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Autore: Sekunden    24/09/2009    4 recensioni
E' un mistero.
Il giorno prima sei solo, il giorno dopo hai una famiglia alle spalle, ma non ti accorgi degli errori che commetti.
E allora i tuoi figli cercano delle risposte, e cercano dei genitori in cui credere.
Vorresti aggiustare tutto, ma come è possibile?
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Clark Kent, Lois Lane
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo 3

Lo so, sono stata molto assente!

Purtroppo non ho molto tempo per scrivere e postare, ma comunque faccio quello che mi è possibile!

Vi ringrazio di nuovo per le recensioni, e credo che dal prossimo capitolo comincerò a rispondere ad ognuno.

Allora, ecco il nuovo capitolo! Noterete subito che ho un po’ cambiato il mio modo di scrivere, perché quando l’ho scritto, era passato molto tempo da quelli precedenti, e le mie idee sul come evolvere questa storia si sono rivoluzionate.

Buona lettura! ;)

 

 

Capitolo 3 – Breathe

 

Era così arrabbiato con se stesso, che sarebbe stato capace di distruggere qualcosa.

Ma l’aveva già fatto, e se ne rese conto troppo tardi.

E correva, senza una meta ben precisa, e qualche volta si fermava per osservare tutta quella distruzione. Tutto quello che aveva causato era lì.

Sono bastati 5 anni, per fare tutto ciò.

E ormai era solo. Nessuno con cui confrontarsi, nessuno con cui parlare, nessuno da salvare, nessuno da amare.

Figlio mio, l’unico modo per abbracciare del tutto il tuo destino, è rinunciare ad ogni cosa che lega te stesso con l’umanità delle persone.

Così freddo. Senza pietà.

La città era rivestita da un alone d’arancio/rosso carminio, che dava un senso di mistero, e di paura.

C’era ancora il fumo. Il cielo ormai era diventato grigio, e il sole cominciava a non vedersi più da diversi giorni.

Quanti ricordi affioravano nella sua mente, tormentandolo.

Una voce soffocata si sentiva da sotto un cumulo di macerie. Così spenta. “Aiutami. Un’ultima volta.”.

I suoi occhi verdi erano diventati bui. Quasi commossi nel vedere quell’uomo morire, senza neanche provare a tirarlo fuori, nonostante poteva farlo subito. Era così facile fisicamente, ma dentro di lui la forza non esisteva più da molto tempo ormai.

Sono rimasto solo. Non sono più nessuno.

[n.d: cominciate da qui ad ascoltare la canzone ‘The Funeral’ dei Band Of Horses qui]

Strinse i denti e i pugni, e corse via più veloce che mai, verso la cima di quello che restava del posto in cui 5 anni prima ha vissuto i momenti più belli della sua vecchia vita.

Il Daily Planet.

Si inginocchiò sbattendo violentemente contro il cemento. Cominciò a piovere forte, e la pioggia evidenziò la cenere che era rimasta dopo l’esplosione.

Ne prese un pugno, stringendolo sempre di più, graffiandosi il palmo della mano con le sue stesse dita.

Cominciò ad uscire sangue da essa. Lasciò cadere delicatamente la cenere ormai fradicia, e quel rosso cominciò a mischiarsi con l’acqua piovana che inondava il terrazzo.

Restò in ginocchio per molto tempo, facendosi bagnare da quel temporale che sembrava non finire mai. Il suo viso era sempre più cupo, quasi a scomparire nell’ombra dell’oscurità che si era formata.

Infine si alzò stringendo i pugni, e si avvicinò sempre di più sull’orlo della cima.

Clark, tu lo puoi fare! Il mondo ha bisogno di te! Su, su, e sempre più in alto!

Non era riuscito a salvare l’umanità, figuriamoci se stesso.

Calpestato dai suoi stessi peccati.

Guardava il vuoto sotto di lui, stringendo sempre di più i denti.

E si avvicinò ancora di più, fino a toccare l’aria con un piede.

Il suo cappotto bagnato ondeggiava nonostante l’acquazzone, e la S sul suo petto era sempre più spenta.

Una piccola debolezza, si presentò dopo tantissimo tempo.

Stava piangendo. Anche se non si vedeva dato la pioggia.

Si mise una mano tra i capelli, e la riportò subito in basso. Dopodiché allargò le braccia come se fossero delle ali, con lo sguardo rivolto al cielo. E come se qualcuno l’avesse spinto, si lanciò.

E quello che mi merito.. è questo.

Clark Kent è morto.

 

 

“No! Clark!”

Lois si svegliò nel suo letto, confusa e spaventata.

Quello che aveva sognato era davvero un incubo. Il terrore l’assaliva sempre di più.

“Lois, va tutto bene. Sono qui” si girò non appena sentì quella voce. I suoi occhi la guardavano dolcemente, come ogni volta che i loro sguardi si incontravano.

Voleva abbracciarlo, poggiare la sua testa sul suo petto per sentire il suo cuore, assicurandosi che stesse davvero bene. Ma sarebbe stata una reazione debole da parte sua. Infondo era stato solo un incubo.

“Clark, cos’è successo..” i pensieri di prima si facevano sempre più bui, ma non riusciva ancora a dimenticare quello che aveva sognato.

“Dovrei chiederti la stessa cosa” rispose lui, sorridendo, un po’ spaventato. “Ti ho trovato stirata per terra in salone, e mi sono davvero preoccupato… è da 14 ore che non apri un occhio” in effetti aveva davvero la faccia di qualcuno consumato dal sonno. “Non dovevi preoccuparti per me Smallville, sarei stata bene da sola” si rese conto di aver detto una stupidaggine, infatti lui non fece a meno di scoppiare a ridere, “Non credo che il pavimento sia un buon posto per riposare” tentò di alzare la schiena per parlare meglio, ma un giramento di testa si fece sentire.

Clark l’aiuto a sollevarsi, tenendola per la vita e sollevandola delicatamente. Si scambiarono un lungo sguardo, che fu interrotto dalla voce preoccupata di Chloe. “Lois!” corse da lei abbracciandola, e lei non potè fare a meno che provare un po’ di dolore ma comunque era felicissima di vedere sua cugina dopo un po’ di tempo. Si staccarono dall’abbraccio, con Clark che guardava contento ma allo stesso tempo triste per l’interruzione di un momento che poteva anche mutarsi in qualcosa di più.

“Io sinceramente non so cosa possa essere accaduto, ricordo che mi trovavo di là per scrivere qualcosa, quando…. Non ricordo. E ti metterai a ridere quando ti dirò cosa ho sognato prima che tu mi svegliassi.”

Lui le sorrise.

La sua vista era completamente incollata ai suoi occhi, non riusciva a distogliere lo sguardo.

Chloe non fece a meno che notarlo, così tossì leggermente, “Cos’hai sognato di tanto buffo?”

A cuor suo però, Lois sapeva benissimo che era un incubo. “Era buio. Non ricordo bene se era giorno o notte. Ma comunque c’era Metropolis distrutta, e l’unica persona che era viva… eri tu, Clark. Ma sentivo che il tuo cuore non lo era. Eri vestito di nero, con una S luminosa sul petto, e…” Sia Chloe che Clark si misero in allarme al sentire delle parole di Lois. E se quello che aveva sognato fosse stato quello che ha visto nel futuro? Ma non può essere. Lois non ricordava nulla.

Scacciarono entrambi il pensiero e continuarono ad ascoltare Lois, che aveva preso un respiro profondo prima di ricominciare a narrare. “E correvi alla velocità della luce verso la cima dell’ormai distrutto Daily Planet. Ha cominciato a piovere, e tu ti sei inginocchiato. Stavi piangendo, quando ti sei alzato di colpo e hai cominciato a correre verso l’orlo del terrazzo, e lì…. Ti sei buttato. Gli occhi di Lois si fecero un po’ lucidi, e tirò su con il naso.

“Tranquilla, era solo un incubo. Però hai molta fantasia” Clark le rispose, anche se quel pensiero di un mondo distrutto sembrava così reale.

Chloe invece, cercava di capire al meglio di che cosa stesse parlando la cugina. E se lui avesse causato davvero la fine del mondo?’ scacciò subito quel pensiero.

“Adesso devo andare Lois, ci vediamo stasera. Prenditene cura Clark, mi raccomando!” Gli diede un colpetto alla spalla sinistra in segno di attenzione. Si erano intesi entrambi.

Il tempo che Clark salutò Chloe, Lois si alzò dal letto un po’ barcollante, “che diavolo fai?” domandò lui preoccupato. “Mi riprendo” sapeva che convincere una come Lois Lane significava fare i salti mortali, così lasciò perdere. Seguì Lois in cucina, “Ti rendi conto? Come può una mente come la mia sognarti nei panni di Blur?” Clark le sorrise, “Già. Eri davvero fuori strada” tutte quelle volte che cercava qualsiasi scusa per evitare che lei venisse a conoscenza del suo segreto, era davvero difficile riuscirci.

“E comunque…” Lois s’interruppe. Aveva cercato di rompere il silenzio, ma non sapeva cosa dire.

Clark le versò l’acqua gentilmente, e lei sbuffò a braccia conserte, “E comunque se il tuo cervello si è riattivato possiamo tornare al Daily Planet. Ma questa volta guido io” lei lo guardò con uno sguardo seccato, ma l’espressione sorridente di Clark la fece cedere, e scoppiò in una risata silenziosa che comunque si notava molto. “Per questa volta hai vinto, ma la prossima…” tossì leggermente “La prossima la vinco io” Gli diede un colpetto alla spalla destra, e andò in bagno per sistemarsi un po’. A quel punto prese la giacca, tornò da Clark e, “Accendi i motori, Smallville” entrambi uscirono dall’appartamento per tornare a lavoro.

Qualcuno però stava osservando il tutto. Alia uscì fuori e il suo corpo fu illuminato dalla luce del corridoio ancora accesa. “Avrei davvero desiderato che fossero rimasti così anche più avanti” detto questo, quando la luce si spense, lei già non c’era.

 

   
 
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