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Autore: Shinalia    25/09/2009    1 recensioni
VII classificata al contest: ~ Dal Film alla Storia (indetto da: DarkRose86)
Dedicata a Simo87 e a The Duck che hanno sopportato il mio sclerare mentre scrivevo questa storia!!!! ♥
Estratto capitolo:
“Credi abbia funzionato?” domandò titubante, dischiudendo anche lui gli occhi.
“Si sì… ho avvertito una strana sensazione di calore .. ma ..” mi voltai verso la nonna che ci osservava con un’espressione compiaciuta “è riuscito? C’è un modo per scoprirlo prima di ritrovarci una palla di pelo imbestialita per casa?” ironizzai per sciogliere la tensione.
Lei annuì mesta indicando le nostre mani “è apparso il simbolo” ci annunciò.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve! ecco l'ultimo capitolo della storia, a cui seguirà l'epilogo!

Allego l'immagine del bellissimo banner fatto per il concorso:

V

 

Rientrai in casa come una furia, sconvolta dai miei stessi gesti e dalla fuga dalle braccia del mio ragazzo. Quel ragazzo che per anni avevo desiderato mi vedesse come qualcosa di più di una semplice amica, ed ora che era accaduto non riuscivo a godermi la nostra storia a causa della convinzione stramba che tutto ciò fosse sbagliato e non fosse lui la persona a me destinata.

“Lilian, ma tu non eri uscita con Daniel?” domandò Lucas con un ghigno.

Lo fulminai con lo sguardo “Pensa ai fatti tuoi …” sibilai adirata. Mi innervosiva il suo comportamento, dopo avermi evitata per mesi adesso si permetteva addirittura di rifilarmi le sue stupide battutine?

“Cos’è? Hai ripreso a parlarmi?” aggiunsi, palesemente irritata.

Mi scrutò perplesso . “Non capisco a cosa ti riferisci!” bofonchiò riportando l’attenzione allo schermo del computer dinanzi a lui.

Indispettita mi avvicinai premendo il tasto di chiusura e scatenando le sue proteste.

“Ma hai perso il senno? Se non avessi salvato mi avresti fatto perdere il lavoro di una giornata!” urlò alzandosi di scatto e guardandomi in cagnesco, ma ciò non mi intimorì, al contrario mi posizionai dinanzi a lui poggiando le mani sui fianchi e sfidandolo con lo sguardo.

Era tutta colpa sua … il suo comportamento assurdo degli ultimi mesi mi aveva turbata. Era solo colpa sua se non riuscivo a concentrarmi sulla mia storia con Daniel.

“Così impari a beffarti di me. Sono mesi che mi ignori senza degnarti di darmi una motivazione logica. Continui a seguirmi come un segugio ovunque io vada, ma allo stesso tempo ti tieni a debita distanza per evitare anche di parlarmi … Mi spieghi cosa diamine ti passa per la testa? Ti rendi conto che sto male in questa assurda situazione? Che mi mancano addirittura i nostri battibecchi assurdi?” sbottai tutto d’un fiato. Sentivo gli occhi pungermi e con grande difficoltà riuscii a trattenere le lacrime. Erano mesi che desideravo sfogarmi ed ora avevo finalmente esternato quel senso di frustrazione che mi attanagliava, dando voce anche a quei pensieri che non io stessa non sapevo di avere. Non avevo mai voluto ammettere nemmeno con me stessa quanto mi mancasse la sua presenza. Eppure sapevo che il disagio che provavo era dovuto proprio a quel cambiamento brusco che lo aveva allontanato da me.

Mi sei mancato in questi mesi. Mi sono mancate le nostre liti, i nostri battibecchi per le motivazioni più assurde, le serate passate a rivedere “Robin Hood” e le chiacchierate rammentando i momenti della nostra infanzia in Spagna, davanti ad una tazza di tè. Rivoglio il mio Luke, quello scorbutico e saccente … ne ho bisogno.

Lo fissai intensamente e mi parve seriamente scioccato dalla mia sfuriata.

“Mi dispiace, credevo che avresti preferito non avermi intorno, in fondo non facevi che lamentarti in proposito. E poi ora stai con Daniel e lui poteva sentirsi geloso …” tentennò arrancando una pietosa scusa che non fece che aumentare il mio risentimento.

“Che diamine stai blaterando, razza di scemo? Cosa centra Daniel in tutta questa storia? Cosa centra lui con la nostra amicizia?!” urlai contrariata.

Sospirò sommessamente abbassando lo sguardo. “Mi dispiace, ma pensarti con lui mi fa stare male – mormorò lasciandosi andare sulla poltrona e volgendo lo sguardo alla finestra – la tua amicizia non mi basta” sentenziò in tono deciso.

Corrugai la fronte palesando il mio scetticismo.

“Cosa cerchi di dirmi, Lucas?”

Si portò le mani sul volto stancamente prendendo un profondo respiro.

“Io sono innamorato di te … so che può sembrarti assurdo considerando il nostro rapporto insano e conflittuale, ma io sono profondamente ed irrimediabilmente innamorato di te.”

“Ti stai prendendo gioco di me?” domandai in tono contrito.

Non parve gradire la mia insinuazione perché si alzò di scatto avvicinandosi con aria decisamente alterata. “Come puoi credere una cosa del genere? Lilian, ogni mio gesto, ogni mia parola dal nostro primo incontro non sono stati che la dimostrazione di quel legame che mi teneva unito a te e che con gli anni è cresciuto a dismisura, rendendomi dipendente anche della tua sola presenza. Per quanto tu potessi rifiutarmi nulla avrebbe cambiato quella realtà e nulla potrebbe mutarla tutt’ora. Il mio desiderio è solo quello di proteggerti e permetterti una vita serena, non mi importa che non sia con me … sebbene io ti desideri ardentemente, so che tu non provi per me i medesimi sentimenti. Ma ciò non mi impedirà di osservarti nell’ombra e darti protezione, seppur non saranno le mie braccia a stringerti nei momenti di dolore! Ma … - si bloccò sospirando sommessamente, probabilmente cercando di prendere coraggio per ciò che da lì a poco avrebbe annunciato -  non puoi chiedermi di continuare a mantenere quel rapporto giocoso di un tempo, perché ogni volta che volgo gli occhi su di te vedo lui che ti accarezza e ti bacia e ti dà quell’amore che vorrei donarti io” allungò una mano sulla mia guancia, accarezzandola delicatamente “Io ti proteggerò sempre … ma a distanza, quella distanza che mi permetterà di non impazzire ogni volta che sentirò la tua voce o incontrerò il tuo sguardo ... mi dispiace” terminò, mentre il suo viso assumeva una maschera di tristezza capace di stringermi il cuore.

Lo fissai sconvolta, incapace di proferire parola. Non mi sarei mai aspettata da lui una simile confessione, lui che non perdeva occasione di litigare, lui che si divertiva ad indispettirmi, lui che negli ultimi mesi mi aveva categoricamente evitata senza darmi uno straccio di spiegazione.

Lui non può amarmi … noi non siamo mai andati d’accordo! È impossibile …

Eppure finalmente iniziavo a comprendere alcuni suoi comportamenti. Il suo volersi sacrificare per proteggermi, le sue premure costanti nei miei confronti, seppur celate da battutine di scherno …Non era affetto fraterno quello che lo legava a me! Mi ero sbagliata, avevo travisato ogni cosa …

“Mi dispiace, non avrei mai dovuto confessarti queste sciocchezze! Non credo che Daniel gradirebbe” mormorò atono prima di allontanarsi da casa sbattendo la porta dietro di sé. Rimasi impietrita dal peso di tutte quelle verità tanto evidenti, che avevo volutamente ignorato, ma soprattutto dalla tremenda confusione che aleggiava in me. Per quanto ritenessi folle ciò che avevo udito e che oltretutto, sebbene le mie sensazioni dicessero il contrario, io ero la ragazza di Daniel, la sua confessione mi rendeva … felice!

“Tesoro, tutto bene?” sobbalzai udendo la voce della nonna, notando solo in quel momento la sua presenza sull’uscio della porta.

Le corsi in contro senza riflettere, cercando consolazione in un abbraccio ed iniziando a singhiozzare senza comprenderne realmente il motivo. Non so per quanto restammo in quella posizione, mentre lei mi accarezzava dolcemente i capelli per darmi conforto ed io ripetevo frasi sconnesse. Mi sentivo in pena per ciò che era appena accaduto, per l’idea di aver ferito Lucas con il mio silenzio, per la sua fuga, ma più di ogni cosa ero terrorizzata dall’idea che lui decidesse di non tornare da me.

“Piccola, vuoi dirmi cosa è accaduto?”mormorò dolcemente la nonna, non appena i miei singhiozzi diminuirono.

“Lucas … mi ha … mi ha detto di essere innamorato di me” balbettai tremendamente in imbarazzo.

“Finalmente si è deciso!” esclamò ridacchiando divertita.

Ma che ha da ridere? Io sono qui che mi dispero al pensiero del mio rapporto con Lucas in frantumi e lei ride?

Arcuai un sopracciglio fissandola scettica.

“Bambina mia, il suo interesse per te era palese quanto il tuo per lui! Quello che ora mi domando è il motivo per il quale sei in lacrime tra le braccia di tua nonna e non felicemente stretta fra le sue” potei notare un certo disappunto nel suo tono, ma lo ignorai volutamente.

Ok, la nonna ha perso il lume della ragione. Inizio a sospettare che il problema sia questa casa … oppure qualche incantesimo andato male …

“Nonna, ma cosa vai blaterando?” domandai in tono concitato.

“Lilian, in quanto ad acume devo ammettere che sei degna figlia di tua madre” affermò contrita scuotendo il capo.

“Nonna!” urlai a disagio “Ti dispiacerebbe spiegarmi cosa ti ha indotto a trarre certe conclusioni?” ero sinceramente curiosa di comprendere da dove arrivasse una tale sicurezza.

“Non sei mai stata una persona particolarmente espansiva e affettuosa, soprattutto dopo la morte dei tuoi genitori …  ti sei chiusa a riccio, convinta di poter bastare a te stessa. Eppure è stato sufficiente il suo arrivo per destabilizzare completamente il tuo atteggiamento, almeno nei suoi confronti. Gli hai concesso quello che non hai mai dato a nessuno: il tuo affetto e il tuo costante sostegno. Quando eri in sua compagnia, per quanto bisticciaste continuamente … - prese fiato soppesando le sue parole mentre io la fissavo ad occhi sgranati – eri sempre così allegra e spensierata! Non sono io a doverti dire queste cose … ma ti do un consiglio: valuta bene i tuoi sentimenti, soprattutto nei confronti di Daniel” mi consigliò mantenendo il suo tono dolce e calmo.

Detto ciò si alzò dal divano sul quale ci eravamo sedute e, dopo avermi scoccato un bacio sulla fronte, si allontanò verso la cucina, probabilmente per lasciarmi il mio spazio per riflettere sulle sue strambe osservazioni.

Rimasi interdetta a fissarmi le punte dei piedi mentre nella mia mentre le parole della nonna si ripetevano come un mantra. Possibile che io avessi frainteso i miei stessi sentimenti? Ma in quel caso, cosa provavo nei confronti di Daniel? Ero sempre stata certa di essere innamorata di lui eppure … eppure dovevo ammettere che dall’arrivo di Lucas i pensieri verso Daniel erano diventati sporadici. Che io mi fossi illusa semplicemente per non ammettere la verità …? Che fosse solo il terrore di compromettere ciò che avevamo a soggiogare la mia mente oscurando ciò che per tutti era palese? Che il mio inconscio volesse avvertirmi di ciò quando nei miei momenti con Daniel sentivo non fosse quello il mio posto? E non quelle le braccia nelle quali sarei voluta essere stretta?

Una miriade di pensieri confusi e astrusi prese il sopravvento stordendomi, ma rivelandomi in fondo che, nonostante tutto, ciò che provavo per Daniel non poteva essere definito amore. Ma ciò che provavo per Lucas? Era quello l’amore?

Non lo sapevo e probabilmente restando immobile su quel divano non sarei mai giunta ad una reale conclusione. Ciò che potevo fare in quel momento era solo cercare di chiarire con Lucas, farlo tornare a casa e discutere con lui di questi sentimenti confusi che si agitavano in me in sua presenza, sperando di riuscire a dare a tutto ciò una giusta classificazione.

Che sia amore o amicizia non lo so, ma so che non posso perderlo!

Mi alzai di scatto dal divano correndo verso la cucina.

“Nonna, vado a cercare Lucas, se torna a casa prima di me chiamami sul cellulare” urlai recuperando le chiavi di casa e schizzando via prima di aver ottenuto una risposta.

Fuori dal portone iniziai a guardarmi attorno non sapendo per quale strada optare.

Dove si nasconderebbe un licantropo lunatico e innamorato?

Decisi di dirigermi verso il mare. Aveva sempre adorato la spiaggia, mi ripeteva spesso quanto quel luogo riuscisse a ricordargli casa e trasmettergli serenità.

Forse una passeggiata riuscirà a schiarirmi le idee …

Purtroppo non feci che pochi passi prima di avvertire una mano poggiarsi sulla mia bocca, mentre uno strano odore mi invadeva le narici, ed abbandonarmi all’ignoto.

Mi risvegliai in un’immensa sala dalle pareti bianche, circondata da un gran numero di ragazze imbavagliate e legate come me. Provai a slegarmi agitandomi, ma con mio grande disappunto non feci che peggiorare la situazione, ritrovandomi stesa in terra ed incapace di rimettermi seduta.

Ma dove diamine mi trovo? Che posto è questo? Se solo potessi parlare …

Non riuscivo a comprendere cosa fosse accaduto, l’ultimo mio ricordo era stata la corsa alla ricerca di quello stupido di Lucas e poi … il buio. L’agitazione iniziò a prendere il sopravvento mentre i miei sensi intorpiditi si risvegliavano. Non ebbi il tempo di trovare una qualche logica spiegazione che un gran numero di uomini coperti da tuniche bianche fece il suo ingresso nella sala …. e finalmente capii dove ero finita.

Mi hanno presa! Quei maledetti devono avermi teso una trappola! Come diamine ho fatto a non pensarci prima?

Li fissai sconvolta mentre il panico invadeva il mio corpo ed un lieve tremore mi scuoteva rammentando ciò che da li lì a poco sarebbe accaduto. Ci avrebbero bruciate … ci avrebbero messe sul rogo e noi, inermi, non avremmo potuto far altro che morire per le loro manie di grandezza e la loro folle convinzione di essere emissari di Dio, con il compito di purificare la terra da noi povere streghe.

Sebbene gli unici mostri in questa stanza siano solo loro!

A capo del gruppo un uomo biondo dai capelli riccioluti e dall’aria angelica ci fissava ghignando, palesemente soddisfatto.

“Noto con sommo piacere il gran numero di infide creature che avete catturato – osservò compiaciuto, facendo scorrere il suo sguardo su di noi  - mi complimento con voi, miei signori.”

I suoi seguaci chinarono il capo in segno di ringraziamento, senza proferir parola.

“Mie care fanciulle, sono rammaricato per ciò che sono costretto  a fare, trovo uno spreco gettare tanta bellezza tra le fiamme, ma mi duole ammettere che non vi è alternativa a causa della vostra molesta natura. – mormorò accorato - Ma sono certo che il vostro sacrificio renderà il nostro Signore benevolo purificando la vostra anima, come lo sarà la nostra terra quando tutte voi sarete finalmente scomparse.”

Deglutii a fatica notando il luccichio folle negli occhi di quell’uomo, che con il suo tono gentile si beffava di noi. Sentii dei singulti provenire dalla mia destra dove notai una ragazza che piangeva disperata e terrorizzata, sfogando in tal modo la sua pena. Non che noi altre fossimo tranquille, eravamo all’incirca dieci, ed il terrore era palese sui nostri volti sebbene tentassimo di mantenere il controllo.

“Cosa ti turba? Per quale motivo tali lacrime? Dovresti gioire per la possibilità che ti stiamo donando di salvare la tua anima!” esclamò affranto avvicinandosi a lei, scatenando ulteriormente i suoi singhiozzi.

Ma non vi badò e, dopo averla osservata qualche istante, si rivolse ai suoi uomini “Preparate il fuoco … abbiamo una prima anima da liberare” ordinò sorridendo soddisfatto. Eseguendo le sue volontà, i suoi scagnozzi si premurarono di azionare quello strano arnese che erano soliti utilizzare per bruciarci. Era un rogo, ma inserito in una particolare stanza sigillata al centro del quale spiccava questo macchinario che riproduceva le fiamme senza la necessità del legno, ma funzionava elettricamente. Uno strumento di atroce tortura utilizzato perché secondo le loro leggende solo il fuoco era realmente in grado di debellare il male della stregonerie, riducendo in cenere i nostri empi corpi.

Si facevano chiamare i Salvatori, a causa del loro compito al quale dovevano adempiere: “salvare” l’umanità dal male. La loro setta era nata nel 1842 , quando un gruppo di folli superstiziosi scoprì la reale esistenza di noi streghe e come riconoscerci. Il loro leader fondatore si era casualmente imbattuto in una strega, facendola sua sposa, ma quando era venuto a conoscenza della sua natura, spaventato e disgustato da ciò che non comprendeva, l’aveva annientata, ma non prima di averle sottratto un particolare amuleto in grado di riconoscere noi streghe. E da lì creò quella setta di sadici, che di generazione in generazione si trasmettevano quell’oggetto per protrarre, anche se nel buio, quella caccia alle streghe.

Quanta mostruosità nascosta dentro quegli uomini, che molto probabilmente nella loro quotidianità svolgevano rispettabili lavori e avevano una qualche famiglia, dei figli ad attenderli a casa la sera. Con quale coraggio si rivolgevano a loro e abbracciavano le loro moglie con quelle mani sporche del nostro sangue?

“Muovetevi” ordinò categorico.

Ciò che accadde dopo mi lasciò basita. Senza indugio recuperarono in malo modo la ragazza al mio fianco, accompagnandola in quella stanza e legandola al palo di ferro al centro del rogo, che azionarono dopo pochi istanti, senza alcuna esitazione e senza alcun rimorso.

Non avrei mai voluto mostrare la mia debolezza dinanzi a loro, ma le lacrime inesorabili e incontrollabili iniziarono ad inumidire il mio viso davanti a quella scena immonda. Quanta crudeltà poteva essere celata nel corpo di un uomo. Quanta follia mascherata da azioni pie e giuste. Il ribrezzo mi pervase in quell’istante mentre le urla di quella ragazza si diffondevano per la sala accompagnando quello spettacolo agghiacciante. Piansi e piansi ancora senza freno, mentre mille pensieri riempivano la mia mente, rammentando ciò che avrei lasciato quando da li a poco sarebbe stato il mio turno. Il dolore che avrei inflitto alla nonna, che aveva in ogni modo tentato di proteggermi da questo infame destino, e a Lucas, al quale non ero riuscita a confessare il mio amore. Perché in quel momento i miei sentimenti mi apparvero chiari come non mai, dissipando ogni dubbio e facendo spazio alla consapevolezza che tutti i miei gesti avrebbero dovuto donarmi tempo prima.

Lo amavo, probabilmente da quando mi aveva mostrato quella parte del suo carattere che non conoscevo. Quella dolcezza racchiusa nei suoi gesti e le continue premure che aveva nei miei confronti. Mi aveva protetta da tutto, appoggiando anche le mie folli scelte come il rinnegare la magia sebbene questo comportasse il mio non adempiere al patto. Ma questo non gli impediva di proteggermi e stare al mio fianco. Avevo creduto di essere innamorata di Daniel, sebbene i miei sentimenti per lui si fossero affievoliti velocemente … mi ero ingannata! Ed ora non potevo che pentirmene.

Lì dove la mia vita avrebbe visto la sua fine rimpiangevo quei momenti che non avevo realmente vissuto, solo per non accettare la palese verità, eppure il solo pensiero che lui non fosse con me a condividere quella sorte placava in parte il mio animo.

Non morirà a causa mia … riprenderà la sua vita e forse il non aver saputo del mio amore gli permetterà di voltare pagina.

I singhiozzi si intensificarono man mano che le urla della ragazza si affievolivano. Non mi voltai verso quella sala dalle pareti di vetro, non avendo il coraggio di osservare ciò che era accaduto. Volsi nuovamente il mio sguardo verso quel pazzo dai capelli biondi notando la soddisfazione palese sul suo volto.

Un moto d’ira mi pervase ed iniziai a scalciare violentemente per sfogare la mia furia, desideravo correre verso di lui e riempirlo di pugni tramortendolo, per vendicare tutte quelle povere streghe che avevano brutalmente ucciso in quegli anni … per avermi strappato mia madre e mio padre in quella notte di novembre. Li odiavo … odiavo con tutta me stessa quei mostri immondi, quei demoni sorti dall’inferno per distruggere le vite altrui, osannando un falso ideale solo per soddisfare la loro sete di morte e paura punto

Vi odio!!! Odio la soddisfazione che traete dall’uccidere chi è più debole, forse solo per paura di ciò che il mondo cela sotto la sua superficie. Vi odio perché nei vostri occhi non scorgo alcun senso di colpa. Perché? Come si può non provare pena? Perché?

Scalciai senza sosta, mentre le mie urla venivano soffocate dal panno che copriva la mia bocca, attirando su di me la loro attenzione.

 “Ma guardate questa fanciulla come si agita! Cosa turba il tuo animo, piccola strega?” mormorò l'uomo biondo accorato, in totale disaccordo con il tono dispregiativo con cui aveva calcato l’ultima parola.

Mugugnai in risposta, non potendo parlare. Ma lui non si perse d’animo.

Fece un cenno ad un suo sottoposto e questo mi si avvicinò sciogliendo la benda. Fui più lesta di lui e ne approfittai per mordergli la mano facendolo urlare dal dolore. Sapevo fosse inutile come vendetta ma mi diede ugualmente una piccola soddisfazione, forse l’unica che avrei ottenuto prima di morire.

“Brutta strega” sibilò questo portandosi la mano al petto.

“Un bel caratterino, non c’è che dire.” Esitò il biondo dall’aria da pazzo, avvicinandosi pericolosamente a me. Notai solo in quel momento i lineamenti del suo volto piuttosto giovanili, ero certa non avesse più di trent’anni, a dispetto di molti dei suoi sottoposti alcuni dei quali parevano avere più di sessant’anni. Mi domandai se fosse stata la sua perfidia e il suo sadismo ad assegnargli quel grado.

Quando notai la sua mano alzarsi fu troppo tardi, tentai invano di indietreggiare, ma non riuscii ad evitare lo schiaffo che mi assestò in pieno volto, facendomi sanguinare il labbro. Avvertivo il sapore metallico del sangue in bocca, che mi provocò un leggero senso di nausea.

“Dovresti portare rispetto verso coloro che stanno salvando la tua anima, piccola strega!” sibilò abbandonando i suoi modi apparentemente gentili.

Ringhiai esasperata “siete solo dei mostri con manie di grandezza!” urlai con tutto il fiato che avevo in gola.

Lo vidi ghignare divertito “Abbiamo una volontaria per la prossima liberazione” esclamò fissandomi sadicamente, mentre un sorriso beffardo si disegnava sul suo viso ed i suoi scagnozzi si premuravano di afferrarmi, senza tanta delicatezza, per condurmi verso la mia imminente fine.

Non proferii parola, comprendendo l’inutilità delle urla e delle suppliche che non avrebbero che aumentato il loro senso di soddisfazione. Ciò nonostante non riuscii ad impedire alle lacrime di fuoriuscire ripensando nuovamente a ciò che stavo abbandonando e al dolore che probabilmente avrei provato. Avevo sempre temuto la morte, terrorizzata da ciò che mi avrebbe atteso una volta tagliato quel filo invisibile che mi teneva legata a questa terra. Soprattutto dopo la scomparsa dei miei questo era divenuto un pensiero quasi costante … ed ora che mi ritrovavo faccia a faccia con mia fine  non potevo che sentir riaffiorare quel terrore.

Mentre mani brute mi legavano duramente a quella macchina mortale e le fiamme iniziavano a propagarsi lentamente attorno al mio corpo, per aumentare l’agonia, il mio pensiero tornò a lui … forse per l’ultima volta, e tanto vividi furono i miei ricordi che mi parve quasi di sentire la sua voce invocare il mio nome.

Solo per un istante … poi, il fumo pervase i miei polmoni mentre le mie urla sommesse si propagavano per quella maledetta sala che avrebbe assistito alla mia fine, sino a quando il buio sopraggiunse.

   
 
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