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Autore: Ayumi Yoshida    23/09/2009    6 recensioni
Nella voragine non c’era nessuno. Nessuno.
No, non era accaduto, per fortuna. Non era accaduto. Nessuno era morto. Tutti erano salvi.

[ShikaIno ♥ - White Midnight 2009]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Ino Yamanaka, Shikamaru Nara | Coppie: Shikamaru/Ino
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Naruto Shippuuden
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A chi ci ha lasciato in guerra, semplicemente.








Falling down


Aveva cominciato a piovere.
Corte lame d’acqua le fracassavano la pelle chiara e perfetta, ma Ino Yamanaka non accennava a muoversi: seduta su un cumulo di terra e pietre, continuava ad osservare con occhi vuoti ciò che era rimasto di Konoha, un immenso squarcio nel terreno pieno di assi di legno, frammenti, calcinacci, oggetti, vita… ma non corpi.
Fortunatamente non corpi. Ad Ino venne la nausea soltanto ad immaginare un corpo esanime ricambiare il suo sguardo con la sua stessa espressione.
No, non era accaduto, per fortuna. Non era accaduto. Nessuno era morto. Tutti erano salvi.
Abbassò la testa e un ciuffo di capelli le oscurò la vista.
Nella voragine non c’era nessuno. Nessuno.
Lì dentro c’era solo tutta la sua vita. La sua vita passata, tranquilla, che era crollata con un misero castello di sabbia insieme a tutte le costruzioni del villaggio. Ma, dentro di sé, Ino continuava a ripetersi  che avrebbe dovuto saperlo, che prima o poi sarebbe accaduto.
Ormai la vita tranquilla non esisteva più; ormai era cominciata la guerra.
Non potevano più crescere fiori intorno a lei, ma solo sangue, odio e sofferenza.
Ma per fortuna, almeno in quella battaglia, nessuno era morto.
Nessuno era caduto in quella voragine. Nessuno.
Ino cercò di mettersi in piedi per raggiungere altri abitanti del villaggio, che in quel momento si trovavano dall’altra parte dello squarcio a farsi curare da Sakura, ma non ci riuscì: le gambe non riuscivano a reggerla. Angosciata, si accovacciò su se stessa, puntellando i gomiti sulle cosce e seppellendo il viso tra le mani.
Nessuno era caduto in quella voragine, nessuno, ma Ino non riusciva a convincersi.
Chiunque avrebbe potuto raggiungere quei calcinacci. Sarebbe potuto accadere ai suoi genitori, ai suoi amici, a Choji, a Shikamaru…
A quel pensiero, il cuore le salì in gola, provocandole ancora più disgusto.
Aveva paura.
Per la prima volta sentiva il terrore invaderle gli arti e immobilizzarla a terra, perché, con il villaggio, con tutto ciò che per tanto tempo l’aveva circondata e fatta vivere, erano crollate anche tutte le sue certezze.
Sarebbe mai valsa la pena di combattere per un futuro migliore se forse non l’avrebbero neanche mai raggiunto?
Ino non riusciva più a pensare.
Strinse forte il viso tra le mani, graffiandolo, ma la risposta non giunse.
Sarebbero potuti cadere in quella voragine…
“Ehi, Ino”
Una mano ruvida le strinse piano la spalla e la kunoichi capì che Shikamaru era tornato indietro a prenderla. “Che ci fa qui da sola? Vieni, così potrai aiutare Sakura. Alzati.”
“Io… non ci riesco.” esalò lei a mezza voce. Sentiva il sangue pulsare forte sotto i gomiti, sotto le mani.
“Ma cosa diavolo dici?” sbottò lo shinobi leggermente irritato. Non era proprio il momento di perdere tempo, dovevano riorganizzarsi al più presto. “Vieni, forza.”
Strinse la presa sulla spalla della sua compagna di squadra e finalmente ella si voltò a guardarlo. I suoi occhi erano inespressivi, tanto opachi che Shikamaru tacque di scatto, preoccupato.
“Non ce la faccio, Shikamaru.” ripeté lei piano, restando immobile “Ho paura.”
Lo shinobi la fissò per un attimo stupito, poi sbuffò.
“Ino, ti prego, non è il momento di fare i melodrammatici. Alzati!”
La sua compagna, però, non si mosse.
“La sento, Shikamaru.” provò a spiegare ancora, guardando senza interesse l’immenso squarcio nel terreno davanti a lei “Cresce dentro di me, mi immobilizza…”
Sconcertato, lo shinobi le si sedette accanto.
“Ino” sussurrò guardandola, serio. Una lacrima le morì sotto la palpebra prima ancora di nascere.
“Tutto è franato, anche la mia vita… saremmo potuti cadere anche noi in quella voragine come tutti quei palazzi…” disse la kunoichi e finalmente i suoi occhi ripresero luce, una luce fioca e triste. Nessuna scintilla di determinazione li animava più. Era come quando era morto Asuma sensei: era crollata. Tutta la sua forza e la sua apparente sicurezza avevano lasciato il posto alla sua fragilità di donna, quella fragilità che nascondeva ogni giorno dietro gesti sprezzanti.
Non avrebbe resistito ad un’altra giornata del genere, non ce l’avrebbe fatta, Shikamaru lo sapeva. Per questo motivo si fece forza, cercando di non pensare, e scoppiò a ridere senza allegria. Ino lo trafisse con sguardo offeso, allora lo shinobi si fermò immediatamente, riprendendo la sua espressione apatica e troncando la sua recita senza successo.
“Sei una seccatura, eh?” esclamò alzando gli occhi al cielo con un sospiro. Ino ruppe un singhiozzo in silenzio. “Non è successo, non pensarci. Non ti porterà da nessuna parte farlo.”
“Lo so.” Sorprendentemente, lei annuì e lo guardò negli occhi, inquieta “Ma non posso farne a meno.”
“Non ci pensare, non ci pensare e basta. Dobbiamo andare avanti.”
E senza riflettere, senza averlo premeditato, Shikamaru la abbracciò, mentre i suoi occhi fissavano ancora il cielo, quel giorno così arido di risposte. La kunoichi si abbandonò tra le sue braccia, per la prima volta sentendosi al sicuro. Era il suo porto, la sua casa che ormai non c’era più in una giornata così funesta e piena di dolore. Era la sua vita presente che risaliva quella voragine e che ne usciva fuori e continuava a scorrere, nonostante tutto.
Il giubbotto da chunin dello shinobi asciugò le poche lacrime che sgorgarono dai suoi occhi; la sua mano sfiorò in una lieve carezza i suoi capelli biondi.
Era la calma dopo la tempesta. Era finalmente il silenzio dopo urla di dolore.
“Dobbiamo andare avanti” sussurrò ancora Shikamaru, assorto. Ino annuì in silenzio, avvicinando di più la testa al suo petto.
Almeno per quel giorno, non era caduta nella voragine. Non ci era caduta. E nessuno con lei.
A pochi metri da loro, Choji, distrutto dalla stanchezza, ma con un sorriso in volto, si faceva strada tra le macerie per raggiungerli.

 








Nda: E dopo quasi un anno di stop, torno a scrivere una ShikaIno. Non mi ricordavo mi facesse tanto felice scrivere di loro due. XD
Tanto per onorare quella tradizione che mi lega così saldamente a questo periodo, ho scritto qualcosa di triste e angstoso, anche se forse non troppo. Mi piaceva l’idea che il finale potesse dare speranza, così l’ho lasciato aperto. Ma tanto io so già come andrà a finire.
L’idea per questa shot è venuta dal nulla, mentre ascoltavo un po’ di musica. Ho immaginato Ino cadere a pezzi sul ciglio di un burrone e questo è il risultato. La vicenda è ambientata dopo l’attacco a Konoha di Pain, ma non ho inserito nel testo riferimenti tangibili cosicché posa risultare, per così dire, “fuori dal tempo”.
Per quanto riguarda la caratterizzazione di Ino, secondo me non è affatto OOC. Personalmente, tendo molto spesso a dimenticare che i personaggi di cui scrivo hanno solo sedici anni, e in questa storia l’ho voluto dimostrare. Quando a sedici anni ci si rende conto di essere nel bel mezzo dello svolgimento di una guerra credo che sia il minimo crollare a questo modo.
Sono soddisfatta di come è venuta fuori questa shot. Tra qualche tempo magari mi farà schifo, ma per adesso va bene così. Il resto ditemelo voi. :) 

Buona White Midnight (anche se passata) a tutti!

Un bacio,
Ayumi


   
 
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