvio.
Sakura ha l’aria sbattuta di chi passa sei mesi a sperare senza risultati apprezzabili -altri sei mesi da aggiungere a tutti gli altri anni in cui ha aspettato invano- e privandosi del sonno, a giudicare dalle pesanti occhiaie. Ha perso peso, la pelle è più tirata sugli zigomi e gli occhi sono arrossati, segno di tutta la fatica, la stanchezza e il dolore.
Solo che adesso sembra quasi più curva, gli occhi più spenti di quanto già non fossero, a Ino appare completamente vuota, come se le avessero risucchiato tutto ciò che aveva, anche quell’ultima speranza.
“Entra,” dice solamente trattenendo l’angoscia, pensando di aver intuito il punto, e si sposta di lato per farla passare.
“Grazie,” risponde l’altra entrando senza particolari inflessioni. “Devo… non mi hai detto perché ci hai impiegato tanto ad aprire,” si interrompe Sakura, curiosa, avvicinandosi al bancone. Ino chiude la porta e raggiunge l’amica con un’alzata di spalle, e prende un vaso grosso e un sacco di humus, e li poggia sul bancone. “Ero dall’altra parte, stavo curando i fiori,” risponde sbrigativa, senza farle notare che il negozio è aperto e sarebbe potuta entrare.
Sakura osserva senza vederle delle peonie, e accetta la sua risposta senza fare domande. “Ah… devo dirti una cosa. Hai tempo?” domanda con voce strozzata.
Ino lancia rapida un’occhiata di sottecchi alla porta appena chiusa, il cartello appeso che per loro reca la scritta Chiuso, poi ritorna a guardare la sua amica, e non ha dubbi. “Certo,” afferma, andando a girare il cartello che ora rivolge loro la faccia opposta, quella su cui è scritto Aperto. Torna al bancone con noncuranza, per non farglielo pesare, e apre il sacchetto dell’humus e ne rovescia un po’ nel vaso. “Si tratta di… Naruto?” azzarda con il cuore che batte furiosamente in petto.
Sakura aggrotta le sopracciglia, sorpresa. “No… lui è come sempre,” informa laconica.
Ino tira mentalmente un sospiro di sollievo, sente le membra rilassarsi, perché pensava fosse morto, e non sa davvero immaginarsi cosa accadrebbe se morisse davvero, Sakura ne sarebbe distrutta, e non è sicura che si riprenderebbe.
Il sollievo di Ino è solo momentaneo però, se Sakura non è venuta ad annunciarle quella notizia… Cos’altro potrebbe ridurla in questo stato?, pensa folgorata, gli occhi sbarrati, le mani immobili immerse nel terriccio. “Cosa è successo, Sakura?” chiede ferma, alzando lo sguardo sull’amica, chinata su fiori che non vede e non riconosce.
“Nh…” incomincia nervosa, torturandosi una ciocca di capelli rosa. “Che fiore è questo, Ino?”
La kunoichi non le risponde nemmeno, si limita a togliere una pianta da un vaso troppo piccolo per completare il suo lavoro.
Sakura lascia andare il fiore che tiene tra le dita, si rimette in piedi e si gira verso di lei, poi butta fuori, in un fiato: “Ho parlato con Sasuke.”
Ino mette la pianta nel nuovo vaso, sufficientemente grande, le serve altro humus, e mentre lo versa nel vaso sgrana gli occhi azzurri, incredula, colpita dal reale significato delle parole di Sakura.
Le dedica tutta la sua attenzione, si pulisce le mani sporche sul grembiule e lascia perdere la pianta per un momento, e si porta di fronte all’amica.
“Avete parlato? Quindi vuol dire che avete ricominciato a parlarvi?” chiede inquisitoria, mani sui fianchi.
“No, cioè sì, cioè no… è complicato, accidenti!” sbotta Sakura nervosa.
“Non provare a spaccare nulla nel mio negozio, e spiegati,” ordina Ino perentoria.
Sakura sbuffa, irritata, perché in questo momento vorrebbe tirare un pugno a qualcosa e spaccarlo in mille pezzi, e non sa nemmeno perché è lì, non ci doveva venire, è stata una grande, esorbitante cazzata, la seconda della giornata, non è mica facile quello che deve dire, insomma, è tutto un grande, gigantesco casino, e guarda caso c’è di mezzo Sasuke. Quando si tratta di lui, tutto assume dimensioni tragiche e quelle due parole vogliono dire talmente tanto che si sente sopraffatta all’idea che le abbia dette proprio a lei e anche parecchio incazzata, perché l’altra Sakura, più pragmatica, meno sognatrice, che è sei mesi che va avanti e indietro dal letto del suo migliore amico in coma, lo vede semplicemente come un gran bel modo per scaricarsi la coscienza, un po’ come dire: “Ecco, nel mio modo astruso e impossibile ti ho chiesto scusa e ora tanti saluti, tutto come prima.” Ed è su questa parte disillusa che Sakura fa affidamento ormai, da mesi e mesi a questa parte.
“Era in ospedale, nella stanza di Naruto,” spiega controvoglia.
Ino inarca un sopracciglio, senza capire dove voglia arrivare.
“Vuoi dire che tu lo sapevi?!” protesta Sakura infuriandosi.
Ino le lancia un’occhiata scettica, decisa a non permetterle di fare ciò che vuole. “Lo sapevi benissimo, Sakura. Lo sa tutta Konoha. E anche tu, anche se non lo hai mai visto nella stanza, quante volte l’hai visto uscire dall’ospedale?” commenta secca.
“Io… io… pensavo… pensavo fosse per le sue di visite… non credevo certo… non per quello…” farfuglia Sakura, il respiro che le viene a mancare.
“Questo si chiama prendersi in giro, Sakura. Sai benissimo che non era lì per caso, solo ha avuto l’accortezza di non farsi mai vedere da te nella stanza,” spiega Ino con fermezza. È quasi strano vedere lei saggia e Sakura così smarrita, è una scena di tanto tempo fa, la bambina necessita di aiuto, le si avvicina e poi si allontana quando trova la sua strada, e ora che l’ha persa torna indietro, da lei.
Il negozio sprofonda in un silenzio denso, Sakura ha le palpebre serrate e le labbra strette, cogliendo l’evidenza nelle parole di Ino; e si sente ancora, di nuovo, la solita Sakura, la bambina che nasconde la fronte grande dietro una frangia, e che evita i problemi, e che piange, piange e si illude, sempre. E dire che non ha creduto che Sasuke andasse a trovare Naruto solo per non illudersi, per non vedere in lui qualcosa che in realtà non c’è e non c’è mai stato, o anche se c’è stato è sepolto sotto strati di odio e dolore. E invece ha sbagliato, ancora una volta, non ci ha creduto, ha negato con convinzione ciò che è palese semplicemente perché altrimenti tutta la rabbia e il risentimento nei suoi confronti sarebbero svaniti in un istante, e non è giusto, non può essere sempre così, non può sempre lasciare passare, lo fanno tutti gli altri e Sasuke non se lo merita. Hanno sofferto anche loro, non è il solo che è stato male, anche lei ha passato l’inferno, e anche Naruto, e Kakashi, e lei più degli altri, e il suo dolore non è inferiore, non conta meno.
“Cosa ti ha detto?” domanda Ino gentilmente scostandole una ciocca rosa dagli occhi.
“Ha… ha detto che non è stato lui,” mormora a fatica.
Ino resta neutra per un paio di secondi, poi si decide a chiederle cosa voglia dire.
“A fermare Naruto… e mandarlo in coma,” spiega Sakura, tremante.
“Cioè, ha iniziato così la conversazione?”
Sakura quasi scoppia a ridere per la buffa espressione dell’amica, concentrata e incredula al contempo. “No,” risponde scuotendo la testa. Prende un respiro prima di continuare, sarà una storia lunga. “Io… ero leggermente arrabbiata, e lui mi ha preso in giro, cioè non proprio preso in giro, ma anche sì in realtà, e allora io sono esplosa, perché insomma lui non può certo fare così e…”
Ino resta allibita, la bocca aperta, la sua migliore amica è completamente partita, ha preso la tangente. “Sakura!” la richiama prendendola per le spalle.
“Sìì?”
“Respira! E dimmi tutto con calma e con ordine. Non si è capito niente,” ordina Ino con decisione. Se la lascia parlare a briglia sciolta non arriveranno mai da nessuna parte.
Sakura fa una smorfia tra l’indispettito e il dispiaciuto, restano in silenzio per quasi un quarto d’ora, prima che Sakura si decida a parlare. “Pronta? È lunga e complicata…” dice Sakura, sperando di evitare questa tortura, per altro auto inflitta. Ino scrolla le spalle e getta un’occhiata al negozio deserto, a confermare che di tempo ce n’è quanto ne vogliono.
“Bene…” sospira Sakura, rassegnata. “Bene…”
E Sakura racconta e racconta, e Ino la ascolta attenta, senza perdersi una parola, anche se il discorso di Sakura risulta complicato in alcuni punti, ma solo perché ha una mente incredibilmente contorta.
“… e questo è tutto. Se ne è andato dicendo solo questo.”
“Solo?!” esclama Ino con partecipazione, incredula. “Solo, Sakura?! Parliamo di Sasuke-kun! Detto da lui non è solo, è tutto! Penso sia la frase più sincera e onesta che abbia rivolto a qualunque essere umano, escludendo i suoi familiari prima del massacro,” afferma con enfasi.
Sakura la guarda di sbieco quando nomina la tragica storia del clan e non nasconde il suo scetticismo per il discorso di Ino.
“Ok, Fronte Spaziosa, ascoltami, e bene, perché non te lo ripeterò una seconda volta. Quello che ti ha detto Sasuke-kun è davvero una delle cose più sincere di tutta la sua vita, un po’ come quel grazie quando se ne è andato da Konoha.” Ino vede gli occhi di Sakura inumidirsi a quel pensiero ma va avanti ugualmente. “Ti ha chiesto scusa, Sakura, e ti ha anche detto perché l’ha fatto. Non fingere di non capire. Sai che se non lo avesse fatto probabilmente non saremmo qui a parlarne, non negare,” la blocca Ino sul nascere, caparbia. “Ha fatto la cosa giusta, e non l’ha fatto per sé, non l’ha fatto come Sasuke Uchiha, l’ha fatto come ninja di Konoha, capisci? Per salvare me, te, il villaggio, ha quasi ucciso il suo migliore amico. E non dire che non lo considera tale e che non è stato difficile farlo, perché se così fosse non andrebbe a trovarlo tutti i giorni.”
“Mh,” commenta Sakura, sull’orlo delle lacrime. “E ora?”
“Ora, Sakura, gli dovresti delle scuse per quello che hai detto. Sasuke-kun è un complessato, un sociopatico, un…”
“Ehi, basta!” la interrompe Sakura furente.
“È tutto questo, e tu sei ancora innamorata di lui, per questo non riesci a perdonarlo.” La massacra con un sorriso, Ino, è l’unica ad esserne in grado. “Non riesci a perdonarlo di averti lasciata qui, ancora più di aver quasi ucciso Naruto. E so che ti fa male chiedergli scusa, perché getti l’orgoglio alle ortiche per lui ancora una volta, ma anche lui ha fatto lo stesso, e… glielo devi. Non per tutto ma in parte sì. Non è stato facile per lui, non è stato corretto sbatterglielo in faccia così, scusati almeno di questo,” conclude con un sorriso quasi materno.
Sakura abbassa lo sguardo a terra, poi annuisce controvoglia, e le sorride appena, riconoscente. “Va bene, lo farò,” promette a malincuore.
“Bene.” Ino si china a raccogliere un fiore, poi lo infila tra i capelli rosa dell’amica.
“Che cos’è Ino?”
“Camomilla,” risponde dolcemente sistemandolo meglio.
“Ino, se è per ricordarmi che devo stare calma, non è divertente, anzi…” scatta Sakura irritata.
“Ma quanto sei scema, Fronte Spaziosa.”
“Grazie Ino, sentivo la tua mancanza, davvero,”sbotta accigliata.
“Sai cosa significa la camomilla, nel linguaggio dei fiori, Sakura?” le domanda girandosi e tendendosi per strappare un rametto fiorito di bianco da una pianta alta.
Sakura scuote la testa, rassegnata. “Non di stare calma, immagino,” tenta.
“No, infatti,” conferma Ino, voltandosi di nuovo verso di lei, rametto sottile in mano. “Indica la forza nelle avversità.*”
Sakura rimane in silenzio, interdetta.
Ino sorride, adulta, e Sakura si rende conto che nonostante i modi civettuoli e da ragazzina, quella che è cresciuta più di tutti forse è proprio lei.
“Tu sei forte, Sakura, molto forte. Se non lo fossi non saresti ancora qui adesso, non avresti fatto i salti mortali per ottenere ciò che volevi, anche quando tutto sembrava perduto non ti sei data per vinta. Sei arrivata fin qui, hai affrontato tanto anche tu, non permettergli che ti faccia sentire in qualche modo inferiore e non in grado di capire. Sei sopravvissuta a una guerra, al suo abbandono, alla morte di mezza Konoha, anche se poi sono resuscitati, ma questo è ininfluente ai fini del discorso… insomma nonostante tutto quello che è successo sei ancora qui. Tu sei forte Sakura, davvero. Io non avrei resistito così a lungo se…” Ino è costretta a deglutire pesantemente e ricaccia indietro le lacrime. “Scusami,” mormora, asciugandosi una lacrima sfuggita al suo controllo con il dorso della mano.
“Grazie, Ino.”
Ino sorride, gli occhi ancora umidi e la voce leggermente tremante quando le risponde. “Non c’è di che,” esclama con il principio di una risata nella voce.
Sakura ricambia il sorriso e rimangono in silenzio per qualche minuto, guardandosi negli occhi.
Ino intanto si è un po’ calmata e appare decisamente più controllata quando le pone un’altra domanda. “Sai che fiori sono questi, Sakura?”
“Pesco?” azzarda dubbiosa, mordendosi il labbro inferiore.
“No, mandorlo, i fiori di pesco sono rosa. Sono fiori di mandorlo. Indicano la speranza,*” le spiega tendendole il rametto di mandorlo in fiore. “È solo per non dimenticartela, Sakura.”
Sakura prende il rametto tra le mani e lo fissa, la vista annebbiata. “Io devo andare, adesso, è meglio che vada e ti lasci lavorare,” le comunica dopo qualche secondo di riflessione.
“Ok. Quando hai bisogno,” le ricorda Ino, lasciando la frase in sospeso.
Sakura si allontana sorridendo e sventolando la mano, rassicurante, dando un’occhiata alle piante del negozio.

Ino si avvicina un rametto di mandorlo in fiore al viso, sembra quasi accarezzarlo con lo sguardo. Innaffia la pianta, poi poggia l’innaffiatoio a terra, e va a girare il cartello sulla porta per aprire di nuovo il negozio. C’è solo da sperare che sua madre non venga a sapere che l’ha tenuto chiuso per un’ora per parlare con la sua migliore amica, altrimenti potrebbe ucciderla.
Mentre va alla porta nota qualcosa sul bancone e si avvicina, sospirando quando ha la conferma di ciò che ha istintivamente capito. Prende il rametto di mandorlo in fiore e se lo rigira tra le dita, sconsolata.
Sakura lo ha lasciato lì.



* Le informazioni riguardo al linguaggio dei fiori sono state tratte dal sito http://www.consegnafiori.com/linguaggio_dei_fiori.htm e http://www.associazionepetra.it/significato_linguaggio_fiori.htm ( mandorlo) e http://www.elicriso.it/it/linguaggio_fiori/camomilla/ (camomomilla).Nonostante le mie alquanto scarse conoscenze in materia, i siti in questione mi sono sembrati piuttosto affidabili e ho fatto controlli su più siti, in modo da avere maggior sicurezza, e su tutti il significato di camomilla e fiori di mandorlo è questo.
   
 
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