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Autore: Alkaid    23/09/2009    4 recensioni
Questa storia vuole raccontare di un gruppo di amici. E' una storia che può farvi ridere, piangere, riflettere, o semplicemente divertire, perchè propone personaggi in cui vi potreste rispecchiare. Speriamo che vi appassioni e vi coinvolga! Ogni riferimento a luoghi, persone o fatti realmente accaduti è puramente casuale. E quel “puramente” è puramente ironico! Fabi&Ele
Genere: Romantico, Commedia, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ci salverà la bellezza
Questa vuole essere una storia che racconta di un gruppo di amici. È una storia che può far ridere, piangere, riflettere, può permettere a qualcuno di voi lettori di rispecchiarsi in alcuni personaggi, oppure semplicemente per svagarsi.
Quando il testo è scritto normalmente, si sta narrando una vicenda presenta. Quando invece il testo è in corsivo, si fa riferimento a fatti già accaduti.
Speriamo che vi appassioni e vi coinvolga!
Fabi e Ele
 
 
Ogni riferimento a luoghi, persone o fatti realmente accaduti è puramente casuale.
E quel “puramente” è puramente ironico!
 
 
 
CI SALVERA’ LA BELLEZZA
 
Ci salverà la bellezza”

La fissavo rapita: la professoressa gesticolava, parlando concitatamente con un gran sorriso. Quello che stava pronunciando era un discorso toccante sulla bellezza del mondo, dell’uomo e delle sue opere.
- Sapete qual era lo slogan della fiera del libro di Torino di due anni fa? -
Mi guardai attorno, nessuno pareva conoscere la risposta.
- Capperini!- sentii esclamare sottovoce da Tiziano, che evidentemente aveva un vuoto di memoria. Strano che Tiziano non lo sapesse, solitamente era piuttosto ferrato sul mondo dei libri.
La professoressa continuava a sorriderci - Lo slogan era: ci salverà la bellezza!- rispose.
Ci salverà la bellezza.
Aprii il diario e scrissi la frase in alto, fissandola per alcuni minuti.
Poi spostai lo sguardo alla mia sinistra.
Lo fissai insistentemente per alcuni minuti. Peccato che lui fissasse un’altra. Era un anno che la fissava.
Spostai di nuovo lo sguardo sulla frase scritta nel pagina di diario del 14 settembre. La voce della professoressa catturò nuovamente la mia attenzione.
- Allora ragazzi, secondo voi, cosa si intende per bellezza in questa frase?-
La mano cicciotta di Paola si alzò di scatto. Sapevo che stava per dire una stronzata. - La bellezza è quella degli uomini! - Io e i miei amici ci scambiammo uno sguardo eloquente, mentre nell’aula riecheggiava la risata fragorosa di Petronilla.
La professoressa la guardò con uno sguardo compassionevole, mentre le faceva notare che la bellezza esteriore non è l’unico tipo di bellezza che conta.
Tiziano si sporse verso di noi dicendo: - i suoi neuroni si sono suicidati mentre lei guardava uomini e donne! -.
Soffocammo le risatine.
- Qualcun altro ha qualche idea?-.
Ovviamente Cassiopea alzò la mano.      
- La bellezza è ciò che è importante per ognuno di noi -, il sorriso della professoressa si allargò.      
- Brava, hai centrato una parte della questione. Non è la bellezza vuota o scarna delle soubrette e dei calciatori, è quella bellezza che se ammirata ci riempie di calore, ci salva dai mali, dall’orrore e dal cemento della realtà. La bellezza è ciò che ciascuno di noi ama  -
Tornai a posare i miei occhi su Raffaele, che continuava a fissare la Narcisa della prima fila.  
Com’era potuto accadere?
 
 
CAPITOLO 1
 
Il vociare degli studenti festanti in corridoio era come un richiamo per noi, che, chiusi in un’aula oppressi dal caldo soffocante di giugno, stavamo lentamente sprofondando in uno stato comatoso.
Il professore non ci aveva permesso di unirci alla festicciola di fine anno, quindi, mentre gli altri schiamazzavano e bevevano in corridoio, noi sudavamo, osservando il cielo limpido fuori dalle finestre spalancate, già immaginandoci in costume su una spiaggia.
Heles disegnava assorta l’ennesima caricatura del professore, Cassiopea, di solito assidua ascoltatrice, sonnecchiava beata dondolando pigramente una gamba, Petronilla, invece, ascoltava la musica neanche troppo di nascosto.
Raffaele parlava a bassa voce con Tiziano.
Non mi sforzai nemmeno di origliare, ero troppo stanca e accaldata.
 
Guardai l’orologio, mancava un minuto.
Posai gli occhi sulla prima fila, nei quattro posti centrali, il Lato Oscuro si dileggiava in tutt’altre occupazioni: Paola, giocava a tetris con il cellulare di Gaia, che ridacchiava stupidamente assieme ad Arianna, mentre Rachele, stranamente, non era intenta ad auto-compiangersi.
Attorno a me, anche il resto della classe, era impegnato in attività evasive e, al prof. pareva non importare molto, anche lui era stufo di noi.
Tornai a seguire le lancette sul quadrante: tre, due, uno...
Quando la campanella suonò, tutti scaraventarono le loro cose negli zaini e si precipitarono contro la porta urlando, mentre il professore, sadico, ricordava ad alcuni studenti che si sarebbero rivisti di lì a breve ai corsi di recupero.
Io non ero fra quelli, ho avuto la fortuna di trovare in casa dei validi aiuti: mia madre, Kazuki, che è laureata in filosofia, mio padre, Eugenio, dottore di lettere antiche, mio fratello Gregorio, il genio della matematica, e mia sorella Violante, la maga della traduzione.
Non sempre ho avuto bisogno del loro aiuto, ma sapevo di poter contare su di loro qual’ora mi fossi trovata nei pasticci.
 
Meno di mezz’ora dopo, eravamo seduti nel dehor di un bar: Raffaele, Petronilla, Heles, Cassiopea, Tiziano, Linda, Telemaco, Lavinia, Andrea (che, pur non frequentando il Liceo Classico con noi, si aggrega al nostro gruppo saltuariamente, essendo molto amico di Tiziano) ed io.
- Che facciamo dopo? – chiese Linda.
- Gavettoni! – esclamarono in coro Andrea, Cassiopea e Telemaco.
- Dove, però? – domandò Lavinia.
- Alla Zona H, ovviamente! – rispose Petronilla, sbattendo un pugno sul tavolo.
La Zona H è un punto di ritrovo giovanile: accanto ad una struttura pensata per noi ragazzi, vi è un grande parco verde, l’unico della città a non essere frequentato anche dai bambini, perché privo di attrezzature di sorta.
- Vieni anche tu, Artemisia? – mi chiese Heles.
- Certamente – annuii entusiasta, per poi dare un colpo di gomito a Raffaele.
- Tu ci sei, vero? – lui sembrava non essersi accorto di nulla.
Il suo sguardo era vacuo, perso da qualche parte, oltre il dehor.
- Ou! – esclamai, dandogli un colpo più forte.
Lui trasalì.
- Chi, io? Ehm... certo! – rispose arrossendo.
Lo guardai sospettosa.
Seguii il suo sguardo, finchè non incontrai l’oggetto di tanta attenzione visiva.
Di nuovo lei.
Arianna la Narcisa.
Assieme al resto del Lato Oscuro, con rispettivi fidanzati al seguito, erano sedute ad un bar vicino.
Lei pareva non essersi accorta di quello sguardo insistente.
M’incupii.
 
- Prendi questo! – esclamò Telemaco, rovesciandomi addosso una bottiglia d’acqua.
Mi voltai rapidamente e mi ritrovai completamente fradicia: la mia bottiglie, invece, era vuota.
Corsi alla fontanella per fare rifornimento.
Linda dava di matto perché qualcuno aveva osato bagnarle i capelli, Cassiopea rincorreva Tiziano con una bottiglia piena, Petronilla si arrendeva all’assalto di Lavinia, mentre Heles e Raffaele sedevano un po’ in disparte, per due ragione diverse: la prima stava, stranamente, disegnando, lui perché guai se si sporcava i vestiti puliti!
Nell’euforia generale, era iniziata una battaglia fra tutti i ragazzi del parco, conoscenti e non.
Pochi la osservavano da lontano.
Notai che Raffaele aveva lo sguardo languido e perso nel vuoto.
Ebbi un presentimento: cercai attentamente fra le persona ai margini del campo di battaglia e, ovviamente, avevo ragione.
Arianna la Narcisa, Paola Quella che si crede Figa, Gaia l’Oca Silenziosa e Calimero sedevano appartate guardando con disgusto i ragazzi che si bagnavano. Certamente il Lato Oscuro non si sarebbe mai abbassato a tanto.
Dovevo assolutamente confidare i miei dubbi a qualcuno.
Linda era troppo isterica, Petronilla e Lavinia si stavano affogando a vicenda, Heles era troppo vicina a Raffaele, quindi optai per Cassiopea.
Buttai gli occhi attorno a me, ma non riuscivo a vederla.
Ispezionai accuratamente il parco con gli occhi un paio di volte, finchè la individuai seminascosta da un albero.
Era con un ragazzo!
Rimasi di sasso: lei ed io siamo sempre state le “timidine” del gruppo e ora lei chiacchierava allegramente con un perfetto estraneo. Non era da lei.
Non avrei mai immaginato le conseguenze di quella giornata.

 

 

  
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