Storie originali > Romantico
Ricorda la storia  |       
Autore: Diana Abigail    25/09/2009    5 recensioni
Erika e Leon si conoscono da quando avevano cinque anni. Lui è nato in Germania, posto che va a visitare durante le vacanze, mentre lei è italiana da sempre. Tra loro nasce un forte legame, diventano migliori amici, indispensabili l'uno per l'altra. Un giorno, però, Leon annuncia ad Erika che dovrà partire per la Germania durante le vacanze natalizie...
Questo è tutto, leggete per scoprire come finirà =)
Erika
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Love in Germany

Le storie sui migliori amici sono tante e molteplici e la nostra non è che sia migliore o più emozionante, anzi, solamente è qualcosa di unico e speciale per me.
Io e Leon eravamo amici da...Sempre. Lui si era trasferito dalla Germania a cinque anni ed era diventato il mio vicino di casa, così da allora iniziammo a giocare insieme e crescemmo anche così. Io e lui.
Ma procediamo con ordine.
Iniziò le scuole elementari con me, era strabiliante, parlava due lingue contemporaneamente e quando tornava dalle vacanze aveva sempre quell'accento così strano, così tedesco.
Così nei suoi confronti si scatenò in me una sorta di...Incantesimo. Si, ecco, mi affascinava, lui era il migliore, sapeva un sacco di cose, anche a otto anni.
Durante le medie le cose si fecero più dure, eravamo sempre io e lui, ma iniziavano a mettersi in mezzo il calcio, la danza, le pagine da studiare e il suo trasferimento.
Okay, si trasferì ad un kilometro di distanza, però in ogni caso non ce l'avevo più a portata di zampa la sera, quando non riuscivo a dormire.
Si, dormivamo insieme, fino ai dodici anni o giù di lì. Di solito ero io a presentarmi davanti alla porta di casa con i lacrimoni salati che pendevano dai miei occhi rossi. Janina, la madre di Leon, mi apriva e mi dava un abbraccio affettuoso, prima di portarmi verso le scale, dove Leon mi aspettava in cima. Non c'era neanche bisogno di annunciarsi o farsi annunciare, lui semplicemente sapeva e io non ci vedevo niente di anormale.
Quando arrivavo mi guardava imbronciato, in genere mi presentavo verso le dieci e mezza, massimo undici, di sera, l'ora in cui lui si metteva a dormire, di solito stanco.
Aspettava che salissi le scale e rimaneva immobile con la stessa espressione, era il suo rimprovero silenzioso, una specie di patto che mi aveva imposto dalla prima volta.
Poi si alzava, lo seguivo in camera sua e chiudeva la porta. Di solito mi propinava una frase del tipo “che hai combinato?” oppure “che succede?” e io rimanevo impalata, perché mi dimenticavo quale fosse il vero problema. Lui allora mi guardava male e si infilava nel letto, dicendomi che forse in quegli anni mi aveva viziata permettendomi di dormire lì.
Allora (fino agli undici anni) iniziavo a piangere ferita e lui si scusava, facendosi piccolo piccolo per farmi stare nel suo letto.
E così tutto tornava alla normalità, l'equilibrio tornava ad essere equilibrato e io mi addormentavo tranquilla tra le sue braccia.
Già, ma le cose nel tempo cambiarono, fino ad arrivare all'adolescenza, periodo in cui la nostra vita cambiò completamente, colpa del nostro sviluppo mentale e non solo.
Leon frequentava il liceo scientifico, quello bilingue, una cosa da cervelloni per me che frequentavo un professionale ad indirizzo turistico.
Ma forse è meglio cominciare dalla genesi...


Leon perché non ci possiamo vedere?” gli chiesi, sedendomi, pardon stravaccandomi, sul mio letto.
Te l'ho detto, oggi ho gli allenamenti e poi ho da fare” mi rispose, sbuffando.
Lo stavo stressando da venti minuti ma non avevo intenzione di mollare: dovevo scoprire cosa aveva da fare.

E cos'altro devi fare?” gli chiesi, tranquilla.
Da quando sei così ficcanaso?” mi chiese e sentii qualcosa che rovinava a terra.
Da sempre e mi dispiace che tu non te ne sia accorto dodici anni fa” gli dissi, sarcastica.
A cinque anni non eri così rompiballe, altrimenti non ti avrei mai rivolto la parola” mi disse, con la voce sforzata. Probabilmente aveva raccolto ciò che gli era caduto.
Guarda che mi offendo. Immagina la tua vita senza di me! Che noia...” gli dissi, sempre scherzando.
Era furbo, stava sviando il discorso su altro.

Immaginati la tua senza di me. A quest'ora saresti o in riformatorio oppure in collegio, perciò ringrazia e non darmi del noioso” mi disse, mentre camminava da una stanza all'altra.
Ma non puoi stare fermo mentre parli con me? Sono la tua migliore amica! Cos'hai da fare di così importante?” gli chiesi, fintamente indignata.
"Lo dici tu di essere la mia migliore amica. Ma quando te lo avrei detto con la precisione?” mi chiese, continuando a sviare il discorso.
Avevi sette anni e io pure. Per il mio compleanno mi scrivesti un biglietto che citava le seguenti parole: Ery sei la mia migliore amica con affetto Leon tanti auguri” gli dissi, convinta. Le parole erano esattamente quelle.
Avevo conservato ogni suo biglietto, da quelli scritti in classe a quelli di tutti i compleanni e un giorno mi confessò che lo aveva fatto anche lui.

Okay, ist gut. Mi hai fregato” mi disse, aprendo l'acqua.
A volte capitava che infilasse parole tedesche nelle sue frasi, sconvolgendo la grammatica di entrambi le lingue.

Scusa ma ti fai il bidet mentre parli con me?” gli chiesi, schifata.
Ma come ti vengono? Le sogni alla notte? Mi sto bagnando i capelli” mi disse, ridacchiando.
Forse avevo un po' troppa immaginazione, ma almeno sapevo far ridere.

Ti devi vedere con una ragazza, ammettilo” gli dissi, cercando di sembrare accusatoria.
Beccato” fu la sua risposta.
Se non esci con una ragazza perché mai dovresti farti i capelli? Per il calcio?” gli chiesi, sdraiandomi sul letto.
Certo, sono dell'altra sponda, non te l'ho detto? Non ho resistito ai miei compagni che si fanno la doccia nudi” mi disse, ridendo.
Bleah, che schifo.

Evita certe frasi e evita soprattutto di diventare gay, saresti sprecato” gli dissi, arricciando il naso. I suoi compagni di calcio erano tutto ciò che non si poteva considerare bello e aitante.
Ehy, sei per caso attratta da me, best friend?” mi disse, aggiungendoci l'inglese questa volta.
Non lo avevi ancora capito? Mi sorprendi... In realtà ti trovo particolarmente arrapante” gli dissi, scuotendo la testa.
Lui scoppiò a ridere e io spalancai gli occhi, sorpresa.

Una dichiarazione più volgare non potevi farla” mi disse, con quel suo volgare che sapeva tanto di secchione.
Oh, si che posso. Vuoi che te la recito?” gli chiesi.
No, per questa volta passo, davvero” mi disse e sentii la porta di camera sua chiudersi.
La porta della sua camera faceva un doppio clack che si riconosceva.

Dai, ci vediamo?” gli chiesi, lamentosa. Lui sbuffò.
Okay, se proprio non riesci a resistermi non posso che accontentarti” mi disse, aprendo una cerniera.
Bene, allora vengo alla fine dell'allenamento e poi prendiamo il pullman” gli dissi, sistemando il cuscino scomodo.
D'accordo, a dopo” mi disse.
A dopo amore mio” gli dissi, facendolo ridere.
Conclusi la chiamata e rimasi a fissare il soffitto. Avevo due ore e mezza di tempo, potevo permettermi di rimanere lì sdraiata.
Una volta lo avevo baciato, Leon. Un bacio vero, con tanto di lingua. Per me era il primo, ma lui non ne era sicuro perché ci avevo costruito su una storia particolarmente complessa, in modo da confondergli le idee.
Avevo le farfalle allo stomaco e mi dissi che era assolutamente normale dal momento che era il mio migliore amico, ma una volta a casa non ne ero così sicura.
Innamorarsi di Leon sarebbe stato logico e lecito, far sfociare il tutto in un grande amore sarebbe stato difficile e quasi impossibile.
Leon era fatto così, aveva solo grandi storie d'amore che mi facevano stare sempre male, che mi facevano vivere in una parte secondaria della sua vita e lo allontanavano sempre di più. Infatti io le sue ex le odiavo tutte. Anche se non tutte ce l'avevano con me.
In ogni caso lui non aveva mai manifestato particolari gelosie nei confronti dei miei ex, anzi, a volte mi consigliava anche di non lasciarli stare perché erano delle persone valide. Usava davvero queste parole Leon.
Però alla fine ero caduta nella trappola di Cupido, infatti mi ero presa un gran bella cotta di lui, o comunque una gran bella cotta per le attenzioni che mi dedicava prima di svilupparsi.
Già, Leon era cambiato parecchio da quando era un ragazzino di undici anni. Prima di tutto era un ragazzone alto un metro e ottanta, spesso ma non grasso e con un viso che esprimeva tenerezza e incuteva terrore a seconda del suo stato d'animo.
E poi era bello. I suoi capelli biondi li teneva un po' corti un po' lunghi, ma quando li aveva corti era particolarmente strabiliante. C'erano volte in cui mi concedevo cinque minuti per contemplarlo.
Mi alzai dal letto, imponendomi di non pensare a Leon e a quello che avevo scoperto di pensare su di lui.
Mi feci una doccia, arricciai i capelli lunghi e castani e poi decisi come vestirmi. Siccome era ottobre puntai sui jeans blu scuro, la maglietta rosa scollata e la felpa viola scuro di velluto. Poi per completare le adidas bianche e viola.
Era presto, così mi preparai un panino e guardai un po' la tv, verso le cinque mi lavai i denti e presi la giacca a vento.

Hola gente =)
Nuova ff originale, che ne pensate? Beh, l'ho iniziata ieri sera, ancora non c'è una storia ben precisa sotto, ma solo qualche idea qua e là.
Uhm...Posso consigliarvi di immaginarvi Leon come l'attore tedesco Leon Wessel Masannek (attenzione a non guardare le foto di quando aveva undici anni o giù di li... Non da molto l'idea di mega ragazzone che invece è) mio "muso" (maschile di musa xDDD) per questa fanfiction. Per ora lei porta il mio nome, Erika, ma non so se continuarla a chiamarla così. Al massimo modificherò.
Ah, me lo lasciate un commentino? Grazie
Erika <3

   
 
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Diana Abigail