Libby era seduta scompostamente, semisdraiata e a gambe larghe, sul divano bitorzoluto del salotto di casa. Portava i pantaloni blu alla zuava della divisa scolastica di hockey su prato, i calzettoni e un maglioncino bianco e blu. Gli stivaletti, coi lacci penzoloni, erano abbandonati, uno da una parte e uno dall’altra del divano, sul pavimento.
Il nastro di raso – di dimensioni formidabili, ma la moda è la moda – che aveva in testa si era slacciato e ciondolava sulla nuca, come il controfiocco di un veliero. Libby era troppo assorta nella lettura di “L’agguato del Barone”, per accorgersene.
E comunque sarebbe stata troppo pigra per occuparsene in ogni caso.
Della sua faccia al momento erano visibili soltanto una porzione della fronte aggrottata e un angolino del mento. Il resto era nascosto dall’illustrazione della copertina dell’ultimo numero di The Argosy, che raffigurava una formosa ragazzotta con rose nei capelli, un uomo dall’aria malvagia con un pugnale nella mano destra, e un azzimato tizio in smoking, coi baffetti imbrillantinati alla Salvador Dalì – beh, in effetti sarebbe stato meglio dire che era Salvador Dalì ad avere i baffetti come il tizio della copertina di The Argosy del 1914, ma la descrizione sarebbe diventata un tantino elitaria.
Libby avrebbe preferito una storia di scientifantasia o di avventura, ma anche i gialli truculenti, in mancanza d’altro, le andavano bene. Quello, in particolare, trattava della misteriosa morte del baronetto Jean-Claude in seguito ad autocombustione: Libby cercò di non ridacchiare troppo, immaginandosi Piaga – che quando si arrabbiava diventava rosso fluorescente, e pareva sempre sul punto di esplodere – che, dopo l’ennesimo scappellotto da parte della sorella, per il dispetto si inceneriva in modo istantaneo con un sonoro “poof”.
Libby adorava leggere pulp fiction. Amava, nell’ordine, le storie fantastiche, quelle di pirati, quelle di avventura, e i polizieschi.
Successivamente sviluppò una passione per i racconti di Lovecraft – non perchè le piacessero particolarmente le storie dell’orrore, ma perchè aveva una cotta per lo scrittore.
Per tutto l’inverno 1914, impressionata da un racconto di avventura, Libby era andata in giro in pantaloni e stivaletti; se, come alla protagonista di “I Diamanti Del Demonio”, le fosse capitato di dover strisciare per i cunicoli di una miniera abbandonata, avrebbe almeno evitato di mostrare le mutande.
Inoltre, trovava che, per l’eroe muscoloso con la camicia strappata (che sarebbe venuto a salvarla), sarebbe stato più facile sollevarla da terra quando fosse svenuta, senza l’ingombro di tutte quelle sottogonne che portavano le signore.
Al momento attuale, la fissazione di Libby per l’abbigliamento pratico stava, però, rapidamente cedendo il passo a vaporosi abiti pastello e camicette bianche.
Non perchè avesse letto di qualche delicata fanciulla biancovestita rapita dai pirati – anche se, doveva ammettere, il pirata nerboruto e seminudo sulla copertina del mese precedente non era niente male – ma per l’influenza esercitata sulla sua mente dalla sua nuova compagna di classe.
Libby, infatti, frequentava, con scarso rendimento (tranne che in “composizione scritta” e “cucina”), l’Ashford Friars Prep School, una scuola composta in parti uguali di mattoni rossi, edera e margarina.
La margarina era generosamente fornita dagli studenti, le cui madri ritenevano, non senza una certa dose di incoscienza (sarebbe più corretto parlare di “squilibrio mentale”, ma si sa, le tabelle alimentari sono venute molto più tardi), che il binomio pane-margarina fosse l’alimento più sano da somministrare ai propri pargoli a merenda.
Libby aveva, timidamente, azzardato l’ipotesi di portarsi a scuola, che so, una mela, o una fetta di crostata ai mirtilli, giusto per vedere se, mangiando in maniera più sana, i bottoni della camicetta della divisa avrebbero smesso di saltare; ma la madre si era girata verso di lei, e l’aveva fissata come se avesse appena pronunciato un giuramento nazista.
Il che sarebbe stato quantomeno improbabile, anche perchè Herr Hitler avrebbe fatto la sua comparsa sulla scena pubblica come minimo quindici anni dopo.
A meno che non si voglia contare come “comparsa sulla scena pubblica” anche il Putsch di Monaco, nel qual caso gli anni sarebbero--
... Stavamo dicendo?
Ah, sì.
Libby rinunciò per sempre a inculcare qualsiasi idea di alimentazione salutista alla madre, e si rassegnò a lasciare che la margarina le si depositasse sui fianchi.
Per le immagini The Argosy: http://www.magazineart.org/main.php/v/pulpgeneral/argosy/Argosy1913-10.jpg.html Salvador Dalì: http://lh5.ggpht.com/__WE_mTFbWUQ/Sg-u3CnZaPI/AAAAAAAAA94/AtwXJ_1lA80/s800/DaliMustache.jpg Divise scolastiche circa 1915: http://www.flickr.com/photos/32912172@N00/3256398733/ Pantaloni alla zuava: http://www.flickr.com/photos/32912172@N00/3159464678/ Howard P. Lovecraft: http://www.portalpressbooks.com/images/hp.jpg