Ciao
a tutti! Con la scuola purtroppo
ritorno anche io! È inutile che vi lamentate! XD Quindi
eccomi qui con una
nuova fan fiction che in realtà doveva essere una one shot,
ma per renderla più
facile da leggere ho preferito dividerla in quattro capitoli. Il titolo
come
avrete sicuramente supposto è in ebraico, così
come quello di ogni capitolo e
se avrete un po’ di pazienza scoprirete leggendo cosa
significa.
Ok!
Vi lascio alla lettura! Mi
raccomando recensite! Anche negativamente! Accetto di tutto!
Capitolo
1 – Mazel tov...
-
Cazzo!- esclamò Tony nascondendosi
meglio dietro il tronco del pino nano tenendo ben stretta la pistola
tra le
dita della mano destra, mentre annaspava con l’altra cercando
di trasmettere l’impulso
radio a Ziva, che in quel momento doveva trovarsi a una ventina di
metri da lui
in una snervante attesa di istruzioni.
Poco
prima dell’imboscata avevano
concordato che quello fosse il segnale per attaccare quando lui fosse
stato al sicuro
e fossero rimasti pochi nemici contro di loro, ma qualcosa stava
andando storto
e ora aveva un’urgente bisogno dell’aiuto della
compagna che, anche se lui non
l’avrebbe mai ammesso davanti a lei, era molto più
brava di lui in quel genere
di cose, grazie al duro addestramento del Mossad.
Beh,
anche lui aveva avuto un duro
allenamento!
Insomma,
era stato in polizia per
quasi tre anni ed era stato a Baltimora per quasi due, per non parlare
dei suoi
sei anni di servizio all’NCIS!
Però
era anche vero che non era stato
addestrato ad uccidere una persona in diciotto modi diversi con una
graffetta,
o a torturare fisicamente e psicologicamente uomini e donne o ad essere
un
cecchino provetto...
Ok,
forse era meglio smetterla di
fare paragoni tra se stesso e Ziva e pensare invece a tirarsi fuori da
quell’impiccio.
I
terroristi erano armati meglio del
previsto e soprattutto non erano dei pivelli, tra di loro infatti
c’era anche
un cecchino, che aveva tentato già diverse volte di
colpirlo, riuscendo però
solo a bucargli il colletto del giubbotto.
Ma
neanche lui era un pivello.
Lo
aveva freddato con un preciso
colpo alla testa per poi tornare a nascondersi dietro il suo albero e
trasmettere il segnale a Ziva.
Lanciò
un rapido sguardo oltre il
pino e notò stupito che ormai erano pochi quelli che gli
sparavano addosso,
forse avevano trovato Ziva?
Tolse
la sicura dall’arma e decise:
sarebbe uscito allo scoperto e avrebbe sparato all’impazzata,
mentre Ziva gli
copriva le spalle, o almeno sperava che lei facesse così.
Fece
un respiro profondo poi, con un’estrema
cautela, sgusciò via dal suo nascondiglio momentaneo e
andò a ripararsi dietro
un muretto di recensione. Sarebbe riuscito a farcela anche senza di lei
questa
volta! Avrebbe dimostrato a Ziva, anche se forse un po’
più a se stesso, chi
portava i pantaloni tra loro due!
Sospirò
di nuovo, poi con urlo si
alzò in piedi, uscendo allo scoperto con la propria pistola
protesa in avanti e
pronta a essere utilizzata.
Ma
inaspettatamente non si ritrovò
nessun nemico davanti, anzi ora che ci pensava non si sentivano nemmeno
spari.
Puntò più volte la propria arma a destra e a
sinistra, ma sembrava che fossero
scomparsi tutti!
Improvvisamente
alla sua sinistra udì
un rumore di passi farsi sempre più vicino come se qualcuno
stesse camminando
verso di lui, strinse più forte l’impugnatura
della pistola pronto a sparare,
ma rimase estremamente sorpreso quando si scoprì la vera
identità del suo
misterioso nemico.
-
Ziva!- esclamò abbassando l’arma.
-
Non sai fare proprio niente senza
di me vero?- lo canzonò lei, riponendo la propria pistola
nella fondina, con
aria sorniona avvicinandosi a Tony con un sorriso sulle labbra.
Aveva
la giacca strappata all’altezza
del fianco e i pantaloni sgualciti, me per il resto sembrava stare
benissimo
per fortuna.
-
Ero allo scoperto, mentre tu eri in
ottima posizione, Ziva! Tutto qui!- rispose lui indignato posando anche
li la
propria arma.
In
realtà era anche molto sorpreso,
Ziva li aveva fatti fuori tutti da sola senza il suo aiuto! Il suo
piano per
dimostrare chi portasse i pantaloni nella coppia era fallito
miseramente
un’altra volta!
Questa
volta non sarebbe riuscito a
passarci sopra tanto facilmente, si ritrovò pensare mentre
fissava il viso
compiaciuto di Ziva, quasi non sembrava che avesse appena fatto fuori
un gruppo
di terroristi!
-
No Tony, è molto più semplice, tu
sei un incapace e io sono un’agente del Mossad!- disse lei
legandosi i capelli
in una coda.
-
Non sono un’incapace...- grugnì tirando
fuori la ricetrasmittente dal colletto del proprio giubbotto, per
fortuna non
era stata danneggiata quando il cecchino lo aveva quasi colpito.
-
Sarà anche vero... però sono IO il
capo squadra...- borbottò mettendo in funzione
l’aggeggio che McGee aveva
fornito loro. Non notò l’ombra di un sorriso che
si era dipinta sul volto di
Ziva al sentire quelle parole.
-
Alfa? Rispondi diavolo! Alfa... qui
Cain! Mi senti Alfa?-
-
DiNozzo! Era anche ora! Tutto
fatto?- disse una voce burbera dall’altra parte della linea,
era facile intuire
chi fosse.
-
Non eravamo d’accordo sull’usare i
nomi in codice per evitare... come dire... spiacevoli incidenti?-
Era
stata di Tony l’idea.
Aveva
sempre sognato di poter usare
il nome in codice del celebre Jason Bourne, di Robert Ludlum, al cinema
interpretato da Matt Damon: Cain.
E
ora che gli si era presentata
l’occasione l’aveva presa al volo sotto lo sguardo
compassionevole di Gibbs e
Ziva che lo ritenevano solo un povero babbeo.
Lei
invece aveva semplicemente
mantenuto il nome in codice che di solito utilizzava nelle operazioni
che
conduceva con il Mossad: Delta.
Per
Gibbs e McGee avevano optato per
qualcosa di altrettanto semplice, rispettivamente Alfa e Bravo, anche se a quest’ultimo non
andava
molto a pennello il proprio nome in codice, o almeno così
diceva Tony.
-
State bene tu e Delta?- domandò,
scocciato dal fatto che per una volta DiNozzo avesse ragione, Gibbs.
-
Si, abbiamo avuto solo qualche
piccolo... ehm... problema!- balbettò il ragazzo grattandosi
la testa
imbarazzato.
-
Che genere di problema Cain?-
Ecco.
Probabilmente in quel momento
doveva avere quell’espressione che aveva sempre quando lui
sbagliava qualcosa o
gli diceva che c’era qualche problema. Gli sembrava quasi di
vederseli addosso,
quella sua faccia severa e quegli occhi azzurri indagatori che lo
scrutavano
diffidenti facendogli venire i brividi.
-
Una cosa da poco tranquillo! È
stato tutto prontamente risolto da me Alfa, è tutto apposto!
Tranquillo!- rispose
Ziva per lui, un po’ per salvargli la faccia e un
po’ per prendersi il merito.
D’altronde
era meglio così, se Gibbs
e McGee avessero saputo che Tony non aveva fatto nulla durante
l’operazione
nonostante si vantasse così tanto di essere un ottimo agente
non avrebbe avuto
tregua tra battutine e allusioni. Sarebbe stato il loro piccolo
segreto, e così
avrebbe avuto anche una buona merce per ricattarlo e prenderlo in giro
in modo
esclusivo.
-
Ottimo lavoro!- disse Gibbs
dall’altro capo della radio distraendola dai suoi pensieri -
A tutti e due!-
aggiunse poi per evitare che tra loro scoppiassero i loro soliti litigi
infantili.
-
Bene, e ora che abbiamo scoperto
che noi due siamo dei bravi figli diligenti... parliamo di cose serie!
Come ad
esempio... quando venite a prenderci?!?- domandò Tony con un
tono leggermente
isterico.
Erano
stati mandati nelle vicinanze
di una baita diroccata, in mezzo ai boschi di Rockwood nel New Jersey,
nei
pressi della quale era stato visto un gran movimento, per arrestare un
gruppo
di terroristi che stava progettando un attacco alla base di Baltimora.
Nella
casa non avevano trovato
nessuno e dopo aver camminato molto lentamente e con numerose pause per
quasi
mezza giornata erano arrivati nei pressi di un’altra
abitazione, stavolta più
piccola, ma più moderna e lì avevano trovato i
colpevoli.
L’ordine
era appunto di arrestarli ma
loro si erano fatti prendere la mano quando quelli avevano cominciato a
sparargli addosso e ora non c’era molto da arrestare.
Ora
DiNozzo non vedeva di tornare a
casa, farsi un bel bagno e magari anche prendersi un giorno di ferie il
giorno
dopo, tanto ci avrebbe pensato Ziva a compilare il rapporto a posto suo.
Già
si vedeva mentre era immerso
nell’acqua bollente della sua vasca da bagno mentre leggeva
la cronaca sportiva
e...
-
Cain, Delta, abbiamo un problema!
Non riusciamo a raggiungere il vostro segnale GPS... CHE STA SUCCEDENDO
MCGEE?!?
– gridò la voce di Gibbs dalla radio facendolo
tornare bruscamente al presente.
-
Alfa? Che stai dicendo?!? Stai
parlando con noi! Come fai a non ricevere il segnale se parli con noi?
Capo?-
Dall’altro
capo della radio non uscì
nessun suono, neppure un minimo crepitio del segnale.
DiNozzo
prese ad armeggiare con la
radio ma il segnale non dava nessun segno di volersi ripristinare.
-
Capo?- insistette Tony - Capo? Ehi
Capo! Qui Cain! Capo! Sono io DiNozzo! Rispondi maledizione! Capo!
Cap...-
Ziva
guardò il cielo esasperata, gli
tolse l’auricolare e lo gettò per terra insieme
alla mini radio.
-
Ehi!! Ma che fai?!? Ti sei bevuta
il cervello?!?- si lamentò Tony facendo per raccoglierlo, ma
lei lo bloccò con
un gesto furioso della mano e gli fece segno di guardare il cielo anche
lui.
-
È inutile! Il segnale è caduto! Mi
pare di aver sentito alla televisione qualche giorno fa che ci sarebbe
stata
una tremenda tempesta nella zona di Washington e dintorni e forse anche
qui in
New Jersey, le comunicazioni devono essere saltate per questo...-
Lui
veramente non vedeva nessun
nuvolone nero, nemmeno una nuvola appena più grande delle
altre, insomma niente
che facesse pensare che di lì a poco sarebbe scoppiata
questa tremenda tempesta
di cui Ziva gli stava parlando.
-
E allora perché hai gettato a terra
il mio auricolare? Che c’entra lui con la mancanza del
segnale?- gridò ancora
più isterico di prima Tony.
Non
gli piaceva per niente quella
storia, rischiava di complicarsi molto di più del previsto,
anzi forse era già
troppo tardi per trovare una soluzione “comoda”.
-
Perché l’ho buttato?- Ziva fece un
mezzo sorriso - Perché odio sentirti urlare da solo! Mi davi
sui nervi! Ti
basta come motivazione?-
-
Mi sembra più che giusta...-
mormorò lui non tanto convinto accovacciandosi per terra per
prendere
l’auricolare e poi mettendoselo in tasca, era meglio essere
prudenti, erano pur
sempre da soli nel bel mezzo di un bosco.
-
Sai anche quanto durerà la tempesta
mia piccola meteorologa?- domandò fissando il cielo striato
leggermente di
rosa, mancava poco al tramonto.
Non
sembrava affatto che di lì a poco
si dovesse scatenare una tempesta. Si domandò quanto le
informazioni di Ziva
fossero attendibili.
-
No, ma penso di sicuro fino a
domani mattina...- fece lei sistemandosi meglio lo zaino sulle spalle,
dando un
calcio ad un pietra e facendola ruzzolare giù per il
sentiero roccioso.
-
Ottimo! E noi che facciamo ora?!?-
-
Perché lo chiedi a me? Non sei tu
il caposquadra?- rispose lei con sarcasmo, citando le parole che Tony
le aveva
detto poco prima.
Non
piaceva neanche a lei l’idea di
dover rimanere in quel bosco senza la possibilità di tornare
a casa ma
soprattutto con DiNozzo che si lamentava per ogni cosa come un bambino
piccolo
e cominciò a guardarsi intorno per riuscire a capire dove
era meglio sistemarsi
per la notte.
Lui,
colto in fragrante provò a
ribattere a tono, ma improvvisamente Ziva si drizzò come un
cane, si guardò con
insistenza verso un punto fisso come se avesse sentito qualcosa, poi lo
afferrò
per un braccio e lo trascinò verso il fitto bosco.
-
Che diavolo stai facendo?!?- si
lamentò lui cercando di divincolarsi dalla sua presa ferrea.
Ziva
lo sbatté con forza su un albero
e poi si spinse contro il suo corpo aderendovi perfettamente.
Tony
proprio non si aspettava una
cosa del genere. Soprattutto da Ziva!
Era
vero che c’era sempre stata una
certa attrazione tra di loro, ma da semplice attrazione a QUESTO
c’è ne era di
strada da fare!
Poteva
sentire il suo respiro caldo e
agitato sul proprio viso, maledettamente vicino al suo, e vedere quegli
occhi
così scuri e profondi a pochi centimetri dai propri. In quel
momento erano
indecifrabili, non riusciva proprio a capire cosa stesse pensando in
quel
momento.
Ziva
sorprendendolo ancora di più si
avvicinò sempre di più al suo volto non staccando
neppure un momento gli occhi
dai suoi.
Tony
fece per dire qualcosa ma lei lo
zittì premendogli una mano sulla bocca e ammonendolo con lo
sguardo. Sembrava
essere tornata
Nemmeno
due secondi dopo dalla
vegetazione spuntò fuori un gruppo di una quindicina di
persone, tutti armati e
con delle facce ben poco rassicuranti.
Erano
tutti quanti mediorientali,
come i terroristi che loro due avevano fatto fuori poco prima.
Gli
sconosciuti andarono verso la
casa ormai disabitata e non appena videro i corpi senza vita dei loro
compagni
iniziarono a gridare in una lingua che Tony non comprese, cosa che
invece doveva
aver fatto Ziva, infatti con un gesto fulmineo si staccò da
lui immediatamente,
lo afferrò di nuovo per il braccio e si mise a correre
all’impazzata
trascinandoselo dietro.
Era
per quello che l’aveva spinto
contro l’albero! Per salvare la vita a entrambi! Non
perché voleva baciarlo!
Che
stupido che era stato! Come aveva
anche solo potuto pensare che Ziva, la sua amica e collega Ziva,
volesse...
Fece
un profondo sospiro e dopo
essersi liberato dalla sua stretta si mise a correre di fianco a lei.
-
Siamo nei guai, vero?-
Lei
lo guardò con la coda dell’occhio
e fece un sorriso amaro, senza fermarsi.
-
Altrochè...-
Ed
ecco le mie solite note a piè di
pagina!
*
Mazel tov...: Buona fortuna... (gli
ho voluto dare un significato ironico XD )
*
Alfa, Bravo, Cain (o Charlie),
Delta, Eco, Foxtrot ecc. è il sistema di nomi in codice che
utilizzavano i
soldati americani durante la guerra in Vietnam e che spesso ancora oggi
è utilizzato
nelle operazioni speciali dell’esercito, anche se probamente
non è di certo
utilizzato dal Mossad come ho invece scritto.
*
Quando parlo del nome in codice di
Jason Bourne, mi riferisco al libro “The Bourne Identity
– Un nome senza volto”
e non all’omonimo film di Doug Liman nel quale questo
particolare,
indispensabile per dare un senso logico alla trama completamente
stravolta non
viene neanche citato. (Odio quando traggono un film da un libro e poi
lo
rovinano cambiando completamente una trama così bella e
intrigante! Le uniche
cose buone del film “The Bourne Identity”, almeno
secondo me, sono gli effetti
speciali, Matt Damon e Clive Owen XP )
*
Rockwood esiste veramente, e non è
il frutto della mia immaginazione come invece lo sono le due baite
diroccate
che cito. È un piccolissimo centro che si trova nel bel
mezzo dei boschi della Pine
Barrens, formazione boscosa della pianura costiera del New Jersey, si
trova a
circa centosettanta chilometri da Baltimora, a una cinquantina di
chilometri da
Philadelphia ed è situata lungo il corso di un
fiumiciattolo.