Questa
vuole essere una storia che racconta di un
gruppo di amici. È una storia che può far ridere,
piangere, riflettere, può
permettere a qualcuno di voi lettori di rispecchiarsi in alcuni
personaggi,
oppure semplicemente per svagarsi.
Quando
il testo è scritto normalmente,
si sta narrando una vicenda presenta. Quando invece il testo
è in corsivo, si
fa riferimento a fatti già accaduti.
Speriamo
che vi appassioni e vi coinvolga!
Fabi
e Ele
Ogni
riferimento a luoghi, persone o fatti realmente accaduti è
puramente casuale.
E
quel
“puramente” è puramente
ironico!
CI
SALVERA’ LA BELLEZZA
“Ci
salverà la bellezza”
La fissavo rapita: la professoressa gesticolava, parlando concitatamente con un gran sorriso. Quello che stava pronunciando era un discorso toccante sulla bellezza del mondo, dell’uomo e delle sue opere.
- Sapete
qual era lo slogan
della fiera del libro di Torino di due anni fa? -
Mi
guardai attorno, nessuno
pareva conoscere la risposta.
-
Capperini!- sentii esclamare
sottovoce da Tiziano, che evidentemente aveva un vuoto di memoria.
Strano che
Tiziano non lo sapesse, solitamente era piuttosto ferrato sul mondo dei
libri.
La
professoressa continuava a
sorriderci - Lo slogan era: ci salverà la bellezza!-
rispose.
Ci
salverà la bellezza.
Aprii il
diario e scrissi la
frase in alto, fissandola per alcuni minuti.
Poi
spostai lo sguardo alla mia
sinistra.
Lo fissai
insistentemente per
alcuni minuti. Peccato che lui fissasse un’altra. Era un anno
che la fissava.
Spostai
di nuovo lo sguardo sulla
frase scritta nel pagina di diario del 14 settembre. La voce della
professoressa catturò nuovamente la mia attenzione.
- Allora
ragazzi, secondo voi,
cosa si intende per bellezza in questa frase?-
La mano
cicciotta di Paola si
alzò di scatto. Sapevo che stava per dire una stronzata. -
La bellezza è quella
degli uomini! - Io e i miei amici ci scambiammo uno sguardo eloquente,
mentre
nell’aula riecheggiava la risata fragorosa di Petronilla.
La
professoressa la guardò con
uno sguardo compassionevole, mentre le faceva notare che la bellezza
esteriore
non è l’unico tipo di bellezza che conta.
Tiziano
si sporse verso di noi
dicendo: - i suoi neuroni si sono suicidati mentre lei guardava uomini
e donne!
-.
Soffocammo
le risatine.
- Qualcun
altro ha qualche
idea?-.
Ovviamente
Cassiopea alzò la
mano.
- La
bellezza è ciò che è
importante per ognuno di noi -, il sorriso della professoressa si
allargò.
- Brava, hai centrato una parte della questione. Non è la bellezza vuota o scarna delle soubrette e dei calciatori, è quella bellezza che se ammirata ci riempie di calore, ci salva dai mali, dall’orrore e dal cemento della realtà. La bellezza è ciò che ciascuno di noi ama -
- Brava, hai centrato una parte della questione. Non è la bellezza vuota o scarna delle soubrette e dei calciatori, è quella bellezza che se ammirata ci riempie di calore, ci salva dai mali, dall’orrore e dal cemento della realtà. La bellezza è ciò che ciascuno di noi ama -
Tornai a
posare i miei occhi su
Raffaele, che continuava a fissare la Narcisa
della prima fila.
Com’era
potuto accadere?
CAPITOLO 1
Il vociare degli
studenti festanti in corridoio era come un richiamo per noi, che,
chiusi in
un’aula oppressi dal caldo soffocante di giugno, stavamo
lentamente
sprofondando in uno stato comatoso.
Il professore non ci
aveva permesso di unirci alla festicciola di fine anno, quindi, mentre
gli
altri schiamazzavano e bevevano in corridoio, noi sudavamo, osservando
il cielo
limpido fuori dalle finestre spalancate, già immaginandoci
in costume su una
spiaggia.
Heles disegnava
assorta l’ennesima caricatura del professore, Cassiopea, di
solito assidua
ascoltatrice, sonnecchiava beata dondolando pigramente una gamba,
Petronilla,
invece, ascoltava la musica neanche troppo di nascosto.
Raffaele parlava a
bassa voce con Tiziano.
Non mi sforzai nemmeno
di origliare, ero troppo stanca e accaldata.
Guardai l’orologio,
mancava un minuto.
Posai gli occhi sulla
prima fila, nei quattro posti centrali, il Lato Oscuro si dileggiava in
tutt’altre occupazioni: Paola, giocava a tetris con il
cellulare di Gaia, che
ridacchiava stupidamente assieme ad Arianna, mentre Rachele,
stranamente, non
era intenta ad auto-compiangersi.
Attorno a me, anche il
resto della classe, era impegnato in attività evasive e, al
prof. pareva non
importare molto, anche lui era stufo di noi.
Tornai a seguire le
lancette sul quadrante: tre, due, uno...
Quando la campanella
suonò, tutti scaraventarono le loro cose negli zaini e si
precipitarono contro
la porta urlando, mentre il professore, sadico, ricordava ad alcuni
studenti
che si sarebbero rivisti di lì a breve ai corsi di recupero.
Io non ero fra quelli,
ho avuto la fortuna di trovare in casa dei validi aiuti: mia madre,
Kazuki, che
è laureata in filosofia, mio padre, Eugenio, dottore di
lettere antiche, mio
fratello Gregorio, il genio della matematica, e mia sorella Violante,
la maga
della traduzione.
Non sempre ho avuto
bisogno del loro aiuto, ma sapevo di poter contare su di loro
qual’ora mi fossi
trovata nei pasticci.
Meno di mezz’ora dopo,
eravamo seduti nel dehor di un bar: Raffaele, Petronilla, Heles,
Cassiopea,
Tiziano, Linda, Telemaco, Lavinia, Andrea (che, pur non frequentando il
Liceo
Classico con noi, si aggrega al nostro gruppo saltuariamente, essendo
molto
amico di Tiziano) ed io.
- Che facciamo dopo? –
chiese Linda.
- Gavettoni! –
esclamarono in coro Andrea, Cassiopea e Telemaco.
- Dove, però?
–
domandò Lavinia.
- Alla Zona H,
ovviamente! – rispose Petronilla, sbattendo un pugno sul
tavolo.
- Vieni anche tu,
Artemisia? – mi chiese Heles.
- Certamente – annuii
entusiasta, per poi dare un colpo di gomito a Raffaele.
- Tu ci sei, vero? – lui
sembrava non essersi accorto di nulla.
Il suo sguardo era
vacuo, perso da qualche parte, oltre il dehor.
- Ou! – esclamai,
dandogli un colpo più forte.
Lui trasalì.
- Chi, io? Ehm...
certo! – rispose arrossendo.
Lo guardai sospettosa.
Seguii il suo sguardo,
finchè non incontrai l’oggetto di tanta attenzione
visiva.
Di nuovo lei.
Arianna la Narcisa.
Assieme al resto del
Lato Oscuro, con rispettivi fidanzati al seguito, erano sedute ad un
bar
vicino.
Lei pareva non essersi
accorta di quello sguardo insistente.
M’incupii.
- Prendi questo! –
esclamò Telemaco, rovesciandomi addosso una bottiglia
d’acqua.
Mi voltai rapidamente
e mi ritrovai completamente fradicia: la mia bottiglie, invece, era
vuota.
Corsi alla fontanella
per fare rifornimento.
Linda dava di matto
perché qualcuno aveva osato bagnarle i capelli, Cassiopea
rincorreva Tiziano
con una bottiglia piena, Petronilla si arrendeva all’assalto
di Lavinia, mentre
Heles e Raffaele sedevano un po’ in disparte, per due ragione
diverse: la prima
stava, stranamente, disegnando, lui perché guai se si
sporcava i vestiti
puliti!
Nell’euforia generale,
era iniziata una battaglia fra tutti i ragazzi del parco, conoscenti e
non.
Pochi la osservavano
da lontano.
Notai che Raffaele
aveva lo sguardo languido e perso nel vuoto.
Ebbi un presentimento:
cercai attentamente fra le persona ai margini del campo di battaglia e,
ovviamente, avevo ragione.
Arianna la Narcisa ,
Paola Quella che
si crede Figa, Gaia l’Oca Silenziosa e Calimero sedevano
appartate guardando
con disgusto i ragazzi che si bagnavano. Certamente il Lato Oscuro non
si
sarebbe mai abbassato a tanto.
Dovevo assolutamente
confidare i miei dubbi a qualcuno.
Linda era troppo
isterica, Petronilla e Lavinia si stavano affogando a vicenda, Heles
era troppo
vicina a Raffaele, quindi optai per Cassiopea.
Buttai gli occhi
attorno a me, ma non riuscivo a vederla.
Ispezionai
accuratamente il parco con gli occhi un paio di volte,
finchè la individuai
seminascosta da un albero.
Era con un ragazzo!
Rimasi di sasso: lei
ed io siamo sempre state le “timidine” del gruppo e
ora lei chiacchierava
allegramente con un perfetto estraneo. Non era da lei.
Non avrei mai
immaginato le conseguenze di quella giornata.