Stavo
studiando. Sul serio, non è il nome in codice per
«leggevo doujinshi Matt/Mello»
XD, credetemi per una volta che dico la verità...
Insomma, mi prende un brutto presentimento. Apro un ormai famoso
forum/ficcyna/ritrovo
di analfabeti e trovo nel profilo di qualcuno questa
grandioooosa immagine [A quanti non
si è bloccato il pc? XD]. Dopo le urla e le bestemmie di
rito, sono stata colta
da un’insana ispirazione.
Lo stile è particolare, ho cercato di renderlo il
più vicino possibile a Misa,
non so se ci sono riuscita .___.
La citazione nel sottotitolo è della canzone
«Ilaria condizionata» di
Caparezza, che ascoltavo mentre scrivevo. Non centra un emerito
cavoletto, però
era simpatico – inoltre, va d’accordo col titolo.
Dedicata ai cinque intrepidi lettori che hanno lasciato una traccia del
loro passaggio dopo l'ultima one-shot: Whattina (Grazie infinite
<3), redseaperl (Ieeeh!), BloodNyar (Salve Asami <3
Arigatou, arigatou, sono così felice che tu abbia apprezzato
il regalino...!), Mitsuki19 (Ahahah XDXD Si chiama Melluke non per
nulla!) e Lady_Nene (TU! Torna a scrivere XD! - Grazie <3)
Delirio—
Ilaria condizionata
ha raffreddato la mia giornata!
[046 ~ Stelle]
Scalciò
senza rendersene conto,
mandando
all’aria il computer che, seppur riluttante, aveva permesso a
Light di portare
a letto con sé.
Maledette indagini, maledetto lavoro, maledetto tutto!
Maledetto anche Kira – si maledisse subito dopo averlo
pensato.
Restava il fatto che, a causa della sua posizione, non solo Yagami
continuava a
rimandare la legalizzazione del loro rapporto, non solo, non
solo!
Aveva cominciato anche a portarsi il laptop a dormire, seduto sopra le
coperte,
appoggiato alla testiera del letto a gambe incrociate.
Dopotutto, a dormire era solo Misa-Misa.
E, a pensarci bene, forse si era accorta di aver scalciato. Ma giusto
un
pochino.
Una Luna,
malinconica nella sua maestosità, la salutava
dalla finestra.
Il cielo era buio,
le insignificanti stelle impallidivano di fronte
alla Duchessa
della notte.
Colei che faceva
impazzire gli uomini, colei che rischiarava
l’oscurità e
governava sui mari.
Colei che,
nonostante tutto, era pronta a ritirarsi senza dar le spalle
al
signor Sole.
Incantata da quel
Re così lontano, splendido. Luminoso
– forse questa battuta avrebbe potuto risparmiarsela.
Sospirò,
accorgendosi che l’atmosfera
improvvisamente era sfumata.
Tutto sembrava
essere la scarsa imitazione di una poetica descrizione
macchiata
da un ancor più insulso umorismo da Circolo del Libro.
Si tirò
a sedere, voltandosi verso il compagno.
Il volto
dell’uomo – oh!, Raito-kun,
così giovane e maturo! – era disteso,
catturato dal sonno in una posizione scomoda: chino sul computer
acceso, la
testa tenuta dalle mani, i gomiti appoggiati alle ginocchia.
Sfiorò
la spalla di lui, facendolo sobbalzare.
«Dormi
con me, Raito-kun» gli sussurrò
con un accenno di disperazione. «Sei
così stanco e stressato...».
Light
annuì in maniera confusa, borbottando qualcosa. Chiuse
il portatile senza
spegnerlo o salvare, spingendolo con il braccio verso il fondo del
letto.
La donna, gioiosa,
lo aiutò ad infilarsi sotto le coperte.
Lo abbracciò con
slancio, sistemandosi meglio sulla sua spalla, stringendolo forte.
«Misa,»
la chiamò lui con un borbottio
sconnesso «fai piano»
«Scusa
Raito-kun!».
Sobbalzò,
alzandosi con un piccolo urlo.
Da quella nuova
prospettiva, una visione che le mozzò il
fiato.
A seguito di uno
sbadiglio a dir poco esagerato, una piccola lacrima s'era affacciata da sotto la palpebra sinistra. Amane
riuscì a vedere la stessa Luna
che aveva ammirato nelle tenebre della notte, in quella piccola goccia
salata
che, dopo aver percorso lo zigomo, si era persa fra i capelli castani.
Una stella cadente.
«AAAAH!».
Il giovane sussultò di fronte a quella reazione della
fidanzata.
«Misa, calmati!» la prese per le spalle, cercando
di farla tornare sul cuscino
o almeno di calmare quel tremare che la scuoteva per intero.
«Ma... e poi... allora... RAITO-KUN!»
Dopo qualche parola delirante parve accorgersi dell’altro,
che la guardava con
una silenziosa domanda stampata in fronte; gli buttò le
braccia al collo,
scoppiando a piangere.
«Raito-kun, tu eri un Gary Stu!».