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Autore: damned88    30/05/2005    1 recensioni
Sento il sapore ferreo ed agrodolce del sangue in bocca, non riesco più a racchiudere la rabbia e la frustazione accumolate in questi ultimi giorni " ..anche questa sera il vento decanta la sua inconsueta melodia.. " Capitolo rivisto e modificato
Genere: Generale, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Capitolo n° 13 “ Legami di Sangue “

Capitolo n° 15

“ Cari bambini di tutto il mondo ”

 

 

Il richiamo insistente di una voce femminile mi solleva dal mondo dei ricordi, riportandomi nella realtà . La luna sferza nel cielo indomita, illuminando la stanza ricolma di ombre danzanti. Il fresco sorriso di Ginevra mi accoglie felice non appena apro gli occhi, scostandomi di dosso le lenzuola bianche e scoprendo il mio torso libero dalla solita camicia. Un lieve rossore si propaga sul suo viso. Punto gli occhi ai suoi, studiandone le  iridi rosse di fuoco contornate dalle folte ciglia lunge e ricurve.

“ Pensavo che non ti saresti più svegliato “

Un venticello leggero e sfuggevole filtra dalla porta semiaperta, rinfrescando la mia pelle accaldata, scompigliandomi malamente i capelli corvini.

Scosto maggiormente le coperte, cercando di alzarmi ma un forte capogiro mi inchioda a letto. Ancora stanco per l’allenamento sostenuto, mi butto di peso sul cuscino, portandomi dietro Ginevra e facendole poggiare il capo sul mio bianco torace.  Il contatto delle nostre pelli sembra scatenare una serie di scintille e scosse elettriche che mi rianima il corpo, sottraendolo dal torpore che lo aveva invaso.

Nuovo rossore si disperde su tutto il viso mentre le labbra carnose emettono un urlo strozzato ed imbarazzato.

I suoi occhi, vagano frenetici su tutta la stanza, facendo attenzione ad evitare i miei nella vana ricerca di un’ancora di salvezza. Ma non può sfuggire, le mani la trattengono con forza contro il mio corpo ridotto anch’esso ad un fascio di nervi, ma non mi importa; voglio godere della sua presenza. Allento la presa sulle spalle non appena percepisco le sue membra rilassarsi contro le mie ed il respiro assumere un andamento regolare. Posso distinguere il frenetico ticchettio dei nostri cuori unirsi in una danza frenetica e sensuale.

Resto in ascolto del coinvolgente ritmo, sfiorando con la mano destra il braccio scoperto della ragazza e percorrendolo in un’unica carezza.

“ Mentre ti allenavi, Gabriele mi ha fatto fare una cosa strana..irrompe infine lei, soffiandomi alito caldo sul collo e procurandomi una serie di brividi freddi che corrono lungo tutta la schiena.

“ E come è andata? “ domando curioso, alzandole il viso con una mano e guardandola molto intensamente. La sento trattenere il respiro.

“ Sono riuscita solamente a creare un debole schermo di luce.. ma ancora non ho capito tanto bene come funziona la cosa.. “ risponde debole con la voce incrinata.

“ Non male per una neonata, complimenti! “ la rincuoro, stringendola più saldamente nelle braccia. Lei incastona la testa nell’incavo del collo, poggiandosi completamente su di me e sfiorandomi lievemente il dorso della mano.

“ Feria stava insegnando alla piccola Saphira la stessa cosa, ma la luce che ha sprigionato aveva una tonalità così scura.. ” cantilena smorzando sempre di più il tono della voce, fino a divenire un indistinguibile sussurro fusosi col silenzio.

“ Si, ho chiesto io a Feria di insegnarglielo. In realtà lei, è una custode degli umani.. “ rispondo annuendo con il capo ed osservando il riflesso dei nostri corpi avvinghiati sullo specchio infondo alla stanza. Esseri semplicemente perfetti ed unici nel nostro genere; vite complementari che si sostengono a vicenda, colmando l’uno il vuoto dell’altro. Questo è quel che penso nello scrutare la nostra pelle ora fusa in una unica grandiosa creatura.

“ I custodi degli umani sono quegli angeli che, innamoratisi degli uomini e del loro mondo, hanno deciso di proteggerli dagli attacchi demoniaci innalzando imbattibili barriere. Ora, desidero che Saphira impari bene a proteggere se stessa ed a controllare il suo potere, conoscendone anche gli aspetti più remoti ed umani. Perchè, seppur demoniaco, il nostro potere ha avuto origine dal bene stesso e pertanto, nel profondo di ognuno di noi risiede un carattere giusto…” spiego calmo alla ragazza che rapita, segue il muoversi delle mie labbra con occhi apparentemente febbricitanti.

“ Parlami di Saphira “ esclama improvvisamente issandosi su un gomito e guardandomi intensamente. Leggo curiosità e voglia di conoscere in quelle iridi scarlatte. Mi avvicino a lei, attratto dalla sua figura, sfioro con impazienza la chioma lucente di capelli ed alzandomi un poco, annullo le distanze tra noi con un bacio.

Un bacio caldo ed incerto, più simile ad un semplice sfiorarsi di labbra. Un bacio asciutto ed avvolgente al tempo stesso. Distinguo il cuore mio e di Ginevra battere fortemente l’uno contro l’altro, causandomi un lieve capogiro. Stringo fortemente la vita della ragazza,  poggiandomela contro. Inspiro il buon profumo dei suoi capelli e l’odore dolce della sua pelle. Il bruciore del suo corpo avvolge il mio, cullandolo nel suo tepore e confondendomi i sensi.

“ Ho incontrato per la priva volta Saphira sei mesi fa..

 

A quel tempo,  facevo ancora parte della potente stirpe dei demoni. E a dirla tutta, ero tra i più stimati ed influenti; uno dei più potenti a dirla tutta. Ma da tempo ormai, stanco di quella vita e di tutto quel dolore, ero calato in un profondo sonno. La mie mente si era rifugiata in un mondo parallelo privo di odori e rumori; il silenzio regnava sovrano in quella culla di ricordi e promesse.

Ero cosciente del mio stato, pertanto, ogni tanto tornavo nel mio corpo fisico a controllare la situazione e per ritrovare Daniel, il mio Padrino e Custode. Difatti in mia assenza, era lui a vegliare per me il mondo demoniaco assieme a Cassiel nonché Caino, creduto fino a poco tempo fa mio amico.

Odiavo quella vita, ne ero certo. Quel che prima mi divertiva, ora non faceva che procurarmi rabbia e disprezzo. Per questo fuggivo sempre dal mio corpo, rifugiandomi nel mondo ovattato che avevo creato nell’angolo più remoto dell’universo. Li mi sentivo bene e libero da ogni cosa; libero di essere me stesso e sfogare ciò che provavo. A proteggermi c’era Daniel, per questo non temevo nulla. Passavo ogni stramaledetto giorno a comporre frasi e pensieri, sfogando il rancore sito nel cuore e tutta la delusione provata e subita in passato.

Le urla del mio cuore sovrastavano ogni altra voce, rendendomi sordo e ceco allo stesso tempo.

Fu questo il motivo per la quale non mi accorsi della cupidigia di Caino; per questo cedetti a lui parte del mio potere e gli conferii al giusta facoltà di regnare e guidare le neonate anime dannate. Fu un mio errore a decretare la fine e l’inizio della catastrofe, un mio dannatissimo errore.

 

L’abbraccio di Ginevra diviene improvvisamente più stretto e caldo, trasmettendomi il coraggio sufficiente per continuare il mio racconto. Gli occhi osservano i riflessi del passato registrato e custodito negli abissi remoti della mia memoria, risvegliando sentimenti vissuti e rinnovata delusione. Delusione nei confronti di una vita mai realmente vissuta, di attimi persi ed occasioni sfumate e mai recuperate.

 

In quel mondo isolato e perduto nel nulla più assoluto, un richiamo riuscì a raggiungermi, sovrastando le mie urla e  penetrandomi nella testa insistentemente. Un pianto represso risuonava tutto attorno ed un dolore lacerante si propagava dall’interno del mio torace, mozzandomi il respiro. Eppure, non era mio quella struggente malinconia, quella devastante tristezza che impertinente, si insinuava nel mio inconscio spronandomi ad aprire gli occhi e guardarmi attorno. A chi apparteneva quella voce ovattata e rotta da singhiozzi e lacrime?

Fu quello il motivo che mi spinse a tornare nel mondo reale ed a inseguire quella voce canonica.

Caino, si accorse di questo mio turbamento, ed fu in quel preciso momento che la sua voglia di potere e successo trovò sbocco, cospirando in un indegno inganno giacché non so come, venne a conoscenza di quel richiamo affranta.

D’improvviso, si persero le tracce di Daniel. Lo cercai ovunque, perlustrai ogni area del mio dominio ma di lui non trovai alcuna traccia. Disperato e completamente abbandonato a me stesso, mi rifugiai nella mia stanza, chiudendo tutte le finestre ed immergendomi nel buoi più assoluto. Percepivo un’ansia palpabile in ogni cosa, il presentimento dell’approssimarsi di un evento al di fuori dell’ordinario mi terrorizzava ed eccitava allo stesso tempo. Trascorsi minuti, ore e poi giorni in agonia, attendendo impaziente l’avverarsi di quel qualche cosa che non si decideva ad accadere.

Quando una sera, i lamenti che fino ad ora avevano lacerato la mia anima, divennero più forti ed agitati. Mi svegliai dal sonno coperto di sudore e con la palpitazioni. Urlai anch’io dalla disperazione ed una opaca luce si sprigionò dal mio corpo, aprendo un varco nel vuoto. Chiamai Daniel, ma lui non venne. Spinto da curiosità e voglia di conoscere, mia addentrai nell’ignoto che mi catapultò sulla terra.

E li la vidi per la prima volta, una bella bambina dai capelli biondi e la carnagione chiara piegata su se stessa  che stringeva tremante una bambola priva di testa.

Osservai i suoi occhi spalancati e colmi di paura; seguii la traiettoria del suo sguardo e vidi una donna magra nella usa veste sporca e stracciata, un rosario attorno al collo ed il pugno che stringeva tramante un coltello da cucina.

Studiai lo sguardo perso della donna e mi addentrai nella sua coscienza. Rividi un ricordo del suo passato; scrutai un demone che spietato, violentava con brutalità una povera suora, violandola nel suo intimo e strappandole ogni brandello di orgoglio e felicità. Vidi una vita segnata dal dolore e dalla paura, messo in croce dal suo stesso odio nei confronti di quella bambina troppo simile al mostro che l’aveva messa al mondo. Un mostro che genera un mostro ancor più terribile nella sua innocenza ed ingenuità. Una creatura nata da un rapporto maledetto che sfidava la natura stessa.

Una perenne condanna per la sua mente già provata.

Riuscii con fatica ad uscire dal mondo dei suoi ricordi, ritornando nella realtà.

Non appena realizzai la lama muoversi in direzione della piccola incredula, le corsi velocemente incontro e le feci da scudo con il mio corpo.

La donna priva di senno, mi osservò e lasciato andare il coltello,  mi sorpassò avvicinandosi all’infante. Si piegò su di lei, le mise il rosario che teneva al collo nella piccola mano e sfiorandole la guancia con il palmo bianco ed ancora tremante, le sfiorò con le labbra l’orecchio…

.. mia odiata bambina, sei la mia condanna…

e tornando sui suoi passi, raccolse nuovamente il coltello guardando negli occhi sua figlia. Dopodiché si tolse la vita recidendosi l’arteria sul collo avanti a noi.

La vestaglia consumata si intrise di sangue e per terra i rivoli di sangue formarono una pozza rossa e densa.

Nuove lacrime bagnarono quelle guance ormai divenute pallide.

Saphira corse in direzione della madre, sporcandosi le mani del vermiglio liquido nel chiamarla. Ma la donna non rispose mai più a quelle invocazioni.

Presi in braccio la piccola demone, consapevole della sua natura ibrida, deciso a prendermi cura dell’infante.

Fu allora che Caino, uscì dal suo nascondiglio attorniato da schiere di demoni. Essi, resosi conto del sentimento benevolo sito nel mio cuore e nella stessa mia anima, mi ripudiarono, cacciandomi dal loro mondo.

Non che mi importò tanto, ormai avevo già preso la mia decisione; non volevo più appartenere a quella famiglia maledetta. Non volevo più sentire dolore né rimpianto; per questo decisi di badare a quella piccola creatura.

 Lei diventò la mia ragione di vita ed io la sua.

 

I singhiozzi di Ginevra mi riscuotono, sottraendomi dai ricordi. Il tremore del suo corpo mi mette in allarme.

“ Mi dispiace… “ mormora continuamente nel pieno delle lacrime,  singhiozzando e aggrappandosi disperatamente a me. Le accarezzo il capo, pentito delle parole dette e dai ricordi citati troppo dolorosi e cruenti per qualsiasi persona.

“ Cari bambini del tutto il mondo “

 Mi volto di scatto verso colei che ha pronunciato la frase. Il viso indifferente e tranquillo di Saphira mi prende alla sprovvista. Seguo i passi dell’infante avvicinarsi silenziosamente al letto, salendo poi sul materasso ed avvicinandosi a me e la ragazza ancora allacciati. La neodemone poi, ci avvolge entrambi in un caldo abbraccio, stringendoci l’uno contro l’altro. Intravedo  un’unica lacrima solitaria  percorre la sua guancia.

“ quella raccontata è una storia molto triste..

Nel buio della stanza, il rumore dei nostri cuori impazziti si fondono all’unisono,  creando un’unica melodia scandita regolarmente dai singhiozzi di Ginevra e dai lamenti di Saphira. Una nuova alba si apre di fronte a noi, anime ancora immature.

  
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