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Autore: Elizabeth_Keats    25/09/2009    6 recensioni
"«Storia di Hogwarts». «Che?». «Storia di Hogwarts… Hai capito bene». Il rosso rimase per un attimo interdetto. «Ma non l’hai già letto tipo milleduecento volte?». Hermione scosse il capo e corrucciò le labbra nel vano tentativo di trattenere una risatina che stava per “c’avrei giurato che l’avresti detto”. «La nuova edizione. Aggiornata e riveduta»." Ron e Lavanda stanno insieme: un brutto colpo per Hermione. Ma forse un ricordo potrà lenire un po' il suo cuore infranto, soprattuto se c'è di mezzo una delle sue più grandi passioni: i libri.
Genere: Romantico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Storia di Hogwarts

Era tardi. Non sapeva con certezza che ore fossero, ma l’oscurità che si era pian piano addensata fuori dalla finestra glielo poteva facilmente suggerire. Sbuffò leggermente, voltando l’ennesima pagina del grande volume che aveva davanti e così facendo rompendo per un breve istante il silenzio caratteristico della biblioteca. Normalmente a quell’ora la si sarebbe potuta trovare comodamente seduta su una delle poltrone della sala comune di Grifondoro a chiacchierare con la sua piccola compagnia di amici davanti al caminetto acceso o, più probabilmente, impegnata con un altro dei suoi volumi enciclopedici. Come lo era al momento, del resto. Ma ultimamente aveva preferito disertare quell’ambiente fatto di calore e chiacchiere per ritirarsi in quel luogo di Hogwarts che era stato suo fin dal primo anno. La luce delle lampade era soffusa e quasi sonnacchiosa, mentre gli alti scaffali stracolmi di libri di ogni genere incombevano su di lei come alti grattacieli. Il silenzio era talmente radicato che pareva che tutto attorno a lei fosse in attesa di qualcosa con il fiato sospeso. E lei adorava quel silenzio, forse perché era l’unica cosa che le permetteva di concentrarsi a fondo sui suoi libri e tenere a debita distanza la mente da altre faccende. E in quel periodo erano parecchie le faccende a cui non desiderava pensare.

Hermione alzò un attimo gli occhi dal suo tomo di Trasfigurazione e, dopo essersi passata una mano tra i capelli ricci cercando di riscuotersi dal torpore che minacciava di farla crollare lì seduta stante, diede una veloce occhiata attorno a sé. Ma il suo sguardo non incontrò nessuno, soltanto file di libri interrotte qua e là da lunghi tavoli sulla cui superficie lucida si rifletteva in piccole chiazze la luce aranciata delle lampade da lettura. Anche Madama Pince, la bibliotecaria, sembrava essersi volatilizzata. Probabilmente a quell’ora la maggior parte degli studenti di Grifondoro doveva aver raggiunto i propri dormitori e quindi il pericolo di incrociare una certa coppia di persone andava scemando. Ma prima di abbandonarsi a un sonno ristoratore senza incubi nel suo letto, pensò, avrebbe finito il capitolo. Faceva sempre così: si sovraccaricava di lavoro più del solito e seguiva ritmi di studio che avrebbero messo in crisi chiunque pur di abbandonarsi la sera a un sonno immediato e magari senza sogni. Questo e altro per non pensarci. Così ritornò al secondo capoverso e riprese ad arrovellarsi su un problema riguardante gli incantesimi non verbali.

A occhi esterni Hermione Granger sarebbe potuta apparire la studentessa modello di sempre, che magari aveva raddoppiato le sessioni di studio per affrontare al meglio i M.A.G.O. che avrebbe dovuto affrontare l’anno successivo. Ma chi la conosceva bene poteva affermare con certezza che quello non era semplice stacanovismo, bensì la causa di tutto ciò poteva essere ricondotta a una precisa persona. O a due, per meglio dire. Hermione sapeva benissimo che l’unico posto in cui non si sarebbe potuta imbattere in Ron e Lavanda attorcigliati l’uno all’altra a mo’ di meduse era la biblioteca. E Harry non era stato di certo l’unico ad accorgersi dell’aura negativa che circondava la ragazza dalle ultime due settimane a questa parte, come dei tagli su mani e braccia che Ron esibiva dopo l’attacco dei canarini e che non pareva volessero accennare a scomparire. Così Hermione, invece di mettersi il cuore in pace e accettare che il suo migliore-amico-ma-qualcosa-di-più avesse una fidanzata oppure spaccare il naso a Lavanda con un cazzotto ben assestato, aveva preferito la neutralità. Faceva finta che fosse tutto a posto, ma, come tutti gli uomini dovrebbero sapere, quando una donna dice che va tutto bene in realtà intende l’opposto contrario. Quindi non le rimaneva che rodersi nel suo intimo, lasciando rare volte, quando era sopraffatta dal pensiero di Ron e Lavanda, che alcune lacrime amare le arrossassero gli occhi. Ormai per Hermione non era un mistero che quello che provava per il rosso andava ben oltre la semplice amicizia e anche altri vicini a lei l’avevano inteso. Ma non Ron.

Alla fine, seccata, richiuse il libro con uno schiocco deciso, per poi infilarlo nella borsa insieme agli altri. Mentre faticava per incastrare il poderoso tomo al suo posto, la sua attenzione cadde su un altro libro dalla copertina scura. Le sue mani si bloccarono a mezz’aria come pietrificate, mentre il cervello riconosceva il libro. Si trattava dell’ultima edizione aggiornata e riveduta di Storia di Hogwarts e, appena Hermione ne scorse il titolo dorato sul dorso, la vista le si appannò e gli occhi le divennero lucidi. Era strano che fosse ancora lì, pensò deglutendo per cercare di calmarsi. Era più che sicura di aver tolto dalla propria vista tutto ciò che potesse ricordarle lui. Eppure le pagine che emanavano ancora il lieve odore d’inchiostro della carta stampata di recente erano proprio lì davanti a lei. Non l’aveva più aperto da quel fatidico giorno della vittoria di Quidditch, ma ricordava benissimo di quando l’aveva acquistato.

 

«Ron! Sei sempre il solito!».

Un ragazzo alto ed allampanato, la cui chioma rosso fuoco dava sicuramente nell’occhio, alzò con cautela lo sguardo dal pavimento e dal disastro che aveva appena combinato, per puntarlo sulla ragazza che gli stava di fronte.

«Non è stata colpa mia! Erano… erano in bilico!».

Hermione, le braccia conserte sul petto e un’espressione austera molto simile a quella della professoressa McGranitt dipinta in volto, sollevò un sopraciglio e gli restituì lo sguardo con una nota di perplessità.

«Sì e diciamo pure che ci sei andato direttamente a sbattere contro…».

Ron sbuffò, ricacciandosi in gola la replica acida che gli era salita spontaneamente alle labbra, e si chinò a raccogliere i libri che aveva appena fatto cadere: tanto lo sapeva benissimo che discutere con Hermione non l’avrebbe portato da nessuna parte.

«E poi non si fa tutto questa confusione in una libreria». Con quest’ultima frase la ragazza si dileguò dietro ad uno scaffale, lasciando l’amico lì da solo a rimettere a posto.

Ron era ormai rassegnato da tempo al carattere puntiglioso e spesso esasperante di Hermione, anzi, credeva di esserlo sempre stato. Anche una semplice commissione come quella di acquistare i libri per il nuovo anno scolastico nella solita libreria de Il Ghirigoro a Diagon Alley insieme a Hermione non era sinonimo di un pomeriggio rilassante. Però, come alla sua goffaggine del resto, c’era abituato e, non appena ebbe finito di riordinare la pila di libri e fatto un breve cenno di scuse al proprietario, si affrettò a raggiungere la ragazza. Come si sarebbe dovuto aspettare, la trovò nella religiosa contemplazione di uno scaffale a mezza altezza che ospitava libri del tipo che non sarebbero di certo mai passati sotto il naso del rosso. Grossi volumi polverosi dai titoli complicati, che trattavano di branche della magia alle quali solo un individuo ligio alla cultura come Hermione avrebbe potuto interessarsi. Ma che per il povero Weasley parlavano ostrogoto. Ron rimase in silenzio al suo fianco per qualche minuto, mentre Hermione esaminava l’intero scaffale con notevole interesse e concentrazione, sussurrando i titoli dei libri e lasciando scorrere un dito sulla loro costa. E Ron si chiese cosa diavolo stava mai cercando, mentre reprimeva a stento uno sbadiglio: non ne poteva più di quel luogo ovattato che odorava di pergamena.

«Allora?» si decise a sbottare alle fine, consapevole del fatto che se non fosse intervenuto avrebbe passato tutto il suo sesto anno di scuola in quella libreria.

Ma Hermione, ovviamente, parve infastidita da quel suo intervento, che in effetti pareva aver rotto quella specie di equilibrio e di stasi che regna in tutti i luoghi popolati da libri. Gettò su di lui uno sguardo molto eloquente che gli ingiungeva di stare zitto.

«Si può sapere cosa diavolo stai cercando?» continuò il ragazzo nonostante tutto. «Abbiamo già preso tutti i libri per la scuola ormai…».

«Certo» gli concesse Hermione con un sorrisetto e come se stesse parlando con un ingenuo bambino. «Ma me ne serve un altro che non c’è nell’elenco».

Ron alzò gli occhi al cielo: c’era d’aspettarselo. In fondo cos’era Hermione senza il suo solito quintale e mezzo di carta rilegata e stampata?

«E quale libro, di grazia?».

La ragazza parve per un attimo colpita da quella domanda: di solito Ron non si era mai interessato a quel genere di cose. Un’espressione perplessa doveva aver preso possesso del suo volto, visto che Ron, forse per rispondere alla sua domanda implicita, continuò: «Così ti aiuto a cercarlo, ergo ci mettiamo meno tempo, ergo andiamo subito al negozio di Fred e George».

Finì di parlare cercando di assumere una nota brillante che avrebbe forse fatto impallidire la logica razionale della riccia, che alla fine si arrese.

«Storia di Hogwarts».

«Che?».

«Storia di Hogwarts… Hai capito bene».

Il rosso rimase per un attimo interdetto. «Ma non l’hai già letto tipo milleduecento volte?».

Hermione scosse il capo e corrucciò le labbra nel vano tentativo di trattenere una risatina che stava per “c’avrei giurato che l’avresti detto”.

«La nuova edizione. Aggiornata e riveduta».

Ron rimase per un attimo a bocca semiaperta, credendo a stento alle sue orecchie: insomma, era come se lui avesse chiesto a sua madre di rifargli per Natale lo stesso maglione color melanzana di qualche anno prima ma con ricamata una piccola R sul petto. Ne aveva già uno, cosa se ne faceva di un altro praticamente identico? Mah, valle a capire le donne…

«Aaaah. Certo, l’edizione aggiornata. Ovvio».

E si allontanò tra gli scaffali con passo svogliato e alla ricerca del fatidico libro, giungendo alla conclusione che non avrebbe mai capito il perché di quell’inutile acquisto come non avrebbe mai inteso cosa frullava di solito per la testa della sua migliore amica.

Precisamente venticinque minuti dopo il nostro sfortunato eroe era ancora alla ricerca del tomo perduto tra scaffali e scaffali di libri che cercavano di trarlo in inganno con le loro copertine sgargianti e i titoli scritti a lettere elaborate. Ma alla fine dopo lungo vagare, informandosi di tanto in tanto sulle ricerche di Hermione e chiedendosi nel suo intimo se non avessero fatto meglio a chiedere al commesso, il libro gli apparve sotto al naso come una visione paradisiaca. Rilesse il titolo più di una volta e, in effetti, la parola Hogwarts era preceduta da Storia e, guarda un po’, sotto in piccolo c’era pure scritto qualcosa del tipo nuova edizione. Quando si dice fortuna! Ehm, sì… peccato che l’oggetto della sua ricerca si trovasse sullo scaffale più alto, ben aldilà della sua portata.

«Hermione! L’ho trovato».

In un batter d’occhio la ragazza fu al suo fianco in uno svolazzare di capelli ricciuti e con gli occhi che le brillavano di gioia a stento repressa.

«Bravo, Ron! Bravo, bravo!» esclamò saltellando e con gli occhi incollati allo scaffale più alto.

«Ehm, sì, grazie… Ma come…?».

E Ron allungò un braccio per indicare l’altezza a cui si trovava il libro in questione. Hermione, senza aggiungere una parola di più, sparì e tornò subito dopo con una piccola scaletta pieghevole recuperata chissà dove.

«Ci stanno apposta, se tu non l’avessi notato…».

Ron rispose al suo sussurro con un sorriso sbilenco: era sempre la solita So-Tutto-Io.

In men che si dica l’oggetto dei desideri di Hermione fu tra le mani del ragazzo e già il rosso si avviava trionfante verso la discesa dalla scaletta sbilenca. Finalmente ne aveva fatta una giusta, pensò raggiante. Finalmente la goffaggine di Ron Weasley l’aveva abbandonato per un attimo e finalmente per una buona volta Hermione non avrebbe avuto niente di cui rimproverarlo. Anzi, avrebbe dovuto venerarlo, inginocchiandosi a pregare davanti a un altarino appositamente dedicato a lui. E mentre pensava a queste cose con il brio della gloria che minacciava di dargli alla testa e sentendosi orgoglioso più del dovuto per essersi fatto bello agli occhi di Hermione, mise il piede sull’ultimo scalino. Non l’avesse mai fatto…

«Miseriacc…!».

Non fece in tempo a completare quell’imprecazione, che un tonfo sordo, preannunciato da un sinistro scricchiolio, fece rintronare tutti i presenti. E a quel colpo ne seguirono innumerevoli altri in rapida successione, mentre l’intera libreria si svuotava velocemente del suo contenuto per riversarlo a terra come una pioggia torrenziale di proiettili. Il fracasso fu tale che il debole urletto di sorpresa di Hermione si colse a stento. Probabilmente, si disse lei, un libro particolarmente pesante doveva esserle piombato direttamente sulla testa, perché, mentre il rumore si spegneva d’un tratto, un forte giramento di testa le impedì di distinguere l’alto dal basso. Sentiva soltanto il fruscio della carta attorno a sé e un peso opprimente sulla schiena e sulle gambe. E… sì, anche qualcosa di morbido e caldo sotto di lei. Un attimo: qualcosa di morbido e caldo?!? Si riscosse di colpo, mentre il suo cervello allarmato scacciava via l’intontimento iniziale. Sbarrò gli occhi con il fiato corto, ben consapevole di che cosa si sarebbe trovata davanti. E non si sbagliava.

«OmioDio!».

All’esclamazione metà allarmata e metà sorpresa di Hermione anche Ron riprese velocemente coscienza della situazione e, non appena si rese conto di dove era, diventò immediatamente scarlatto. Come Hermione del resto, rimasta talmente di stucco che non solo il suo cuore pareva essersi dimenticato per strada qualche battito ma anche le sue gambe e braccia si erano come pietrificate. Tutto questo non a torto. Quando il piede di Ron aveva avuto l’ardire di sostare sull’ultimo scalino, quello più scricchiolante, quello forse per dispetto aveva deciso di spezzarsi, catapultando il ragazzo a terra. E non solo: nel vano tentativo di non capitombolare a terra Ron si era aggrappato a uno degli scaffali, il quale però non aveva retto il suo peso, inclinandosi e rovesciando sui due malcapitati una frotta di libri. Perciò Ron era caduto… ed Hermione su di lui. Così che non solo la ragazza si trovava comodamente distesa sul corpo dolorante dell’amico, ma la distanza tra i loro volti si era di parecchio accorciata, tanto che Hermione poteva benissimo sentire il respiro caldo di Ron sul proprio volto e il battito accelerato del suo cuore che tambureggiava contro il suo braccio ripiegato malamente.

Poi Ron reagendo spontaneamente e forse nel tentativo di aggiungere un po’ di distanza tra loro due, si mosse di scatto, con il battito del cuore che accelerava ogni secondo di più, facendo affluire altro sangue alle guance in fiamme. Ma ottenne l’effetto indesiderato. Tentò di alzarsi, ma così facendo diede una testata ad Hermione, che si lasciò sfuggire un breve gemito di dolore. Ma la loro pelle non aderì soltanto sulla fronte. In quello stesso movimento i loro nasi si sfiorarono e le labbra di Ron, prima di ritrarsi con uno scatto repentino, lambirono qualcosa di umido e caldo. Ora fu il turno di Hermione di arrossire violentemente e rimanere con il fiato sospeso. Uno strano pensiero piacevole le trapassò la mente: Ron l’aveva quasi baciata. Sì, per errore e probabilmente adesso si stava pentendo di quel gesto così goffo, però… Rimasero per un attimo a fissarsi l’un l’altra con occhi sgranati e il fiato mozzo, mentre le rispettive menti danzavano frullando su quel mezzo accaduto. E se per Hermione era stato un mezzo shock, Ron per un nanosecondo pensò che forse sarebbe potuto essere pure piacevole. Sentiva nitidamente il suo profumo dolce e vagamente speziato e da così vicino i suoi occhi color cioccolato parevano emanare una luce diversa e tremendamente nitida, quasi come stelle. Anche Hermione pensava la stessa cosa, mentre scrutava la propria espressione ebete riflessa negli occhi azzurri del ragazzo. Ma il caos li aveva invasi da capo a piedi e non solo non erano in grado di rimettersi in piedi e far finire quel momento così imbarazzante, ma non sentirono nemmeno i passi in avvicinamento del proprietario del negozio.

«Per la barba di Merlino! Che disastro!» squittì con un’espressione truce e parecchio irritata che preannunciava una brutto epilogo per i due ragazzi.

Ron e Hermione volsero lentamente gli occhi verso l’alto e, quando finalmente si accorsero del nuovo arrivato, il primo si affrettò a scrollarsi di dosso l’amica e ad assumere un’aria sicura di sé. Intanto Hermione, accanto a lui, cercava di ridare un tono ai vestiti stropicciati per la caduta e, anche lei tutta rossa, fece per nascondersi in un angolo, probabilmente desiderando di venire inghiottita dal pavimento.

«Ci scusi tanto, signore» balbettò Ron che ormai aveva raggiunto una sfumatura bordeaux molto carico. «Ma la scala si è rotta e…».

«Non voglio sentire scuse!» esclamò ancora l’altro mago, sempre più impettito. «Uscite immediatamente da qui prima di combinare qualche altro guaio! Non voglio mai più vedervi in questa libreria, parola mia!».

E sempre borbottando e lanciando tra i denti un’altra lunga serie di invettive contro i due, sfoderò la propria bacchetta e, con un paio di incantesimi, aggiustò la scaletta, rimise dritta la libreria e fece volare di nuovo tutti i libri al loro posto. Prima che fosse attratto come un ago dalla calamita sull’ultimo ripiano, Hermione afferrò il libro causa di tutto quel trambusto appena le passò davanti svolazzando a mezz’aria.

«E questo…? Io…» balbettò lei evidentemente in imbarazzo all’indirizzo del mago.

Quello, che si stava già dirigendo verso il bancone tutto alterato aprendosi un varco nella numerosa folla che si era riunita sul luogo del misfatto attirata da quel rumore infernale, si voltò di scatto verso Hermione, alzando su di lei un’occhiata di fuoco. Il cuore di Ron, in uno slancio di galanteria, si sentì in dovere di intervenire per difendere quel piccolo pulcino intimorito, ma alla fine si disse che era meglio non attaccare altre brighe.

«Prenditelo pure senza pagare. Mi basta solo che non mettiate mai più piede qui in tutta la vostra vita».

Ron e Hermione si guardarono leggermente perplessi facendo spallucce, mentre la ragazza stringeva al petto il suo prezioso libro: di certo quella non era la prima regola che infrangevano e probabilmente non sarebbe stata nemmeno l’ultima. Così, ormai quasi dimentichi dello spiacevole inconveniente, uscirono fianco a fianco da Il Ghirigoro, dirigendosi verso il negozio di scherzi di Fred e George. Ma, nonostante entrambi facessero finta di niente, lungo la strana che percorsero in silenzio pensarono tutti e due al quasi-bacio di poco prima. Ognuno fu invaso da una differente e altrettanto ampio ventaglio di emozioni contrastanti ed entrambi si ripromisero di serbare quel racconto così comico nella parte più interiore del proprio cuore. E magari un giorno quello sarebbe potuto essere un argomento interessante e divertente da raccontare in una serata tra amici. Omettendo qualche particolare, ovviamente.

 

Hermione sbatté le palpebre e una lacrima solitaria le rigò la guancia luccicando. Lentamente sfilò fuori dalla cartella il libro e prese a sfogliarlo distrattamente. Ma i suoi occhi non si soffermavano a lungo sulle scritte e sulle illustrazioni, perché oltre a quelle pagine stampate che decantavano la storia di una delle scuole di magia più antiche e famose del mondo vedeva molto più di ciò che c’era scritto. Attraverso la fine filigrana della pergamena e le miniature elaborate all’inizio di ogni capitolo poteva scorgere quella montagna di libri sparpagliati attorno a lei e Ron. Attraverso il lieve fruscio delle pagine poteva riudire lo scricchiolio della scala che andava in frantumi e il tonfo sordo dei libri sul pavimento. Attraverso l’odore d’inchiostro e pergamena poteva risentire il profumo di Ron, così caldo ed invitante come non l’aveva mai immaginato. Un’altra lacrima sfuggì alle sue ciglia e, rotolando come l’altra lungo la guancia, andò a bagnarle le labbra, lasciando dietro di sé una scia salata. E si chiese che sapore avessero mai le labbra del suo migliore amico e come sarebbe stato se quello fosse stato un bacio in piena regola. Di certo le cose sarebbero andate diversamente, pensò. Probabilmente Ron si sarebbe accorto che provava qualcosa per lei e altrettanto probabilmente Lavanda non avrebbe mai attraversato i binari uniti delle loro vite. Se quello fosse stato un vero bacio allora lei in quel momento non sarebbe mai stata da sola in biblioteca a piangere su quel libro carico di ricordi agrodolci. Si riscosse un attimo, dandosi della scema per stare lì a piangere come una stupida ragazzina, e si asciugò in fretta le lacrime. Raccattò su sbrigativamente tutti gli altri libri e quaderni sparsi sul tavolo e si disse che era ora di finirla con quell’insulsa nostalgia del passato e tornarsene al proprio dormitorio, per essere pronta il giorno dopo ad affrontare un’altra massacrante giornata di studio.

Ma evidentemente Hermione nella fretta di ridarsi un tono aveva dimenticato qualcosa. Infatti il giorno dopo, seppur suonasse quasi inverosimile, un ragazzo dai capelli rossi ebbe l’ardire di avventurarsi in quella parte della biblioteca, alla ricerca di qualche volume che l’aiutasse in una ricerca di Erbologia, visto che la sua fonte primaria di cultura non era al momento disponibile. E, passando proprio là dove Hermione era stata la sera prima, Ron trovò ancora lì sul tavolo una copia della nuova edizione aggiornata e riveduta di Storia di Hogwarts.

Questa è la mia prima ff su Ron/Hermione, coppia che adoro in assoluto, forse perchè sotto molti aspetti mi sento vicina alla nostra cara So-Tutto-Io. Non considero questo uno dei miei migliori scritti e quasi sicuramente in futuro ne pubblicherò altri di questo tipo tanto per affinare la tecnica. Come avrete già notato la vicenda si svolge verso la metà del sesto anno, subito dopo l'avvento di Ron e Lavanda, mentre il flashback potrebbe essere una specie di missing-moment (anche se è probabile che tempi e situazioni non combacino con il libro) alla fine dell'estate ne "Il principe Mezzosangue". L'idea della libreria è nata dalla passione per i libri che io e Herm abbiamo in comune e poi mi piaceva vedere Ron in azione su un terreno non suo: quindi diciamo che oltre a one-shot romantica è anche un po' comica. Spero di aver reso bene entrambi i personaggi, immedesimandomi al meglio in loro come cerco sempre di fare, oltre di aver reso un po' più piacevoli e dolci dieci minuti della vostra giornata.

E ovviamente spero anche che le vostre recensioni siano numerose. A presto!

  
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