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Autore: Clahp    27/09/2009    5 recensioni
Un tribunale. Tre ragazzi ignari, tre ragazze offese, due avvocati, un giudice, una giuria.
E tutti quanti si pongono la stessa, fondamentale domanda: cosa è successo, quella notte, a Las Vegas?
[ NaruSaku - ShikaTema - SasuIno ]
[Seconda classificata al concorso "One night in Las Vegas!" indetto da Dreaming Ferret]
[Clà VS Flà: round 1 u_u]
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha, Shikamaru Nara | Coppie: Shikamaru/Temari
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Tonight, tonight, tonight

Tonight, tonight, tonight

 

 

[ Woke up with yawn. It's dawning, I’m still alive
Turned on my radio to start up new day
As goddanmed DJ's chattered how to survive
Amazing news got over on the air wave
Tonight, Love is rationed
Tonight, Across the nation
Tonight, Love infects worldwide
Almost another day ]

 

[ Tonight, tonight, tonight –Beat Crusaders ]

 

 

 

Prima parte

[ Di città maledette e di notte promiscue ]

 

L’aula era alquanto gremita di gente; dietro i banconi, che riempivano circa tre quarti della sala, erano seduti giornalisti, fotografi, tirocinanti di una qualche sperduta università di un ancora più sperduto paese, avvocati e -in numero assai maggiore rispetto agli altri- semplici curiosi che non avevano niente di meglio da fare che ficcare il naso negli affari altrui. C’era una certa tensione nell’aria; si sentiva però un parlottio continuo e diffuso, intercalato da risatine e sbuffi d’attesa, che dimostrava quanto quello fosse un caso piuttosto insolito rispetto agli altri. Quel giorno d’agosto faceva un caldo pestilenziale e afoso;  afosissimo giorno d' fosse un caso piuttosto insolito rispetto agli altri.

avvocati e -in numero assai maggiore ma, essendo la città in cui si svolgeva quello strano processo intrinsecamente famosa per le alte temperature e per l’anormalità di qualsivoglia aspetto della vita, nessuno ci faceva più tanto caso.

D’un tratto, un uomo robusto, sulla quarantina, alto e pelato, si schiarì nettamente la voce per far calare l’irritante brusio; e, qualche secondo dopo, alzò superbamente un sopracciglio ed urlò:

«Tutti in piedi! Entra il giudice!»

La piccola folla smise immediatamente di cianciare; tutti si alzarono e guardarono una figura entrare nell’imponente aula. Il giudice si chiamava Mitarashi Anko: era una donna alta, snella, dalle forme sinuose e dalla lingua tagliente; svariati avvocatuncoli avevano più volte provato ad uscire a cena con lei, ma ella li aveva sempre disdegnati; era famosa per la sua incorruttibilità e il suo caratterino, nonché per i modi decisamente poco femminili. La donna squadrò i banconi, sorpresa di vedere tanta gente in un giorno d’estate; dette una rapida occhiata a Ibiki Morino, l’uomo in piedi vicino a lei, osservò brevemente la giuria appena entrata e si sedette. Si schiarì la voce, avvicinò a sé dei documenti e comunicò:

«Gli accusati entrino.»

S’aprì una piccola porta alla sinistra della donna, e lentamente entrarono tre ragazzi sui vent’anni. Anko li studiò dall’alto della sua posizione, tentando di capire con quale tipo di criminali incalliti avrebbe dovuto avere a che fare; e si sorprese di vedere le facce dei tre. Il primo, un idiota dai capelli biondi e dai vestiti piuttosto trasandati, entrò a testa alta, sorridendo, camminando tranquillamente e salutando scioccamente la folla davanti a sé; il secondo, un ragazzo moro, alto e dall’ampia fronte, seguì il primo camminando a testa bassa e con le mani in tasca, tenendo una piccola stecca di legno fra le labbra a mo’ di sigaretta; e la donna rimase alquanto incredula quando vide entrare il terzo. Come il secondo, camminava a testa bassa, probabilmente vergognandosi di ciò che stava accadendo, tenendo una mano appoggiata alla fronte in modo da non farsi riconoscere; era alto, muscoloso, moro e dalla carnagione sensazionalmente diafana.

I tre si sedettero; il silenzio calò sull’aula. Il biondino si guardava intorno, ridacchiando, il moro si era messo a sedere assai rozzamente, succhiando lo stecchino che aveva fra i denti, e l’ultimo s’era adagiato sulla panca in modo molto composto e adesso guardava il giudice in maniera parecchio seria. Qualche secondo dopo apparve un signore sulla sessantina, dal viso allegro e dai lunghi capelli bianchi, vestito in modo assolutamente inadeguato all’occasione, con pantaloncini e camicia aperta sul petto; con tutta probabilità, doveva essere il loro avvocato. Questi squadrò i tre, fece un sorriso raggiante –sorriso a cui solo il biondo rispose-, si inchinò davanti alla giuria e si mise a sedere, allegro.

«Naruto Uzumaki, Shikamaru Nara e Sasuke Uchiha, giusto?», chiese dunque il giudice, leggendo i dati dei tre su alcuni documenti; essi si alzarono e assentirono.

«Bene. Voi sapete perché siete stati chiamati da questo tribunale, giusto?», domandò poi la signorina, più per formalità che per vero interesse, poiché s’aspettava un ovvio assenso –insomma, chi mai potrebbe presentarsi in un tribunale senza conoscere le proprie colpe?

I tre si guardarono l’un l’altro, tesi; dopo qualche secondo di silenzio, il biondino –che evidentemente era il meno dotato di materia grigia fra tutti- sorrise e balbettò:

«Ehm… veramente, no

Gli altri due, dai loro sguardi, probabilmente  lo avrebbero strozzato assai volentieri; ma ancor più probabilmente si erano resi conto che la situazione non era propriamente a loro vantaggio, o non volevano sporcare ancor di più la propria fedina penale, o forse avevano sentito parlare di quel giudice tanto terribile; in ogni caso tacquero, limitandosi a sperare che tutta quell’assurda situazione fosse un brutto sogno.

«No?», chiese dunque Anko, alzando pesantemente un sopracciglio. L’avvocato si alzò subito, dette un poderoso scappellotto sulla nuca del biondo, bisbigliò un “Naruto, cretino, sta’ zitto!”, si girò di nuovo verso di lei e proclamò:

«Lo perdoni, signora giudice: il mio cliente è ancora piuttosto scosso. Quello che voleva dire è che questi tre ragazzi non hanno idea del perché siano state rivolte a loro quelle accuse, e perché proprio in quella data così assurda. E poi -»

«Lei mi sta dicendo, signor Jiraiya» lo interruppe Anko, glaciale, guardandolo biecamente «che le accuse rivolte a questi tre delinquenti siano frutto di una fantasia della mia mente o della giustizia di questa città? Sta dicendo questo?»

L’altro rimase accigliato, combattuto su quale risposta dare: evidentemente pensava proprio ciò che la donna aveva appena detto, ma altrettanto evidentemente non aveva il coraggio di ammetterlo in modo tanto esplicito; concluse dunque che quella donna era una rogna della peggior specie, sebbene fosse decisamente bella e appetibile –magari, dopo il processo, avrebbe potuto offrirle da bere…

«Be’, ecco… in verità…», balbettò dunque, diventando pallido e guardando i tre che avrebbe dovuto difendere. Shikamaru si diede una poderosa pacca sulla fronte, disperato; Sasuke diede una gomitata nelle costole a Naruto, sussurrando un concitato: “Naruto maledetto, che cazzo di avvocato ci hai fatto prendere?!”; quest’ultimo rimase a corto di fiato e imprecò sottovoce.

«Le accuse mi sembrano piuttosto chiare; avete tutti ricevuto le lettere per questa convocazione, presumo. Siete accusati di violenza a cose, offese a pubblici ufficiali, schiamazzi notturni, furto e rumori discutibili in piena notte da parte del padrone del vostro hotel, che richiederà danni ingenti, a quanto pare. Ne siete consapevoli, ora?», disse la donna, seria.

I tre impallidirono, soprattutto Sasuke, che d’altra parte era colui che meglio conosceva ciò che comportavano tali accuse.

«Avete la memoria corta, dunque? Lasciamo entrare gli altri accusati, allora! Il signor Ichiraku, il gestore del vostro hotel, non ha denunciato solo voi; sono sotto incriminazione, infatti, altri tre imputati che, come voi, hanno recato un grande danno al suo albergo quella stessa notte.»

I tre si girarono rapidamente verso la porta da cui essi stessi erano entrati poco prima; rimasero tutti e tre parimenti sbigottiti e increduli e persero definitivamente quel poco di dignità rimasta.

«Ma che diavolo ci fanno loro qui?!», bisbigliò Shikamaru, balzando in piedi.

Da quella porta, infatti, erano appena entrate tre ragazze; la giudice le guardò, tentando di farsene un’opinione. La prima era alta, snella e dai curiosi capelli rosa confetto –conseguenza, con tutta probabilità, di una tinta mal fatta-; la seconda era piuttosto bassa e aveva i capelli biondi raccolti in quattro assurdi codini; e l’ultima era la più alta, aveva un fisico statuario, un visino d’angelo e lunghi capelli dorati raccolti in una coda alta. Qualche secondo dopo, dietro di queste apparve il loro avvocato; era una donna di circa sessant’anni, sebbene ne mostrasse molti di meno, formosa, vestita con un sobrio tailleur nero decisamente consono alla circostanza. Le tre si sedettero ad una panca, vicino al bancone dietro cui si erano accomodati i ragazzi; la donna, invece, rimase in piedi e si limitò a guardare superbamente Jiraiya con un certo sorriso sulle labbra truccate con del seducente rossetto.

«Tsunade, vecchia megera!», bisbigliò l’uomo, balzato in piedi, incredulo come gli altri tre; ma la diretta interessata non parve sentirlo, tant’è che si rivolse al giudice e parlò.

«Vostro Onore, le mie clienti mi hanno chiesto aiuto contro questi tre delinquenti; e, dai loro racconti, ciò che essi hanno fatto, mi creda, è semplicemente vergognoso, contrario perfino alla morale del più incallito malfattore e riprovevole sotto tutti i punti di vista. Il signor Ichiraku ha accusato tutti e sei, è vero, ma posso assicurare che sono questi tre i veri colpevoli; e lo dimostrerò. Ho personalmente convocato alcuni testimoni che potranno spiegare per filo e per segno cos’hanno visto quella tremenda notte.» Fece una piccola pausa; evidentemente, era pienamente soddisfatta del suo discorso. «…Ma prima, magari, questi ragazzi vorranno parlare per scagionarsi da accuse tanto gravi. La parola, dunque, la concediamo a loro.»

Detto ciò, si girò verso i quattro, ancora troppo sgomenti per poter ribattere o per indignarsi delle offese ricevute, e ghignò notevolmente. Dopo qualche secondo di silenzio, tuttavia, Naruto s’alzò in piedi e, in barba alle mille regole e formalità giudiziarie di cui non aveva mai capito niente, si rivolse direttamente alle ragazze:

«Aspettate un attimo! Un attimo! Tutto ciò non ha senso! Ci hanno preso per qualcun altro! In quella lettera che il tribunale ci ha mandato c’era scritto che è successo tutto fra il 15 e 16 agosto… ovvero, tre giorni fa. Ma noi tre giorni fa non abbiamo fatto nulla di tutto ciò! Siamo andati a letto molto tardi, credo, e ci siamo svegliati ognuno nelle proprie stanze… come da due settimane a questa parte. E poi -»

Ma egli non fece in tempo a finire, perché Sakura, che fino a quel momento s’era trattenuta più per timore del posto che per rispetto verso il ragazzo, era balzata in piedi e aveva pestato un piede a terra, furiosa.

«Quindi tu, idiota, stai pensando che noi tre ci siamo bevute il cervello, vero?! Pensi che siamo delle visionarie, delle pazze, delle idiote, a tirarvi in mezzo a questo casino in questa dannata città?!»

«Be’, evidentemente lo siete… Noi non vi vediamo da tre giorni a questa parte, e siamo stati taaaanto bene così. E poi vi vediamo oggi, e guardate il casino che fate.», replicò Shikamaru, stizzito, riuscendo a mantenere però un certo contegno.

«Oh, certo! È tutta, tutta colpa di noi stupide donne, che non teniamo mai la bocca chiusa e che ogni tanto, a differenza vostra, osiamo ragionare! Non è vero, Mister Pesaculo?», intervenne Temari, piccata, a cui l’occasione di canzonare il ragazzo non era certo sfuggita.

«Oh, per cortesia!», sbottò Nara, colpito nel vivo. «State montando un assurdo casino per nulla! Ci avete trascinato in questa follia solo perché ultimamente non vi abbiamo filato per niente, non è così?! Evidentemente, siete state voi a combinare casini, ma per scagionarvi avete dato la colpa a noi, senza pensare che in verità noi quella maledetta notte non abbiamo fatto nulla!» replicò il ragazzo, guardando l’altra biecamente e iniziando a scaldarsi.

…Per la verità, Shikamaru non ricordava tanto bene cosa avesse fatto di preciso quella sera e quella notte; ma, d’altra parte, al mattino s’era svegliato come tutti i giorni -da due settimane a quella parte- nel letto della sua camera d’albergo, dove tutto era a posto, quindi per forza di cose non doveva essere accaduto niente, no…? E poi, Naruto e Sasuke erano assolutamente concordi nel dire che quelle accuse erano assurde e infondate, perché anche loro erano del tutto innocenti e non avevano fatto nulla di particolare… e, se di Naruto non c’era da fidarsi, Sasuke era una persona fin troppo seria e giudiziosa; quindi, se lo diceva lui…

Temari, indispettita dalla risposta data dal ragazzo, si irrigidì e fece per ribattere; ma Anko, decisamente stufa di quelle turbe adolescenziali, sbatté reiteratamente il martelletto sul bancone e richiamò l’ordine.

«Allora! Un po’ di silenzio! È un tribunale, questo, non un mercato!»

I quattro si sedettero e la guardarono, arrabbiati; lei alzò ancora una volta un sopracciglio e proseguì, guardando i tre:

«L’avvocato Tsunade ha mandato avanti gli altri imputati; questi facciano come detto.»

Jiraiya parve ponderare un po’ e alla fine bisbigliò all’orecchio di Naruto di andare a testimoniare; i due dunque si alzarono e si diressero al bancone vicino al giudice; l’uno si sedette e posizionò il microfono, l’altro guardò con un ghigno la giuria, sicuro della vittoria.

«Dunque, signor Uzumaki…», iniziò il più vecchio, facendo una piccola pausa per imbastire il proprio discorso di ampollosità e solennità, affinché facesse una vivida impressione ai presenti «lei non è di Las Vegas, vero?»

L’altro, che per agitazione e per carattere si era totalmente scordato il discorso preparatorio che i quattro avevano concordato che sarebbe avvenuto a quel processo, rispose:

«No. Io e i miei due amici veniamo da Rochester, una città vicino a New York; siamo qui in vacanza, poiché abbiamo finito gli esami universitari di quest’anno e volevamo prenderci una vacanza in questa città… sa com’è, “quel che succede a Las Vegas, rimane a Las Vegas”, no?», conchiuse poi, ridacchiando e grattandosi il capo con fare piuttosto infantile. Anko alzò un sopracciglio, pesantemente indispettita: odiava il pensiero comune che nelle sua città non esistessero regole e si potesse fare tutto quel che si voleva; di giovanotti che venivano lì solo per fare un po’ di baldoria ne aveva visti a bizzeffe, e lei li aveva raddrizzati per bene, facendo loro capire quanto la giustizia, anche e soprattutto a Las Vegas, esistesse e avesse un nome e un cognome –i suoi, precisamente. Per questo e altri famosi motivi era divenuta una dei giudici più rispettati e temuti di tutti gli Stati Uniti. E Jiraiya lo sapeva: per questo guardò il biondo con intento palesemente omicida, pensando a quanto fosse un totale idiota; si schiarì la voce e proseguì come se nulla fosse accaduto.

«Eccellente. E… per caso, lei sa cosa ci fanno queste tre gentili donzelle qui?», chiese, scrutando le tre con un certo sorrisetto. Il ragazzo fece spallucce, sincero.

«Non lo so. Ce le siamo ritrovate qui.», borbottò.

Jiraiya portò blandamente una mano al mento e annuì più volte.

«Capisco. Dunque… scusi la domanda da film americano, ma… cosa stava facendo, lei, la notte fra il 15 e 16 agosto?»

Naruto rispose prontamente, quasi senza pensarci:

«Be’, dormivo in camera mia, ovvio

…Per la verità, il ragazzo aveva un vaghissimo ricordo di quella notte; sapeva solo che lui, Shikamaru e Sasuke erano andati a cenare nel ristorante del loro hotel, che avevano visto le tre ragazze, che non le avevano degnate di uno sguardo come avevano fatto nei precedenti giorni, e che poi… be’,  in ogni caso, quella notte aveva dormito in camera sua, perché lì si era svegliato… evidentemente però non doveva essere successo proprio nulla, perché lui non ricordava nulla; anzi, probabilmente era stata una serata tanto noiosa da portarlo a dormire subito e da non fargli ricordare niente… poiché in effetti niente di speciale era successo, insomma. E poi, anche Sasuke e Shikamaru assicuravano che quella notte non era accaduto assolutamente niente, e se lo dicevano il quasi avvocato più famoso d’America e il genio di informatica più promettente di tutta New York c’era da fidarsi, no…?

Le due bionde sbuffarono, piccate, ma quella rosa impallidì proprio; l’uomo invece annuì ancora, guardando il giudice e ammiccando.

«Dunque, le accuse fatte da costoro» e indicò sciattamente le quattro donne «sono prive di fondamento? Violenza a cose, offese, schiamazzi notturni…»

Naruto guardò Sakura; sembrava sinceramente dispiaciuto.

«Sì. Io non ho mai fatto niente del genere, e meno che mai in quella notte.», sentenziò. «Mi spiace», aggiunse poi, sottovoce, distogliendo lo sguardo da lei.

Jiraiya sorrise e guardò Tsunade sghignazzando.

«Bene. Non ho altro da agg-»

«…Però» lo interruppe Naruto, fissando il vuoto, parlando in verità più a se stesso che alla giuria o al giudice «… in effetti… al mio risveglio c’erano due o tre vasi rotti, in camera mia…», borbottò, incerto «e avevo una mano tutta fasciata…» Si girò verso Shikamaru e Sasuke, che, come lui, erano impalliditi notevolmente. «…e Sasuke aveva la voce roca… come se avesse gridato a lungo… e Shikamaru aveva una guancia rossa, aveva la forma di una manata…»

I tre ragazzi si guardarono l’un l’altro, letteralmente terrorizzati; il gelido silenzio che si era venuto a formare nell’aula fu interrotto solo da un sommesso “Oh, cazzo” del biondo; ma Anko, adesso stufa, chiese gelidamente:

«E quindi, cosa dovremmo dedurne, signori? Che cosa diavolo è accaduto, quella notte

Naruto deglutì ancora e si asciugò il sudore freddo dalla fronte.

«Io… non lo so.», ammise, appoggiando la fronte sul palmo di una mano, disperato.

Ma Jiraiya non avrebbe mai perso così platealmente, non davanti a un giudice così bella e non davanti agli occhi di quella megera di Tsunade; così si schiarì la voce e disse, cercando di non perdere la calma:

«Ma… ma siete ragazzi responsabili, suvvia! Avete ventiquattro anni, diavolo! Magari quella sera eravate particolarmente stanchi… siete stati in giro tutto il giorno, magari avete bevuto un po’ –sono ragazzi, signor giudice, non incolpiamoli!-, avete mangiato e siete andati a letto e… e poi, be’, quelle cose che lei, signor Uzumaki, ha detto, sono del tutto ininfluenti. Un vaso può rompersi tranquillamente.. il signor Uchiha aveva la voce roca, chissà, per l’aria condizionata…»

 L’Uzumaki lo guardò e un barlume di speranza s’accese nei suoi occhi; sorrise debolmente. Sì, insomma, le cose potevano essere andate così… potevano benissimo… deglutì.

«Be’, certo… possibile. È possibile, e…»

«Obiezione, Vostro Onore!»,  urlò poi Tsunade, raggiante; Jiraiya emise un basso grugnito. «Ho qui con me alcune prove che testimoniano l’assurdità’ delle ciance sparate dal signor Jiraiya.»

Anko si mostrò parecchio interessata.

«Obiezione accettata!», esclamò; Jiraiya si morse vistosamente un labbro. Tsunade s’alzò e mostrò alla giuria un paio di piccoli pezzi di carta.

«Questi scontrini, signori della giuria, sono di alcolici e superalcolici. Sono del tavolo sette e nove, tavolo cui i tre imputati sono stati serviti nel loro albergo quella notte; e… volete sapere quando sono stati consumati…?» La donna increspò le labbra già ghignanti e alzò impercettibilmente un sopracciglio. «Ore 23.32… del 15 agosto 2010. Il resto… potete capirlo benissimo da voi.»

I giurati presero in mano i pezzetti di carte e ne testarono l’autenticità, guardando i tre e scotendo la testa; i più anziani fra loro borbottarono qualcosa circa “la promiscuità dei costumi d’oggi” o “quelle povere ragazze”. Le tre erano estremamente serie e non sembravano più divertite come quando erano entrate; Sakura sembrava anche leggermente preoccupata. I tre, invece, erano muti e allibiti; Naruto era bianco cadaverico, Shikamaru aveva la testa incassata fra le braccia e Sasuke aveva il capo appoggiato ad una mano e qualche dita a coprirgli gli occhi chiusi. Il giudice guardò tutta questa scena e chiosò:

«Dunque, vi siete ubriacati, e poi ve la siete presa con queste ragazze. Bel modo di festeggiare, eh? E-»

«Obiezione, Vostro Onore! Sono ragazzi, hanno tutto il diritto di divertirsi, era Ferragosto e…», tentò Jiraiya, ma una singola occhiata di Anko bastò a zittirlo.

«Per l’ultima volta, signor Uzumaki: che cosa ha fatto, lei, la notte fra il 15 e 16 agosto?!»

Naruto si lasciò sprofondare la testa fra le braccia, affranto e preoccupato. Ora come ora, aveva una sola, grande certezza: lui, di quella dannatissima notte, in quella dannatissima città, non si ricordava veramente nulla.

«Non lo so.», biascicò. «Non ne ho la minima idea!»

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*****

Ollè *_* Primo capitolo postato!

Questa fanfic ha partecipato al concorso –poi trasformatosi in sfida contro Shatzy, alias Flà XD- e si è classificata seconda. Leggi: ho perso la sfida XD E vabbè, è stato un onore perdere contro di lei, e poi adesso ho un validissimo motivo per indire qualche altra sfida e prendermi la rivincita *_* *sogghigna*

In effetti, è stata una sfida fatta in casa XD Stesse coppie, stessa città, stesso genere *_* e poi noi due ci conosciamo da un po’, e oramai conosco anche la giudiciah! Mi sono divertita tantissimo a scrivere questa fanfic, e forse per questo ho aspettato con tanta (ok, troppa XD) ansia i risultati… in ogni caso, ne sono soddisfatta *_*.

Sono stata a Las Vegas dieci anni fa e ho adorato la città. E’ così tamarra e assurda che non si può non amarla XD E, dal momento che AMO le commedie, non appena ho visto questo concorso mi ci sono catapultata, sfiorando di qualcosa come 20 pagine i limiti fissati e chiedendo proroghe su proroghe (causa il decesso del mio pc durante l’estate, lasciamo stare il CASINO che è successo per scriverla in tempo -.-).

 

Riguardo al capitolo: ok, è un po’ insipido, e tratteggia molto brevemente i personaggi. Ho voluto questo effetto appositamente per sbizzarrirmi poi… vedrete che non mancheranno l’introspezione e i filmini mentali *_*

 

 

In ogni caso! Questi sono i risultati del concorso. Oscuro una frase che è mezza spoiler, la upperò alla fine. ^^

 

Clahp con Tonight, tonight, tonight

Grammatica: 9.2/10
Stile e forma: 8.7/10
Originalità: 9.6/10
Caratterizzazione dei personaggi: 4.2/5
Attinenza alla traccia: 10/10
Livello di divertimento (per essere chiari, il “giudizio personale”): 4.1/5

Totale: 45.8/50


Ottima l’idea delle confessioni degli accusati per far venire a galla tutta la verità e dunque, anche tutte le vicende dei protagonisti. Mi ha colpito molto la trovata del tribunale per raccontare tutta la storia e, sicuramente, questo è stato uno dei punti a tuo favore. Ma non è solo questa l’originalità della tua fic: la trama in sé è veramente fantastica. Hai descritto tutto nel dettaglio, senza farti sfuggire niente, raccontandolo anche da diversi punti di vista: degno di nota sicuramente. Molto carino il finale di ciascuna delle vicende delle tre coppie: [...]. Mi è piaciuto anche l’uso della prima persona, che non è mai semplice da gestire, e il continuo cambio di narratore: insieme, hanno contribuito a rendere la fic scorrevole e interessante. Grammatica che sfiora l’ottimo, se non fosse stato per alcune frasi veramente troppo, troppo lunghe. Non solo appesantiscono la lettura, ma non si capisce bene nemmeno il senso. Per quanto riguarda il resto, però, non ho da fare nessuna critica: non ci sono sviste né errori di battitura. Un’altra cosa non mi ha convinto del tutto: l’uso di certi vocaboli. Alcuni li ho trovati un po’ troppo formali per una fic del genere, e stonavano un po’ con l’intera storia (ad esempio, “assisi”: avresti potuto sostituirlo con un semplice “seduti”). I personaggi sono ben caratterizzati, fatta eccezione per l’ultima parte delle vicende di Las Vegas, [...] Per il resto della storia, però, sono perfettamente IC, soprattutto in tribunale.
Il punto di forza di questa fic? La trama, semplice. Ben costruita, ben congeniata, ben descritta. Insomma, per farla breve…coinvolgente. Il bando diceva di scrivere una fic con una trama brillante: ecco, la trama della tua storia sbrilluccica che è un piacere.

 

 

Per quanto riguarda lo stile credo che lei abbia ragione, ma il mio problema è che ODIO ODIO le frase secche e brevi, e questo mi porta all'esatto opposto -.- somma ciò al fatto che in quel periodo mi ero chiusa con Jane Austen (che fa frasi lunghissime, ma ovviamente sa gestirle alla grande XD) ed ecco il guaio. Rileggerò! Per quanto riguarda i vocaboli, uhm, è un uso un po' tutto mio XD Cerco di essere piùà formale in terza persona, in modo da "innalzare" il livello medio della fanfic, dal momento che in prima uso molti colloquialismi e parolacce XD Probabilmente comunque hai ragione, forse esagero un po' ^^" rileggerò!

 

 

Ergo, ringrazio tantissimo la giudiciah per i complimenti e per i consigli, e faccio tante congratulazioni a Flà *______* ma tanto non sarà l’ultima delle nostre sfide, vero? <3

 

 

Ultima cosa: dal momento che sono curiosa come una bertuccia (cosa che il mio amorevole fratellone non manca di ricordarmi ogni volta), voglio sapere una cosa da voi. Secondo voi, cosa è accaduto quella notte?! Ah, tanto saprete la risposta fra qualche capitolo xD Quindi avrete tutto il tempo di sbizzarrirvi. Voglio proprio vedere cosa tirate fuori!

Chi vince, uhm, vince tutto il mio affetto (XD) e magari qualche lavoretto grafico con il mio fedele Photoshop. *_* Fatemi sapere, please!!

 

 

Commentino, gente? <3

Al prossimo cap!

 

 

Clahp

  
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